lunedì 17 maggio 2010

Benedetta sia Gorizia maledetta

Queste considerazioni che tra un pò leggerete mi sono venute di botto ( = senza molto raziocinio) mentre percorrevo dalla stazione a casa mia l'unica via di Gorizia: corso Italia. Sono, come detto, considerazioni vaghe e poco pensate; quindi hanno bisogno di essere potenziate dai vostri commenti, forse più ragionati, forse più realistici. Basta cianciare. Parto.
Gorizia è profondamente democratica. Democraticissima.
Vivere a Gorizia è un'esperienza di democrazia continua, e, per quanto ne dicano, l'ambiente goriziano è ottimo per chi vuole fare politica.
Perchè questo.
Gorizia, lo si sa, è una città quasi morta. Sono uno studente universitario, la cui mente ha bisogno, per definizione stessa di studente universitario, di continui stimoli intellettuali. Fermiamoci per semplicità solo a quelli intellettuali. Di stimoli ne abbiamo nella nostra facoltà (chi più, chi meno). Ma fuori? Fuori, beh... Molto spesso fuori non ci sono: dobbiamo crearceli da soli. Ed ecco a voi la prima caratteristica positiva di questa città: gli stimoli sono nostri, creati da noi, quindi decisamente non banali, quindi molto sentiti; ecco quindi che siamo disposti fino in fondo a condividerli anche agli altri.
Che cosa offre Gorizia a coloro che sono desiderosi di condividere stimoli di questo tipo? Nulla. Nulla se non il bar. Il bar è un posto in cui sei obbligato, mediante dazio, a pagare per stare seduto su sedie già piazzate, e parlare a coloro che sono di fronte di...qualcosa. Non si fa altro al bar. Si parla di qualcosa. E siccome noi non siamo ragazzini delle medie, per ricollegarmi al discorso iniziale, al bar noi universitari siamo obbligati, perchè appunto paghiamo i 2£ per uno spritz, a sviluppare i nostri grandi piccoli stimoli intellettuali. Anzi per essere meno elitari generalizzo: siamo obbligati a parlare-ridere-scherzare. Ma tra eguali, ad un livello paritario.
Cosa succede nelle grandi-medie città? Quello che succede spesso il sabato sera a Gorizia davanti all'Enigma: moltitudine di persone = spaesamento. In queste occasioni, quando trovi gente di tutti i tipi, spesso spicca tra la massa o chi è fisicamente più alto degli altri o chi grida di più. In questo gioco vince chi è più forte. Il timido è segato fin dall'inizio. E' una selezione naturale. Vive chi lotta. Vive chi urla. Vince la vivacità stupida.
Cosa si può fare inoltre a Gorizia? Si resta a casa.
La sfiga sembra il nostro destino. Ma, se ci pensate, a casa (no forse solo in alcune case) si consuma la cena in compagnia (abile modo per non tagliarsi le vene). Tra i coinquilini l'addetto cuoco mette in tavola e con un "gong" sul coperchio della pentola segna l'inizio di qualcosa di magico che sta per succedere. Quel "gong" non è il suono dell'imperatore, ma il momento in cui tutti, allo stesso modo, allo stesso tempo, si mettono attorno allo stesso tavolo.
Incomincia la cena. Ebbene, in due anni di convivenza goriziana, io non ho mai visto i miei coinquilini essere gli stessi per due sere di fila. Quanti di noi sono cambiati in questi due anni, quanti hanno cambiato e adattato le loro idee, quanti più disposti ad ascoltare, quante idee nuove! Quel tavolo è il motivo per cui molti nel mondo lottano e muoiono. OOOOOOOOh che parolone! Non so, in effetti mi sto facendo prendere dalla poesia. Quel tavolo, però, mi ha fatto crescere molto. Con me, i miei coinquilini. Con noi le nostre doti di retorica. In democrazia molto spesso si vince perchè si è diversi, nell'uguglianza. Vince chi è più convincente, o chi è più bravo a parlare, o chi ha idee migliori. Ma tutti con gli stessi mezzi.
A tavola si impara molto più di retorica che nei corsi organizzati dai partiti. A cena si espone la propria tesi. La si mette al vaglio degli altri. La si argomenta in modo efficace. Si rispettano i ruoli di tutti. Non si fa un discorso ma si discute. Atteggiamenti violenti? Ci si indigna, e li si rifiutano. Si sta zitti? Si parla anche a chi sta zitto. O meglio: non si deve stare zitti. Tutti questi insegnamenti puri di democrazia.
Le domande filosofiche? No, non si possono fare davanti ad un pubblico di bevoni.
Il bere: ecco, a Gorizia si beve perchè bere è normale, non perchè vuol dire essere diversi.
Tutto questo mi è venuto in mente in un minuto. E un minuto, lo so, è poco, troppo poco per dire delle verità. In fondo, anche se tutto questo è vero, un buon politico dovrebbe essere attivo e non fermarsi a ciò che ha, ma arrivare a ciò che non c'è e che ci dovrebbe essere. Gorizia non offre nulla di più. Gorizia produce goriziani: gente cara, ma tutt'altro che attiva. Non induce le persone a parlare in pubblico, non crea motore di aggregazioni, non forma al di fuori dei suoi confini. Sembra che voglia stare per sempre vicino a questo confine, con la faccia rivolta formalmente verso est. Gorizia. Invece bisognerebbe spesso tornare indietro, voltarsi, verso quell'Italia che sta più al di dentro, più alle sue spalle. I problemi stanno soprattutto lì.
Bene, forse tutto quello che ho scritto sopra è facilmente smontabile con queste ultime considerazioni. No, forse no. Forse è solamente quel poco di buono che dobbiamo recepire da questa città tanto morta e vecchia, ma che qualcosa di bello pur sempre può dare.
Saluti

Lollo

5 commenti:

  1. Lorenzo...mai lo stesso due sere di fila...
    stimoli intellettuali...
    comunicazione...
    ho qualcosa da dire, anzi da postare...

    con epico interesse,
    S.

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  2. Ciao Lollo, ti rispondo per la prima volta anche se sono un habitué del vostro blog.
    Leggere il tuo intervento mi ha fatto sorridere perché mi ha ricordato quello che anch'io ho sempre pensato di Gorizia. Una volta ne ho anche scritto su Sconfinare, sostenendo la tesi che non è mai il posto dove vivi, ma le persone con cui vivi a fare la differenza. Gorizia è un ambiente molto stimolante, come dici tu, proprio per il fatto che ogni persona è un'esperienza diversa. Mia sorella studia a Padova, che sarà anche una città piena di stimoli e di Occasioni, ma non ti permette di conoscere davvero nessuno.
    Sorrido perché nel tuo post leggo tanta di quella fiducia ottimista che anch'io ho provato per molto tempo (e provo ancora), ma me la sento - anche - di farti un piccolo rilievo: attento, perché una città senza stimoli (senza nessuno stimolo) col passare dei giorni offusca anche quella volontà di socializzare e di stare insieme che ci (o vi) sta animando. Per un paio d'anni, per tre anni, si resiste. Poi viene inevitabilmente il momento in cui la gente si stanca, il culo comincia a pesare, si trovano il moroso o la morosa, e tutt'a un tratto il mondo è grigio e piatto, sembra colare giù dai muri come la pioggia, non ci si parla più, si soffre da soli e si diventa estranei. Le grandi discussioni di oggi, purtroppo, diventano spesso i silenzi di domani. Soprattutto a Gorizia, purtroppo.
    Sta a voi metterci sempre lo stesso entusiasmo.
    Rodo Il Vecchio

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  3. ps.
    Mi scuso per la bruttezza di quanto scritto, ma sono reduce da una sbornia terrificante e qui intorno c'è davvero troppa luce. Non piove mai quando serve.

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  4. E se non fosse un caso che il SID si trovi proprio qui alla periferia dell’Ateneo, in questa Gorizia benedetta e maledetta?
    Pensiamoci un attimo. Ognuno di noi è arrivato qua da strade diverse: un po’ per caso o rincorrendo un sogno, cercando di concretizzare un progetto o seguendo l’istinto. Ma una cosa in comune ce l’abbiamo: quasi nessuno sa in quale affascinante luogo sarà spiaggiato tra qualche anno.
    Ovviamente è un dubbio che riguarda non solo noi intraprendenti Siddini, ma diciamolo chiaramente: ce la siamo cercata un po’ più degli altri.
    Ecco allora che entra in scena questa non troppo ridente cittadina di frontiera che, quasi per caso, diventa il nostro banco di prova. Non è mica cosa scontata saper vivere una città!
    E noi qui impariamo questo: a creare dal nulla, assorbendo ogni stimolo, reinventandoci ogni giorno.
    E questa è una bella lezione no? Saper esserci (e non solo essere) in qualsiasi luogo ci troveremo.

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  5. Ciao Lolletto. Ho apprezzato sinceramente il tuo pezzo. Il "Gorizia" sospeso che hai messo nel finale è una tipica forma di scrittura del metodo Diamanti. Mille punti.
    Io che a Padova ci studio ti assicuro che è assolutamente come scrivi, forse però è un discorso che vale per ogni città. La nostra Vicenza non è poi cosi diversa da Gorizia, che dici?
    Ah, se ci fosse un'Università..

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