Chi è il più grande chimico della storia?

Il contest del momento come da titolo, è stato lanciato su Twitter da NatureChemistry un paio di giorni fa, scaturito da una conversazione improvvisata tra alcuni big di Nature, che per primi (quest’anno) si sono posti la fatidica questione: quali sono le principali icone nella storia della fisica e naturalmente della chimica?

Ben presto i quattro [1] si rendono conto che per la fisica (non se la prendano gli estimatori) il problema è di facile e immediata soluzione. Fra i contendenti ne spiccano due, Einstein e Newton, che da soli raccolgono senza indugi la maggior parte delle preferenze, a questo link, con la “modica spesa” di una registrazione gratuita potrete trovarne qualche testimonianza.

Il testo originale del sondaggio recita:

…time for an unscientific & arbitrary Twitter poll – Who is the greatest chemist of all time? #IYC2011

Nel contempo emerge la consapevolezza che per la chimica la faccenda si complica, e parecchio. Bisogna riconoscere che la notorietà tra i chimici è molto più ripartita, certo esistono alcuni nomi più noti di altri, ma per questa disciplina siamo di fronte ad un insolita quanto democratica condivisione della fama. La preferenza in questo frangente diventa quasi sempre principalmente soggettiva, spesso viene pilotata dalle comuni origini territoriali, oppure viene rievocata da reminescenze scolastiche scolpite indelebilmente nelle profondità della memoria, talvolta è la semplice comunanza del settore della ricerca o dello specifico ambito lavorativo che ne decreta un certo favoritismo, quasi partigianistico.

Per gli sprovveduti, i curiosi e tutti quelli a cui il nome di un chimico celebre non sovviene immediatamente, vorrei dedicare questa selezionata rassegna, un elenco (ahimè) fin troppo breve e tutt’altro che esaustivo di chimici memorabili, che conosco meglio o che trovo più significativi e simpatici. [2] Lascio ai miei lettori la gradita facoltà di commentare la propria preferenza, lasciare un contributo aggiuntivo o segnalare involontarie omissioni.

Lo han fatto quelli di Nature, subito seguiti da un noto blog di chimica ispanico, e da chissà quanti altri in futuro. Ebbene, da buon impertinente, potevo io sottrarmi dal rilanciare un così opportuno e interessante sondaggio? In parallelo vorrei anche lanciare un contest nostrano, proprio in onore dell’Anno Internazionale della Chimica (IYC2011, per gli amici) visto dal belpaese, ma soprattutto per inaugurare l’ultimo arrivato tra i carnevali scientifici: il  neonato carnevale della chimica!

Dunque, la seconda importante domanda, in estrema sintesi, è: qual è il più grande chimico italiano  della storia?

I primi 86 voti accreditati nel sondaggio da parte della frizzante comunità di blogger e twitteristi (o come diavolo si chiamano), tra i quali anche quello del sottoscritto, si sono spalmati su ben 36 proposte, con 4 personaggi che spiccano sugli altri.

Linus Carl Pauling

Al primo posto, con 16 preferenze, Linus Carl Pauling (28/02/1901 – 19/08/1994), chimico statunitense, considerato il padre del legame chimico e della controversa medicina ortomolecolare. Ha ricevuto due premi Nobel, il primo per la chimica nel 1954 e il secondo per la pace nel 1962 (come riconoscimento alla sua incessante azione in favore del disarmo nucleare, un mito!). Tra le sue più ardite rivelazioni, troviamo la spiegazione dell”affinità chimica e la compilazione della più nota scala che assegna l’elettronegatività agli elementi.

Dmitrij Ivanovič Mendeleev

Segue al secondo posto, con 11 voti, Dmitrij Ivanovič Mendeleev (8/02/1834 – 02/02/1907), il famoso chimico russo che ha classificato gli elementi intuendo la ricorrenza di alcune proprietà periodiche, e nonostante le numerose lacune nella lista degli elementi chimici, riuscì ugualmente a formulare la prima versione della sua tavola periodica degli elementi che si è evoluta fino a diventare quella che oggi fa da copertina a tutti i libri di chimica generale. Ivan, diciassettesimo e ultimogenito di una famiglia siberiana, caduta in povertà dopo l’incendio della vetreria gestita dalla madre, non ebbe di sicuro una adolescenza facile. Si trasferì a San Pietroburgo insieme alla sua famiglia quando aveva 15 anni, in seguito si laureò, ma fu costretto a spostarsi a causa di una brutta tubercolosi. La fortuna smise di voltargli le spalle, e finalmente ottenuta la cattedra all’Università di San Pietroburgo nel 1867, si dedicò al suo progetto di sistematizzazione delle informazioni dei 63 elementi chimici allora noti. Lo scienziato russo preparò 63 carte, una per ciascun elemento, sulle quali dettagliò le caratteristiche di ciascun elemento. Ordinando le carte, secondo il peso atomico crescente, si accorse che le proprietà chimiche degli elementi si ripetevano periodicamente. Sistemò i 63 elementi conosciuti nella sua tavola e lasciò tre spazi vuoti per quelli ancora ignoti. Un vero pioniere!

Ritratto di Lavoisier con la moglie

Antoine-Laurent de Lavoisier (26/08/1743 – 8/05/1794) con i suoi 7 voti, è un chimico francese che può vantare l’identificazione dell’ossigeno come elemento, avvenuta durante la sua illuminata battaglia contro la teoria del flogisto. Enunciò inoltre la nota legge di conservazione della massa e aiutò a riformare la nomenclatura chimica, meritandosi l’attribuzione frequente che lo reputa come il padre della chimica moderna. Chimico, naturalista, agronomo, economista ed esattore delle imposte (ohibò!), Lavoisier delineò, a partire dagli anni ’60 del secolo, con una serie ininterrotta di ricerche, una nuova rivoluzionaria immagine della chimica.

Marie Skłodowska a sedici anni

Fra i giganti, non poteva assolutamente mancare Marie Skłodowska Curie (7/11/1867 – 4/07/1934), chimico-fisico polacca, in seguito naturalizzata francese, un premio Nobel per la fisica e uno per la chimica in riconoscimento dei servizi straordinari nelle ricerche sui fenomeni radioattivi e per l’avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dell’isolamento del radio e dello studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento. Una vita dedicata alla scienza iniziata da autodidatta, Maria laureatasi in chimica e fisica, fu la prima donna ad insegnare nell’università parigina, la Sorbona, dove incontrò un altro docente, Pierre Curie che poi sposò e con cui condivise il suo primo Nobel. Ai coniugi Curie è stato dedicato un asteroide, il 7000 Curie, ed un minerale di uranio: la curite. A Maria-Sklodowska è stato dedicato un altro minerale di uranio: la sklodowskite oltre all’unità di misura della radioattività: il curie. Il gruppo pioniere della musica elettronica Kraftwerk cita Madame Curie proprio nel famoso brano Radioactivity che da il titolo all’intero album del gruppo tedesco. Non è un caso che l’anno internazionale della chimica si celebri in concomitanza del centenario del suo secondo premio Nobel, quello per la chimica.

Nella classifica, che ripeto, è assolutamente arbitraria e del tutto priva di scientificità, si distinguono con un numero di preferenze inferiori a 4, Robert Burns WoodwardMichael Faraday, Gilbert LewisFritz Haber,Friedrich WöhlerAlfred WernerHenry MoseleyPaul WaldenRobert RobinsonLudwig Boltzmann, Jacobus Henricus van ‘t HoffJābir ibn HayyānE. J. CoreyAugust KekuléRobert BoyleWalther NernstSvante ArrheniusShigeru TerabeJames JouleVictor GrignardWilliam PerkinWallace CarothersEmil FischerWilhelm OstwaldNiels BohrRyōji NoyoriParacelsusLouis PasteurHumphry Davy e perfino Madre Natura!

Fra gli italiani Amedeo Avogadro (due voti) e Stanislao Cannizzaro (una sola preferenza) sono gli unici due citati, sebbene si notino numerose e altrettanto ingiustificate assenze, come ad esempio Wilard Gibbs, John Dalton e Joseph Priestley.

Amedeo Avogadro

Amedeo Avogadro o per esteso, Lorenzo Romano Amedeo Carlo Bernadette Avogadro di Quaregna e Cerreto (9/08/1776 – 9/07/1856) nato a Torino da una famiglia di aristocratici, scrisse una memoria nella quale formulò un’ipotesi che viene oggi chiamata Legge di Avogadro:

volumi uguali di gas, alla stessa temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole.

Inizia così la distinzione tra at omi e molecole, termini che allora venivano utilizzati quasi come sinonimi, generando una gran confusione. Avogadro ebbe una vita turbolenta, prese parte ai movimenti politici rivoluzionari del 1821 (contro il re di Sardegna) subendone le conseguenze, e nonostante il suo aspetto sgradevole (almeno a giudicare dalle rare immagini trovate), era conosciuto come un discreto tombeur de femmes, anche se uomo religioso e devoto a una vita sobria, lasciando ben otto figli.

In onore dei contributi di Avogadro alla teoria delle moli e dei pesi molecolari, il numero di molecole in una mole è stato ribattezzato Numero di Avogadro. Ad Amedeo Avogadro, dopo la seconda guerra mondiale, è stato intitolato il più importante istituto tecnico industriale della città di Torino, nonché uno dei più importanti in Italia, sito in corso San Maurizio 8.

Stanislao Cannizzaro all’età di 32 anni.

Stanislao Cannizzaro (13/07/1826 – 10/05/1910) è stato un chimico e politico siciliano, di cui è celebre la reazione che porta il suo nome: le aldeidi aromatiche, in una soluzione alcolica di idrossido di potassio,  dismutano in una miscela di acidi e alcoli corrispondenti: ad es. la benzaldeide si decompone in acido benzoico e alcol benzilico.

Enunciò inoltre la regola, ora nota come regola di Cannizzaro, che permette la determinazione del peso atomico di un elemento chimico: “le varie quantità in peso di uno stesso elemento, contenute nelle molecole di sostanze diverse, sono tutte multipli di una stessa quantità, la quale deve ritenersi il peso atomico dell’elemento”.

Maria Bakunin (02/02/1873 – 17/04/1960) è stata una chimica e biologa italiana, figlia del rivoluzionario e filosofo Michail Bakunin. Ottenne nel 1895 la laurea in chimica con una tesi sulla  stereochimica, e acquisì un alone quasi leggendario, tramutandosi in una sorta di protomartire dell’emancipazione femminile e quasi un’icona della bizzarria.  Maria Bakunin fece una carriera rapida, rapidissima per una donna in una realtà meridionale ancora impregnata di sapere astratto e di filosofia. Il suo desiderio di fare invece, la orientò verso la geochimica del territorio. Si dedicò alla creazione della mappa geologica d’Italia: i suoi studi si rivolsero in particolare alle rocce metamorfiche impregnate di ittiolo, tipiche, fra l’altro, delle montagne dei Picentini nell’area salernitana. Fu zia del noto matematico napoletano Renato Caccioppoli (nel 1938, dopo un discorso antifascista del celebre nipote, riuscì a farlo liberare convincendo gli inquisitori della sua incapacità di intendere e di volere). Esiste un sito interamente dedicato a lei da Pasqualina Mongillo, un’evidente estimatrice dell’unica donna chimico italiana passata alla storia.

Ascanio Sobrero

Ascanio Sobrero (12/10/1812 – 26/12/1888) chimico e medico piemontese, scoprì la nitroglicerina e il sobrerolo (idrato di pirrolo). Iniziò una serie di ricerche sull’azione dell’acido nitrico sui composti organici. Al suo rientro a Torino proseguì i suoi studi e nel 1846 realizzò la sintesi della nitroglicerina di cui riconobbe le caratteristiche di esplosivo e l’attività vasodilatatrice. Fu però lo svedese Alfred Nobel a formulare con essa i primi esplosivi moderni il cui impiego non necessariamente solo bellico aprì la strada alla possibilità di realizzazione delle grandi opere pubbliche del finire del secolo (basti ricordare ad esempio la realizzazione dei grandi trafori alpini). Nobel, divenuto ricco grazie alla nitroglicerina, gli riconobbe una pensione vitalizia quale ringraziamento.

Giorgio Errera (26/10/1860 – 01/12/1933) si laureò in Chimica all’Università degli studi di Torino. Nel 1925 fu l’unico professore della Facoltà di Scienze di Pavia a sottoscrivere il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, e la sua carriera universitaria terminò bruscamente nel 1931 quando si rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo. Le sue pubblicazioni scientifiche vertono principalmente su argomenti di chimica organica; particolarmente importanti quelle sulla chimica dei terpeni.

A Raffaele Piria (20/08/1814 – 18/07/1865) dobbiamo l’isolamento e il riconoscimento dell’acido salicilico, il principio attivo dell’aspirina. Si distinse per la realizzazione di nuovi metodi sperimentali di aldeidi (la cui sintesi porta il suo nome), ed eseguì importanti ricerche sulla salicina e altri derivati naturali.  Importanti si rivelarono anche le sue ricerche sulla populina.

Francesco Selmi (07/04/1817 – 13/08/1881) è noto per essere stato tra i fondatori della chimica dei colloidi e per la scoperta delle ptomaine, le sostanze che si formano nei processi di putrefazione. Rivoluzionò la chimica tossicologica diventando il fondatore della moderna tossicologia forense e fu anche autore di una rinomata Enciclopedia Chimica in undici volumi.

Giacomo Luigi Ciamician (27/08/1857 – 02/01/1922) si occupò di spettroscopia e di composti organici azotati, le sue ricerche si concentrarono sulle azioni chimiche della luce e sulla presenza di alcaloidi nelle piante. Si dedicò a lungo alla chimica del pirrolo e dei suoi derivati, facendo assumere in questo campo un ruolo di primo piano alla chimica italiana. Per i suoi lavori viene considerato un precursore e profeta dell’energia solare.

Icilio Guareschi (24/12/1847 – 20/06/1918) collaboratore di Selmi, viene ricordato per una serie di ricerche originali nella campo della chimica organica e tossicologica. Come ricercatore Guareschi fu alquanto eclettico. Fra gli argomenti di studio si ricordano qui l’asparagina, l’urea, la naftalina, le tioaldeidi, ciano-etilammine, le piridine, le ptomaine e i composti idropiridinici (il cui metodo di sintesi è noto come reazione di Guareschi). Fu sicuramente anche uno dei padri fondatori della storia della chimica in Italia.

Sansone Valobra è de facto l’inventore dei fiammiferi. Nato a Fossano, studioso di chimica, si concentrò soprattutto sullo studio del fosforo, per scoprirne un utilizzo per l’accensione a sfregamento dei fiammiferi. Compose una miscela di fosforo, clorato e gomma che applicò all’estremità di bastoncini di legno, e verso la fine del 1828, aprì una fabbrica a Napoli per commercializzare la sua invenzione. Vi rimando a un bellissimo post sulla chimica dei fiammiferi curato da Paolo Pascucci! Purtroppo Valobra morì senza che gli venisse riconosciuto nessun merito per l’invenzione.

Infine, avrei voluto parlare di Giulio Natta (26/02/1903 – 02/05/1979), l’unico premio Nobel per la chimica (1963) di nazionalità italiana,  per la messa a punto di catalizzatori stereospecifici per la polimerizzazione stereochimica selettiva delle alfa-olefine, in particolare per la realizzazione del polipropilene isotattico. Alcuni di tali polimeri vennero commercializzati dalla Montecatini e da aziende dello stesso gruppo con il nome di Moplen. Di lui ne scrive ampiamente Carmine De Fusco sul suo blog, con l’articolo  Giulio Natta e l’anno della Chimica, a cui vi rimando per gli approfondimenti.

Come scrivevo poc’anzi, questa lista è solo un piccolo estratto dei grandi personaggi della chimica, sia stranieri che italiani, e di questi ultimi esiste una pagina riepilogativa su Wikipedia che attualmente conta 76 biografie.

Vi lascio con la tiepida speranza che questo elenco si allunghi sensibilmente nel prossimo futuro, riassumendovi i temi del sondaggio dell’anno internazionale della chimica:

  • chi è il più grande chimico della storia? E in particolare, secondo voi,
  • qual è il più grande chimico italiano  della storia?

Ai commentatori l’ardua sentenza!!!

[1] La conversazione si è svolta tra Stuart Cantrill, Peter Rodgers (Chief Editor, Nature Chemistry), Gavin Armstrong e Neil Withers (Associate Editor at Nature Chemistry), come riportato da The Sceptical Chymist.

[2] Un testo molto più autorevole sull’argomento è disponibile (quasi integralmente) su Google libri: Most famous chemist

Le biografie sono delle libere riduzioni delle relative voci di Wikipedia, fonte anche della maggior parte delle immagini.

dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall’isolamento del radio e dallo studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento. »

34 pensieri su “Chi è il più grande chimico della storia?

      • Mumble, io lo ricordo come uno dei padri fondatori dell’atomismo (insieme con Leucippo, se non erro). L’autore dei paradossi mi pare fosse Zenone.

      • Ops, la mia memoria a lungo termine ha preso una colossale cantonata, potrebbe essere stata la fame (chimica) del sabato sera! Sii clemente, dimentica la sciocchezza che ho scritto! :O

        In realtà, rielaborando, avrei potuto (dovuto) scrivere: “forse è più noto Zenone per il paradosso di Achille e la tartaruga che Democrito per questo!” 😉

  1. Come faccio a non votare per la grande, grandissima Marie Curie?
    Epperò … nella Tavola Periodica “c’è tutta la chimica”! E poi mi serve per insegnarne un po’ ai ragazzi! 🙂
    Insomma, Curie – Mendeleev a pari merito!

    g

    • Direi che è una scelta molto … diplomatica e condivisibile!
      Per caso vorresti esprimere una preferenza anche per i chimici italiani, oppure tra Avogadro e gli altri c’è troppo distacco?

  2. Come ho detto nei pochi caratteri di twitter, ripeto il mio voto: Gilbert Newton Lewis. Sperimentatore di primissimo livello e in diversi settori, al punto che in veneranda età morì al bancone del laboratorio, e al tempo stesso uno dei massimi chimici teorici (Pauling, senza Lewis, sulla teoria del legame faceva quanto Little Tony senza Elvis Presley). Sarcastico e brillante, un maestro che ha fatto crescere una scuola, aveva capito sostanzialmente tutto già prima che inventassero la quantomeccanica. Unica pecca, la storia dell’ottetto, una “trovata” che probabilmente considerava un paradosso come l’atomo cubico, e che invece da allora è una delle poche cose che fanno imparare agli incolpevoli principianti (e non solo nei nostri licei antiscientifici). Mi spiace per il mite Faraday, che sicuramente merita il titolo assoluto nella combinata (fisica + chimica, dove Volta è in zona podio insieme a Mme Curie), per Cannizzaro, per Mendeleev. Ma se nella chimica c’è un dr House, quello è Lewis.

    Però mi permetto una osservazione sul podio con Grande Puffo, Archimede e Panoramix: Paperino che scopre il carbene e lo speckled nitrogen, dov’è?

    • Certo Lewis era proprio un boss della chimica da bancone, e in effetti nel sondaggio su twitter ha guadagnato 3 preferenze. A lui si devono anche gli acidi e le basi di Lewis oltre alle note formule di struttura di Lewis. Poveraccio, pensa che si è fatto soffiare sotto il naso il Nobel per la scoperta del deuterio da un suo allievo. Peccato anche per quel suo “cruccio” con i fotoni, ma in fondo hai ragione: è un gran chimico sperimentale, una bella fetta della chimica generale si appoggia sulle sue osservazioni.

      Per quanto riguarda il podio, mi spiace: Paperino è stato sequestrato prima dai Rudi Matematici!!! 😀

  3. Caro chimico impertinente, è la prima volta che ti scrivo perchè, secondo me manca nella lista stilata un grandissimo delal chimica: MICHAEL FARADAY (il mio prof di chimica mi disse che se al suo tempo fosse esistito il premio Nobel Faraday ne avrebbe dovuto vincere 6!!!). Tra le donne a me ha sempre afffascinato il personaggio di LISE MEITNER e a livello nazionale voto per Avogadro. Comunque penso che il migliore in assoluto sia LINUS PAULING.

    • Ciao Andrea, benarrivato su questo blog e grazie infinite per il tuo commento che mi offre un piccolo spunto per approfondire.
      Michael Faraday è presente nella corposa lista che segue le prime quattro biografie internazionali, e concordo assolutamente sul fatto che è un icona dell’elettrochimica con le sue famose e omonime leggi, se devo dirla tutta, ho avuto diverse esperienze nella galvanotecnica, quindi non posso che essergli riconoscente per tutti i problemi che mi ha fatto risolvere con destrezza! 😀 Tuttavia bisogna riconoscere che i meriti di Faraday sconfinano parecchio anche nella fisica, in particolare nell’elettromagnetismo, motivo per il quale (forse) la sua fama ne è risultata più “condivisa”, per così dire.
      Ammetto invece di non conoscere affatto, me meschino, Lise Meitner, che (apprendo adesso da Wikipedia) è anch’ella un fisico, nucleare per giunta! Ma noto anche che dopo aver collaborato a districare la definizione della fissione, e cavalcando il passaggio del secolo frequentando compagnie di illuminati, quali Hahn, Planck, Einstein e la stessa Marie Curie, si avvia verso anni molto difficili. A suo merito va anche citata la determinazione con cui rifiutò le angherie statunitensi per coinvolgerla nel progetto atomico negli anni ’40, era una pacifista convinta.
      Nell’incassare la tua scelta Avogadro, mi piacerebbe che tu motivassi la tua preferenza per Pauling, perché nella mia convinzione, ne attribuivo il successo esclusivamente ad un certo patriottismo americano… mi incuriosisce, davvero! 🙂

      • Beh, prima di esprimere le mie motivazioni, dovrei fare una piccola premessa: il fatto di avere incluso “fisici orientati alla chimica” nella classifica dei “chimici puri” forse è dovuto al fatto che, con il corso di studi che stò seguendo (Ing. Fisica), non è molti demarcata la differenza tra le due figure. Il proposito era comunque nobile nonostante l’errore commesso. Ora, per quanto riguarda PAULING, non penso di avere le basi sufficienti per una dettagliata e doverosa difesa delal sua figura, comunque ci provo: Pauling è connesso al concetto di legame è su questo non c’è dubbio; penso proprio che sia stato ragionado attorno ai legami chimici tra gli elementi che si siano poi potute fare le successive scoperte. Se non sbaglio, penso che Pauling sia rientrato anche nella sfida per la deduzione della molecola di DNA (cioè Watson e Crick hanno preso ispirazione dalla sua risoluzione del problema analogo della cheratina per giungere alla conclusione della doppia elica). Quello che mi piace in definitiva è il suo modo di voler capire il mondo partendo dai legami a livello microscopico.
        Per passare a una motivazione più frivola: era ing. (come spero di diventare anch’io) e non “chimico puro”.
        Cambiando discorso, quello che mi sorprende di più è il successo riscosso da Mendeleev: ma è davvero così rivoluzionaria la sua figura di chimico???
        Ciao

  4. Beh, io Faraday ce l’avevo messo… primo assoluto e senza dubbio nella combinata. Su Pauling ammetto un certo scetticismo, troppo superstar, troppo buono (persino Nobel per la pace!), troppo troppo. E ha una colpa incancellabile: quella di aver sostantivato l’aggettivo “orbitale”, cedendo a chi voleva sentirgli fare delle semplificazioni, e aprendo la strada a chi ha incasinato la didattica della struttura atomica (“il metano è tetraedrico perchè il carbonio è ibridizzato essepitrè!)

  5. Faccio un piccolo resumé, raccogliendo anche i voti ricevuti su Facebook:
    ITALIANI
    Amedeo Avogadro 3 voti (Popinga, Andrea e io)
    Stanislao Cannizzaro 2 voti (Annarita e Emmecola)

    STRANIERI
    Dmitrij Ivanovič Mendeleev 2 voti (Annarita e io)
    Friedrich August Kekulé 1 voto (Fabiola)
    Antoine-Laurent de Lavoisier 1 voto (Francesca)
    Democrito 1 voto (raffrag)
    Marie Curie 1 voto (Giovanna, prendo per buono solo il primo)
    Gilbert Newton Lewis 1 voto (Sergio)
    Louis Pasteur 1 voto (Emmecola)
    Linus Pauling 1 voto (Andrea)
    quod erat demonstrandum (!)

    @Andrea
    Grazie per le tue motivazioni, assolutamente dignitose! Su Mendeleev, come scrivo più su, immagina di dover scoprire cosa cela un puzzle composto da un centinaio di pezzi, avendone a disposizione solo la metà, che oltretutto a quell’epoca dovevano anche essere alquanto “sfocati” nell’arguirne le proprietà con mezzi quasi primitivi. 😉

    @Sergio
    Forse Pauling vanta il merito di rappresentare un ricordo più vivo e più recente nelle memorie degli studenti americani del secolo scorso, celebre la sua relazione con la vitamina C, che ha stimolato centinaia di seguaci! Pauling era geniale, eccentrico, genio e sregolatezza al pari dei poeti decadenti dell’ottocento. Non c’è da stupirsi quindi, che oltre alle sue provvidenziali rivelazioni quantistiche, il suo personaggio susciti un tale clamore, a mio avviso lievemente sproporzionato. Provate a leggere l’ultimo commento su thescepticalchemyst, quello di David, che però non è un chimico!

    @tutti, il sondaggio prosegue e aspetta solo il vostro voto, fatevi avanti, coraggio!!!

  6. Io voto Tchi Tchi Babin!!! 😛 No, via, a parte gli scherzi voto Pauling…era un grande cranio! Come nazionalismo Raffaele Piria, perchè ha salvato moltissime vite con l’acido salicilico. Vi fo notare (se ce lo volete mettere) che manca l’unico vero Nobel, e cioè Alfred Nobel! Anche lui ha salvato molte teste, in un periodo dove navi, industrie, treni, e quant’altro saltavano in aria come pochi.
    Infine, poichè ho dato pochi voti, direi che il maggiore va come hai detto te prima, a Madre Natura, perchè ha creato un gioco, un equilibrio, qualcosa di talmente complesso, elegante e completo insieme, qualcosa di così spettacolare che possiamo solo inginocchiarci di fronte a tanta bellezza. Devo dire che amo profondamente la chimica, perchè più si va avanti e più si riesce ad intravedere questo equilibrio mirabile. Veramente incredibile.

  7. Tra i chimici italiani tutti dimenticano il grande Angelo Angeli (1864-1931), allievo di Ciamician e Von Bayer, successore di Ugo Schiff alla cattedra di chimica organica a Firenze e candidato al Nobel per la chimica ben quattro volte (ma non lo ha mai vinto, visto i “concorrenti”). Forse qualcuno si ricorda la Reazione di Angeli-Rimini per distinguere le aldeidi dai chetoni (per anni rimasta la sola utilizzabile) o la Reazione di Angeli per il riconoscimento delle aldeidi (nitro-idrossilammina e poi FeCl3).

  8. Dopo tanti anni di studio (oltre 20) di chimica e storia della chimica sono arrivato alla conclusione che il più grande chimico della storia sia Michael Faraday, per tanti motivi.
    Anche se non è facile fare classifiche, a mio avviso, i primi cinque sono: Michael Faraday, Antoine Lavoisier, Svante Arrhenius, John Dalton e Otto Hahn.

  9. @Tutti
    Chiedo venia per le mie risposte così tardive, sono imperdonabile oltre che impertinente!

    Riprenderei con un aggiornamento, dato l’evolversi dei commenti:
    ITALIANI
    Amedeo Avogadro 4 voti (Popinga, Andrea, Raffaele e io)
    Stanislao Cannizzaro 3 voti (Annarita, Sergio e Emmecola)
    Raffaele Piria 1 voto (Lorenzo)
    Angelo Angeli 1 voto (Marco)

    STRANIERI
    Dmitrij Ivanovič Mendeleev 2 voti (Annarita e io)
    Linus Pauling 2 voti (Andrea e Lorenzo)
    Antoine-Laurent de Lavoisier 2 voti (Francesca e Silvano)
    Frederick Sanger 1 voto (bauzzz)
    Friedrich August Kekulé 1 voto (Fabiola)
    Democrito 1 voto (raffrag)
    Marie Curie 1 voto (Giovanna, prendo per buono solo il primo)
    Gilbert Newton Lewis 1 voto (Sergio)
    Louis Pasteur 1 voto (Emmecola)
    Michael Faraday 1 voto (Santi)

    Mi sembra una classifica abbastanza stabile, dispersa ed equilibrata. Forse l’unica donna della classifica, meriterebbe qualche altro voto. Ricordo a tutti che vale solo il primo nominato per ciascuna categoria (italiani/stranieri)

    ——

    @Lorenzo91
    Mentre su Pauling non mi pronuncio più, concordo sul resto. Le tue osservazioni sono molto acute, e l’epilogo è pura poesia. Grazie!

    @Marco
    Grazie per la new entry, doveva proprio essere un gran timido per sbucar fuori solo adesso! Non lo dico io, ma l’unica biografia che ho trovato sul web, interessante!

    @santi
    Ho preso nota del fatto che Faraday in questo momento è in rialzo! Se poi trovi il tempo per condividere qualcuno di quei tanti motivi, non pensare che ci annoieranno! 🙂

  10. Grande Gifh e grandi contributors. Mi viene in mente “qual è il più grande album della storia?”. Qui se i votanti sono >25 e/o abbastanza informati, si lotta tra 4 dei Beatles, 2 dei Pink Floyd, o magari Highway 61 (o Kind of blue, o In the court…?), etc.
    I giovincelli magari tirano in ballo Rihanna o Bieber o si danno una botta di vita con Thriller… Direi che nell’insieme la nostra discussione sia tra fan che cercano di non essere banali e conoscono bene le loro star!
    Per Faraday, resto della mia idea: è il più grande scienziato in assoluto, ma nella coppa di specialità preferisco Lewis (che è come dire che Thoeni non si discute, ma fra i paletti stretti Stenmark lo batteva… e con questo chiudo la metafora che tradisce la canizie!).

  11. Mi ero dimenticato di votare per gli italiani: a mio avviso il più grande è stato Avogadro, seguito da Cannizzaro.
    Ovviamente fare classifiche è molto difficile e si tende inevitabilmente a mettere ai primi posti quelli che si conoscono meglio o che si è avuto modo di studiare in maniera più approfondita.
    Per quanto riguarda Faraday, dicevo che a mio avviso sono tanti i motivi che mi portano a metterlo al primo posto, però mi piace sottolinearne in particolare uno: la passione e la volontà.
    Ai tempi di Faraday (stiamo parlando della prima metà del ‘800) non era facile occuparsi di scienza per chi non era abbiente; i più grandi studiosi di scienza di quei tempi erano di origine nobile o comunque di alta borghesia (pensiamo ai vari Lavoisier, Davy, Boyle, ecc…) e certamente questo li aiutò molto nonla loro carriera di sceinziati.
    Faraday era invece povero, molto povero, un ragazzo che doveva lavorare sodo per tirare a campare. Eppure, attratto fortemente dalla passione per la scienza, studiava di notte, invece di riposare, per appagare la sua sete di sapere. Pensate allo sforzo immane di un uomo che dal nulla, senza mezzi e sostegno, è diventato il più grande scienziato del suo tempo. Ammirazione sconfinata.
    Questo, aggiunto a tutte le grandiose scoperte fatte da lui sia nel campo della fisica che della chimica, me lo fa valutare come il più grande.

  12. Grazie Santi, quello che hai scritto è molto significativo e potrebbe stimolare qualche tipo di virtuosa emulazione, sempre più necessaria di questi tempi! Spero che tu abbia già visto il mio ultimo post dedicato fra l’altro a Faraday, diciamo che hai anche contribuito suggerendone l’orientamento ed è venuto fuori un articolo pieno di personale passione per l’argomento. 🙂

  13. Senza alcun dubbio Mendeleev!
    con pochissimi mezzi e strumenti riuscì a intuire l’esistenza molti elementi chimici che solo con le tecnologie future si potè dimostrare l’effettiva presenza in natura

  14. Ad una prima rapida lettura mi sembra che tendenzialmente le nomination siano corrette.E’ certo che J. Lewis ha contribuito quanto Pauling a semplificare il concetto di legame chimico che tuttavia avrà bisogno necessariamente dell’appoggio di un fisico eccezionale “che quando entrava nei laboratori faceva saltare a pezzi provette e becher”, un certo W. Pauli che senza il suo Principio di Esclusione potevamo letteralmente sprofondare nel terreno, per il semplice fatto che ci sarebbe stato un solo livello energetico a raccogliere tutti gli elettroni dell’atomo. Un’altra grande invasione di fisici in chimica è quella di Bohr che ha contribuito a sdoganare l’atomo di idrogeno ed a dare dignità scientifica alla rappresentazione raffazzonata, falsa ed errata dell’atomo statico e dell’atomo planetario. Tuttavia volendo considerare solo l’aspetto macro delle molecole intere la figura di Pauling si discosta di molto per originalità , estrosità e capacità di mettersi in gioco. Invece la figura di Faraday da fascino alla elettrochimica forse più di Volta in quanto sembra , senza accorgersi, che nella sua legge sull’elettrolisi (sono due in una) già gli elettroni (come particelle) aleggiano senza essere ancora per poco “visti” attraverso gli esperimenti di Thomson e successivamente di Millikan. L’intuizione di S. Cannizzaro e la sua logica stringente hanno avuto ragione sulla scienza chimica mondiale sul concetto di PESO ATOMICO che ha permesso alla scienza chimica di uscire dalle secche dei personalismi scientifici e di dare vera oggettività al PESO ATOMICO o MASSA ATOMICA. Per questo credo che Cannizzaro tra I chimici italiano non sia da meno di AVOGADRO. Infatti l’intuizione di Avogadro non ha una dimostrazione immediata come quella di Cannizzaro , bisogna spettare la teoria cinetica dei gas perchè se ne colga il suo esatto significato. Piria, Angeli, Ciamician sono nomi molto noti nei trattati di chimica organica (come il BEZZI 1 e 2) che in seguito dovrà concedere il passo al Morrison per una visione della chimica organica meno mnemonica e ricondotta nei sentieri della scienza mediante il gioco dei meccanismi di reazione dove la chimica fisica fa il suo ingresso trionfale.

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