Se il portiere lo si può definire un elemento cardine di una squadra di calcio, questo concetto lo si può estremizzare quando si parla di un portiere di calcio a 5 (o futsal per i più esterofili).
La figura del giocatore più solitario e bistrattato nel mondo del calcio è difatti chiamata ad un ruolo di fondamentale importanza quando lo si inserisce tra i pali stretti di una porta a 5: calma, sicurezza, senso della posizione, tempismo, reattività e, conseguentemente, forma fisica sono di assoluta importanza per dare il proprio apporto positivo al risultato della squadra.
Dal punto di vista tecnico è necessaria un’ottima padronanza dei movimenti per gestire al meglio il modo di effettuare la parata: più volte portieri poco preparati ed abituati al gioco del calcio a 5 subiscono gol per il semplice fatto di preferire l’uso della mano piuttosto che non del piede per intercettare il pallone, oppure perché si spingono a cercare e tentare prese troppo rischiose e difficili esponendosi a potenziali e pericolosi “palloni sfuggiti” che possono diventare bocconi troppo appetitosi e facili per il reparto avanzato della compagine avversaria; parimenti, capitando sovente di trovarsi uno contro uno con l’attaccante o gli attaccanti avversarsi, spesso si è troppo precipitosi nella gestione dell’uscita anticipando troppo l’intervento rendendo così palesi le nostre intenzioni facilitando o spianando la strada alla segnatura avversaria.
Sebbene giocato in spazi ristretti e ridotti il calcetto richiede un senso della posizione e un’attenzione verso la stessa pari a quella che deve avere un portiere di calcio a 11, questo perché i velocissimi tempi di svolgimento delle azioni non ci permettono di recuperare ad eventuali errori di posizione o movimento, per questo il portiere di calcetto anche se impegnato in un tipo di gioco frenetico, veloce ed eccessivamente condizionato dal fatto di avere un “rimpallo fortunato” deve sempre e comunque mantenere la calma per ponderare al meglio come affrontare una situazione che da molto favorevole si può trasformare in pericoloso contropiede avversario quale ad esempio un calcio d’angolo non concluso; altri momenti poco “gratificanti”, per non dire imbarazzanti, si possono avere in occasione della concessione agli avversari di punizioni al limite area o comunque oltre la metà campo: essenziale chiedere sempre all’arbitro che tipo di punizione è (di Ia o IIa) e prestare particolare attenzione alla disposizione della barriera stando attenti a posizionarla non molto oltre il palo coperto (un po’di margine è necessario comunque ) per non perdere copertura sul lato opposto usando anche solo due uomini in modo tale da non ridurre troppo il numero dei giocatori a disposizione per marcare i 4 avversari sempre potenziali destinatari di un eventuale passaggio se preferito allo scontato tiro diretto in porta.
Atleticamente parlando è essenziale avere una buona esplosività, reattività e comunque un certo fondo muscolare nella parte superiore del corpo per le ripetute e spesse volte che si viene chiamati in causa, il tutto ovviamente unito alle doti che ogni portiere deve avere quali: coordinazione, riflessi e occhio per lo sviluppo dell’azione. Sempre parlando dell’allenamento è importante non trascurare gli arti inferiori non tanto in termini di elevazione potenza di salto ma quanto in elasticità e spinta per essere scattanti e “felini” nella (quasi ordinaria) situazione di dover effettuare un secondo intervento dopo la prima parata. In ogni caso gli allenamenti non devono essere incentrati sullo sviluppo della forza e della potenza, ma più sulla reattività e velocità.
Dal punto di vista tattico e del contributo alla manovra ed ai movimenti della squadra il portiere nel calcetto, se dotato delle nozioni di base di tattica e tecnica (e, sottinteso, di piedi degni del nome), è un giocatore di movimento aggiunto potendo tranquillamente ampliare il suo spazio di competenza ben al di fuori dell’area di rigore diventando all’occorrenza difensore oppure essere un prezioso punto di appoggio per i compagni o trasformarsi perché no in occasionale assist-man: disponendo di una privilegiata e “allargata” visione del movimento dei propri attaccanti rispetto alla difesa avversaria può quindi servirli con precisi passaggi filtranti per accelerare l’arrivo in zona tiro e mantenere comunque sempre alto il pressing sugli avversari, inoltre potendo appunto spingersi rapidamente nella metà campo avversaria chi può negare, a priori, a qualche estremo difensore anche la gioia di un gol?
Sempre dal punto di vista tattico è essenziale essere puntigliosi e esigenti coi compagni per un rapido rientro in zona difensiva in occasione di palle perse in attacco o comunque in fasi di possesso palla degli avversari, non bisogna aver timore di farsi sentire perché basta un passo (anche meno!!!) e nel calcetto l’uomo è andato, non si ha il tempo materiale, nella maggioranza dei casi, per sperare in un recupero del difensore. A costo di essere noiosi e ripetitivi bisogna sempre far notare la presenza di qualche avversario o l’inserimento, sovrapposizione o movimento di chicchessia della squadra contro la quale si gioca, richiamare sempre i compagni quando necessario ad un minimo almeno di rispetto delle posizioni in campo per evitare l’accumularsi dei giocatori nelle stesse zone del campo (come in occasione delle rimesse laterali, quando tutti vogliono il pallone e convergono verso di esso lasciando letteralmente deserti diversi punti) con conseguenti doppi problemi di spazi facili da attaccare e per gli avversari e sovraffollamento di ridotte zone di campo che rende molto più macchinosa la manovra, infine pretendere sempre movimento da tutti per mantenersi smarcati in occasione delle rimesse dal fondo.
Chiudiamo analizzando l’aspetto meno determinante ma sempre molto affascinante e piacevole da trattare: la scelta del guanto più adatto al calcetto. Preso atto del fatto che molti professionisti usino giocare a mani nude solo con qualche fasciatura di nastro qua e là, non credo sia buona cosa formalizzarsi e fissarsi sull’idea che a 5 non sia necessario un guanto o che comunque esso se presente debba esser per forza leggero e poco ingombrante, quanto meno può essere buona cosa prendere in considerazione alcuni fattori quali ad esempio il tipo di superficie su cui si gioca, il fatto di disporre o meno di una copertura del campo e il tipo di pallone utilizzato. Personalmente gioco la stragrande maggioranza delle partite su di una superficie di erba sintetica al coperto con pallone a rimbalzo normale (ahimè purtroppo dalle mie parti non si è ancora digerito il rimbalzo controllato) e pertanto ho sempre optato per un guanto integrale e nemmeno troppo leggero quale l’Uhlsport Chimera con lattice Absolutgrip il quale mi lascia una buona sensibilità e comunque mi facilita la presa ed il tocco su di un pallone elastico come il rimbalzo normale, inoltre da non sottovalutare l’apporto di un buon lattice in condizioni di freddo umido con il quale il sintetico diventa una superficie infida che oltre a velare il pallone ne condiziona il rimbalzo e la traiettoria, unica nota negativa derivante dall’uso di un lattice da terreni soffici o di erba naturale è l’usura del palmo che và a contribuire alle già alte spese che dobbiamo sostenere per maglie pantaloni e protezioni varie.
Articolo di Leano Tardito (portiere calcio a 5 – campionato CSI)
Grande articolo! Complimenti Leano, continua così!
Grazie capo, gentilissimo.
io vengo da calcio a 11 ma ancora non mi viene di parare con i piedi però ci stò lavorando!!! e a proposito dei guanti sono pienamente d’accordo con te i palmi sono i primi a partire!!!