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Karate -
Do: letteralmente "la via (do)
della mano (te) vuota (kara)" , è uno stile di combattimento senza
armi, come si evince dal nome stesso, sviluppato dai contadini di
Okinawa per difendersi dalle continue aggressioni delle popolazioni
vicine. Le origini di questa antica Arte Marziale vanno ricercate
nelle contaminazioni culturali subite dal'isola in seguito alle
invasioni da parte cinese e giapponese e nelle conseguenti messe al
bando delle armi proclamate dalle classi dirigenti miranti al
coercitivo mantenimento dello status quo: i sistemi di difesa
okinawensi si svilupparono quindi come reazione ai soprusi
sofferti dai contadini che per proteggersi potevano fare
affidamento solo sulle armi naturali fornite dal corpo. Ad Okinawa
esistevano stili di lotta autoctoni come il Kakuto
Jutsu, basato su una semplice scherma di pugni e calci
bassi, che lentamente si fusero con le tecniche di combattimento
introdotte dai Cinesi (come il Ch'uan Fa o Kempo) prima e dai
Giapponesi poi al fine di addestrare guarnigioni locali: tutto ciò
nel corso degli anni porterà allo sviluppo di tre Arti Marziali che
possiamo considerare le basi dell'attuale Karate: Naha-Te,
caratterizzato da tecniche molto forti ma lente; Shuri-Te,
basato al contrario del precedente sull'estrema scioltezza e
velocità dei colpi che appaiono simili a frustate; ed infine il
Tomari-Te, forse il meno popolare degli stili okinawensi.
Al giorno d'oggi esistono vari stili che si differenziano
sostanzialmente per le impostazioni date loro dai maestri fondatori
(predilezione di tecniche sciolte o contratte, posizioni basse
oppure alte, studio approfondito dei kata o impostazione orientata
prettamente al combattimento...), i più diffusi al mondo sono:
Shotokan, codificato agli inizi del '900 dal Maestro Gichin
Funakoshi; Goju
Ryu; Shito Ryu; Wado Ryu;
Shotokai, in assoluto lo stile più spirituale, creato da
Shigeru Egami fondendo il Karate coi principi dell'Aikido studiato
col fondatore O Sensei Morihei Ueshiba ed il Kyokushinkai, il metodo
più duro esistente che esalta molto la forza fisica ideato dal
leggendario Mas Oyama; a questi vanno poi aggiunti molti Budo
moderni come lo Yoseikan del Maestro
Hiroo Mochizuki o il Sankukai da cui il
Maestro Yoshinao Nanbu ha generato il suo Nanbudo. Un
discorso a parte merita il MAKOTOKAI
di Soke Paolo Bolaffio da noi
praticato (link nella colonna menù per approfondimenti): è uno stile
molto duro e realistico ispirato al Kyokushinkai, che ricerca
l'efficacia, integra tecniche di altre Arti Marziali e si basa sul
combattimento a contatto pieno con
KO; non ha kata propri ma prevede
comunque lo studio di quelli più antichi (i 5 Pinan, Passai,
Seienchin, Kusanku, Rohai, Ananku...) che però non vengono appresi
in maniera nozionistica bensì nell'ottica di una loro reale
applicazione. Lo scopo del Karate risiede nel raggiungimento
della perfezione tecnica e dell'equilibrio interiore del praticante:
per questa ragione viene data grandissima importanza
all'apprendimento dell'armonia dei movimenti e della concentrazione
così come allo sviluppo di potenza, velocità, resistenza nonché
della consapevolezza dei propri limiti. Le tecniche fondamentali
sono suddivise in attacchi e difese: i primi sono rappresentati da
pugni, calci (alti e bassi), gomitate, ginocchiate e tecniche di
presa e proiezione; le seconde da parate e movimenti evasivi. La
pratica del Karate è costituita da quattro aspetti
inscindibili: Taiso - "Corpo forte":
indica esercizi di potenziamento, condizionamento ed allungamento
muscolare. Kihon
- Esecuzione semplice o in
combinazione di tecniche di base mirata alla perfetta acquisizione e
padronanza della tecnica; nel Makotokai il kihon
tradizionale, caratterizzato da esecuzione di tecniche "a vuoto"
dannose per le articolazioni, viene sostituito da combinazioni di combattimento a coppie
simili allo "sparring" del pugilato (il maestro Bolaffio al riguardo è solito dire ironicamente
che non si deve colpire l'aria). Kata - "Forme",
combattimenti reali contro avversari immaginari: sequenze lunghe di
parate, contrattacchi, spostamenti e colpi; nel Makotokai, come detto, non ci sono kata codificati
ma si studiano quelli più antichi
della tradizione okinawense. Kumite - Combattimento
libero; nel Makotokai questo si svolge Full
Contact, è ammesso il
KO e l'utilizzo di tecniche vietate nel Karate tradizionale
come ginocchiate, gomitate, low kick di tibia e lotta a terra. Il
grado di preparazione degli allievi - Kyu - viene evidenziato
da una cintura colorata - obi - che cinge i fianchi del karategi
(errata è la definizione comune di kimono poiché questa in
giapponese indica l'abito femminile); il colore va dalla bianca per
i principianti alla gialla, arancione, verde, blu, marrone fino alla
nera per gli esperti. La cintura nera contempla a sua volta 10
livelli - Dan -. Nel Makotokai gli
esami per acquisire la cintura
nera ed i successivi Dan,
estremamente duri e selettivi, sono costituiti da una serie di combattimenti a contatto pieno
consecutivi della durata di 2 minuti ciascuno che variano in base al grado da acquisire (10
combattimenti per il 1° Dan; 20 per il 2° Dan, 30 per il 3°
Dan…).
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