KARATE CLUB FUNAKOSHI AREZZO

CENTRO MAKOTOKAI TOSCANA

 
 

    Breve storia del Karate

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MAKOTOKAI MAESTRO PAOLO BOLAFFIO

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Karate - Do: letteralmente "la via (do) della mano (te) vuota (kara)" , è uno stile di combattimento senza armi, come si evince dal nome stesso, sviluppato dai contadini di Okinawa per difendersi dalle continue aggressioni delle popolazioni vicine. Le origini di questa antica Arte Marziale vanno ricercate nelle contaminazioni culturali subite dal'isola in seguito alle invasioni da parte cinese e giapponese e nelle conseguenti messe al bando delle armi proclamate dalle classi dirigenti miranti al coercitivo mantenimento dello status quo: i sistemi di difesa okinawensi si svilupparono  quindi come reazione ai soprusi sofferti dai contadini  che per proteggersi potevano fare affidamento solo sulle armi naturali fornite dal corpo. Ad Okinawa esistevano stili di lotta autoctoni come il Kakuto Jutsu, basato su una semplice scherma di pugni e calci bassi, che lentamente si fusero con le tecniche di combattimento introdotte dai Cinesi (come il Ch'uan Fa o Kempo) prima e dai Giapponesi poi al fine di addestrare guarnigioni locali: tutto ciò nel corso degli anni porterà allo sviluppo di tre Arti Marziali che possiamo considerare le basi dell'attuale Karate: Naha-Te, caratterizzato da tecniche molto forti ma lente; Shuri-Te, basato al contrario del precedente sull'estrema scioltezza e velocità dei colpi che appaiono simili a frustate; ed infine il Tomari-Te, forse il meno popolare degli stili okinawensi. Al giorno d'oggi esistono vari stili che si differenziano sostanzialmente per le impostazioni date loro dai maestri fondatori (predilezione di tecniche sciolte o contratte, posizioni basse oppure alte, studio approfondito dei kata o impostazione orientata prettamente al combattimento...), i più diffusi al mondo sono: Shotokan, codificato agli inizi del '900 dal Maestro Gichin Funakoshi; Goju Ryu; Shito Ryu; Wado Ryu; Shotokai, in assoluto lo stile più spirituale, creato da Shigeru Egami fondendo il Karate coi principi dell'Aikido studiato col fondatore O Sensei Morihei Ueshiba ed il Kyokushinkai, il metodo più duro esistente che esalta molto la forza fisica ideato dal leggendario Mas Oyama; a questi vanno poi aggiunti molti Budo moderni come lo Yoseikan del Maestro Hiroo Mochizuki  o il Sankukai da cui il Maestro Yoshinao Nanbu ha generato il suo Nanbudo
Un discorso a parte merita il
MAKOTOKAI di Soke Paolo Bolaffio da noi praticato (link nella colonna menù per approfondimenti): è uno stile molto duro e realistico ispirato al Kyokushinkai, che ricerca l'efficacia, integra tecniche di altre Arti Marziali e si basa sul combattimento a contatto pieno con KO; non ha kata propri ma prevede comunque lo studio di quelli più antichi (i 5 Pinan, Passai, Seienchin, Kusanku, Rohai, Ananku...) che però non vengono appresi in maniera nozionistica bensì nell'ottica di una loro reale applicazione.
Lo scopo del Karate risiede nel raggiungimento della perfezione tecnica e dell'equilibrio interiore del praticante: per questa ragione viene data grandissima importanza all'apprendimento dell'armonia dei movimenti e della concentrazione così come allo sviluppo di potenza, velocità, resistenza nonché della consapevolezza dei propri limiti. Le tecniche fondamentali sono suddivise in attacchi e difese: i primi sono rappresentati da pugni, calci (alti e bassi), gomitate, ginocchiate e tecniche di presa e proiezione; le seconde da parate e movimenti evasivi.
La pratica del Karate è costituita da quattro aspetti inscindibili:
Taiso - "Corpo forte": indica esercizi di potenziamento, condizionamento ed allungamento muscolare.
Kihon - Esecuzione semplice o in combinazione di tecniche di base mirata alla perfetta acquisizione e padronanza della tecnica; nel Makotokai il kihon tradizionale, caratterizzato da esecuzione di tecniche "a vuoto" dannose per le articolazioni, viene sostituito da combinazioni di combattimento a coppie simili allo "sparring" del pugilato (il maestro Bolaffio al riguardo è solito dire ironicamente che non si deve colpire l'aria).
Kata - "Forme", combattimenti reali contro avversari immaginari: sequenze lunghe di parate, contrattacchi, spostamenti e colpi; nel Makotokai, come detto, non ci sono kata codificati ma si studiano quelli più antichi della tradizione okinawense.
Kumite - Combattimento libero; nel Makotokai questo si svolge Full Contact, è ammesso il KO e l'utilizzo di tecniche vietate nel Karate tradizionale come ginocchiate, gomitate, low kick di tibia e lotta a terra.
Il grado di preparazione degli allievi -
Kyu - viene evidenziato da una cintura colorata - obi - che cinge i fianchi del karategi (errata è la definizione comune di kimono poiché questa in giapponese indica l'abito femminile); il colore va dalla bianca per i principianti alla gialla, arancione, verde, blu, marrone fino alla nera  per gli esperti. La cintura nera contempla a sua volta 10 livelli - Dan -. 
Nel Makotokai gli esami per acquisire la cintura nera ed i successivi Dan, estremamente duri e selettivi, sono costituiti da una serie di combattimenti a contatto pieno consecutivi della durata di 2 minuti ciascuno che variano in base al grado da acquisire (10 combattimenti per il 1° Dan; 20 per il 2° Dan, 30 per il 3° Dan…).