Un giorno, in una lettera, la mia amica Patrizia mi scrisse una frase che mi lasciò perplessa, ma che poi mi piacque molto. Forse perché la trovai molto vera.
Mi scrisse che ero un ossimoro.
“Nella figura retorica chiamata ossimoro, si applica ad una parola un aggettivo che sembra contraddirla; così gli gnostici parlavano di una luce oscura; gli alchimisti di un sole nero”
– Jorge Luis Borges
Ho trovato in letteratura ossimori famosi, intensi, che riescono a far breccia grazie a un ardito accostamento di termini in antitesi fra loro: la docta ignorantia di Sant’Agostino, il Festina Lente che spesso mi torna alla mente, Eyes wide shut che suggerisce Wikipedia…
Più volte ho cercato un ossimoro che potesse dirsi mio, senza riuscirci.
O forse aveva ragione chi mi disse tempo fa che sono una tigre che ha dentro una lupa.
Anna, 7.IX.2008
Ce ne sono un paio, di ossimori, che mi colpiscono ogni volta che li sento:
1. l’Onorevole Berlusconi.
2. Il Santo Padre.
Mah….
un bacio. gio.
Anch’io ho qualche ossimoro da condividere:
1. La sobria ebbrezza (dello Spirito) = dal lezionario ambrosiano (quando sei felice anche se la vita a volte ti fa soffrire)
2. Felice come un papa e pirla come un re = G. Brassens – N. Svampa (questa per me è molto autobiografica).
A me piacciono gli ossimori: io sono per l’et et, e non amo molto l’aut aut (comunque preferisco la lupa: yau!).
per un po’ ho creduto al “felicemente sposati”…poi…poi…strada facendo…(con il mio lui (ehehehe)…ho capito che era un…..ossimoro!!!!!!!!! Ciaooooooooooooooooooooooooooooooooooo
No, dai, Patrizia! Fra un mese e mezzo mi sposo, non puoi scrivermi questo proprio ora!
Ahahahahaahhahaha
bacibaci
Anna la Consigliera (questo sì che è un ossimoro!)