La Bocca Di Bacco

ABBAZIA DEL SANTISSIMO SALVATORE

A pochi passi dalla Bocca di Bacco, in via Cavour, si imbocca a destra un portale del tardo 1500 che
immette nella via del Monastero. Questa, sottopassato un secondo portale con un breve andito, sbocca nella piazza dove si levano gli avanzi dell’Abbazia di San Salvatore o Abbazia del Monte Amiata, fondata nel 743 dal longobardo Erfo, secondo la tradizione, il re Rachis. La chiesa, ricostruita in forme romantiche nel 1036, ha facciata alta e stretta, animata da una trifora su colonnine e serrata entro due campanili adorni di archetti pensili romantici. L’interno della chiesa, rimaneggiato nel 1590, è a croce latina ad una navata, con presbiterio sopraelevato e soffitto a travature scoperte. Sulla parete destra, grande Crocifisso ligneo oggetto, secondo la leggenda, di una visione di Rachis, in realtà opera della seconda metà del secolo XII; su quella sinistra, Martirio di San Bartolomeo di Francesco Nasini. Nell’abside, bel coro a intagli del secolo XV. Le cappelle ai lati del presbiterio hanno affreschi di Francesco e Annibale Nasini: in quella a destra, la Leggenda di Rachis; in quella a sinistra, Annunciazione, Presentazione al Tempio, Visitazione, Assunzione. Sotto la crociera si svolge la cosidetta “cripta”, ambiente del massimo interesse affollato di 36 colonne notevolissime per forma, la decorazione e la varietà dei capitelli. Risale ad epoca precedente la costruzione della chiesa, forse al secolo VIII, e poco si sa della sua primitiva funzione culturale. Ha pianta a croce greca e dei quattro bracci, tre sono originali e uno ricostruito. Ritornati in chiesa, da una porta a sinistra si esce nel chiostro cinto da portico della prima metà del 1600, tra i pochi resti dell’antico monastero. Da qui, una scala in ferro conduce a due ambienti dove è stato di recente allestito un piccolo museo, che raccoglie importanti manufatti provenienti dall’Abbazia e dalla Madonna del Castagno: cofanetto-reliquiario di ambito scoto-irlandese del secolo VIII; busto-reliquiario della testa di San Marco Papa, datato 1381 e attribuito a Mariano d’Angolo Romanelli; la grande casula di San Marco Papa, sciamito orientale databile tra il secolo VIII e IX; bordo istoriato, tessuto sassanide risalente al VII-X secolo; pavimento in maiolica policroma di manifattura senese-viterbese dell’ultimo quarto del XV secolo.