Lercara Friddi, omicidio D’Amore: arrestato il sesto uomo

LERCARA FRIDDI. Arrestato il sesto uomo per concorso nell’omicidio di Pietro D’Amore, ucciso nel luglio 2007 a colpi di fucile nelle campagne lercaresi. I carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Lercara hanno arrestato Francesco Greco, 46 anni, operaio presso un’impresa edile. Per l’omicidio D’Amore erano già stati arrestati nel maggio del 2008 Francesco Loforte, 39 anni, Gaetano Loforte 25 anni, Agostino Greco 66 anni, Luciano Cannata 46 anni, Francesco Greco 46 anni. I cinque sono tutti stati condannati, con il rito abbreviato. I due Loforte sono stati condannati in primo grado all’ergastolo, Agostino Greco e Cannata a 30 anni, Francesco Greco a due anni e mezzo, con sospensione condizionale della pena.
Secondo quanto ricostruito adesso dagli investigatori, a distanza di tre anni dall’omicidio, grazie anche alle intercettazioni, Francesco Greco avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella vicenda. Grazie all’attento riesame di alcune frasi nascoste dai fruscii e dai rumori delle ambientali, sono emerse infatti delle parole chiave che hanno fornito agli inquirenti un nuovo punto di vista sulla vicenda. La Procura è convinta che Greco sia stato “complice dell’omicidio”. Un “delitto progettato nell’ambito familiare”, secondo i carabinieri. Il Francesco Greco finito in carcere è nipote di Agostino Greco, nonché cugino e omonimo del Francesco Greco arrestato nel 2008. Una storia intricata in cui si intrecciano vicende personali e di lavoro: oltre alle parentele citate, Greco risulta essere sposato – anche se ufficialmente separato – con Franca Rita D’Amore, zia del Pietro assassinato, in quanto sorella del padre Carlo Giuseppe.
Il movente dell’omicidio del giovane D’Amore sembra trovare una motivazione plausibile nel desiderio di vendetta della famiglia Greco-Loforte. Pietro infatti è stato ritenuto co-autore dell’omicidio di Salvatore Rosario Loforte, pastore 54 enne ucciso a Lercara il 21 settembre 2003. Il figlio Francesco che si trovava in compagnia del padre, riuscendo a scampare all’agguato scappando per le campagne, è diventato il principale accusatore della famiglia D’Amore nel processo presso la Corte di Assise di Palermo. Per il delitto erano stati infatti condannati in primo grado Carlo Giuseppe e Salvatore D’Amore, rispettivamente padre e fratello di Pietro, mentre quest’ultimo è stato assolto dopo quasi quattro anni di carcere (settembre 2003-maggio 2007).