lunedì 5 maggio 2008

Rosanna Lambertucci ha intervistato il Prof. Stefano Tinozzi Gastroenterologo presso l’ Università di Pavia

1. Prof. Tinozzi che cos'è il reflusso gastroesofageo ?
Il reflusso è un disturbo molto diffuso. Recentemente è stato addirittura definito la "malattia del terzo
millennio". Negli ultimi decenni, il numero di persone che soffrono di reflusso è molto aumentato, anche
perché è cambiato il modo di mangiare e di vivere. È difficile calcolare con sicurezza quante persone soffrono
di reflusso. I sintomi possono, infatti, essere diversi. Ci sono persone che ne soffrono solo ogni tanto e
persone che ne soffrono quasi tutti i giorni. Ma, soprattutto, la maggior parte delle persone ne soffre senza
saperlo. O pensa di soffrire di un altro disturbo. In Italia il reflusso è molto comune. Colpisce circa una persona
su tre. In genere è un disturbo più comune nel mondo occidentale dove riguarda circa il 10-40% di tutta la
popolazione.
2. Che cos'è l'esofagite?
Si parla di esofagite quando il reflusso provoca in esofago delle lesioni, in genere erosioni e piccole ulcere,
che possono essere viste con l'endoscopio. Solo il 40% dei pazienti con MRGE presenta un'esofagite
all'endoscopia. Nel restante 60% dei pazienti con sintomi da MRGE l'endoscopia non mostrerà nessuna
lesione.
3. Perché solo alcuni pazienti con MRGE hanno esofagite ed altri no?
L'esofagite in genere si ha quando il reflusso in esofago è più intenso. La presenza dunque di esofagite è
indice di una malattia più severa. Nella maggioranza delle persone con MRGE il reflusso è in grado provocare
sintomi ma non lesioni.
4. Perché si ha reflusso in esofago?
Normalmente tra esofago e stomaco esiste una valvola funzionale, detta cardias, che impedisce il passaggio
del contenuto dello stomaco in esofago. Se questa valvola funziona male si determina il reflusso. Anche
condizioni che ostacolano lo svuotamento dello stomaco e dunque il ristagno in esso del suo contenuto,
possono, seppur più raramente, causare reflusso.
5. Perché la valvola posta tra stomaco ed esofago, il cardias, può non funzionare bene?
Le cause possono essere molteplici e in alcuni casi rimangono sconosciute. L'obesità, gravidanze ripetute,
attività che richiedono sforzi intensi come il sollevare pesi, alcuni farmaci possono far funzionare male il
cardias o favorire il reflusso aumentando eccessivamente la pressione
nell'addome.
6. Qual è il ruolo dell'ernia iatale nel causare reflusso?
L'ernia iatale può essere una delle cause di malfunzionamento del cardias. Sebbene la maggior parte dei
pazienti con MRGE ha una ernia itale, la maggior parte delle persone con ernia iatale non ha reflusso.
7. Quali sono i sintomi della MRGE?
I sintomi più frequenti sono il bruciore che sale dalla bocca dello stomaco dietro allo sterno (pirosi) spesso sino
alla gola, eruttazioni ripetute e rigurgito di cibo o acido in bocca. Tali sintomi in genere insorgono dopo un
pasto, soprattutto se abbondante, e possono essere favoriti dalla posizione supina o da sforzi intensi.
8. Quali sono i sintomi atipici di MRGE a carico di altri organi?
Ve ne sono numerosi e possono riguardare l'apparato respiratorio (tosse cronica, asma, raucedine, laringite
cronica), i denti (perdita dello smalto), l'orecchio (otalgia).
9. Come si fa diagnosi di MRGE?
Se il paziente presenta i sintomi tipici (pirosi e rigurgito) la diagnosi è semplice poiché tali sintomi sono molto
specifici e nel 100% dei casi sono causati dal reflusso gastroesofageo. In assenza di tali sintomi la diagnosi
può essere più difficile e richiedere l'uso di esami strumentali.
10. Quali sono le indagini utili a fare diagnosi di MRGE?
L'esame più preciso è sicuramente la pH-metria che permette di fare diagnosi nella maggior parte dei casi
misurando la quantità di acido che in 24 ore refluisce in esofago dallo stomaco. La manometria esofagea
permette di valutare la funzione del cardias ed il movimento dell'esofago e dunque di apprezzare l'alterazione
della valvola che sta alla base della malattia. L'Impedenziometria valuta i reflussi non acidi, la Bilimetria valuta
i reflussi alcalini.
Con la gastroscopia è possibile riconoscere la presenza dell'esofagite ed eventualmente di un'ernia iatale,
oltre che di alcune complicanze della malattia. Altri esami come la scintigrafia e la radiologia con bario sono
oggi entrati in secondo piano.
11. Quali sono le complicanze della MRGE?
Le complicanze più importanti sono il restringimento dell'esofago (stenosi) legato alla cicatrice che si forma
alla guarigione dell'esofagite ed il cosiddetto Esofago di Barrett.(Precancerosi)
12. Qual è la terapia medica della MRGE?
Esistono diversi farmaci che possono essere usati nella MRGE e che agiscono sui diversi fattori che
determinano la malattia. Gli antisecretori gastrici (inibitori di pompa protonica -PPI- e antagonisti dei recettori
H2) riducono la secrezione acida dello stomaco riducendo di conseguenza il reflusso e rendendolo innocuo. I
procinetici (metoclopramide, domperidone, levosulpiride) aumentano il tono della valvola cardiale e migliorano
lo svuotamento gastrico. Gli antiacidi (bicarbonato, idrossido di magnesio e alluminio, sucralfato) riducono
l'acidità dello stomaco e proteggono la mucosa dell'esofago. Allo stato attuale gli inibitori di pompa protonica
(PPI)sono i farmaci più efficaci e dunque i più usati.
13. Quanti pazienti possono guarire con la terapia medica?
Nessuno, però per noi Italiani 80/85% possono giungere a condurre una vita pressoché normale, per la scuola
Francese la percentuale si abbassa al 60/65% (perché sono più interventisti).
14. Per quanto tempo deve essere fatta la terapia?
Poiché la terapia non agisce sulla causa della malattia (il malfunzionamento della valvola cardiale), la quasi
totalità dei pazienti mostra una recidiva alla sospensione della terapia. Per tale motivo la terapia deve essere
fatta per periodi molto lunghi o perfino per tutta la vita. Le forme più lievi di malattia possono essere trattate
con cicli di terapia alternati a periodi senza farmaco o con assunzione del farmaco solo quando i sintomi
compaiono. Nelle forme più severe la terapia deve essere praticamente continua al più basso dosaggio di
farmaco che sia in grado di controllarla.
15. Qual è il ruolo dell'alimentazione nel trattamento della MRGE?
Alcuni alimenti possono favorire l'insorgenza della malattia facendo rilasciare il cardias o irritando l'esofago.
Cibi molto grassi (fritture, formaggi, creme e dolciumi), cibi speziati, alcol (soprattutto vino bianco e
superalcolici) dovrebbero essere evitati o comunque consumati con moderazione, soprattutto la sera prima di
andare a letto.
16. Qual è il ruolo della chirurgia?
I farmaci usati per la cura del reflusso sono efficaci nel 95% dei casi. Esistono però dei casi in cui non hanno
effetto e i sintomi rimangono nonostante la cura. In questi casi è necessario ricorrere all'intervento chirurgico.
L'operazione che si esegue di solito è chiamata fundoplicatio o plastica antireflusso. Questa operazione serve
a ricostruire la valvola tra esofago e stomaco. Ciò si ottiene "avvolgendo" il fondo gastrico intorno attorno alla
parte finale dell'esofago. L'operazione viene fatta in due modi: in modo tradizionale o in laparoscopia. La
laparoscopia è una tecnica meno "invasiva". L'operazione è efficace nella maggior parte dei casi. Nell'80% dei
casi i sintomi scompaiono. E il reflusso non torna per almeno 5-10 anni. Le complicazioni dell'intervento sono
rare. In genere sono dovute al ristagno di cibo nella valvola ricostruita. Fortunatamente questo si verifica molto
di rado. E quando succede è sufficiente dilatare con un endoscopio la parte di esofago dove si è accumulato il
cibo.
17. Esistono altre norme di vita da seguire?
In genere si consiglia di evitare pasti troppo abbondanti, di non distendersi subito dopo il pasto, di fare anzi
una piccola passeggiata per favorire lo svuotamento dello stomaco, di rialzare il capezzale del letto di alcuni
centimetri, di evitare di premersi eccessivamente nell'atto della defecazione ed in genere di evitare di sollevare
pesi, pancere ed abiti troppo stretti in vita.
18. Quali pazienti devono essere operati e quali trattati con terapia medica?
Ancora non sono ben chiare le indicazioni dell'una e dell'altra terapia ed in linea di massima la scelta è spesso
puramente soggettiva da parte del medico curante. In generale si può dire che, se il paziente giovane dunque
destinato ad assumere farmaci per lungo tempo, o se la dose giornaliera di tali farmaci è molto elevata, la
chirurgia può essere preferita perché più economica per la società.

La risposta a tale malattia sta nella domanda numero 13 e alla risposta secca e precisa da parte del prof.

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