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Considerazioni semiserie sulla c.d. sinistra

9 aprile 2012

Generalità sulla c.d. sinistra italiana

La c.d. sinistra è il frutto di un inganno, come quando la femmina del cucùlo (si pronunzia così, con l’accento sulla seconda “u”) depone un uovo nel nido di un altro uccello, per esempio nel nido di una capinera. È un caso di parassitismo di cova, facilitato dal fatto che le uova della capinera e quelle del cucùlo sono simili. I piccoli cucùli, appena nati, buttano fuori dal nido le uova non ancora schiuse, contenenti la prole autentica, le piccole capinere. Però la mamma-capinera, ingannata, nutre gli intrusi come fossero suoi figli.

Il piccolo cucùlo, appena nato, si sbarazza dei “fratellastri”. Ma l’intruso è lui.

Fuori di metafora, la sinistra – quella autentica – è stata snaturata: al posto delle capinere si sono insediati i cucùli. Quanto c’è di più nobile nel retaggio della sinistra italiana, degli apostoli del socialismo, dei combattenti per la giustizia sociale e per la dignità dell’uomo è stato fagocitato da una classe dirigente fondamentalmente piccolo-borghese, in una prospettiva immanente, consumistica e aziendalistica.

Dalla svolta della Bolognina, consumata da Achille Occhetto, colui che si vergognava di essere di sinistra e che avrebbe preferito essere product manager dell’ing. Carlo De Benedetti, la trasformazione si è compiuta ormai irreversibilmente. Al posto della sinistra, abbiamo la c.d. sinistra, tutta gente che «la bandiera rossa ha gettato in un fosso»: proprio come recita la canzone Contessa, che qui ascoltiamo nell’interpretazione di Paolo Pietrangeli, l’autore. Pietrangeli è finito poi a fare il regista di Maurizio Costanzo e – quel che è peggio – di Maria De Filippi. Non si sa che cosa ne pensi la moglie, Giovanna Marini.

Vabbè, direte voi, cambia tutto, todo cambia, cambia todo en este mundo, come canta Mercedes Sosa in Todo cambia. Tutto cambia, va bene: vorrà dire, dunque, che i c.d. progressisti non sono più rivoluzionari, come nella canzone Contessa, saranno diventati socialisti riformisti. Vorranno bene le riforme, no? Magari! Quelli vogliono l’immobilità, e solo l’immobilità. I c.d. progressisti sono ormai aziendalisti: perciò si occupano preferibilmente di risorse umane, di pubbliche relazioni, marketing e simili piacevolezze.

Sera sul viale Karl Johann, di Edvard Munch.

Ecco dunque il corteo della c.d. sinistra. In testa al corteo, i pifferai, cioè i dirigenti di partito: coltivano un’ideologia piccolo-borghese, gretta, consumistica, aziendalistica. Ma alcuni, quelli che se la passano meglio, pensano di essere gran borghesi, come nei romanzi di Thomas Mann. Alcune dame della sinistra addirittura si sentono contesse, oppure – come la Melandri – fanno le vacanze a Malindi, da Briatore, poi negano tutto e se gli porti le prove ti dicono che sei un maiale.

Dietro i pifferai non troverai artigiani, operai, giovani con la voglia di vivere, mamme orgogliose dei propri pargoli, ma borghesucci stanchi, precocemente invecchiati a furia di non far niente o di far lavori di merda, per lo più con il cervello spappolato: sono le masse impiegatizie inerti, inquadrate dai manager triccheballacche.

Segue un drappello consistente di “pensionati furbi”, perlopiù ex dipendenti statali: sono oscenamente arzilli, perché si sono appropriati di ricchezze che non hanno prodotto, indebitando le generazioni future.

Dopo i pensionati furbi, segue un mesto gruppone di persone rispettabilissime: sono i pensionati bastonati, quelli che hanno lavorato tutta una vita e che non hanno mai tratto profitto — che so io — da un ope legis, da un “diritto acquisito”, da una facilitazione di baby pensionamento ecc. e che non dovrebbero stare qui, ingiustamente accomunati alle masse impiegatizie inerti, ai furbastri e ai consumisti. Ma hanno la vista debole, non si accorgono dell’inganno.

Questo è il corteo della c.d. sinistra, dove trovi mescolati furbastri di tre cotte e individui in buona fede, ingannati, ai quali tutto è stato portato via, perfino la speranza che la vita possa ricominciare, quando saranno finiti i bombardamenti. Roba che ci induce a volgere intorno lo sguardo e a domandarci: ma dove sono i barbari? Non dovrebbero essere alle porte? Barbari, voi che avete sangue nelle vene, venite, fate strame di quest’umanità putrescente e salvate l’Italia, ancora una volta, come già altre volte nella storia!

Panoramica curnense

Tanto per tastare la situazione, chi credete che sia a capo della sezione Pd di Curno? Un operaio? Un artigiano? Un professore di filosofia? Un artista rivoluzionario? Eh, questa è roba vecchia. Curno, signori miei, è stata spazzata dal vento del progresso. Come dice il Pedretti, legato alla c.d. sinistra da un patto d’acciaio: ideologie, game over! Semmai un po’ di WiFi qui, un po’ di Coa là (non sapete che cos’è la Coa? è una genialata tecnoburocratica dei progressisti: torneremo sull’argomento), molta “condivisione” (oh, yeah!) e soprattutto tanto aziendalismo. Anzi, i c.d. progressisti, in fatto di aziendalismo, non si fanno bagnare il naso da nessuno. A capo della sezione Pd di Curno, infatti, c’è uno che si occupa di relazioni umane. Perdinci! Mica t’ho detto cotica!

Copertina del libro La vita agra dove Luciano Bianciardi nel lontano 1962 prefigura l’evoluzione della sinistra nella c.d. sinistra. Bianciardi ha  capito tutto: il consumismo, lo sfruttamento del lavoro dei precari, la dissoluzione dei legami di convivenza civile, l’egoismo autodistruttivo delle masse impiegatizie. Si veda nel sito Comminus eminus Per Luciano Bianciardi, scrittore ed eroe.

Ciò premesso, esaminiamo le mosse della c.d. sinistra curnense, la quale nutre grandi e non infondate speranze di tornare al governo del Municipio, purché nessuno pretenda di scombinare le regole del gioco “istitituzionale” (oh, yeah!). Certo, ragionando ceteris paribus, le prossime elezioni amministrative potrebbero essere vinte dalla c.d. sinistra.Ma se il gioco fosse sconvolto da nuove variabili, non previste dai santoni della politichetta? Accidenti!

A sinistra (cosiddetta, però), fra i più scaltri, e fra loro soltanto, si fa strada il dubbio: ma veramente, come afferma quel rompiscatole di Aristide, dobbiamo rivedere tutti i presupposti del modello, dobbiamo introdurre nuovi fattori d’influenza, nuovi anelli di retroazione? Ohibò! Ma no, diteci che è uno scherzo! E poi, ma che linguaggio è questo? Noi siamo abituati – così dicono dagli spalti della c.d. sinistra – a un altro linguaggio, quello dei manager triccheballacche, dei prosseneti industriali, degli “attori del territorio” (oh, yeah!). E la condivisione (oh, yeah!), dove la mettiamo? Il solito rompiscatole dice, però: abbia pazienza, signora, sto calcolando l’entropia di un uomo di carnagione molto scura esposto al sole. Il mio calcolo o è giusto, oppure è sbagliato. In ogni caso, però, perché dovrei condividere il mio calcolo con il suo, tanto più che ho già visto che lei non sa nemmeno come affrontare il problema? Oh, santa pazienza! (Quello dell’entropia del nero al sole era un tormentone del prof. Gino Bozza, professore di fisica tecnica e rettore del Politecnico di Milano, ideologicamente giansenista, come la più parte dei severi professori politecnici.)

La c.d. sinistra non lo sa, ma lo intuisce: le variabili sono tante, non basta estrapolare come fanno quei burloni di economisti, che non ne azzeccano una. Figuriamoci se azzeccano qualcosa i politici, soprattutto quando la realtà politica e sociale è in evoluzione. La c.d. sinistra lo sa, spera che tutto rimanga immobile, congelato. Spera che tutto cambi senza che niente cambi; cioè, che la c.d. sinistra vada al potere, ma che l’andazzo della politichetta sia mantenuto. Perciò, in base all’adagio latino Quieta non movere, se ne sta in campana.

A quando i pesci in faccia del Pedretti alla c.d. sinistra? Forse mai, considerato che il Pedretti, il tessitore della lista Claudio Corti sindaco, ha le sue gatte da pelare. Intanto dovrà cercare di accreditarsi maroniano di ferro entro il partito (finora aveva provato a giocare il ruolo prestigioso di mediatore tra maroniani e cerchiomagicisti). Si consideri inoltre quel che è avvenuto nell’ambito dei due cartelli che concorrono a formare la lista Claudio Corti sindaco: si è sfilato il Pedretti, parallelamente si è sfilato il Locatelli, punta di diamante della quinta colonna, nella passata legislazione. Vuol dire che ambiscono, in caso di vittoria (altamente improbabile), a un assessorato esterno? La spiegazione è semplicistica. Dunque, quali difficoltà – interne o esterne – li hanno indotti a sfilarsi? Proprio loro, così “determinati”!

L’ideale per la c.d. sinistra sarebbe che non ci fosse competizione elettorale, che tutto rimanesse congelato al momento in cui fu stipulato il patto d’acciaio Serra-Pedretti. Tanto più che il Pedretti adesso è nell’angolo. Se passa la consegna farisaica della “sobrietà”, se il Gandolfi “condivide” e butta giù la purga, loro sono a cavallo: bingo! Infatti, era previsto che anche il patto d’acciaio Serra-Pedretti si rompesse, come già in altri tempi (si parva licet…) si era infranto il patto Stalin-Ribbentrop. A questo punto il Pedretti avrebbe lanciato pesci in faccia alla c.d. sinistra e la c.d. sinistra si sarebbe rinchiusa in uno sdegno “istitituzionale”. Ma il Pedretti ha altre gatte da pelare, adesso.

Per parte loro, i pidiellini di osservanza pagnoncelliana, con il loro bravo candidato vintage appena tirato fuori dalla naftalina, è come se non esistessero, navigano sulla zattera della Medusa, stremati e senza viveri: finiranno con il mangiarsi fra loro.

Dunque l’avversario della c.d. sinistra è la lista del Gandolfi, al quale hanno fatto vedere i sorci verdi, sia il Pedretti, sia la c.d. sinistra che lo spalleggiava nell’azione di molestia continuata e aggravata, sia la quinta colonna, nonché gli stessi pidiellini adesso a bordo della Medusa, ma senza il capitano Schettino, che non ha voluto abbandonare lo scoglio e che sullo scoglio è stato abbandonato.

Quel Gandolfi, che cosa potrà inventarsi? Oh, se gli venisse un’afasia improvvisa, più un’artrosi alle mani! Così non parla e non scrive al computer. Beh, anche ad Aristide, ovviamente. Perché se questi parlano o scrivono, è un affar serio (ci sarebbe un’espressione più efficace, ma è volgare). Ecco allora la c.d. sinistra che invoca «serenità, serietà, sobrietà». Grazie tante, tutto il male che poteva fare, l’ha già fatto prima. Torneremo sull’argomento.

E poi c’è il problema di questa lista del Gandolfi. Ancora non la conoscono, ma c’è gente di sinistra e anche gente di sentire liberista. Bel pasticcio. Vuoi vedere che sono una vera lista civica? Una lista inclusiva, com’è scritto nel proclama bilingue di discesa in campo?

E se quelli della lista Gandolfi scatenassero una campagna sulla questione dei suoli, tanto più che loro non sono compromessi con le famiglie che hanno interessi edilizi?

Mamma mia! Ma non si potrebbe arrivare alle elezioni senza dover fare campagna elettorale? Si potrebbero sentire gli “attori” (oh, yeah!) del territorio, si potrebbero fare assemblee di “condivisione” (oh, yeah!), una bella tavola rotonda presieduta da un giornalista professionista nella moderazione di tavole rotonde. Tutto sotto controllo. Fra l’altro, adesso Gandolfi non è più sindaco, non possiamo nemmeno mettergli la mordacchia. Adesso Gandolfi può parlare direttamente al popolo: niente più mordachia, e nemmeno il filtro del giornalismo anglorobicosassone! Mamma mia!

A questo punto, alla c.d. sinistra non rimane che ricorrere all’arma finale, qualcosa di analogo al raggio della morte vagheggiato da Mussolini prima del 25 luglio (1943): se Gandolfi non rispetta la consegna farisaica della sobrietà, dovrà vedersela con una campagna di disinformazione. Per fortuna il gatto padano ha già espresso la sua disponibilità a dare una mano alla c.d. sinistra. In queste cose lui ci sguazza. Dopo qualche titubanza, lì nei quartieri generali dei viveur hanno chiuso il quadernino dei pensierini politicamente corretti, hanno deciso di accettare la proposta di collaborazione. Il gatto è lì in agguato, pronto a sfoderare gli artigli retrattili. Vicino a sé ha la scatola contenente l’unguento venefico nel quale immerge di tanto in tanto la zampa, perché i segni delle unghie siano micidiali. Il gatto mascherato è pronto – soprattutto – ad assumere la direzione del servizio di disinformazione.

5 commenti
  1. Ho ricevuto alcuni commenti a questo articolo che non ho pubblicato perché confezionati nell’intento di indurmi a reazioni poco ponderate e potenzialmente pericolose (per me), qualora fossero state sopra le righe. Certo, potrei pubblicare i commenti insidiosi senza rispondere alla provocazione, facendo finta di niente, oppure rispondendo senza sbilanciarmi. Ma così facendo, considerata l’impostazione aggressiva e insidiosa del commento, finirei per tollerare di essere io stesso discreditato e che altri fossero calunniati. Ma perché dovrei fare del bene a chi mi vuol fare del male?
    Considerato che — come ho già scritto — sono a casa mia, ho preferito cestinare i commenti di provocazione o contenenti polpette avvelenate.
    Se invece qualcuno volesse dire, per esempio, “guarda però che la c.d. sinistra ha conservato questo e quel valore della migliore tradizione del socialismo umanitario, guarda che l’aziendalismo e l’etica protestante del capitalismo hanno i loro pregi ecc.”, potrei prendere atto di questo punto di vista, convenire con l’interlocutore o dissentire. Insomma, la discussione proseguirebbe.
    Ora, se uno mi dice “Guarda che sei peggio di Giuliano Ferrara” (come mi è stato riferito, non è un commento censurato!) potrei anche rispondere: “Quale onore! Domine, non sum dignus”. Certo, potrei. Ma la discussione non andrebbe avanti di una iota. A maggior ragione non ritengo utile pubblicare commenti contenenti polpette indigeste.

  2. Adios permalink

    Non so se appartengo alla categoria dei commentatori molesti.
    In ogni caso in ossequio alla buona educazione che mi è stata impartita, saluto lei e i frequantatori del Blog (pochi o tanti che siano) e prendo cappello.
    Addio Nusquami

    • Non so se lei dica addio a nome di Adios o di tutte le sue identità precedenti (in ordine di apparizione):
      Bezuchov, Spritz, Kiwi, Maiolo, Nanetto, Mule, JBB, Birdwatching (questo è lo pseudonimo più preoccupante), Marketta, Bidone, Fair play, Ruggente, Traditore del popolo, Gigi, Setacciato.

  3. Adios permalink

    A nome di tutti egregio
    passo e, con un minimo di dispiacere, chiudo

    • Cioè, a nome di Bezuchov, Spritz, Kiwi, Maiolo, Nanetto, Mule, JBB, Birdwatching, Marketta, Bidone, Fair play, Ruggente, Traditore del popolo, Gigi, Setacciato e, infine, di Adios?
      Vix quod rescripsisti fidem habet. Timeo ne identidem personatus iterum iterumque hisce sermocinationibus intersis. Quae cum ita sint, vale.

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