TRE SAGGI SULLA TEORIA DELLA SESSUALITA' (1905)

Opere vol. 4 pp. 443-546

Dopo l'Interpretazione dei sogni, nella quale Freud ha ribadito l'importanza a livello inconscio dei contenuti sessuali repressi, le cui matrici sono da ricondurre a precoci esperienze infantili, si pone quasi come ovvia l'esigenza di delineare una teoria psicoanalitica della sessualità. A tale scopo sono rivolti i Tre saggi, il primo dei quali è dedicato alle aberrazioni sessuali, il secondo alla sessualità infantile e il terzo alla sessualità puberale. Il più importante è ovviamente il secondo, e non solo perchè esso offre le chiavi che servono a capire gli ulteriori sviluppi normali e patologici della sessualità, ma soprattutto perché la scoperta e la valorizzazione della sessualità infantile rappresenta, secondo Freud, uno dei contributi maggiori dell'analisi alla conoscenza dell'uomo. Tale contributo sopperisce ad una sorprendente lacuna psicopedagogica: "Nella letteratura si trovano, invero, annotazioni occasionali su di una precoce attività sessuale dei bambini piccoli, su erezioni, masturbazioni e persino condotte analoghe al coito, ma sempre solamente come fatti eccezionali, come curiosità o come esempi terribili di corruzione inconsiderata. Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell'infanzia" (p. 484). Tale lacuna è da ricondurre "alla caratteristica amnesia che alla maggior parte degli uomini (non a tutti!) nasconde gli anni dell'infanzia, fino al sesto od ottavo anno di vita" (p. 485). Non si tratta di un fenomeno di poco conto perché è proprio nel periodo dell'amnesia, tra i tre e i sei anni, che la vita sessuale del bambino riconosce una fase di particolare intensità cui segue un periodo di latenza che, sia pure con qualche interruzione, si mantiene "sino all'irrompere intensificato della pulsione sessuale nella pubertà" (p. 489).

Centrale nella ricostruzione della sessualità infantile è il concetto di zona erogena, vale a dire di "una zona della pelle o della mucosa nella quale stimolazioni di un certo tipo provocano una sensazione di piacere di qualità determinata" (p. 493). Tradizionalmente la zona erogena viene identificata con l'area genitale. Freud ritiene invece che "qualsiasi punto della pelle o della mucosa può assumersi i servizi delle zone erogene" (p. 493). In particolare egli sottolinea l'importanza della bocca, con la quale si avvia lo sviluppo all'insegna dell'autoerotismo, la zona anale, che succede e si sovrappone ad essa. Solo verso il quarto o quinto anno si realizza l'avvento della zona genitale, la cui intensificazione erogena dà luogo alla masturbazione. In questa fase sopavviene un vivo interesse per il corpo umano, per le differenze tra i sessi e per il problema di come vengono al mondo i bambini. In difetto di un'adeguata informazione, è inevitabile che si sviluppino delle teorie singolari. La prima riguarda il fatto che tutti gli esseri umani sono uguali: la scoperta della differenza tra i sessi viene di conseguenza attribuita alla perdita del pene da parte delle bambine. Per quanto riguarda la nascita, le ipotesi sono di vario genere: "i bambini vengono dal petto o sono ritagliati dal corpo, oppure l'ombelico si apre per lasciarli passare" (p.504). Spettatori di un rapporto sessuale, essi "non possono fare a meno di concepire l'atto sessuale come una specie di maltrattamento o di sopraffazione, dunque in senso sadistico" (p. 504).

Freud non rinuncia del tutto all'ipotesi, esposta nei suoi primi lavori, che i bambini siano spesso prede si atteggiamenti seduttivi o manipolativi da parte dei grandi. Cionondimeno, egli è convinto che essi siano costituzionalmente orientati in senso perverso polimorfo. Da questo punto di vista, la seduzione non fa altro che attivare e, talora, cristallizzare tale predisposizione. Questa è confermata anche dall'esistenza di pulsioni parziali, vale a dire di pulsioni "che si presentano con una certa indipendenza dalle zone erogene" (p. 500), tra le quali assumono il maggior rilievo quella di guardare e di esibire, e la crudeltà: "Con un'indipendenza ancora maggiore dalle altre attività sessuali legate a zone erogene, si sviluppa nel bambino la componente crudele della pulsione sessuale" (p. 501), che peraltro è solo l'espressione di un orientamento più generale ("In genere la crudeltà è nel carattere del bambino qualcosa di spontaneo, giacché l'inibizione che arresta la pulsione di appropriazione di fronte al dolore altrui, la capacità di compassione, si forma relativamente tardi" p. 501).

Tutte queste vicissitudini infantili riconoscono come loro meta la definizione di una prima scelta oggettuale, in virtù della quale le aspirazioni sessuali si dirigono verso l'altro sesso, anticipando l'orientamento destinato a definirsi con la pubertà. Occorre dunque riconoscere che la scelta oggettuale avviene in due tempi: "Il primo sopravvento inizia negli anni tra i due e i cinque e l'epoca di latenza lo fa tacere o recedere; esso è contrassegnato dalla natura infantile delle sue mete sessuali. Il secondo sopravvento subentra con la pubertà e determina la struttura definitiva della vita sessuale" (pp. 507-508). Questa circostanza, che Freud riconosce essere molto difficile da spiegare in termini evoluzionistici, ha un particolare significato sotto il profilo psicologico:"Il fatto dei due tempi nella scelta oggettuale, che essenzialmente si riduce all'effetto dell'epoca di latenza, è tuttavia estremamente importante perché può disturbare lo stato finale. I risultati della scelta oggettuale infantile si prolungano in epoca più tarda. Essi o sono rimasti conservati tali o vanno incontro ad una ripresa all'epoca stessa della pubertà. In seguito allo sviluppo che la rimozione ha tra le due fasi, essi tuttavia si rivelano inutilizzabili. Le loro mete sessuali hanno subito una mitigazione e ora rappresentano ciò che possiamo definire la corrente di tenerezza della vita sessuale. Solo l'indagine psicoanalitica può dimostrare che dietro questa tenerezza, questa venerazione e questo rispetto si nascondono le antiche aspirazioni sessuali - ora diventate inutilizzabili - delle pulsioni parziali infantili. La scelta oggettuale nell'epoca puberale deve rinunciare agli oggetti infantili e ricominciare di nuovo come corrente sensuale. La non coincidenza delle due correnti ha molto spesso come conseguenza il fatto che uno degli ideali della vita sessuale, l'unione di tutti idesideri in un oggetto, non possa essere raggiunto" (p. 508).

E' per l'appunto sulla base del predominio, a livello inconscio, dell'esperienza infantile che si organizzano le aberrazioni sessuali e le psiconevrosi. Le une sono caratterizzate dall'arresto dello sviluppo a fasi pregenitali che determina una fissazione di pulsioni parziali; le altre pongono in luce la fissazione del desiderio sul primo oggetto cui esso si rivolge, il genitore dell'altro sesso.

Da tutto il discorso discende che la sessualità pregenitale è una modalità sostanzialmente egoistica e perversa la cui evoluzione verso la normalità comporta due momenti evolutivi particolarmente importanti. Il primo è l'orientamento della libido, originariamente riferita all'io, verso l'oggetto, che consente di superare il narcisismo. Il secondo è l'abbandono dell'oggetto libidico proprio di una fase avanzata dello sviluppo infantile - il genitore dell'altro sesso -, vale a dire il superamento dell'Edipo. Quest'ultimo ha un duplice significato: "Insieme al ripudio e al superamento di queste fantasie evidentemente incestuose, si compie una delle più significativema anche più dolorose prestazioni psichiche della pubertà, il distacco dall'autorità dei genitori, che produce il contrasto, così importante per il progresso civile, della nuova con la vecchia generazione" (p. 531).

La teoria freudiana della sessualità si articola dunque su due presupposti di grande significato. Il primo consiste nell'ammettere che la libido, intesa come espressione della pulsione sessuale, rappresenti il fattore unico che promuove lo sviluppo della personalità. Freud, come scrive nella prefazione alla quarta edizione del 1920, si rende perfettamente conto che "l'accentuazione dell'importanza della vita sessuale per tutte le prestazioni dell'uomo e l'allargamento qui tentato del concetto di sessualità, hanno da sempre costituito i motivi più forti di resistenza verso la psicoanalisi" (p. 450). Tale resistenza, che Freud riifuta riconducendola a motivazioni inconsce, è giunta a formulare nei confronti dell'analisi l'accusa "assurda" di pansessualismo. Da tale accusa Freud si difende paradossalmente prima richiamandosi a Schopenauer che "ha fatto vedere agli uomini in quale misura tutte le loro azioni e aspirazioni sono determinate da desideri sessuali - nel senso abituale della parola" (p. 450) e poi ricordando " a tutti coloro che guardano altezzosamente e con aria di superiorità all'analisi, in che misura la sessualità allargata della psiconalisi coincida con l'Eros del divino Platone" (p. 450).

Occorre riconoscere che la scoperta freudiana della sessualità infantile, nella misura in cui fa riferimento all'esplorazione e alla conoscenza del corpo, alla presa di coscienza delle differenze sessuali tra uomo e donna e alla necessità di definire un'identità psicologica integrata con quella biologica è, oggi, assolutamente fuori discussione. Si tratta di una scoperta importante perché essa è valsa a modificare abbastanza radicalmente gli orientamenti pedagogici e fare affiorare l'esigenza di un'educazione sessuale precoce che minimizzi i turbamenti, dissolva i sensi di colpa riferiti alla curiosità e alla masturbazione, e eviti la produzione di teorie infantili errate. Il principio per cui la pulsione sessuale è l'asse portante dello sviluppo psicologico infantile è difficile da accogliere non fosse altro che per il fatto che esso riduce tale sviluppo alla relazione tra l'io e un oggetto sessuale la cui unità viene raggiunta solo lentamente, mentre, alla luce della psicologia evolutiva, il rapporto - affettivo, comunicativo e conflittuale - tra l'io e l'altro sembra fondamentale a partire da un'epoca molto precoce.

Ancora meno accettabile è il significato fondamentale per lo sviluppo assegnato all'Edipo. Nella ricerca di un'identità dotata anche di un orientamento sessuale, il gioco della identificazione con il genitore del proprio sesso e dell'attrazione verso il genitore di sesso opposto è assolutamente trasparente. Che questo gioco abbia la drammaticità e l'importanza decisiva ai fini dello sviluppo presunte da Freud sembra poco credibile. La sessualità, come riesce evidente a livello adolescenziale, è programmata per sciogliere il tenace nesso affettivo che vincola i figli ai genitori. Il suo ruolo a livello infantile sembra vincolato alla duplice necessità d'integrare un'identità comprensiva del corpo e delle sue molteplici potenzialità di piacere e orientata verso il sesso opposto. Che in questo tragitto si possano dare delle difficoltà è fuori di dubbio, ma, quando ciò avviene, occorre fare riferimento all'interazione con l'ambiente piuttosto che ad una tendenza intrinseca alla puslione sessuale a rimanere vincolata al principio di piacere.

Ancora una volta, sembra che Freud non abbia tenuto conto del contesto all'interno del quale si è svolta la sua ricerca: un contesto sociale medio-alto borghese caratterizzato dalla nuclearizzazione, da un numero ridotto di figli rispetto ai ceti proletari e da una maggiore intimità tra genitori e figli, sottesa peraltro da una cultura tradizionalista e repressiva. L'analisi oggi attesta inequivocabilmente che laddove si danno, a livello adulto, fantasie incestuose esse sono univocamente da ricondurre, quando non addirittura ad un abuso, ad una seduzione inconscia esercitata dal genitore sul figlio o ad una assoluta freddezza comunicativa. Se questo è vero oggi, all'epoca di Freud deve essere stato vero a maggior ragione.

L'assunzione della pulsione sessuale come matrice univoca dello sviluppo psicologico è contestabile anche per la conseguenza che essa comporta di ricavare la maturazione di livelli cognitivi, culturali e morali da un processo di sublimazione, vale a dire di frustrazione della sessualità e di investimento delle energie libidiche verso mete derivate. Se l'assunzione di un'identità sessuale si può ritenere un momento importante dello sviluppo della personalità, pochi dubbi sussistono riguardo al fatto che ancora più importante, ai fini della riproduzione sociale, uno dei cui momenti è la riproduzione biologica, è l'interiorizzazione dei valori cultuali propri del gruppo di appartenenza.

L'inizio in due tempi dello sviluppo sessuale nell'uomo, con una lunga fase di latenza è, infine un problema di elevato interesse teorico. Freud ritiene che "l'origine di questa proprietà umana bisognerebbe ricercarla nella preistoria della specie umana" (p. 538). Quest'origine però non è tanto misteriosa. Essa fa capo alla dilatazione dei tempi di evoluzione rispetto alle altre specie. Questa dilatazione lascia pensare al primato di obbiettivi cognitivi e culturali complessi da raggiungere piuttosto che a fini sessuali.