Il segreto dell’eterna giovinezza

Immaginatevi mentre vi svegliate alle sei e trenta del mattino, con i capelli arruffati e gli occhi cisposi, alla disperata ricerca di una tazza di caffè e di un cibo ipercalorico che vi alzi la pressione. Oppure immaginatevi mentre rientrate a casa il venerdì notte, sempre con i capelli arruffati ma con in più il trucco sciolto, dopo una serata di stravizi e gozzoviglie.
In entrambi i casi, troverete il telecomando e accenderete la tv. E nel 90 per cento dei casi vi imbatterete in lei.

Jill Cooper. Che appunto va in onda alle ore più insulse e moleste, con la verve più immotivata di tutto il pianeta (perché sarebbe immotivata alle sei del pomeriggio, figuratevi alle sei di mattina o alle tre di notte) con i suoi mini-show di fitness.
Per voi, simpatici fortunelli che non conoscete Jill Cooper, eccovi una breve descrizione. Immaginate una cavallona che scoppia di salute, coi capelli biondi come Barbie, la voce squillante come Alessandra Mussolini e l’accento di Dan Peterson (anche lei sta da vent’anni in Italia, ma niente: non c’è verso). Immaginate che codesta giovenca del Kansas insista da anni nel voler farvi dimagrire a ogni costo.

Jill Cooper e il suo totem.

Un momento, non ogni costo: in genere il costo varia dai 19.90 € ai 99.90 €, spese di spedizione incluse. Perché Jill è la personal trainer da attrezzo, e gli attrezzi che usa si vendono. E lei ci tiene un sacco. Lei vuole che tu sia magra, che la smetta di tenere il culo sul divano e inizi a sudare sulle molle infernali di Ab Rocket, che ti tiene la schiena in asse mentre ti spacchi di addominali. Capite bene che noi, che sul divano ci viviamo, ci sentiamo punti nel vivo dagli urletti di Jill. Che non si stanca di urlare, di dirci che quell’attrezzo lì ci cambierà la vita, che siamo dei cretini a ostinarci a fare gli addominali come facevano i nostri antenati. Sciocchi, non lo vedete che i vostri antenati sono morti tutti?

Jill Cooper in un momento di relax a casa sua (il divano ce l'ha, ma non lo usa).

Mentre la guardi, e ti chiedi se per caso non sniffi i vapori di Pino Silvestre nelle docce della palestra, per essere così entusiasta di qualsiasi cosa (“Ab Rocket ti sorregge la schiena!”, “Ab Rocket ha tre livelli di intensità!”, “Questo studio ha una porta!”, “Io ho i capelli biondi!”), ti rendi conto che Jill non sta facendo un piegamento che sia uno. Fanno tutto Gina, Pina e Dèboroh, i suoi assistenti. Lei gli va vicino e li incita, ma non si muove…anzi, le leggi negli occhi quella voglia unta di Burger King che probabilmente soddisferà alla fine della registrazione.
E quando tu starai digitando il numero di telefono di Media Shopping perché vuoi degli addominali bellissimi entro luglio, Jill starà ruttando la terza porzione di Onion Rings.

Come tutti i personaggi televisivi di bassa lega, adesso anche Jill ha scritto un libro. Del resto, lo fanno Vespa e Antonella Clerici (anche insieme, ma questi sono altri drammi, che ci riguardano meno), non v’è ragione per cui non lo faccia anche lei.
E quindi eccola, la nuova Bibbia del fitness: Il metodo ANTI-ANTA.

Il segreto dell'eterna giovinezza: il metodo ANTI-ANTA.

Lasciate perdere la ginnastica con le scope e i piegamenti sulle sedie: la partita per restare in forma e sempreggiovani si gioca tra gli sportelli della vostra cucina.
L’anta è un attrezzo pericoloso. Una folata di vento, un movimento inconsulto, e zac!, ci si apre in faccia lasciando indelebili rughe. O viceversa, si chiude all’improvviso su una mano, sul mignolino del piede, e zac!, dolore –> corrucciamento –> rughe.
Le ante sono le migliori amiche delle rughe. Nelle case americane si sta già provvedendo alla loro progressiva e sistematica eliminazione, in favore di più rilassanti cassettiere e sportelli scorrevoli. Avete mai visto armadi con le ante in Sex & the City? Pensateci.
E pensate a Jill Cooper. La notte, invece di cambiare canale, smontate le ante dei pensili della cucina e cominciate anche voi una nuova vita.
Felici, gggiovani e con la mobilia mutilata.

Perché Sanremo è Sanremo? – Matia Bazar, Eugenio Finardi, Marlene Kuntz

I Matia Bazar sono evidentemente una setta satanica a sfondo sessuale. Non si spiega diversamente l’impressionante turnazione di voci femminili nella loro lunga e più o meno gloriosa carriera, dall’inarrivabile Antonella “spacca-cristalli” Ruggiero, prima e sempre rimpianta voce dei Matia (i cui acuti sanremesi hanno scombinato l’ecosistema marino della riviera ligure richiamando nel Tirreno balene e delfini da tutto il mondo), a Laura Valente, compagna e poi moglie di Mango, quindi già vittima di pesanti torture musical-psicologiche, fino a Silvia Mezzanotte, rimpiazzata da Roberta Faccani giusto per il tempo necessario a produrre un obbrobrioso album doppio, e poi subito richiamata in forze in tempo per un nuovo Sanremo, il dodicesimo dal loro esordio all’Ariston nel 1977.

I Matia Bazar cambiano le cantanti ma non lo sfondo delle foto

Ma prima di questo turbillon di voci femminili, prima di quel Sanremo 1977, prima addirittura di Antonella Ruggiero, i Matia Bazar erano già stati al Festival sotto mentite spoglie. Si chiamavano J.E.T., facevano una specie di rock progressivo a sfondo social-religioso, una sorta di christian prog ante litteram, e gareggiavano al Festival con l’indimenticato successo Anika na-o. Correva l’anno 1973.

Quello stesso anno, i J.E.T. conosceranno Giancarlo Golzi, batterista in un altro gruppo progressive di dubbio gusto, i Museo Rosenbach, e insieme alla Ruggiero diventeranno Matia Bazar. Insomma, anche dal letame nascono i fior.

Eugenio Finardi è una persona tutto sommato seria, un cantautore con una carriera solida e pochi lati oscuri. “Pochi”, abbiamo detto, non “nessuno”; perché, ci duole ammetterlo, anche lui ha un paio di scheletri nell’armadio.
Forse non tutti sanno che il suo esordio discografico, infatti, è avvenuto a soli nove anni, quando interpretò con l’affettuoso nomignolo di “Gegè” l’innovativa Palloncino rosso fuoco. Inquietante come poche cose al mondo, è infatti stata con tutta evidenza l’ispirazione per le colonne sonore di svariati film di Dario Argento.

Va bene, va bene, all’epoca Finardi era solo un bambino talentuoso che obbediva a mamma e papà… Ma cosa dite, invece, di quel terribile Sanremo 1999, a cui Gegè si presentò cantando Amami Lara, una delle più vergognose canzoni della sua carriera, dedicata (ahinoi) non alla protagonista del dottor Zivago ma all’eroina di Tomb Raider Lara Croft? Non era meglio se piuttosto ci ricantava Palloncino rosso fuoco?

Amami, LaraAmami, Lara

Come se non bastasse, erano gli anni di Ciro – il figlio di Target, programma cult che qualunque telecomare degna di questo nome ricorda, in cui Sabrina Impacciatore interpretava appunto una caricatura della spastica Lara Croft. Potete immaginare com’è andata a finire: Finardi che canta nello scenario sagomato del videogioco, inseguendo un’atterrita Impacciatore al grido di “Amami, amami, Lara!”.
Purtroppo (o per fortuna) non abbiamo testimonianze video dell’evento, ma per fortuna (o purtroppo) ce lo ricordiamo benissimo.

E veniamo ai Marlene Kuntz. I più li conoscono in versione romantica, nel duetto con Skin. I gggiovani li ricordano nella colonna sonora di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, film culto (tratto dall’omonimo romanzo culto di Enrico Brizzi) nonostante le dimenticabilissime interpretazioni monocordi di Stefano Accorsi e Violante Placido. I nostalgici li amano dagli esordi, quando erano il prototipo dei musicisti cinici e incazzati che le mamme etichettano genericamente come “drogati” (forse neanche a torto, visto il fisique du role di Cristiano Godano).

interpreti di una generazione

In qualunque versione, per i Marlene fatichiamo a trovare qualcosa di indegno nel loro passato, perché hanno hanno sempre mantenuto una loro coerenza nel loro essere fondamentalmente rotti di cazzo del mondo. Anzi, a dire il vero la cosa più indegna della loro carriera potrebbe essere proprio la partecipazione a questo Sanremo: grandi outsider come lo furono al tempo loro i Subsonica, non ci spieghiamo cosa ci vadano a fare all’Ariston, ma speriamo che non replichino la loro stessa fine, toccando col Festival l’apice di una parabola musicale che definire discendente sarebbe un eufemismo.

L’inconfondibile cifra stilistica dei Marlene Kuntz: la joie de vivre

Di certo con l’età i Marlene si sono ammosciati e sicuramente non spaccheranno le chitarre sul palco; ma la loro esibizione rischia davvero di essere uno dei rari momenti di buona musica di questa edizione, specie nel preannunciato duetto di giovedì con Patti Smith. Ma naturalmente aspettiamo di vederlo e ascoltarlo, prima di tirare un sospiro di sollievo.

Perché Sanremo è Sanremo? – Berté, D’Alessio, Fornaciari (Irene)

Telecomarare di Loredana Berté può sembrare veramente troppo facile: artista poliedrica e trasgressiva, nella sua carriera ne ha combinate davvero di ogni, in particolare sul palco dell’Ariston.

Gravidanze indesiderate con 25 anni di ritardo

Il suo rapporto di odio e amore col Festival si apre nel 1986 con la celeberrima apparizione in pancione finto (recentemente copiato da Lady Gaga) e si chiude con lo sfacelo del 2008, quando darà completamente i numeri in diretta, vantandosi, tra le altre cose, di aver completato la sua bizzarra mise di scena la notte stessa, cucendosi nel cappuccio una federa dell’albergo (saltate al minuto 5:43, se volete risparmiarvi la canzone e le farneticazioni extra).

Sappiamo tutti com’è poi andata a finire: Loredana è stata squalificata, e per evitare che desse di matto del tutto è stata premiata con un’onorificenza istituita appositamente per lei dalla città di Sanremo. In mezzo, un altro paio di momenti davvero imbarazzanti, tra cui ci è d’obbligo ricordare l’agghiacciante progetto Loredasia, tre pezzi con videoclip annessi in collaborazione con Asia “recupero-esseri-umani-in-disfacimento-per-dargli-il-colpo-di-grazia” Argento.
Questo con D’Alessio è il suo rientro a Sanremo dopo quattro anni d’assenza, e la sua decima apparizione sul palco del Festival. Le indiscrezioni la dicono insolitamente quieta e ragionevole. L’avranno sedata.

Gigi D’Alessio (si scrive con una “g”, ma si pronuncia con due) ha dei trascorsi notevoli, telecomaramente parlando. Ci ha dato soddisfazione addirittura con un film, Annare’, uscito nel 1998.

La soberrima locandina del film Annare’

Ebbene sì: Gigi aveva questa fissa del nome “Anna” da un bel po’ prima di incontrare la Tatangelo. O forse ha deciso di accasarsi con lei proprio perché aveva uno stock di canzoni già intestate a nome suo (Anna si sposa, Annare’ e ‘O posto d’Annare’).
Mistero del Vesuvio.
Ma, non potendo mostrarvi tutto il film, ve ne mostriamo l’essenza. Il fondamentale videoclip portante: Anna si sposa.

Vi riportiamo la storia; i corsivi sono verbo di Gigi, più o meno tradotto e interpretato. Il resto, comprese le ndt (Nota delle Telecomari) è nostro.
(Nota: Ci siamo lasciati andare a qualche piccola licenza linguistica di napoletanismo.)

Anna si sposa, me l’ha detto uno serio che non mi prenderebbe mai in giro.
Anna si sposa, tiene già la casa, alla faccia mia e pure vostra, che non sapete come arrivare a metà mese, figuriamoci a un mutuo. Chissà come ha fatto a dimenticarmi, se fin’a mo’ piangeva come un ospite di C’è posta per te.

Vediamo Gigi alle prese con qualcosa di più grande di lui: il telefono. L’effetto è lo stesso di quando Nino D’Angelo prendeva in mano i ricevitori per le sue straordinarie serenate in teleselezione; dev’essere una distorsione prospettica che affligge tutti i cantanti napoletani.

Nino D’Angelo in amorosa interurbana e un cantante nazi-napoletano in incognito

Sta provando a mandare un avvertimento ad Anna. La chiama per dirle di non scherzare coi Santi. Anzi, col Titolare dell’Esercizio: Gesù in persona (più o meno in persona).

Anna, se davvero ti sposi in chiesa con un altro, fai fesso a Gesù. Non dimenticare quante volte abbiamo pregato insieme, tu ed io. E tu hai il coraggio di tornare in chiesa per mentire, (baldracca, ndt)? Gesù si incazzerà moltissimo, andrai all’inferno e manco nella vita eterna ci potremo vedere (brutta cretina, ndt).
Quindi, cerca di tenere questa cosa per te, non mettere in mezzo Gesù.

Una breve pausa di parlato, degno di Piange il telefono. Con la bambina sfruttata per biechi fini sentimental-religiosi: un classico.
Ma riparte lo stalking l’inseguimento la disperata passeggiata di Gigi sulle tracce di Anna per tutta la città, mentre lei sbriga tutte le commissioni, fregandosene del fatto che Gesù poi si incazza e la manda all’inferno.
Si va verso un finale più intenso dell’ultima puntata di Non è la Rai.
Ancora un parlato, stavolta in rima: Salvatore Di Giacomo si sta rivoltando nella tomba più veloce delle fruste del Bimby per montare gli albumi a neve.
Un intenso sguardo d’intesa tra Gigi e il Crist’in croce: è difficile individuare il più sofferente e legnoso tra i due.
E Gigi, infine, stremato (anche noi, Gigi) si chiede se magari anche lui non avrebbe diritto a un finale come quello de Il Laureato.
Te lo diciamo noi, Giggi: no. Perché tu non sei Dustin Hoffman e Maria Monsè non è Katharine Ross.

Trova le dieci piccole differenze

Il Festival di Sanremo è pur sempre una manifestazione italiana, e i “figli di” non possono mancare. Irene Fornaciari ne è un classico esempio. Figlia di Zucchero Fornaciari, fa il suo esordio nell’album Bluesugar del padre, traduce i testi della colonna sonora di Spirit che verrà cantata dal padre, apre come supporter due tour del padre. Anche il suo esordio sanremese è benedetto dalla mano paterna: in gara nel 2009 nella sezione Nuove Proposte, nella serata dei duetti Irene viene affiancata dai Sorapis, estemporaneo quanto strampalato progetto di gioventù, indovinate un po’ di chi?, del padre. Insieme a Dodi Battaglia, Maurizio Vandelli e Fio Zanotti.

L’anno dopo, per restare fedele alla tradizione, Irene parteciperà di nuovo al Festival, stavolta entrando nella categoria Big grazie all’accoppiata con i Nomadi, che sono manco a dirlo amici del padre. Nonostante i sonori calcinculo del padre, Irene non ha mai raggiunto una vera notorietà, e la sua presenza tra i Big del Festival anche quest’anno si annovera per noi tra i grandi misteri della tele.
Peccato, perché alla ragazza la voce non manca. Sarà colpa del padre troppo ingombrante?

Perché Sanremo è Sanremo? – Nina Zilli, Samuele Bersani, Dolcenera

Vi ricordate? Avevamo promesso che avremmo seguito Sanremo. Avevamo promesso che avremmo scavato nel torbido delle già torbide carriere dei Big di quest’anno. Bene, le Telecomari mantengono promesse come i governi le disattendono.
Ecco a voi la prima terna di Big: Nina Zilli, Samuele Bersani e Dolcenera, ovvero i ggiovani non più ggiovani.

Prima di diventare la sofisticata signorinella che noi tutti conosciamo, Nina Zilli era Maria Chiara Fraschetta, carismatica leader in dreadlocks e gonnoni lunghi di Chiara&gli Scuri, con l’indimenticabile hit Tutti al Mare.

Una diapositiva esemplificativa della mutazione genetica di Nina Zilli

Correva il lontano 2001, e bisogna dirlo: la Nina era figa anche allora, senza la patina della signora garbata e con il 50 per cento di morbidezza in più. Una figaggine che evidentemente non passava inosservata, nonostante i tutoni sformati e le scarpe da ginnastica, se Red Ronnie decise di scegliersela come valletta per l’ultima edizione di Roxy Bar.

Non esistono molte prove in giro di questa fase della carriera di Nina, ma le Telecomari sono riuscite a scovarle per voi. Negli ultimi minuti del video che segue potrete osservare una giovanissima Zilli in versione casalinga di Voghera mentre saluta Ike Willis, dando peraltro dimostrazione del suo ottimo inglese.

(N.B.: partendo dal min. 6.23 potrete risparmiarvi l’ascolto di tutto il pezzo di Frank Zappa, che a orecchie poco avvezze potrebbe suonare più o meno come una supercazzola sonora.)

Samuele Bersani parteciperà al Festival con Un pallone. Ha raccontato a «Repubblica» che l’idea è partita vedendo un cane felice del suo pallone bucato. Deve averci proprio una passione per le cose bucate, Samuele Bersani. Tralasciando il fatto che il suo primo successo è stato Chicco e Spillo, che parlava proprio di due che di buchi se ne facevano parecchi, anche il suo look trasmetteva quell’aria di buco… nel maglione.
Magari i suoi maglioni erano nuovi e comprati apposta per le varie ospitate televisive, ma lo nascondevano benissimo.

Doppio nascondismo (del buon gusto e di Bersani)

Però lui anche così aveva il suo fascino. Faccia pulita e maglione infeltrito. O magari eravamo noi troppo giovani e piene di ormoni, e avremmo trovato affascinante anche una chiave a brugola.

Dolcenera è una canzone di Fabrizio De André. Ma è anche il nome d’arte di Emanuela Trane, che ha pensato bene che scegliendo come nome d’arte “Manu” dopo due settimane non se ne sarebbe ricordato nessuno. E invece è ancora qui. Dolcenera ha già sbancato il Festival, vincendo nella sezione “Proposte” nel 2003. Ci è tornata nel 2006, ma è arrivata seconda.
Ma mettiamo da parte la musica: stiamo parlando di Sanremo, dopotutto. Puntando evidentemente a scalzare la Consoli dal suo trono di icona lesbo per eccellenza, negli anni Dolcenera ci ha disorientati con repentini e radicali cambi d’immagine. Una chiara evoluzione da ragazzetta pulita e un po’ anonima, a ribelle spettinata e arrabbiata di default, fino alla repentina virata verso la femme fatale (per dirla con un eufemismo).

Dolcenera acqua e sapone, intrisa di joie de vivre e come mamma l’ha fatta

Facendo anche a lei il nostro più sentito in bocca al lupo per questa edizione del Festival, le diamo due piccoli consigli. Prima di tutto: mangia, sei troppo magra. E poi, quando ti chiedono di fare “er saluto”, non ci cascare e muovila, quella mano. Muovila.

Perché Sanremo è Sanremo?

Ve l’avevamo promesso, che avremmo seguito Sanremo.
Così ci siamo incollati al divano e al computer e ci siamo messi a studiare, alla ricerca della risposta alla domanda ontologica fondamentale: “Perché Sanremo è Sanremo?”.

Cominciamo dagli aggiornamenti. Alcune cose sono cambiate dall’ultima volta che abbiamo parlato del Festival. Tipo che adesso Tamara Ecclestone non c’è più. Troppi capricci e cachet troppo alto, pare. Un po’ come Celentano, che però invece pare che al Festival ci sarà.

La Babele sanremese che ci attende

E a proposito di Celentano, l’ultima novità dal Molleggiato è che si vorrebbe portare sul palco dell’Ariston nientemeno che Beppe Grillo. Il motivo, francamente, ci sfugge. Forse Grillo fa parte del piano di beneficenza con cui Celentano vuole devolvere il suo compenso?
Di certo il suo genovese biascicato non faciliterà le già labili comunicazioni in quella che si preannuncia come l’edizione più incomprensibile della storia della musica italiana, tra modelle che non parlano italiano, presentatori che non parlano inglese e cantautori che l’inglese se lo inventano. Giusto per celebrare l’Italia nel mondo.

Ma, vi dicevamo, per prepararsi al meglio ad affrontare quello che ci aspetta, le Telecomari si sono messe a studiare.
Il cuore di una gara canora sono, appunto, i cantanti, e allora: chi sono i cantanti in gara? Ognuno di loro nasconde torbidi segreti nel proprio passato.

E noi, in attesa dell’inizio del Festival, ve li racconteremo.
Stay tuned.
Burma!

La Crociata sul Due: Ai Telecomandi!

Ognuna delle Telecomari ha la sua perversione televisiva.
Mrs. Premise ha L’Italia sul Due.
È per questo che oggi vogliamo dare inizio a una vera e propria crociata in difesa di Milo Infante.

un’immagine denigratoria di Milo

Milo ha infatti deciso di fare causa alla Rai. No, non per la foto che hanno scelto per la pagina a lui dedicata sul sito di RaiDue, ma per ragioni di mobbing.

Da quando a co-condurre il programma è arrivata santa Lorena Bianchetti, molte cose sono cambiate. E non ci riferiamo solo al fatto che un giorno sì e uno pure ci sono almeno una Madonna in scaletta e un prete in studio (conosciamo tutti i – neanche troppo – trascorsi filovaticanisti di Lorena), ma anche al fatto che, rispetto alle scorse edizioni, i ruoli di conduzione si sono invertiti. Lorena parla di cronaca, economia e politica, Milo intervista i naufraghi dell’Isola dei Famosi e quelli della Concordia.

Certo, che con l’arrivo di Lorena Bianchetti le cose sarebbero cambiate del tutto, dovevamo capirlo tutti da subito.

Lorena usurpatrice

Il fatto è che in questo sconclusionato scambio di ruoli sono entrambi a disagio.
Prendiamo la puntata di oggi.
Milo è arenato (è proprio il caso di dirlo) sul caso Concordia da giorni, ma stoicamente riesce a resistere, non si barbarad’ursizza nemmeno un momento, nonostante la redazione gli propini collegamenti sempre più improbabili (dalla telefonata col comandante di lungo corso amico di Schettino ieri, al servizio coi concittadini del paesello oggi).
Ma a un certo punto non ce la fa più, è pur sempre un giornalista. E di fronte a Guendalina Canessa* (ospite in qualità nientemeno che di quasi naufraga, perché doveva salire sulla Concordia con sua figlia) che sfoggia la pochezza del suo unico neurone vantandosi di aver soprannominato il comandante della Concordia «Schettino il cretino» (wow, che fine umorista), Milo sbotta:

Ti prendi la responsabilità di quello che stai dicendo. Perché non è che uno può venire in televisione a dare impunemente del cretino alla gente, e io non posso fare a ogni ospite la lezioncina su quel che si può o non si può fare.

Ah, no? Perché sai, Milo, al Grande Fratello l’hanno abituata così. E siccome lei ha una figlia piccola e come tu ben sai, Milo, tra i dispersi c’è una bambina piccola, Guendalina si sente giustamente in diritto e in dovere di dare pubblicamente del cretino a quest’uomo per strappare un applauso del pubblico. Così come il regista si sente in dovere di chiudere lo spazio con l’inquadratura drammatica sul peluche perso all’Isola del Giglio** da un bambino superstite nella concitazione degli eventi.

La quasi naufraga Guendalina Canessa

Per poi passare a Lorena Bianchetti, la cui incapacità di parlare di qualunque cosa non concerna rosari è autoevidente una volta di troppo nella sua intervista ai tassisti in sciopero («Mi chiedono da casa: come faccio io, se chiamo un taxi al telefono, a sapere quale offre la tariffa più vantaggiosa?») come anche nel suo rapporto col pubblico: «Ciao Lorena, sono siciliano e mi chiamo Santo…» «Certo, si chiama Santo, non può che essere siciliano!» – si fosse chiamato Ciro sarebbe stato per forza napoletano?

E noi Telecomari siamo qui sul nostro divano e non ce ne facciamo capaci, che mettano in mano un programma a una così solo perché dice bene le preghiere. A questo punto rivogliamo le fiction di finte-storie-vere, le confessioni private di Carmen Russo, Craig Warwick e i suoi angeli.
Miei prodi, ai telecomandi! È Dio che lo vuole! Salviamo Milo Infante!

Mrs. Premise

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* Sì, proprio lei, l’inutile Gieffina salita agli onori dei talk show per essere diventata la compagna dell’altrettanto inutile Daniele Interrante.
** Di cui grazie a RaiReplay speriamo di riuscire a fornirvi una diapositiva al più presto, casomai conosceste il bambino.

Perché Sanremo è Sanremo!

Da amanti della sana, brutta televisione, le Telecomari non potevano esimersi dal seguire Sanremo.
Eccoci allora sul nostro divano, ancora a digerire il ragù della domenica, per sapere tutto quello che c’è da sapere sulla 62esima edizione del Festival della (cosiddetta) canzone italiana direttamente dal tempio dell’informazione televisiva: L’Arena di Massimo Giletti.

Va detto, con la brutta faccenda della Costa Concordia in pieno svolgimento, Giletti ha vissuto un difficile conflitto interiore: lo sciacallo che è in lui si rifiutava di parlare di gioviali canzoni di fronte a cotanto trionfo di morti, feriti, dispersi. Niente Sanremo, quindi, senza prima aver sviscerato la tragedia con adeguata dose di qualunquismo, paragoni col Titanic e picchi da requisitoria popolare sul genere “Dov’era il capitano? Com’è possibile che sia successo questo? Voglio delle risposte!” di cui solo Giletti è capace.

Per fortuna lo stillicidio sulla Concordia a un certo punto ha fine, Klaus Davi smette di parlare di cose che non sa, qualcuno tira fuori Luzzatto Fegiz dalla naftalina, Giletti indossa la maschera delle occasioni liete e comincia lo Speciale Sanremo con Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi.

La faccia delle occasioni liete di Massimo Giletti

Eggià, perché la prima novità è che a condurre Sanremo quest’anno ci sarà di nuovo Gianni Morandi, nonostante l’anno scorso avesse giurato e spergiurato che non l’avrebbe fatto mai più. Ma evidentemente la salma di Mike era ancora indisponibile quando lo hanno convocato.
Quest’anno, ci spiega Mazzi, il Festival è dedicato all’Italia nel mondo, ed è per questo che il superospite, dopo Benigni l’anno scorso, quest’anno sarà… Adriano Celentano. Che siccome ha scritto Svalutescion e Prisencolinensinainciusol è internazionale almeno quanto l’Oscar di Benigni e sicuramente quanto l’inglese di Gianni Morandi.
Sempre in omaggio al respiro internazionale (e probabilmente per rendere il palco dell’Ariston ancor più una specie di nuova Babele) affiancheranno Morandi le internazionalissime Ivana Mrazova e Tamara Ecclestone (figlia del patron della Formula 1 Bernie), superfighe che a stento parlano italiano e quindi sicuramente si troveranno benissimo anche loro con l’inglese in salsa emiliana di Gianni Morandi.

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Le Barbie brune di quest’anno, Ivana Mrazova e Tamara Ecclestone

In quest’aria di grande internazionalità, anche i Big dovranno fare la loro parte: ognuno, oltre a cantare la propria canzone in gara, ha scelto anche un grande classico della canzone italiana da rivisitare in coppia con un ospite internazionale.

Ma caviamoci il dente, e tiriamo fuori ‘sti nomi:
1 – Nina Zilli, in gara con Per sempre, canterà Never never never (Grande grande grande) con Skye dei Morcheeba
2 – Samuele Bersani, in gara con Un pallone, canterà My sweet Romagna (Romagna mia) con Goran Bregovic
3 – Dolcenera, in gara con Ci vediamo a casa, canterà My life is mine (Vita spericolata) con Professor Green
4 – Pierdavide Carone e Lucio Dalla, in gara con Nanì, canteranno Anema e core con Mads Langer
5 – Irene Fornaciari, in gara con Il mio grande mistero, canterà I who have nothing (Uno dei tanti) con Brian May
6 – Emma, in gara con Non è l’inferno, canterà If paradise is half as nice (Il Paradiso) con Gary Go
7 – Matia Bazar, in gara con Sei tu, canteranno Speak sofly love (dal film Il Padrino) con Al Jarreau
8 – Noemi, in gara con Sono solo parole, canterà To feel in love (Amarsi un po’) con Sarah Jane Morris
9 – Francesco Renga, in gara con La tua bellezza, canterà El mundo (Il mondo) con Sergio Dalma
10 – Arisa, in gara con La notte, canterà Que serà (Che sarà) con José Feliciano
11 – Chiara Civello, in gara con Al posto del mondo, canterà You don’t have to say you love me (Io che non vivo) con Shaggy
12 – Gigi D’Alessio e Loredana Bertè, in gara con Respirare, canteranno e Auf Der Welt (Piccolo Uomo) con Nina Hagen
13 – Eugenio Finardi, in gara con E tu lo chiami Dio, canterà Surrender (Torna a’ Surriento) con Noa
14 – Marlene Kuntz, in gara con Canzone per un figliocanteranno The world became the world (Impressioni di Settembre) con Patti Smith

 Inutile dilungarci sull’improbabilità di certi abbinamenti (che male ha fatto Chiara Civello alla sua casa discografica per guadagnarsi il duetto con Shaggy?), come anche sulla levatura di certi ospiti internazionali (Sergio Dalma?!). Di certo sentiremo la mancanza di Toto Cutugno (che pare si sia visto rubare il posto dai Matia Bazar, sacrilegio!), ma noi che eravamo rimasti delusi dalla smentita partecipazione di Emanuele Filiberto in coppia con Morgan avremo pane per i nostri denti.

Le riproduzioni in cera di Gigi D'Alessio e Loredana BertéLe riproduzioni in cera di Gigi D’Alessio e Loredana Berté

Alcune preziose perle di commento:
– “Abbiamo voluto fare un Sanremo di respiro internazionale”
– “L’Italia è il secondo esportatore di musica nel mondo dopo l’Inghilterra”
– “Pierdavide Carone viene dalla scuola di Maria de Filippi ma è un ottimo cantautore, ricordiamoci che ha scritto il pezzo che portò al successo Valerio Scanu” [l’indimenticata “In tutti i luoghi, in tutti i laghi…”, n.d.r.]
– “Brian May è un grandissimo musicista, ha scritto Ui Uill Rocchi e De Sciò Mas Go Oh
– “L’esibizione con Irene Fornaciari sarà emozionante, ricordiamo che dopo la morte di Freddie Mercury Zucchero era uno dei candidati a sostituirlo nei Queen”
– “Chiedi nel mondo chi è Adriano Celentano! Chiedi a Giuliano dei Negramaro! Chiedi!”
– “Celentano è un grande artista internazionale! Chi altro fa ancora scalpore nel mondo dopo cinquant’anni di carriera?” “Madonna!”

Mrs. Premise