Cucina vegana

CIBARSI DI CIO` CHE NON E` DOMESTICATO

Pubblichiamo in questa pagina alcune foto e brevi descrizioni  di erbe selvatiche commestibili, per ora riportiamo solo le piante presenti in questo periodo primaverile ma ci prendiamo l’impegno con tutti i visitatori del sito ad aggiornare la pagina  durante le diverse stagioni seguendo i ritmi della natura che ci circonda e ci offre cio` che ci serve per vivere.

Apparte il fascino suscitato in noi da tutto cio` che e` selvatico e non domesticato, conoscere e cibarsi di erbe selvatiche ha un valore che trascende la semplice culinaria.

Le erbe selvatiche sono molto diverse dai vegetali coltivati perche´ quest’ultimi hanno subito un lungo processo di selezione che ha favorito alcune caratteristiche al contrario di alre, in particolare nell’ultimo secolo ci si e` sempre piu` diretti verso un’agricoltura intensiva/estensiva e meno di sussistenza locale.

Questa forma di agricoltura artificialmente favorita dal sistema di mercato si e` fondata negli ultimi 30 anni sul massiccio utilizzo di fertilizzanti chimici e da una forzata selezione delle varieta` vegetali favorendo le piu` produttive. Questa e` una crescita produttiva che sembra aver seguito un andamento esponenziale e destinata a crollare con la fine dei combustibili fossili, le conseguenze di questo inevitabile crollo saranno catastrofiche .Questa parentesi di alta produttivita` e` destinata a chiudersi con la fine dei combustibili fossili come si era aperta con il loro massicio utilizzo.

Solo chi sara` in grado di evitare la dipendenza da queste forme d’energia basandosi su un sistema di autosufficienza, meno produttivo ma piu` sostenibile potra` evitare le conseguenze (almeno in parte) della crisi ambientale globale, ammesso e non concesso che rimanga qualche lembo di terra non ancora divorato dalla logica della crescita infinita del dio P.I.L. (prodotto interno lordo).

Ma conoscere e utilizzare alcune erbe selvatiche oltre ad essere la base dell’autogestione, e` il ricongiungimento con una coscienza che abbiamo assopito circa 10000 – 7000 anni con la nascita dell’agricultura. Non pensiamo minimamente che la conoscenza di alcune erbe selvatiche possa accomunarci all’enorme conoscenza della natura delle popolazioni di raccoglitori pre-agricole.

Ma questo ci da l’occasione per riflettere su diverse forme di coscienza e rapporti con la natura nel mondo pre-agricolo e agricolo.

I raccoglitori passati e presenti fondavano la loro sopravvivenza sulla conoscenza della natura, dovevano saper riconoscere migliaia di piante, conoscere il loro periodo vegetativo, le loro proprieta` e la localizzazione sul territorio. Per questi primi uomini la natura era benevola  e da rispettare perche´ gli permetteva di vivere con sempre nuovi frutti durante le diverse stagioni.

Il mondo e la cultura agricola si fondano sul controllo e sulla modificazione della natura, devono essere controllati i cicli delle piante, la loro crescita, i terreni devono essere dissodati, le piante selezionate e i fiumi irrigimentati. L’uomo della cultura agricola percepisce la natura e i suoi componenti come ostili e da sottomettere perche´ solo cosi` potra` ottenere i suoi mezzi di sussistenza. Alluvioni e siccita` diventano delle catastrofi e gli animali selvatici diventano «nocivi».

Nessuno vuol dire che sarebbe possibile tornare ad un sistema fondato solo sulla raccolta ma e` altrettanto vero che un sistema fondato sull’agricoltura intensiva/estensiva e` destinato al collasso con l’esaurimento delle riserve di petrolio (esaurimento previsto entro i prossimi 100 anni, alcuni studi parlano di 10-40 anni). L’unica strada ancora percorribile e` quella di un’agricoltura di autosussistenza locale fondata sulla maggior diversita` di culture possibili integrata con la presenza di piante selvatiche alimentari.

Questo vuol essere solamente un veloce spunto di riflessione sull’evoluzione della coscienza umana e della percezione della natura.

ALCUNE PIANTE COMMESTIBILI

Alliaria petiolata


Habitat

La zona d’origine è paleotemperata, per cui è diffusa in Europa, Asia (in Cina e India settentrionale fino all’Himalaya); ma anche nell’Africa del nord.
In Italia è comune e la si trova nella boscaglia in mezz’ombra e nei boschi umidi di latifoglie, o comunque ricchi di azoto e sostanze organiche (pianta sinantropa), a quote comprese fra 0 e 1700 m s.l.m.. È presente sia nella zona marina (rara) che montana (comune). È assente in Sardegna.

Cucina

Le foglie della pianta possono essere usate in cucina nelle insalate. In Inghilterra è abbastanza comune utilizzarla per insaporire i sandwich. Sembra che siano più digeribili di quelle dell’aglio.
I giovani getti primaverili, assieme ad altre verdure, possono essere usati per preparare minestre. Arrostiti vengono usati anche in torte salate o nelle piadine.
Altre parti usate : fiori, frutti e semi (simili alla senape).
Nel Medioevo si usava nella carne salmistrata (per coprire l’odore sgradevole dopo qualche settimana di conservazione senza frigorifero !).

Rumex acetosa


Habitat

È diffusa in tutta Italia, dal mare ai monti, in luoghi aperti e lungo i corsi d’acqua. La pianta si può raccogliere tutto l’anno, anche radendo la piantina in quanto la radice emetterà nuovamente.

Cucina

Ha un sapore acidulo e si usa in aggiunta alle insalate fresche, agli spinaci e le verdure cotte in genere. Le foglie possono essere consumate fresche in piccole quantità. Si prepara anche una salsa per accompagnare pesce e carne.

Lamium


Habitat

Oltre al Mediterraneo, e quindi l’Africa settentrionale (fino all’Abissinia), anche l’Asia extra-tropicale (fino alla Siberia) partecipa alla distribuzione delle specie di questo genere, alcune delle quali si trovano anche nell’America del nord e del sud (probabilmente sono naturalizzate dal periodo coloniale). Sul suolo italiano queste piante occupano un po’ tutti i terreni (dalla zona dell’ulivo del Mediterraneo a quella del faggio collinare, fino ad arrivare al piano alpino.
Delle 11 specie spontanee della flora italiana, 8 (a parte le sottospecie) vivono sull’arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all’habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[9].

Cucina

Le foglie di L. purpureum ed altri Lamium, vengono raccolte prima della fioritura e consumate crude in insalata, oppure cotte da sole o insieme ad altre erbe selvatiche.

Urtica dioica

Urtica dioica


Habitat: Incolti, boschi, aree antropizzate, bordo strada, luoghi a mezz’ombra su terreni ricchi di nitrati, da 0 a 1.800 m di altitudine

Cucina

Non esistono problemi di raccolta data la sua enorme diffusione. Si raccoglie tutta la piantina finché è giovane e succosa. Appena il fusto lignifica non è più usabile. Tanto è pungente nella raccolta, tanto è buona mangiata.
È sicuramente una delle erbe selvatiche più note e utilizzate. In cucina l’ortica trova un impiego assai vasto grazie alla bontà dei suoi giovani apici. Combinata con altre verdure forma gusti eccellenti: è ottima con le tenere foglie di parietaria. Di sapore delicato, sovente superiore a quello di molte verdure commercializzate, con questo pungente vegetale si possono preparare passati rinfrescanti, minestre e perfino ripieni.

Torta al papavero

Per il ripieno:

125 ml di latte di soia,

70 g di zucchero di canna e

100 g di margarina scaldare, togliere dal fuoco, aggiungere

400 g di papavero tritato,

1 cucchiaino di cannella,

100 ml di panna di soia, mescolare bene e lasciar rafreddare.

Per la pasta:

400 g di farina per dolci,

1 bustina di lievito per dolci,

100 ml di panna di soia,

5 cucchiai di olio,

5 cucchiai di latte di soia,

75 g di zucchero di canna,

1 cucchiaino di sale mescolare bene. Mettere da parte 1/4 di pasta e stendere il resto. Distendere la pasta in  una teglia oliata in modo da ricoprire anche i bordi. Ricoprire la pasta con il ripieno.   Dalla pasta messa da parte modellare dei vermicelli e disporli a griglia sopra il ripieno come fosse una crostata. Infornare a 180 °C per 20 min.


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