Ritorno

Da Il porto delle scimmie di Luca Ormelli, leggiamo e commentiamo il pensiero 70 del 21 marzo 2011.

 

Giorgio De Chirico, Il ritorno di Ulisse (1968)

Pensiero 70
Non cercate il senso del mondo poiché non ne troverete alcuno eccetto il ritorno dell’uguale. Consolatevi dei sensi poiché in essi alberga la vostra sola, autentica conoscenza. “Ma la ragione?” qualcuno di voi mi obietterà. Invero con la ragione potrete spingervi vorticando sulle ali dei venti, schiumare con l’impeto dei torrenti alpini ingrossati dallo sferzare delle piogge, risalire lungo le rosate crode dei monti e navigare pei mari di stelle, viaggiare attraverso le nebbie del cosmo inseguiti dalla luce di mille soli eppure mai supererete i confini dei vostri sensi. Mai! Questa è la maledizione, questo il trionfo cui siete condannati sin dall’origine e fino alla vostra ultima destinazione. L’impermanenza del mondo sia per voi dimora ed ostello, asilo d’ogni voluttà poiché in essa si trova la vostra condizione, la vostra sola perennità.

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Commento
Com’è vero che mai supereremo i confini dei nostri sensi! Anche perché “non c’è oggetto senza soggetto”, vale a dire “non c’è mondo senza l’uomo”, e perciò non si può superare tale “rappresentazione” se concorriamo a costituirla, se in essa c’è tutto quel che siamo e non c’è se non ci siamo, o perlomeno non è come appare quando siamo svegli o nei sogni, e non si saprà mai cosa sia diversamente.
Inoltre un mondo così dove l’uomo ha tanta parte, “non ha senso” – dice il pensiero 70 −, ed è ovvio, perché l’uomo stesso non sa di sé. Non sa da dove viene, chi è, dove va, e come può avere senso il mondo se non ce l’ha l’osservatore che interagendo con esso lo solleva fino alla sua misura? Un po’ n’aveva quando c’era Dio, ma ora “Dio è morto”; un po’ ne aveva quando la filosofia lo lasciava sperare presentandogli delle soluzioni trascendenti, ma ora essa lo ha abbandonato alla sua fine o ne ha fatto una caricatura d’eterno.

Ma in tanta instabilità e caducità, ecco una sorpresa contenuta nel pensiero 70: il mondo non ha senso alcuno “eccetto il ritorno dell’eguale”. Si tratta però di un’eccezione ed essa, come si sa, conferma la regola. Ma davvero è soltanto un’eccezione?
Ritorno
significa − cito lo Zingarelli − “tornare, venire di nuovo nel luogo, nello stato, la condizione in cui si era venuti prima o da cui si era partiti”. Tali sono, per esempio, quelli dalle vacanze, dalle visite ai parenti, dai paesi stranieri dove si è stati a cercare fortuna e si ritorna al paese natio quando è vicina la fine della vita.
Ma nel pensiero 70 il ritorno non è di quelli. È il “ritorno dell’uguale”. “Eterno”, perciò, come lo vuole il titolo completo; ed è la sua eternità che comincia a corrompere il non senso del mondo.
Perché chi ritorna da lì, dunque, è uno che è già stato sempre, non appartiene perciò solo all’età del mondo dove in un breve giro un uomo nasce e muore, che è la dimensione del “non senso”. In altre parole è la metempsicosi che qui entra in gioco, considerata anche dalla filosofia “ la più razionale teoria dell’immortalità personale”.

Tuttavia nel pensiero 70 “il ritorno dell’uguale” è considerato un’eccezione; e nonostante la buona ragione adotta non basta tale crepa nell’edificio del “non senso” a mettere in dubbio la sua consistenza. In altre parole, anche se l’eterno, perché tale, esclude da sé ogni “non senso” e “impermanenza” (è perché è), esso assomiglia alla fortezza Bastiani de Il deserto dei tartari. Perciò, da capo, l’eccezione conferma la regola o anche una rondine non fa primavera.
Ma “per venire di nuovo nel luogo da cui si era partiti” ci vuole la strada, come si arriverebbe altrimenti! Una strada è imprescindibile, ma dove fosse e come fosse nessuno davvero lo sapeva, neppure quelli che hanno raccontato i loro ritorni da altre esistenze, ricordando di esse molti particolari. Ciò almeno nel campo della filosofia. Negli altri si sapeva che attraversava gli Inferi, che solo l’eroe riusciva a passare, o il sapiente cui la Dea ha aperto la Porta, o il poeta più arrischiante della vita stessa.

Ebbene, ora la strada c’è in modo chiaro e distinto, e come accade qui sulla terra che per una strada si va e per un’altra si torna, o la stessa è l’una e l’altra cosa assieme, similmente avviene per l’eterno ritorno dell’uguale.
Così è necessario che fosse, perché, come si è detto, “ritorni” ne sono sempre avvenuti, ma sembravano frutti del caso, o si arrivava ad occhi chiusi o trasportati.
La strada si chiama Via d’uscita dal nichilismo ed è proprio quella che stiamo raccontando in questo blog.
Via d’uscita dal nichilismo è il nome dell’ultimo tratto del percorso. Il suo svolgimento completo si chiama invece Via filosofica o Strada che collega le esistenze. Di essa abbiamo detto dove è iniziata, come si è svolta, dove è terminata, soffermandoci soprattutto nei punti più difficili e dimostrando come sono stati superati.

La Via filosofica è iniziata nella Grecia antica al tempo dei sapienti e dei primi filosofi, si è svolta in un giro lungo venticinque secoli ed è terminata ai nostri giorni con l’arrivo nel punto dove è cominciata. Coincidenza degli opposti è il nome di quel punto perché inizio e fine sono “lo stesso”. La sua costruzione ha richiesto anche il concorso degli altri aspetti della cultura: dei miti, misteri, religioni, poesia, come abbiamo documentato nei post Compendio, La metà nascosta, Coincidenze, ecc.
Fra le difficoltà più grandi che sono state affrontate: l’enigma della Porta e il superamento dell’Abisso. Ma il primo è stato svelato e sul secondo è stato costruito un Ponte.
E ora La via filosofica è come un’autostrada rispetto ai sentieri, camminamenti, scalate, che l’hanno preceduta.
Dopo la costruzione della strada che collega le esistenze − quelle passate alla presente e a quelle che verranno −, esse diventano come le veglie interrotte dal sonno.

A questo punto l’eccezione contenuta nel pensiero 70 ed espressa dalle parole “eccetto il ritorno dell’uguale”, si dilata, rompe gli argini, dilaga. Occupa tutto lo spazio del “non senso”, mina le sue fondamenta, e diventa “senso”.
Diventa regola ciò che era eccezione.
Diventa l’essenza della civiltà che si chiama Occidente.
L’essenza è l’“eterno ritorno dell’uguale”.

E TUTTO PUÒ RICOMINCIARE DA QUESTO RISULTATO

P.S.
Con ciò abbiamo superato i confini dei nostri sensi? No, mai. Però c’è nuova luce in cielo, è aumentata l’illuminazione, nuovi sensi possono percepirla, o è cresciuto il potere di quelli antichi. È il terzo occhio che s’è aperto, quello che altre civiltà hanno intuito che si trova sulla fronte.

2 Risposte to “Ritorno”

  1. Luca Ormelli Says:

    Vi giunga il mio saluto di cuore. Come si costuma tra viandanti. Luca

  2. wilmo e franco boraso Says:

    Ricambiamo con affetto il saluto, nella speranza tu possa riprendere il cammino attraverso “Il porto delle scimmie”.

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