Scuola

INNOVAZIONE

Acceso dibattito sulle nuove tecnologie
tra apocalittici, integrati e "web-entusiasti"

Il confronto è serrato, anche sui blog e i social network, dopo l'articolo del linguista Simone contro l'introduzione dell'hi-tech nelle aule. Il progetto del ministro Profumo va in questa direzione. Divisi docenti e genitori

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L'articolo-provocazione dell'insigne linguista Raffaele Simone ("Se a scuola internet rende stupidi", pubblicato sulle colonne di Repubblica il 12 gennaio) contro le nuove tecnologie applicate all'apprendimento non è passato inosservato, suscitando un serrato dibattito pedagogico-culturale sull'uso della lavagna interattiva e del tablet nelle classi, sulla situazione della scuola italiana di oggi e sul ruolo degli insegnanti-analogici alle prese con gli studenti-nativi-digitali. Dibattito nato sulla carta ma spostatosi rapidamente in Rete, dove in brevissimo tempo sono nati gruppi di discussione su Facebook e si sono moltiplicati post e commenti sui blog di tendenza nel mondo della scuola.

Post-Gelmini, il piano di Profumo. Quello delle tecnologie sui banchi è un tema-caldo che il neoministro dell'Istruzione Francesco Profumo - come anticipato il 22 dicembre scorso a Repubblica Tv - considera prioritario: il piano di rilancio della didattica ipotizzato dal nuovo titolare di viale Trastevere prevede corsi di aggiornamento per gli insegnanti e introduzione dei tablet in classe, iniziando dai licei, per modernizzare le metodologie di apprendimento. Una posizione condivisa in parte anche dal professor Paolo Pirini sul portale "scuolachefarete.it", la community dei docenti: "Naturalmente non si tratta di rinnegare il passato o di promuovere un'abolizione dei libri di testo e degli strumenti didattici adottati sino a oggi, bollandoli come obsoleti o inattuali alla 'missione' educativa odierna. Si tratta semplicemente di prendere atto dei mutamenti in corso nella società e di progettare nuovi percorsi consapevoli, salvaguardando quanto di positivo e valido è stato costruito sinora".

"La Lim accorcia le distanze". In alcune scuole italiane già da qualche tempo hanno preso piede le Lim (lavagne interattive multimediali) con ricadute positive sull'apprendimento, come sottolinea Cinzia Chelo, docente di Matematica e Scienze nella scuola secondaria di primo grado "A. Brofferio" di Asti: "La Lim accorcia le distanze generazionali: i ragazzi ritrovano in aula uno degli strumenti che utilizzano nel quotidiano, mentre gli insegnanti introducono qualcosa di tecnologico mettendosi un po' in gioco, accettando il confronto con i ragazzi, tendendo loro una mano per trovare nuovi canali di comunicazione". Sottoscrive Francesca Panzica, insegnante di Inglese nella scuola primaria dell'Istituto Comprensivo di Lastra a Signa in provincia di Firenze: "La Lim non può mancare in un ambiente d'apprendimento di tipo laboratoriale dove il sapere viene costruito in modo collaborativo dai ragazzi sotto la regia dell'insegnante e funge al contempo da strumento di apprendimento per l'alunno e da forte stimolo alla riflessione pedagogica per l'insegnante".

I "web-entusiasti" per le tecnologie. Le considerazioni delle due insegnanti - aderenti al programma internazionale di Smart Technologies sull'uso innovativo delle Lim nel migliorare i risultati dell'apprendimento - sono in linea con l'opinione del blogger Marco Campione, responsabile del settore Scuola e Università del Pd lombardo, che sulla webzine dei riformisti italiani qdR critica apertamente l'articolo del professor Simone e rilancia la sfida tecnologica: "Si formino gli insegnanti in servizio e quelli ancora da assumere all'uso intelligente delle tecnologie, si spieghi loro che la Lim è esattamente il contrario di una semplice lavagna, un po' più cool: è uno strumento diverso, la cui introduzione cambia la didattica tanto quanto l'ha cambiata il passaggio dalla trasmissione orale del sapere a quella scritta".

Docenti, tra apocalittici e integrati. Sul suo blog "Apprendere (con e senza le tecnologie)" Gianni Marconato, docente costruttivista, analizza punto per punto lo scritto di Simone e offre nuovi spunti di riflessione: "Non sono dell'avviso che il digitale distragga. Il digitale sta generando nuove forme di 'attenzione': un'attenzione fluida, a macchie, a balzi ma che in parallelo genera la capacità di mettere assieme i diversi pezzi facendoli percepire come un'entità unica, omogenea. Un'omogeneità ricostruita cognitivamente". Il professor Giorgio Israel, ordinario alla Sapienza, ha postato sul suo blog il pezzo di Simone ricevendo commenti di addetti ai lavori e rilanciando il dibattito tra apocalittici e integrati: "Alle elementari preferirei che gli scolari si costruissero le tabelline a mano", dice uno. "Bisogna insegnare ai ragazzi ad usare uno strumento come la Rete perché non lo sanno fare", risponde un altro. "Come tutte le cose, non credo che il problema sia lo strumento in sé, ma l'uso che ne viene fatto", sentenzia un terzo.

Le voci della Rete. Anche "Il Post.it" raccoglie diverse voci di internauti sul tema, nickname dietro cui si celano genitori e insegnanti: "Dire che la lavagna elettronica è un oggetto inutile mi sembra quantomeno assurdo: le potenzialità sono enormi", dice Youvnor; "I miei figli studiano su lavagne elettroniche e portano le cose avanti e indietro, con una chiavetta. Se si potesse portare un po' più avanti il principio, al posto dei libri si avrebbero gli ePub, con meno peso da portare, meno carta da buttare alla fine dell'anno e, in assoluto, meno soldi da spendere", sottolinea Johndoe. "Sono d'accordo che la Divina Commedia si debba leggere su un testo, ma se con l'aiuto di mezzi alternativi questa lettura potesse essere più amata e lasciare negli studenti il desiderio di continuarne la conoscenza anche fuori dalle aule scolastiche?", si domanda Mamamate. Il dibattito è aperto. Intanto il 19 gennaio la Apple ha rilasciato la app gratutita iBooks 2, avviandosi a cambiare il mondo dei libri di testo che diventeranno pienamente interattivi e multimediali, a portata di tablet.
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