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Monti: mai pensato a crisi pilotata

Fonti di Palazzo Chigi smentiscono l'ipotesi che il premier possa promuovere il voto a ottobre

22 luglio, 12:46
Monti con Patroni Griffi (S) e Catricalà
Monti con Patroni Griffi (S) e Catricalà
Monti: mai pensato a crisi pilotata

Di Federico Garimberti 

Niente elezioni anticipate. Nessuna crisi 'pilotata'. Mario Monti smentisce di aver considerato l'idea di staccare la spina al governo per dare ai mercati una prospettiva di stabilità politica. Anzi, a suo giudizio il voto ora sarebbero rischioso perché, come dimostra la Grecia, non sempre dalle urne escono maggioranze chiare. L'idea di una 'crisi pilotata' ventilata sul Corriere della Sera viene seccamente esclusa da palazzo Chigi mentre il capo del governo si gode qualche ora di relax con la moglie sul lago Maggiore. "Il premier Mario Monti non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di interrompere anticipatamente la legislatura", fanno sapere dalla sede del governo. Chi ha parlato al professore va oltre: "L'ultima cosa a cui pensiamo é andare al voto", riferisce un ministro di primo piano. Anche perché "i mercati potrebbero reagire molto male" visto che "la Grecia è lì a dimostrare che il voto può portare solo maggiore instabilità". Il sospetto nel governo, semmai, è che un simile progetto ce l'abbia qualcuno nella maggioranza. "Forse è più un ragionamento di qualche partito", spiega una fonte molto vicina al premier, "di certo non nostra".

Poco prima della smentita era stato Renato Schifani a mettere un punto. "Il voto anticipato? E' una ipotesi giornalistica", aveva detto il presidente del Senato, sottolineando che il Paese "ha bisogno di una guida" non solo ora, ma anche "dopo il 2013" quando servirà ancora molto "senso di responsabilità". Sulla stessa linea Fabrizio Cicchitto (Pdl), secondo il quale il problema "non è il voto ma la Germania", ed Enrico Letta (Pd) che ricorda come prima di pensare alle elezioni si debba riformare la legge elettorale. La politica però si interroga su come affrontare un'estate che si annuncia bollente sul fronte del debito sovrano. Giorgio Napolitano invoca un rafforzamento delle istituzioni comunitarie, unico strumento per "preservare il benessere" degli europei e "ridare fiducia e opportunità ai nostri giovani". Il governo, per parte sua, continua a gettare acqua sul fuoco. "Siamo vigili, ma non c'é quell'allarme che traspare nei media", assicura un ministro. Certo, l'Italia non può contare su quello scudo anti-spread che sperava di ottenere dall'Europa visto che l'entrata in vigore del fondo permanente (Esm) è appesa alla sentenza della Corte tedesca e l'attuale 'scudo' (l'Efsf), pur essendo già operativo, non ha né le risorse né i requisiti per proteggere l'Italia.

Motivo per cui la speculazione non si ferma e gli investitori scappano. Il problema è che anche nel caso in cui i giudici tedeschi dessero via libera al Meccanismo Permanente, la speculazione potrebbe proseguire: "Le risorse dovrebbero aumentare per avere quell'effetto deterrente da noi auspicato", ammette un ministro. L'idea italiana di dotare il Fondo della licenza bancaria (così da attingere ai prestiti Bce) è ancora sul tavolo, ma la Germania ha sempre detto no. E l'Italia non intende avviare un nuovo braccio di ferro con Berlino fino a quando la Corte costituzionale non si sarà pronunciata. Anche se, come dimostra la visita di Monti in Finlandia, l'azione diplomatica sul fronte dei rigoristi europei prosegue. L'intenzione, comunque, è di "farcela da soli", magari con l'aiuto della Bce qualora le cose si mettessero davvero male. Monti non vuole neanche prendere in considerazione l'idea di ricorrere agli aiuti europei. "Oltre che umiliante, sarebbe forse inutile perché la ricetta la conosciamo meglio noi di qualche funzionario di Bruxelles, Francoforte o, peggio, Washington", spiega una fonte governativa. Non resta dunque che proseguire sulla strada intrapresa. A palazzo Chigi si nega che siano in arrivo nuove manovre. Semmai, in attesa della delega fiscale, si punta sul lavoro di Amato e Giavazzi (rispettivamente su tagli incentivi alle imprese e ai costi della politica e dei sindacati) che sono già sul tavolo di palazzo Chigi e che, come ha detto Monti, potrebbero trasformarsi in agosto in provvedimenti concreti.

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