Solid Void è una libera scuola di approfondimento per soggetti che tendano ad avere un pensiero autonomo e produttivo in ambito creativo, e che abbiano interesse a presentare agli altri, in qualche forma, la maturazione del loro percorso. Di qui l’attenzione al momento metodologico dell’esperienza, in modo da raggiungere un’attività di confronto e di scambio.

Abbiamo attuato una scuola di breve durata ponendo l’accento sull’importanza dell’interdisciplinarietà. Abbiamo sostituito lo schema docente/ allievo con lo schema ricercatore/ ricercatore ed escludendo quindi la forma “dell’arrampicare in cordata” ma preferendo la forma “dell’arrampicare accanto”.

Le tematiche di ogni edizione di Solid Void sono strutturate partendo da un confronto tra il gruppo Diogene e i ricercatori/ Editors invitati. Naturalmente, la scelta degli Editors è un aspetto di fondamentale importanza. Due le aree in cui questa scelta è finora avvenuta. La prima è rappresentata da artisti, che per il loro modo di lavorare pratichino una costante messa in discussione, lasciando da parte, in questa sede, la loro posizione di visibilità o di istituzionalizzazione. La seconda è rappresentata da studiosi di discipline vicine alle ricerche artistiche contemporanee che si sentano coinvolti nella riflessione sul pensiero creativo e siano a loro volta dei creatori: di concetti, di teorie, di formule, ecc.

Tutto questo non porta alla formazione di nessun gruppo momentaneo che lavori ad un progetto collettivo: quello che si condivide è la volontà di approfondimento. Non sono pianificate mostre finali o occasioni di visibilità per gli allievi. Anche in questa sede non ci interessa l’esame dei modi con cui la società può capire, accettare, veicolare l’arte e l’artista, ma portare alla luce alcune delle dinamiche che sono interne al fare arte.

 

SOLID VOID 2014

Solid void 3

Luca Francesconi è nato a Mantova nel 1979. Vive e lavora a Milano e Parigi. Nel suo lavoro analizza i legami tra uomo e natura, spazio e tempo, le opere d’arte ed i materiali, così come le dinamiche nello spazio espositivo. Ha spesso preso come punto di partenza riferimenti primordiali come fiumi, cicli lunari, i campi e l’agricoltura. Nelle sue mostre questi temi divengono pietra angolare, concreta e simbolica, di un gruppo di opere che coinvolgono esplorazioni spaziali, la fisica e le sue relazioni con il tempo. Lo stesso display espositivo, come oggetto estetico, è una componente centrale delle sue speculazioni. Recentemente ha iniziato ad interessarsi al rapporto tra alimentazione e pratiche antropologiche.

Luca Morena è co-fondatore e amministratore di iCoolhunt, società che sviluppa tecnologie per l’identificazione precoce dei cambiamenti socio-culturali attraverso l’analisi di dati digitali. Ha svolto attività di ricerca presso il Laboratorio di Ontologia (Labont) dell’Università di Torino. Si è occupato di filosofia del linguaggio, metafisica contemporanea, filosofia della società. È autore di diversi articoli sulla filosofia degli oggetti (con Achille C. Varzi ha curato Oggetti fiat, numero monografico della “Rivista di estetica”, Rosenberg & Sellier, Torino, 2002) e di una monografia sui disaccordi filosofici sulle questioni d’esistenza (Word or Object? A Study of Disagreement in Ontology, Alboversorio, Milano, 2007). Nel 2009 ha curato con Maurizio Ferraris Europa!, fascicolo monografico della rivista filosofica internazionale “The Monist”.

PARTECIPANTI

Lia Cecchin, Giulia Gallo, Valerio Manghi, Sara Meloni, Erik Saglia, Clara Rosenberg, Elena Tortia, Alessia Xausa.

2011 Roberto Cuoghi e Gian Antonio Gilli

SOLID VOID 2011

Solid Void 2011 ha innovato metodologicamente rispetto alla precedente edizione proponendo al gruppo di artisti partecipanti la simulazione di un ‘paesaggio sociale’ abitato soltanto da Arcaici Specialisti, vale a dire soggetti che svolgevano in via specializzata ruoli non più (e forse mai) presenti nel repertorio dei ruoli possibili. La  pubblicazione “Arcaici Specialisti” illustra più in dettaglio le ipotesi di partenza di tale esperienza, di qui la loro Smisuratezza, e conseguentemente il loro ‘Vivere Nascostamente’, e le istruzioni-di-ruolo trasmesse ai singoli partecipanti.

Gli Editors : Roberto Cuoghi (artista), Gian Antonio Gilli (sociologo)

PARTECIPANTI : Gabriele De Santis,  Cleo Fariselli, Francesca Ferreri,  Andrea Magaraggia, Luca Monterastelli, Manuel Scano, Saverio Tonoli, Carlo Gabriele Tribbioli, Christian Tripodina.

*   *   *

Solid Void 2011 propone un modalità di svolgimento affatto sperimentale: i partecipanti verranno richiesti di interagire tra di loro per il raggiungimento di un obiettivo di gruppo. Tuttavia sia l’obiettivo sia le condizioni di interazione sono inusuali. Piu analiticamente:

l’obiettivo del gruppo è quello di formulare un certo numero di regole\norme che assicurino l’affermazione e la messa in pratica del principio nasconditi vivendo. nasconditi vivendo è la traduzione (un po’ tendenziosa) di una massima presente in correnti marginali della filosofia greca (lathe biogas), e segnala come valore un atteggiamento\ comportamento non solo di distacco ma di elusione attiva nei confronti della società. Questo principio si pone certamente all’opposto di come funziona e di come è strutturata la società. Ciò era vero per la società di allora, ed è tanto più vero in una società mediaticamente condizionata. Naturalmente vi sono ambiguità anche in un messaggio così radicale come nasconditi vivendo. In talune condizioni, infatti, il nascondersi funziona piuttosto come un messaggio, ossia come un’espressione di socialità.

Tuttavia il principio nasconditi vivendo rappresenta, noi crediamo, un momento estremo di critica alla società. Non nel senso che vengano rifiutati ruoli famigliari\affettivi o ruoli professionali: ma nel senso che viene rifiutato il ruolo più importante, quello di soggetto che ha cura della sua visibilità, del Guardare gli altri ed esserne Guardato.

Viene rifiutata cioè l’Apparenza societaria.

Gli Editors di Solid Void 2011


2010 Giovanni Morbin e Gian Antonio Gilli

 

Ottobre 2010

Gli Editors:  Giovanni Morbin (artista), Gian Antonio Gilli (sociologo)

Date: dal 7 – 12  ottobre 2010

Lezioni  presso: blank via Reggio 27, Torino e presso tram Progetto Diogene, Torino

Gian Antonio Gilli

L’ipotesi di partenza sui cui si basa il lavoro di quest’anno è che, all’interno di un lavoro creativo (in primis il lavoro artistico), sia individuabile un elemento originario, vale a dire il soddisfacimento di pulsioni originarie che si concretizzano in una ‘vocazione’. Molte di queste vocazioni passano attraverso il corpo o più precisamente attraverso una gestione della postura, del movimento, dell’uso e vissuto di organi e apparati.

Queste esperienze hanno come prima caratteristica una limitazione, vale a dire una rinuncia all’uso o alla fruizione integrale dei repertori motori, posturali e ad una gerarchizzazione delle parti del corpo, in direzione di una sostanziale specializzazione. Questa limitazione, assai costosa su di una serie di piani, è tuttavia produttiva di acquisizioni e di approfondimenti che l’uso normale del corpo non consentirebbe.

Il corso di quest’anno svilupperà problematicamente i temi precedenti conferendo materiale relativo all’originarietà dei doni tecnici, alla centralità dell’esperienza corporea come esperienza specializzata e ai guadagni consentiti da tale pratica specialistica.

Gian Antonio Gilli ha svolto ricerca sociologica in tre ambiti: aziende, ospedali psichiatrici e scuole ( asili nido e scuole materne ), occupandosi sia di trasformazione delle strutture organizzative, sia di adattamento dei singoli alle strutture. Tali interessi si sono progressivamente rivolti verso gli ‘adattamenti imperfetti’, che testimoniano un conflitto tra l’individuo e la struttura sociale. In tale prospettiva ha elaborato un modello innatistico, diretto a cogliere le dotazioni individuali originarie. Il suo campo di interesse attuale è costituito da comportamenti a base prevalentemente corporea (atti ritmici, stereotipie, autolesionismi, ecc.), analizzati come possibili indicatori di specializzazioni originarie societariamente non omologate. Il materiale di queste ricerche è costituito da protocolli di osservazioni sistematiche (in asili nido e in istituzioni che ospitano soggetti con handicap psicofisico gravissimo), e da anlisi di fonti antiche su esperienze di asceti e mistici.

Ha pubblicato, tra le opere più recenti, Origini dell’eguaglianza – Ricerche sociologiche sull’antica Grecia (Einaudi, Torino, 1988), L’individuazione – Teste date per molti ( Scriptorium, Torino 1994 ); Arti del corpo. Sei casi di stilitismo (Gribaudo, Cavallermaggiore 1999); Genesi dell’universalismo Sociologia dell’età arcaica (Nicomp, Firenze, 2005). Ha insegnato materie sociologiche varie nelle università di Sassari, Venezia, Torino, della Calabria, del Piemonte Orientale e di Aosta.

Per comprare i testi sopra citati scrivere a  info@progettodiogene.eu

Giovanni Morbin

Se siamo un corpo unico con l’universo, parlare a se stessi equivale a parlare all’universo e parlare all’universo significa parlare a se stessi.

Ho costruito un attrezzo, che ho chiamato “Strumento a Perdifiato”, per poter ufficializzare e legittimare un’azione altrimenti vista/letta come bizzarra o comunque troppo soggettiva: parlare a se stessi. Per dare un nome allo strumento ho innanzitutto considerato la funzione e in secondo luogo le caratteristiche tecniche; rispetto alla funzione l’ho definito “Strumento…” in quanto mezzo che permetta di eseguire un’azione conferendole precisione e serietà (ogni lavoro di precisione richiede gli strumenti più adatti al contesto in cui si agisce). Riguardo invece alle caratteristiche esso è “…a Perdifiato” dato che, in riferimento alla dichiarazione di Etica Espressiva Universale (Corriere della Sera, 8 maggio 1994), formalizza l’atto comunicativo di un corpo unico dalle dimensioni vaste: così come si usa l’espressione “…a perdita d’occhio” quando si guarda un paesaggio sconfinato, analogamente “…a perdifiato” sottolinea lo sforzo della comunicazione su grandi distanze.

Lo “Strumento a Perdifiato” assicura quindi una comunicazione simultanea; esso annulla la distanza tra due sensi: permette all’udire di corrispondere al parlare, consente alla bocca di sovrapporsi all’orecchio fino all’unione. L’attrezzo sottolinea la nostra condizione universale, la nostra realtà espansa oltre il limite fisico del corpo. Lo “Strumento a Perdifiato” è strumento di precisione concepito per stimolare la coscienza e la consapevolezza di una nuova natura universale. Esso prevede un’azione, sia pur essa minima, che ci predispone all’ascolto oltre che alla comunicazione. L’utente può liberamente accostare la bocca, avvicinare l’orecchio e parlare all’Universo.

Giovanni Morbin nasce a Valdagno, Vicenza, il 9 agosto 1956. Vive e lavora a Cornedo Vicentino. Nel 1982 si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia dopo aver seguito il corso di pittura nel laboratorio di Emilio Vedova. Dal 1978 la sua ricerca è legata ai comportamenti e la performance è il mezzo ideale per esprimere le sue idee. Parallelamente al lavoro comportamentale s’interessa alla costruzione di oggetti funzionali all’azione quotidiana e conferisce loro il valore di strumenti (Strumento a Perdifiato, Scultura Sociale, DNA, l’Angolo del saluto, Prêt-a-porter, Fioriera, ecc.). Nel 1993 a Ottomat presenta “Forme di comportamento”. E’ coautore e firmatario della dichiarazione poetica ETICA ESPRESSIVA UNIVERSALE (EEU), pubblicata sul “Corriere della Sera” l’8 maggio 1994. Nel novembre del 1995 fonda SUPERFICIE TOTALE, contenitore del suo agire. A partire da quel momento le sue performances sono denominate Ibridazioni. Dal 2002 è attivo come ritrattista (il mondo esterno) e nella progettazione d’interni (il mondo visto dall’interno) nell’ambito del progetto “Non sto più nella pelle”. Si tratta di ritratti su commissione eseguiti col sangue del committente stesso. Nel corso degli ultimi anni ha condotto una ricerca sulla natura di forma e immagine concretizzata da atomizzazioni di oggetti comuni come ideale riordino artistico del mondo.

PARTECIPANTI

Enzo Calibé, Daniela Di Maro, Helena Hladilova, Fabrizio Prevedello, Namsal Siedlecki, Saverio Tonoli, Silvia Vendramel