Autore:  Consiglio past. presbit. dioc. Data documento:  11/10/2000
Titolo:  Gestione pastorale dei luoghi di presunte apparizioni - Verbali

 VERBALE DELLA SEDUTA DELL'11 OTTOBRE 2000

Riportiamo la parte del verbale del Consiglio Pastorale diocesano, riunitosi l'11/10/2000, che riguarda l'argomento "Gestione pastorale dei luoghi di presunte apparizioni" perché riguarda in parte il caso di Ghiaie di Bonate.

(Fonte: "La vita diocesana", anno XCI N. 11 - Novembre 2000 - Pagine 752 ÷ 766)
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VIII Consiglio Pastorale diocesano

Verbale n. 17 (Sessione dell'11 ottobre 2000)

Mercoledì 11 ottobre 2000 alle ore 15.00, nell'aula magna della comunità Teologia del nostro Seminario si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano. All'incontro presieduto da S. E. il Vescovo mons. Roberto Amadei hanno preso parte 29 consiglieri. Hanno giustificato la loro assenza don Arturo Bellini, don Serafino Minelli, don Luigi Rossoni.
Sono presenti in aula il Vicario Generale S. E. Mons. Lino Belotti, Vescovo ausiliare e i Delegati Vescovili Mons. Arrigo Arrigoni, Mons. Maurizio Gervasoni e Mons. Lino Casati. Dopo la recita dell'Ora media il moderatore di turno Mons. Piergiorgio Pozzi da lettura dell'ordine del giorno che comprende i sei punti sui quali qui di seguito viene data relazione ...

4. Gestione pastorale dei luoghi di presunte apparizioni (cf. A/20.21.22)
4. q. Introduzione al tema
4.2. Il moderatore di turno, mons. Piergiorgio Pozzi, chiarisce che non siamo chiamati a entrare nel merito delle apparizioni, ma a dare delle indicazioni pastorali alle parrocchie e alla diocesi. Sottolinea la diversa soluzione data dalla diocesi di Sora (A/21) e da quella di Albenga (A/22).
4.3. Discussione

Mons. Antonio Pesenti inizia la discussione leggendo il seguente intervento

A) Ghiaie di Bonate.
1. Con grande stupore e sorpresa ho letto che all'ordine del giorno vi era: Gestione pastorale dei luoghi di presunte apparizioni.
A proposito delle Ghiaie si parla addirittura che "Alle Ghiaie nei luoghi dell'apparizione" è sorta una cappella ufficiosa". È un linguaggio molto ambiguo e anche in parte falso. Si dà a credere che l'apparizione sia avvenuta e che la cappella sia sorta con il beneplacito almeno tacito dell'autorità. La cappella sorse nel 1944, ma fu subito oggetto, come vedremo, di interventi dell'autorità già prima del decreto del 30 aprile 1948.
Confondono ancor più le idee gli allegati, cioè i decreti o atteggiamenti di Mons. Luca Brandolini, Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo per i fatti di Gallinaro, e di Mons. Mario Oliveri, Vescovo di Albenga-Imperia per i fenomeni di Monte Croce: infatti ambedue le situazioni non sono assimilabili alle Ghiaie di Bonate per un motivo semplicissimo: Mons. Brandolini "ripete che la Chiesa locale non ha dato nessun riconoscimento canonico, anche se segue tutto con particolare discrezione". Il che significa che l'autorità ecclesiastica non ha ancora espresso un suo giudizio.
Nell'allegato n. 4 [A/22] Mons. Oliveri afferma esplicitamente nel suo decreto: "L'autorizzazione non va intesa come dichiarazione dell'autorità diocesana sull'origine e sull'autenticità dei fenomeni che avrebbero attirato i fedeli sul Monte Croce", perché si è "senza un giudizio dell'Autorità Ecclesiastica in merito ad asserite apparizioni della Vergine Santissima".
Per le Ghiaie questo non lo si può affermare. L'autorità ecclesiastica si è espressa col decreto del 30 aprile 1948, mai revocato, anzi sempre riaffermato.

2. Credo che sia opportuno ripercorrere sia pure per summa capita la storia e quel decreto, perché da cinquant'anni si è condotta una campagna capillare intesa a infirmarlo.
La Commissione teologica, nominata da Mons. Bernareggi il 28 ottobre 1944, era così composta: Mons. Dr. Paolo Merati, che era Arcidiacono del Capitolo e l'Officiale del Tribunale Ecclesiastico, l'attuale Vicario Giudiziale; Mons. Prof. Giuseppe Castelli, Arciprete del Capitolo; Mons. Dr. Carlo Figini, Preside della Facoltà Teologica del Seminario di Venegono; Prof. Angelo Meli, insegnante di Sacra Scrittura nonché Preside degli studi nel nostro Seminario; Prof. Stefano Tommasoni, già insegnante di teologia dogmatica nel Seminario di Brescia e Prevosto di una parrocchia di quella città; Prof. Luigi Sonzogni, insegnante di teologia dogmatica nel nostro Seminario; Segretario: Can. Prof. G. B. Magoni, insegnante di Diritto Canonico nel nostro Seminario, e Cancelliere della Curia Diocesana.
Si ebbero due interventi da parte del Vescovo: il primo il 6 aprile 1945 inteso a proibire "ogni manifestazione religiosa collettiva"; il secondo è del 13 giugno 1947, dalla cappella eretta sul luogo delle cosiddette apparizioni "furono tolti gli ex-voto e i quadretti di grazie ricevute, i candelabri, le lampade e i vasi di fiori, e all'esterno i banchi, gli inginocchiatoi, i sedili".
La Commissione teologica lavorò negli anni 1945, 1946, 1947 e concluse ai primi del 1948. Il Decreto venne il 30 aprile 1948.
Prima di emettere il Decreto, la Commissione sottopose al S. Ufficio le proprie conclusioni e la bozza del decreto che fu completato dal futuro Card. Ottaviani, allora sottosegretario al S. Ufficio. Il decreto era così concepito: "Avendo preso in attento esame gli studi diligenti e ponderati compiuti dalla Commissione Teologica, nominata - con Decreto Vescovile in data 28 ottobre 1944 - per l'esame delle asserite apparizioni e rivelazioni della Madonna alla bambina Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate nel maggio del 1944 e tenendo presenti le conclusioni a cui la stessa Commissione è pervenuta, dopo aver sottoposto a minuziosa indagine i fatti e le varie circostanze concernenti le asserite apparizioni e rivelazioni, col presente Atto DICHIARIAMO: "Non consta della realtà delle apparizioni e rivelazioni della B. Vergine Maria ad Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate, nel maggio dell'anno 1944. Con questo non intendiamo escludere che la Madonna, fiduciosamente invocata da quanti in buona fede la ritenevano apparsa a Ghiaie, possa aver concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni, premiando in tal modo la loro devozione verso di Lei.
Ma in virtù del presente Atto, ogni forma di devozione alla Madonna, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate, a norma delle leggi canoniche resta proibita. Bergamo, 30 aprile 1948. A. BERNAREGGI, Vescovo. Can. G. Battista Magoni, Cancell. Vesc."

3. Il decreto non ammette possibilità di devozione alla B. V, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate. In tutta la seconda metà del '900 il decreto venne ribadito, non solo in sede diocesana, ma fu ribadito anche sia dalla Congregazione della Fede, sia dalla Segreteria di Stato. Mons. Piazzi lo ripubblicò nell'aprile del 1954, specificando che "in conformità al decreto, resta vietato ogni pellegrinaggio e ogni atto di culto reso alla Madonna apparsa a Ghiaie di Bonate; così pure ogni stampato che riferisca e sostenga le presunte apparizioni della Madonna a Ghiaie".
Nel marzo 1956 in conformità al decreto vennero proibiti due libri: "La fonte sigillata" e "Una congiura contro la storia". Nel 1960 fu proibito il libro di un frate minore, intitolato "Questa è Bonate".
Mons. Gaddi emise nel 1976 un comunicato dove si afferma che il decreto del 1948 ha ancora tutto il suo valore, e si riportava il pensiero che l'allora Nunzio di Parigi aveva espresso a Mons. Bernareggi, all'indomani del decreto del 30 aprile 1948.
Si giunse a quel comunicato perché si diceva che era volontà di Papa Giovanni di riaprire l'indagine, ma non era stata eseguita. Effettivamente nel 1960 Mons. Piazzi di ritorno da Roma mi chiese se le carte riguardanti le Ghiaie erano ordinate, perché era sua convinzione che il Beato Papa Giovanni avrebbe ordinato di riaprire il processo. Invece l'ordine non venne mai.
Si seppe poi di una lettera del Beato Papa Giovanni a Mons. Battaglia, che aveva espressioni favorevoli alle Ghiaie, però si esimeva dal procedere, perché non toccava a lui muoversi.
Nel 1977 venne fondata l'Associazione per le ricerche storiche Bonate '44. L'Associazione aveva lo scopo precipuo di ottenere la revisione del "Processo Canonico", svoltosi a Bergamo nel 1947 sui fatti delle Ghiaie di Bonate del 1944. Appena costituito l'ente, il Sig. De Giuseppe, nella sua qualità di Presidente dell'Associazione medesima, scrisse dapprima alla S. Congregazione per la Dottrina della Fede e, poco dopo, alla Segreteria di stato di S.S. per chiedere loro che il "Processo" fosse rivisto.
La S. Congregazione per la Dottrina della Fede incaricò il Vescovo di Bergamo dell'esame dei documenti offerti per giustificare la riapertura del "Processo", chiedendogli un motivato parere. Un tale incarico venne poi dato anche dalla Segreteria di Stato.
Mons. Vescovo si fece premura di eseguire l'inchiesta e di trasmetterne alle Autorità richiedenti il risultato. Avuta da loro l'approvazione del suo operato, Mons. Vescovo ne comunicò il risultato al Sig. Prof. Walter De Giuseppe, e cioè: nella documentazione offerta non erano emerse nuove probanti ragioni, atte a giustificare una riapertura del "Processo". Questo avvenne nel Febbraio 1979.

Nella vicenda venne coinvolto anche Mons. Giuseppe Battaglia, Vescovo già di Faenza in quanto era presidente onorario dell'Associazione. Quel venerando Vescovo, conosciuto il giudizio della S. Sede subito ritirò la sua proposta.

4. Si deve considerare non solo l'intervento dell'autorità, ma anche un altro fatto molto grave di costume che si è sempre accompagnato con i devoti, e che gli animatori principali hanno sempre favorito, o quanto meno non hanno scoraggiato.
Per ribaltare la situazione i devoti usarono subito tutti i mezzi leciti e non leciti. Giunsero a pubblicare che la morte di Mons. Bernareggi nel 1953 era il castigo meritato per tale decreto. Ma soprattutto Mons. Luigi Cortesi fu la vittima illustre. Sino alla morte nel 1985 fu sottoposto ad un linciaggio morale indegno di persona civile, coinvolgendo anche i suoi familiari. In proposito accennerò ad una iniziativa degna della plebaglia della peggiore specie. Quando Mons. Cortesi venne ad abitare a Sorisole, in Via Fustina, in occasione delle Feste mariane dell'Assunta e dell'Immacolata si prese l'abitudine di imbrattare la via di scritte e disegni vergognosi contro di lui. Durante la notte periodicamente, nelle ore più improbe le sorelle ricevevano telefonate minacciose e piene di insulti.
Una sorella venne in Curia e mi pregò di aiutarla a mettervi un rimedio. Scrissi a persona che supponevo influente in quegli ambienti. E le scritte quell'anno furono cancellate. Ma l'anno dopo ritornarono puntuali. Allora la sorella ricorse a Mons. Gaddi, che mi pregò di intervenire di nuovo anche a nome suo. Si ottenne l'effetto, ma la persona a cui mi ero rivolto mi scrisse una lettera accusando Mons. Cortesi, causa principale del decreto dell'aprile 1948.
Ma i devoti, vorrei dire gli animatori dei devoti, non si sono fermati a Mons. Cortesi, ma giungono a forme di giudizi ingiusti e temerari verso tutti coloro che non credono alle Ghiaie.

Siccome il sottoscritto è segnato sul libro nero dei nemici delle Ghiaie, anni fa nel prendere parte alla processione mariana di Borgo S. Caterina, mi sentii chiedere da uno dei massimi animatori: "Come mai tu sei qui? Credi tu alla Madonna?".
Ancora oggi non mi so spiegare come poteva formulare un tale giudizio temerario.
Permettete che racconti anche un altro aneddoto molto significativo. Nel 1987 il Parroco don Duci rinunciò alla parrocchia. Dopo il famoso ingresso mancato, dovetti attendere al ministero pastorale nelle domeniche e nelle feste infrasettimanali. In occasione delle festività dei Santi e dei Morti confessai gli infermi. Scesi anche al Torchio, la frazione dove sarebbero avvenute le apparizioni. Una inferma dopo la confessione mi voleva dare L. 10.000. Declinai l'offerta, esortandola a metterla in Chiesa. Al che Lei mi rispose un no secco: "Per la Chiesa mai, perché vengono quei della Curia a rubarli". Questa era la convinzione.
Nell'allegato si afferma che ora vi è un movimento abbastanza notevole di devozione. Mi sembra che coloro che hanno preparato questo allegato vedano positivamente questo movimento, anche se non c'è entusiasmo.
Ora, se la mia lettura è corretta, quel "positivamente" non lo accetto.
Nel 1987 ci fu il cambio del Parroco. Nei tre mesi che prestai il mio ministero alle Ghiaie, potei constatare che i devoti erano molto pochi. Dopo invece crebbero. Perché? Non è forse perché vi fu chi li incentivò infischiandosene dei provvedimenti dei superiori. Bonum ex integra causa.

B) Monte Misma.
Quanto ai fatti del Misma, non so dire più di tanto.
Ho i miei dubbi, perché due anni fa ho ricevuto due telefonate da Como, che denunciavano che un incaricato del Misma aveva circuito delle persone spillando una grossa somma per le opere che si stavano facendo al monte Misma. Riferii a chi di dovere, dopo però non seppi altro. Non vorrei che le palanche, che mi sembra siano copiose a quel monte, influiscano in positivo.

Don Giacomo Panfilo: mi arrogo il merito (o la colpa) di aver sollecitato la trattazione del tema della gestione pastorale dei luoghi di "presunte apparizioni" e ringrazio il Vescovo per aver accettato immediatamente non appena gliel'ho chiesto. Non è certo una questione di vita o di morte; ma non è nemmeno un'inezia. Quando c'è aria di carismi, la Chiesa, che è la sposa dello Spirito santo, non può restare indifferente ed è chiamata a discernere se si tratta di qualcosa di autentico da assecondare o se si tratta di scimmiottature da far rientrare o, peggio, di mistificazioni da smascherare.
Quando poi, chiarite le cose, la gente si muove in buona fede ed elegge questi luoghi come luoghi di preghiera, di nuovo la Chiesa non si può disinteressare, perché, come la storia della spiritualità insegna, qui si gioca molto della salvaguardia e della crescita della fede del popolo di Dio. Questi, come è avvenuto per tanti dei santuari che costellano la nostra diocesi da un capo all'altro, diventano dei luoghi dove la gente si riunisce ancora, nonostante la secolarizzazione e la scristianizzazione, con grande disponibilità alla preghiera, all'ascolto e non raramente anche alla conversione e alla ripresa della vita sacramentale. Impostata bene, con gli uomini giusti e con orientamenti saggi, la gestione pastorale di questi luoghi potrebbe anche farne dei piccoli centri promozionali della tanto richiesta nuova evangelizzazione. Spero perciò che oggi vorremo dare molta importanza al tema che siamo chiamati a discutere. Non esito infatti a dire che nel suo piccolo questa seduta del Consiglio Presbiterale potrebbe essere una seduta storica. Ma veniamo al dunque.

1. Il numero dei frequentatori bene (o, almeno, non male) intenzionati dei luoghi di presunte apparizioni quali le Ghiaie e il Misma è rilevante e costante.
Si tratta di un pubblico diversificato. La maggior parte è composto di fedeli normali e in buona fede, anche se, magari, bisognosi di una buona catechesi. (Ma quanti dei nostri fedeli non lo sono?) In quelle folle di pellegrini ci sono però anche minoranze che danno motivo di serie preoccupazioni. Si pensi ai sensazionalisti, ai rivelazionisti, ai miracolisti... che nel seguire le loro manie non fanno nessun riferimento alla comunione ecclesiale, di cui spesso, anzi, apertamente si infischiano.

2. La maggioranza "ortodossa" di questi pellegrini si muove nella linea della religiosità popolare. Ora, la religiosità popolare da parte dei pastori richiede sempre un impegno di vigilanza e di illuminazione, ma non può essere irrisa né disprezzata, anzi deve essere aiutata a superare i suoi rischi di deviazione, per diventare "sempre più un vero incontro con Dio in Gesù Cristo". In questo senso si esprime Paolo VI nella Evangelii nuntiandi al n. 48, dove, tra l'altro, chiama questa realtà "vulnerabile", ma anche "ricca".

3. L'atteggiamento finora prevalente è stato quello di "ignorare" o al massimo di "seguire da lontano". In una prima fase dei fenomeni questo è probabilmente l'atteggiamento più giusto. Ma poi? Si può ignorare all'infinito? Non è dovuto al persistente disinteresse il pericolo (non sempre evitato) di deviazioni o anche solo di stagnazione nella palude di un devozionismo scadente?

4. Dobbiamo anche riconoscere che spesso, alla base,di tanti comportamenti da parte dei "ben pensanti", e forse anche di noi pastori, c'è un pizzico di opposizione pregiudiziale nei confronti di apparizioni, visioni e rivelazioni. Riconosciuto questo, diciamoci che, se è giusto stare in guardia dalla creduloneria, i cui danni sono facilmente immaginabili, occorre nel contempo stare attenti a non cadere in un eccessivo razionalismo, che forse è ancora più deleterio.

5. Una linea da non abbandonare mai dovrà perciò essere quella del discernimento e del dialogo. E qui faccio una prima proposta: di istituire un osservatorio (un gruppo di persone adatte) che segua in modo permanente questi fenomeni, dialoghi con le persone interessate con carità pastorale e aiuti tutti nel discernimento dei carismi.

A) Ghiaie di Bonate.
Per quanto riguarda le Ghiaie. (Ferma restando la presa di posizione dell'Ordinario diocesano in merito all'autenticità o meno dei fatti) propongo:
1. Una soluzione minima:
- Per la S. Messa e i sacramenti continuare a servirsi della chiesa parrocchiale.
- Recintare la zona della cappella, in modo da poter tener lontane intromissioni di persone non equilibrate o addirittura di avventurieri. (Qui servirà un'intesa con il Comune).
- Incaricare ufficialmente un sacerdote che sorvegli e regoli le preghiere almeno al sabato e alla domenica.

2. Una soluzione ulteriore, che richiede coraggio, certo, ma per la quale secondo me sono maturi i tempi:
- Regolamentare ufficialmente tutta l'attività pastorale che si intende svolgere alle Ghiaie sulla falsa riga di quanto ha fatto il Vescovo di Albenga per la località del Balestrino.
- Recintare la zona e riservarla a luogo di preghiera (v. sopra).
- Ampliare e chiudere la cappella dedicandola, per esempio, alla Madonna di Fatima.
- Incaricare ufficialmente un sacerdote che nell'ambito della pastorale parrocchiale animi sul posto la preghiera, sia a disposizione per le confessioni, sorvegli e regoli i pellegrinaggi, curi una opportuna predicazione e in determinati casi presieda l'Eucaristia.

B) Misma.
Per quanto riguarda il Misma. (Chiarito che con queste disposizioni non si entra nel merito delle presunte apparizioni) propongo:
- Incaricare ufficiosamente un sacerdote che segua il "veggente" e lo aiuti a gestire bene la cosa da tutti i punti di vista.
- Per il momento, sul luogo delle presunte apparizioni, lasciare le cose come stanno.
- Riguardo alla "casa di spiritualità", tenerla ben distinta dal luogo della presunta apparizione; seguirne l'andamento con il sacerdote di cui sopra, che qui potrebbe essere incaricato ufficialmente.
- Consentire il ministero della Confessione. i ritiri, la celebrazione di una Messa domenicale presieduta dal sacerdote incaricato con una regolamentazione simile a quella di Albenga.
- Per quanto riguarda i gruppi di preghiera: dare pure ospitalità nelle parrocchie, seguirli con discrezione, ma anche con attenzione; guidare il progresso nella preghiera senza sconvolgere di colpo le loro forme, se non sono eterodosse; offrire loro delle catechesi e dei sussidi che li aiutino a non perdere di vista i parametri essenziali della fede cristiana.

C) Vigolo e Paratico.
Per il momento soprassederci ai fenomeni di Vigolo e di Paratico. Vigolo mi pare un fatto isolato, Paratico un fatto circoscritto. A questi si può applicare quanto è detto ai paragrafi da 3 a 5.
Naturalmente tutte queste proposte sono discutibili, sia singolarmente prese sia come blocchi. Quello che a me sembra sicuramente da escludere è che non si faccia niente e si continui a lasciare queste realtà in balìa di se stesse. L'occuparci di esse a me pare un dovere non più eludibile e un'opportunità pastorale che sarebbe peccato trascurare.

Mons. Aldo Nicoli: la linea tenuta finora può esser servita per scoraggiare i fanatici e fugare ogni parvenza di approvazione da parte delle autorità ecclesiastiche. Non si può però ignorare che sia alle Ghiaie che sul Misma si raccolgono moltissime persone a pregare.
A) Ghiaie.
Per le Ghiaie vedrei bene direttive chiare che regolino la presenza dei pellegrini, un ambiente chiuso del quale ci sia un responsabile, la presenza di personale religioso che guidi la preghiera e sia disponibile all'ascolto.
La maggior parte dei nostri Santuari non sono sorti perché lì è apparsa la Madonna, ma perché la gente vi andava a pregare e otteneva grazie (esempio il Santuario dello Zuccarello).

B) Misma.
Io conosco bene la situazione del Misma, perché ho seguito a latere l'evolversi dei fatti in tutti questi anni. Lassù le persone vanno solo per pregare, non ci sono fanatismi, c'è molto silenzio. Le persone che salgono lassù sono invitate soprattutto a pregare e a partecipare ai vari gruppi di preghiera che ci sono in alcune parrocchie.
L'Associazione ha acquistato recentemente un grosso immobile ai piedi del Misma, lontano dai luoghi delle presunte apparizioni, adibito prima a maneggio cavalli e ad agriturismo, l'ha acquistato soprattutto per evitare che andasse in mano a persone che intendevano speculare sull'afflusso di tanta gente; lo scopo dell'acquisto è di farne un centro di spiritualità.
I membri dell'Associazione, ritenendosi non preparati a guidare spiritualmente la preghiera e le richieste di consigli di tante persone che lassù vanno a pregare, chiedono insistentemente un sacerdote che sia guida spirituale, si presti per le confessioni e per la Messa in caso di ritiri o incontri spirituali.
A me sembra che la richiesta sia più che giusta e che, se fosse accolta, sarà bene accompagnarla con un documento che dica chiaramente che questo non comporta alcun pronunciamento ecclesiastico sui fatti del Misma.
Vedrei bene l'utilizzo della casa anche per gruppi che nulla hanno a che fare con l'associazione "I Figli del silenzio". Questo servirebbe a togliere l'idea che la casa è a servizio solo dei pellegrini che salgono al Misma e darebbe maggior risalto al distacco che c'è tra le due realtà.

Mons. Ubaldo Nava richiede che questi fenomeni non vengano disprezzati e che già dal seminario si abbiano una certa attenzione a queste forme di pietà popolari. Ritiene che le indicazioni concrete non siano da dare adesso, ma che dovrebbero venire da una Commissione (o almeno da un prete) che segua da vicino i parroci che sono sul posto. Racconta, infine, le sue esperienze dirette e il disagio in cui si trovano i parroci coinvolti.

S. E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei, intervenendo a proposito dell'avvicendamento del clero nella parrocchia delle Ghiaie, ricorda una norma di comportamento che dovrebbe valere in genere per ogni parrocchia, ossia: quando un prete è in una parrocchia per sua iniziativa, e quindi con un contratto privato, deve lasciare la parrocchia prima che arrivi il nuovo parroco.

Don Lucio Carminati non ritiene facile discutere sui provvedimenti pastorali, a prescindere dalla veridicità delle apparizioni, perché anche se si dice che non si riconoscono le apparizioni, la gente vede questo come un'autorizzazione implicita. A riguardo del Misma - è stato il primo a sapere la cosa nel 1990 - dice di conoscere direttamente la situazione e che, in paese, nessuno crede alle presunte apparizioni. Parla, infine, dell'attività economica connessa a questo luogo esprimendo non poche perplessità al riguardo.

Don Giacomo Panfilo risponde a don Carminati che le sue osservazioni non sembrano fondate su dicerie.

Don Sergio Colombo: la passione che suscita questo argomento è segno della paura che si ha nell'affrontare questo argomento. Non riesce a valutare la natura complessiva del fenomeno, tuttavia constata come attorno a Maria nascono i conflitti del Cristianesimo. Siamo costretti di fronte a questi fenomeni a decidere la via del cristianesimo, toccando uno dei problemi più radicali del cristianesimo attuale. La religione popolare obbedisce molto al livello più inconscio. Il cristianesimo conciliare deve fare i conti con la religione popolare. La modernità è un grande serbatoio della religiosità popolare (vedi sette etc.) non possiamo illuderci che questa religione popolare sia un alleato per sconfiggere il razionalismo della modernità. Ora il rapporto può essere fecondo, ma può essere anche inconciliabile.
Il cammino da fare non deve portare subito sull'idea di controllo, ma sui criteri ecclesiali della devozione mariana. All'interno della Chiesa attualmente vi sono due componenti: quella che ha seguito di più i cammini conciliari ed è assai indifferente alla devozione mariana; quelli della religione popolare. Occorre inserire Maria per sostenere i cammini di fede.
Quanto alla gestione pastorale dei luoghi: non può essere fatta dall'esterno, ma da chi svolge ministero pastorale nella parrocchia interessata o in loco. Inoltre; gestione è parola brutta; occorre anzitutto una attività di discernimento, riflettendo appunto sui criteri ecclesiali della devozione mariana. Per questo, regolare la pratica senza pronunciarsi è problematico, anzi può essere equivoco. Noi dobbiamo interessarci di sostenere i cammini di fede.

Don Alberto Carrara interviene sulla situazione del Misma, costatando il passaggio di alcuni degli attuali devoti da una precedente visione della vita completamente laica a una visione totalmente sacrale della vita spirituale. Si chiede però se in questo non ci sia anche una reazione alla nostra pastorale. Ritiene, infatti, che la nostra pastorale corrente sia abbastanza senza carne: ciò non è solo frutto della razionalità dell'epoca moderna, ma anche della caratterizzazione eccessivamente verbale della nostra liturgia (dopo il Vaticano Il). Dobbiamo, pertanto, chiederci se la nostra pastorale è sufficientemente plurale nella sua attuazione (altrimenti la nostra comunità è un po' illuminista).

Padre Stefano Dubini ricorda che, per il discernimento, vi è in diocesi una Congregazione mariana, quella dei Religiosi monfortani, che potrebbe essere di aiuto.

Don Giuseppe Belotti ricollegandosi all'intervento di don Alberto Carrara sottolinea il numero crescente di fedeli che sentono come indispensabile il bisogno di un legame con le viscere materne, il bisogno di vedere, il bisogno di appartenenza come setta, di semplicità di contenuti. Vi è il pericolo, che da parte di costoro, la Grande Madre sia considerata come una divinità. Occorre non demonizzare, ma attenzione e discernimento.

Don Angelo Mazzola ritiene che, a livello diocesano, sia necessario costituire una apposita Commissione, ma occorre anche dare indicazioni concrete e immediate ai parroci più direttamente interessati. In buona sostanza dice di condivire le indicazioni di don Panfilo.

Don Giocanni Bosio condivide l'opinione che la nostra Chiesa sia un po' troppo intellettuale. Personalmente si regola dicendo alla gente di andare sul sicuro. Non ritiene che si debba regolare con l'intervento di sacerdoti incaricati, ma che bastino le indicazioni del Vescovo ai singoli parroci.

Mons. Giovanni Carzaniga pur condividendo quanto detto da Mons. Pesenti, ritiene necessario l'impegno per purificare la memoria. Sottolinea come, anche nel passato, la devozione mariana nelle nostre parrocchie rispetto forse a quella di altre parti d'Italia è sempre stata una devozione "sana" (legata alla predicazione, ai sacramenti, in particolare confessione-comunione). Riferendosi, poi all'intervento di Mons. Ubaldo Nava, annota come, in effetti, per i nostri seminaristi questo tipo di mondo è un mondo assai lontano: solo qualcuno proviene da questi contesti mariani.

S.E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei afferma che sempre di più aumentano in lui le perplessità, e si chiede se una regolamentazione diretta o indiretta non possa favorire altre manifestazioni di una religiosità popolare che sempre di più rende difficile educare le nuove generazioni a una fede autentica. Il Vescovo chiarisce, infine, che non ha mai avuto nessuna richiesta di indicazioni da parte del parroco delle Ghiaie, il quale ha agito, nonostante si sapesse la permanente validità dei decreti.

Don Giacomo Panfilo ripete che il non assicurare la presenza di un sacerdote incaricato aggravi i pericoli per la gente in buona fede.

Don Sergio Colombo ritiene più saggio stare fuori da questi fenomeni come Chiesa. Bisogna, invece, lavorare nelle parrocchie da dove provengono i devoti che vanno in questi luoghi. A livello diocesano si potrebbe comunque: a) riprendere una professione - da parte della Chiesa di Bergamo - della sua fede mariana in totale serenità, per orientare le parrocchie senza aspettare un programma pastorale esplicito; b) sostenere caso per caso i sacerdoti e le parrocchie coinvolti nei fenomeni, con criteri coerenti con questa linea pastorale (per cui le soluzioni potrebbero essere scelte dalle parrocchie).

Mons. Maurizio Gervasoni fa osservare che sarebbe problematico costituire una Commissione, perché non si è ancora parlato in modo teologicamente riflesso dei criteri che dovrebbero fungere da guida per questa commissione.
Un conto è muoversi nella direzione di chi dice che sono fenomeni completamente sbagliati; un altro in quella di coloro che dicono che sono da regolamentare.
Ritiene, comunque, che occorra prendere in considerazione la cosa. Non sa, però, dire con quale finalità: per consigliare di starsene a casa, oppure solo per salvaguardare l'ordine pubblico?
Più a monte ritiene che occorra affrontare una riflessione sul perché, in una società che crede poco nella vita eterna e nell'escatologia, ci sono molti che credono nelle apparizioni.

Il moderatore mons. Piergiorgio Pozzi propone a questo punto di stendere una mozione che comprenda i seguenti punti:
1. Non fare nessun documento.
2. Attenzione ai piani pastorali.
3. Un gruppo di studio per la confessione mariana della Chiesa di Bergamo.
4. Proposta minima (di don Panfilo).

Don Giacomo Panfilo insiste che la rifondazione della devozione mariana va fatta tenendo conto dei luoghi e dei tempi di questi gruppi mariani e non solo puntando sulle feste mariane presenti nel calendario liturgico della Chiesa universale nelle feste mariane. Si chiede infine se non vi siano parecchi santuari bergamaschi - accettati come aiuti alla devozione mariana - che hanno un fondamento ancora più debole dal punto di vista delle apparizioni di quelle delle Ghiaie?

Il moderatore mons. Piergiorgio Pozzi, nella linea dell'intervento precedente
ricorda che, le stesse persone che vanno alle Ghiaie, vanno anche in altri santuari riconosciuti. Si chiede se in questi santuari si guidino i fedeli a una giusta devozione mariana.

Don Sergio Colombo interviene per sottolineare che l'autorizzazione della Chiesa non va intesa in modo puramente giuridico o esteriore, bensì nel senso di una chiarificazione dei criteri ecclesiali che vengono proposti ai fedeli per indicare loro in quale direzione ci si deve muovere. Bisogna fare qualcosa, o da parte della parrocchia interessata o da parte della diocesi. Non è in grado di dire cosa, purché sia con criteri ecclesiali.

Don Giacomo Panfilo chiede se le finalità appena ricordate - cioè relative a una devozione mariana vissuta e regolata da criteri autenticamente ecclesiali - si devono perseguire solo attraverso le chiese parrocchiali o anche attraverso i santuari.
Fatte tutte le premesse richieste e necessarie - in questi due luoghi (Ghiaie e Misma) - si può lavorare nel senso detto da don Sergio Colombo o no?

Don Giuseppe Belotti teme che, se si istituzionalizzerà la devozione in questi luoghi, questi gruppi si sposteranno e andranno a creare problemi in altri luoghi.

Don Giacomo Panfilo propone che il parroco di questi luoghi possa essere anche rettore dell'eventuale santuario e lo possa gestire direttamente o tramite un coadiutore. Certo però che il parroco dovrebbe essere scelto con criteri adeguati. Si chiede infine, perché si può dir Messa in ogni luogo di montagna senza alcune restrizioni e così non sia per nulla in questi posti?

S.E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei fa osservare che la proibizione non riguarda la Messa all'aperto, ma il luogo particolare, in quanto la celebrazione in quel particolare luogo favorirebbe l'ambiguità a riguardo delle apparizioni. Sottolinea ancora la sua preoccupazione che tutto ciò scateni un desiderio di apparizioni e non favorisca la devozione mariana.

Mons. Lino Belotti, Vescovo ausiliare, interviene per far presente che non mancano certo delle storture e che il 70 per cento di persone che vanno alle Ghiaie sono estranee alla parrocchia. Tuttavia il parroco del luogo attende delle direttive pastorali.

Don Francesco Poli suggerisce che, considerando il fatto che alle Ghiaie è appena stato cambiato il parroco, convenga lasciare passare un anno e in una seconda fase - sentito il nuovo parroco - trovare delle indicazioni.

Don Giacomo Panfilo suggerisce, a sua volta, che il gruppo che attualmente si occupa del fenomeno del Misma abbia un qualche riconoscimento ufficiale.

Il moderatore mons. Piergiorgio Pozzi, considerate le difficoltà per giungere in questa seduta a una qualche mozione, invita i consiglieri a inviare alla segreteria eventuali mozioni da sottoporre al Consiglio Presbiterale Diocesano in una seduta successiva ...

Prima del termine S. E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei affida alla preghiera del presbiterio Don Gianni Lamera, parroco emerito di Ponteranica, gravemente ammalato. La seduta è tolta alle ore 18,30 dopo la preghiera dell'assemblea e la benedizione del Vescovo.
IL PRESIDENTE
+ Mons. Roberto Amadei

IL SEGRETARIO
Don Valentino Ottolini

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Riportiamo di seguito, per maggior comprensione, l'intervento di don Giacomo Panfilo al Consiglio Presbiturale Diocesano dell'11 ottobre 2000

INTERVENTO DI DON GIACOMO PANFILO AL CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO DELL’11 OTTOBRE 2000

Mi arrogo il merito (o la colpa) di aver sollecitato la trattazione del tema della gestione pastorale dei luoghi di “presunte apparizioni” e ringrazio il vescovo per aver accettato immediatamente non appena gliel’ho chiesto. Non è certo una questione di vita o di morte; ma non è nemmeno un’inerzia. Quando c’è aria di carismi, la Chiesa, che è sposa dello Spirito santo, non può restare indifferente ed è chiamata a discernere se ritratta di qualcosa di autentico o se si tratta di scimmiottature da far rientrare o, peggio, di mistificazioni da smascherare.
Quando poi, chiarire le cose, la gente si muove in buona fede ed elegge questi luoghi come luoghi di preghiera, di nuovo la Chiesa non si può disinteressare, perché, come la storia della spiritualità insegna, qui si gioca molto della salvaguardia e della crescita della fede del popolo di Dio. Questi, come è avvenuto per tanti dei santuari che costellano la nostra diocesi da un capo all’altro, diventano dei luoghi dove la gente si riunisce ancora, nonostante la secolarizzazione e la cristianizzazione, con grande disponibilità alla preghiera, all’ascolto e non raramente anche alla conversione e alla ripresa della vita sacramentale. Impostata bene, con gli uomini giusti e con orientamenti saggi, la gestione pastorale di questi luoghi potrebbe anche farne dei piccoli centri promozionali della tanto richiesta nuova evangelizzazione. Spero perciò che oggi vorremo dare molta importanza al tema che siamo chiamati a discutere. Non esito infatti a dire che nel suo piccolo questa seduta del Consiglio Presbiterale potrebbe essere una seduta storica. Ma veniamo al dunque.

1) Il numero dei frequentatori bene (o, almeno, non male) intenzionati dei luoghi di presunte apparizioni quali Ghiaie e il Misma è rilevante e costante.
Si tratta di un pubblico diversificato. la maggior parte è composto di fedeli normali e in buona fede, anche se, magari, bisognosi di una buona catechesi. (Ma quanti dei nostri fedeli non lo sono?) In quelle folle di pellegrini ci sono però anche minoranze che danno motivo di serie preoccupazioni. Si pensi ai sensazionalisti, ai revelazionisti, ai miracolisti… che nel seguire le loro manie non fanno nessun riferimento alla comunione ecclesiale, di cui spesso, anzi, apertamente si infischiano.

2) La maggioranza “ortodossa” di questi pellegrini si muove nella linea delle religiosità popolare. ora, la religiosità popolare da parte dei pastori richiede sempre un impegno di vigilanza e di illuminazione, ma non può essere irrisa né disprezzata, anzi deve essere aiutata a superare i suoi rischi di deviazione, per diventare “sempre più un vero incontro con Dio in Gesù Cristo”. In questo senso si esprime Paolo VI nella “Evangeli nuntiandi” al n. 48, dove, tra l’altro, chiama questa realtà “vulnerabile”, ma anche “ricca”.

3) L’atteggiamento finora prevalente è stato quello di “ignorare” o al massimo di “seguire la lontano”. In una prima fase dei fenomeni questo è probabilmente l’atteggiamento più giusto. Ma poi? Si può ignorare l’infinito? Non è dovuto al persistente disinteresse il pericolo (non sempre evitato) di deviazioni o anche solo di stagnazione nella palude di un devozionismo scadente?

4) Dobbiamo anche riconoscere che spesso, alla base di tanti comportamenti da parte dei “ben pensanti”, e forse anche di noi pastori, c’è un pizzico di opposizione pregiudiziale nei confronti di apparizioni, visioni e rivelazioni. Riconosciuto questo, diciamoci che, se è giusto stare in guardia dalla creduloneria, i cui danni sono facilmente immaginabili, occorre nel contempo stare attenti a non cadere in un eccessivo razionalismo, che forse è ancora più deleterio.

5) Una linea da non abbandonare mai dovrà perciò essere quella del discernimento e del dialogo. E qui faccio una prima proposta di istituire un osservatorio (un gruppo di persone adatte) che segua in modo permanente questi fenomeni, dialoghi con le persone interessate con carità pastorale e aiuti tutti nel discernimento dei carismi.

6) per quanto riguarda le Ghiaie. (ferma restando la presa di posizione dell’Ordinario diocesano in merito all’autenticità o meno dei fatti)
6.1 Propongo come soluzione minima:
- Per la S. Messa e i sacramenti continuare a servirsi della chiesa parrocchiale.
- recintare la zona della cappella, in modo da poter tener lontane intromissioni di persone con equilibrate o addirittura di avventurieri. (Qui servirà un’intesa con il Comune).
- Incaricare ufficialmente un sacerdote che sorvegli e regolale preghiere almeno al sabato e alla domenica.
6.2 Una soluzione ulteriore, che richiede coraggio, certo, ma per la quale secondo me sono maturi i tempi:
- Regolamentare ufficialmente tutta l’attività pastorale che si intende svolgere alle Ghiaie sulla falsa riga di quanto ha fatto il vescovo di Alberga per la località Balestrino.
- Recintare la zona e riservarla a luogo di preghiera. (v. sopra)
- Ampliare e chiudere la cappella dedicandola, per esempio, alla Madonna di Fatima.
- Incaricare ufficialmente un sacerdote che nell’ambito della pastorale parrocchiale animi sul posto la preghiera, sia a disposizione per le confessioni, sorvegli e regoli i pellegrinaggi, curi un’opportuna predicazione e in determinati casi presieda all’Eucaristia.

7) Per quanto riguarda il Misma. (Chiarito che con queste disposizioni non si entra nel merito delle presunte apparizioni)
- Incaricare ufficiosamente un sacerdote che segua il “veggente” e lo aiuti a gestire bene la cosa da tutti i punti di vista.
- Per il momento, sul luogo delle presunte apparizioni, lasciare le cose come stanno.
- Riguardo alla “casa di spiritualità”, tenerla ben distinta dal luogo della presunta apparizione; seguirne l’andamento con il sacerdote di cui sopra, che qui potrebbe essere incaricato ufficialmente.
- Consentire il ministero della Confessione, i ritiri, la celebrazione di una Messa domenicale presieduta dal sacerdote incaricato con una regolamentazione simile a quella di Alberga.
- Per quanto riguarda i gruppi di preghiera: dare pure ospitalità nelle parrocchie; seguirli con discrezione, ma anche con attenzione; guidare il progresso nella preghiera senza sconvolgere di colpo le loro forme, se non sono eterodosse; offrire loro delle catechesi e dei sussidi che li aiutino a non perdere di vista i parametri essenziali della fede cristiana.

8) Per il momento soprassederei al fenomeno di Vigolo e di Paratico. Vigolo mi pare un fatto isolato; Paratico un fatto circoscritto. A questi si può applicare quanto è detto ai paragrafi da 3 a 5.

9) Naturalmente tutte queste proposte sono discutibili sia singolarmente prese sia come blocchi. Quello che a me sembra sicuramente da escludere, è che non si faccia niente e si continui a lasciare queste realtà in balia di se stesse. L’occuparsi di esse a me pare un dovere non più eludibile e un’opportunità pastorale che sarebbe peccato trascurare.

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(Fonte: Archivio privato di don Giovanni Bonanomi)

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VERBALE DELLA SEDUTA DEL 06 DICEMBRE 2000

Riportiamo la parte del verbale del Consiglio Presbiterale diocesano, riunitosi il 06/12/2000, che riguarda l'argomento "Votazione delle mozioni sui luoghi delle presunte apparizioni mariane (A/25)perché riguarda in parte il caso di Ghiaie di Bonate.

(Fonte: "La vita diocesana", anno XCII N. 2 - Febbraio 2001 - Pagine 131 ÷ 138)



Consiglio Presbiterale Diocesano
Verbale N. 18 (sessione del 06/12/2000)


Mercoledì 6 dicembre alle ore 15.00, nell’aula della comunità di Teologia del nostro Seminario, si è riunito il Consiglio Presbiterale Diocesano.
All’incontro presieduto da S. E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei hanno preso parte 30 consiglieri.
Hanno giustificato la loro assenza don Eugenio Battaglia, don Arturo Bellini, don Alberto Mascheretti, don Giuseppe Ponticelli, don René Zinetti.
Sono presenti in aula il Vicario Generale S. E. Mons. Lino Belotti, Vescovo ausiliare e i Delegati Vescovili Mons. Arrigo Arrigoni, Mons. Maurizio Gervasoni e Mons. lino Casati.
Dopo la recita dell’Ora media il moderatore di turno don Giacomo Panfilo dà lettura dell’ordine del giorno che comprende gli otto punti sui quali qui di seguito viene data relazione.

1. Approvazione verbale della seduta precedente

2. Comunicazioni del Vescovo

3. Votazione per il Cons. Affari Economici del Seminario

4. Votazione del documento “Chiesa e istituzioni locali”

5. Votazione delle mozioni sui luoghi delle presunte apparizioni mariane (A/25)

Il moderatore presenta l'ordine con cui verranno votate le mozioni e chiarisce che le prime tre sono in alternativa (la precedente esclude tutte le successive). Le ultime due possono anche essere compossibili. Precisa che prima della votazione sarà possibile fare degli interventi a favore e interventi contro la mozione.

5.1. Votazione della mozione n. 1
Mons. Antonio Pesenti, estensore della mozione, ricorda che tutte le distinzioni che si possono fare, lasciano agli altri l'impressione di una vittoria in quanto significa mettere in discussione il decreto. I santuari nostri: anche in passato ci sono stati giudizi negativi sui santuari, e poi le devozioni sono cadute.
Don Giacomo Panfilo ritiene che nella proposta di Mons. Pesenti, si creano più problemi di quelli che si vogliono risolvere. Sottolinea che il numero dei frequentatori è rilevante, costante e diversificato: la maggioranza si tratta di fedeli normali e in buona fede. La parrocchia si è mossa non per aggirare il decreto, ma per emarginare i fatti di avventurieri che possono diventare rischiosi. Si può dedicare la Cappella che già esiste alla Madonna di Fatima.

Certo che bisognerebbe richiedere a chi ha fatto il decreto se è possibile questa interpretazione.

S.E. il Vescovo Mons. Roberto Amadei interviene per chiarire che sono diverse le situazioni di Albenga e di Medjugore da quella delle Ghiaie perché in quei casi non c'è un pronunciamento di “non consta”.
É vero che non si può impedire l'afflusso, ma la parrocchia non deve organizzare attività di culto in quel luogo.

Don Sergio Colombo ritiene che approvando questa mozione diciamo che non abbiamo la voglia né la forza di affrontare la pastorale mariana. Adesso si tratta di scegliere se si vuole continuare a discutere o no. Dire no a questa mozione non significa dire che la mozione uno non contenga qualcosa di vero.

Don Lucio Carminati chiede che la mozione n. 1, in quanto si interessa solo delle Ghiaie, non sia messa in alternativa a tutte le altre.

Il moderatore, accogliendo l'ultima osservazione, chiarisce che la mozione n. 1 non è in alternativa alle a!tre e come tale viene messa ai voti.
La votazione, per alzata di mano, dà il seguente risultato:
9 favorevoli;
4 contrari;
14 astenuti.

La mozione risulta pertanto non approvata non avendo raggiunto la maggioranza dei presenti alla votazione (cfr. Regolamento art. 16/C).

5.2. Votazione della mozione n. 2
Don Giovanni Bosio, presentatore della mozione, interviene per sottolineare che è personalmente al Vescovo che spetta dare indicazioni in quanto il Vescovo, a motivo del suo ufficio e del sacramento, possiede un particolare e specifico carisma di discernimento anche in queste questioni.

Don Giacomo Panfilo pur acconsentendo a quanto don Bosio ha affermato, ritiene che lo scopo del Consiglio Presbiterale Diocesano risieda proprio nell'aiutare il Vescovo ad esercitare il suo carisma di discernimento e il suo esercizio di guida della pastorale diocesana.

La votazione sulla mozione, effettuata per alzata di mano, ottiene il seguente risultato:

1 favorevole;
19 contrari;
8 astenuti.
La mozione risulta pertanto non approvata,

5.3. Votazione della mozione n. 3
Don Francesco Poli, estensore della mozione n. 3, chiarisce che lo scopo della mozione è quello di sospendere momentaneamente il giudizio in vista di un approfondimento, rimandando così a una seconda fase tutto il discorso. La diversità rispetto alla mozione seguente sta nel fatto che questo periodo di sospensione potrebbe anche portarci a dire che non conviene costituire una commissione.

Don Giacomo Panfilo ritiene che non sia opportuno sospendere tutto per un anno, perché risulterebbe una perdita di tempo; basta invece raccomandare alla commissione che verrà costituita di non giungere a conclusione senza avere consultato i parroci del luogo.

Mons. Ubaldo Nava, proponente della mozione successiva si dichiara disponibile ad accogliere questa integrazione.

Don Francesco Poli, di fronte alla possibilità di una modifica della successiva mozione nel senso appena indicato ritira la propria mozione.

5.4. Votazione della mozione n. 4
Mons. Ubaldo Nava, estensore della mozione, chiarisce che il fine di questa
mozione è quello di non lasciare i singoli preti di fronte a problemi già esistenti, ma anche quello di essere subito pronti a dare indicazioni ai casi nuovi che possono sorgere, in modo che i singoli preti non abbiano a operare in una prospettiva troppo ristretta, ma secondo una prospettiva più ampia e generale.

Don Sergio Colombo interviene per sottolineare che il problema che sta sullo sfondo è grande e non piccolo, e pertanto aggiungerebbe al punto 2 della mozione: “sullo sfondo di alcune linee della devozione mariana”.

Mons. Ubaldo Nava si dichiara ben disposto ad accogliere nella sua mozione
anche questa integrazione. Il moderatore sottopone la mozione cosi integrata:
“Il Consiglio Presbiterale, al termine della discussione sulla gestione pastorale dei luoghi di presunte apparizioni, propone che venga costituita in Diocesi una Commissione, presieduta dal Vescovo, con le seguenti finalità:
1. Seguire direttamente e immediatamente (fin dal loro primo manifestarsi)
tutti i fenomeni a presunte apparizioni (vere o presunte tali).
2. Operare ? sullo sfondo di alcune linee di devozione mariana ? le opportune
scelte pastorali e proporle a chi di dovere.
3. Curare con attenzione i rapporti con i media.
4. Soprattutto stare vicini ai Pastori operanti in loco, perché nel loro agire di ogni giorno siano nella fedeltà e nella continuità con la linea pastorale del Vescovo si sentano sicuri di avere nei membri (o in alcuni di essi) di tale Commissione, dei referenti autorevoli e facilmente reperibili per ogni scelta (anche impopolare) che dovessero attuare”.

La mozione, messa ai voti per alzata di mano, risulta approvata all'unanimità secondo il testo riportato nel Collegato al presente verbale.

5.5. Votazione della mozione n. 5
Don Giacomo Panfilo, estensore della mozione n. 5, nella quale prevedeva di assumere come membri della commissione quanti fanno già parte di un gruppo di lavoro esistente da circa due anni, ritiene che le integrazioni ricevute dalla proposta diano sufficienti garanzie per raggiungere quanto voleva garantire la nozione da lui presentata e pertanto ritira la sua mozione…


6. Osservazioni del rettore del Seminario circa il rapporto tra Consiglio Presbiterale e Seminario (A/26)

7. Suggerimenti circa la trattazione del prossimo tema: “Rapporti tra parrocchie e gruppi e movimenti ecclesiali”

8. Varie ed eventuali
Nessuno avanza alcun argomento.

La seduta è tolta alle ore 18 dopo la preghiera dell’assemblea per in confratelli ammalati e la benedizione del vescovo.
Il Presidente
+ Mons. Roberto Amadei
Il segretario
Don Valentino Ottolini


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Allegato   Data inserimento:  11/10/2000