Toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma gondii, un parassita ubiquitario che compie il suo ciclo vitale, estremamente complesso e diverso a seconda dell'ospite, solo all'interno delle cellule.

 

 

Il gatto è l'ospite definitivo del parassita, viene infettato per ingestione di carne infetta o tramite ingestione di ovociti (una delle forme vegetative del parassita) escrete da altri gatti. L'organismo in natura si trova anche in altri ospiti accidentali, tra cui alcuni mammiferi, uccelli ed in qualche rettile. Nell'uomo, la toxoplasmosi viene trasmessa per via orale mediante cibi poco cotti o carni crude, contenenti le cisti.

Toxoplasmosi primaria e secondaria

L'infezione da Toxoplasma gondii si sviluppa in due fasi successive.

La toxoplasmosi primaria è caratterizzata da una infezione diretta da parte dell'organismo presente nel sangue e nei linfonodi, e dura per un periodo di settimane o mesi. In questa fase si hanno i sintomi più evidenti della toxoplasmosi: ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola, senso di "ossa rotte", a volte febbre e ingrossamento di fegato e milza. Esistono poi alcune complicanze particolarmente gravi, come la corioretinite (infiammazione della zona visiva dell'occhio), che può compromettere la vista, l'encefalite, oltre a sintomi attribuibili a una malattia autoimmune.

Il soggetto che contrae una toxoplasmosi resta protetto per tutto l'arco della vita da recidive, grazie alla produzione di anticorpi e linfociti specifici.

Dopo questa prima fase della mlattia si passa alla toxoplasmosi postprimaria, dove i segni clinici e di laboratorio dell'infezione acuta scompaiono, ma permane il parassita nell'organismo, sottoforma di cisti, forme vegetative inattive, che si instaurano nei muscoli e nel cervello e qui possono rimanere per molto tempo. Se le difese immunitarie si abbassano, per esempio a causa di una malattia o per trattamenti medici, il microrganismo può tornare aggressivo, riprodursi e indurre nuovi danni.

 

 

Incidenza della toxoplasmosi

Toxoplasmosi

Nel mondo l'incidenza della toxoplasmosi è molto variabile (dal 3 al 70% degli adulti risultano sieropositivi per la malattia) ed è molto più elevata nel caso di pazienti già affetti da immunodeficienza (come ad esempio i soggetti che hanno subito un trapianto o i malati di AIDS).

L'incidenza della toxoplasmosi varia in funzione del clima (più diffusa nei Paesi caldo-umidi, meno in quelli freddi), delle condizioni igieniche, delle abitudini alimentari (più frequente nelle popolazioni che mangiano maiale).

In Italia circa il 60% delle gestanti affronta una gravidanza senza essere protetta contro la toxoplasmosi. Questa quota è andata aumentando nell'ultimo decennio, grazie alla catena del freddo e alle mutate condizioni di allevamento che hanno ridotto la toxoplasmosi negli animali per la produzione di carne da alimentazione umana.

L'incidenza della toxoplasmosi congenita (contratta alla nascita da madre infetta) è di 3-6 casi per 1.000 nati nei paesi ad alto rischio per questa infezione, 1-2 casi per 1.000 nei paesi a basso rischio.

Toxoplasmosi in gravidanza

La toxoplasmosi contratta in gravidanza risulta particolarmente pericolosa poiché può passare al feto producendo danni anche gravi, come idrocefalia, lesioni cerebrali che possono provocare ritardo mentale ed epilessia, ridotta capacità visiva che può portare fino alla cecità, fino all'interruzione spontanea della gravidanza.

La percentuale di trasmissione dalla madre al feto aumenta man mano che la gravidanza progredisce, mentre la gravità del danno fetale diminuisce con il trascorrere della gravidanza: i casi clinicamente sintomatici di toxoplasmosi congenita riguardano quasi esclusivamente i feti infetti prima della ventiseiesima settimana.

 

 

L'infezione nella madre è per lo più asintomatica; in caso contrario la manifestazione più comune è una linfoadenopatia, senza febbre, accompagnata da astenia e cefalea. Il rischio di infezione fetale non è correlato con la gravità dei sintomi dell'infezione materna.

Solo una piccola percentuale dei bambini infetti da toxoplasmosi presenta sintomi alla nascita, caratterizzati da corioretinite, idrocefalo e calcificazioni intracraniche. Più del 75% dei neonati è asintomatico alla nascita, ma può presentare sintomi più tardivamente: siccome attualmente non vi sono parametri che permettano di prevedere l'esito dei neonati infetti asintomatici alla nascita, è fondamentale proseguire con dei controlli clinici fino all'età scolare nel caso la mamma risulti positiva alla toxoplasmosi durante la gravidanza.

Diagnosi e cura della toxoplasmosi

La toxoplasmosi è una malattia spesso asintomatica, dunque sarebbe bene sapere, prima della gravidanza, se nel proprio siero siano presenti gli anticorpi per la toxoplasmosi. Questo semplice esame del sangue è chiamato Toxo-test, e permette di classificare le donne in tre classi: "protetta", "suscettibile" o "a rischio".

Nella prima fase della malattia (quella pericolosa per il nascituro) l'organismo produce immunoglobuline IgM, successivamente (in una fase meno rischiosa) gli anticorpi prodotti sono di classe IgG. Il Toxo-test permette di verificare la presenza di anticorpi, e di evidenziare se si è ancora in una fase a rischio o se la donna è da considerarsi protetta.

Il Toxo-test durante la gravidanza deve essere eseguito entro le prime otto settimane di gestazione.

A seconda dell'esito l'esame deve essere o meno ripetuto: se la donna ha gli IgG (è protetta) il test non deve più essere ripetuto; se non ha gli IgG né gli IgM (è suscettibile), deve eseguire almeno altri due controlli nel corso della gravidanza, a 20 e 36 settimane, per escludere la possibilità di essersi infettata rischiando che il bambino contragga una toxoplasmosi congenita.

Se il test dà come risultato la presenza di anticorpi IgM, l'infezione in gravidanza potrebbe non sussistere, per averne la certezza occorre procedere con test sierologici più sofisticati presso centri di riferimento di riconosciuta esperienza sia per accertare la diagnosi sia, eventualmente, per disegnare una terapia.

La terapia materna contro la toxoplasmosi riduce fino al 60% la trasmissione fetale, in genere prevede la somministrazione di spiramicina (900.000.000 UI/die) fino all'esclusione dell'infezione o fino al parto se l'infezione è confermata.

Per il trattamento del neonato affetto da toxoplasmosi sono proposti diversi schemi terapeutici, nessuno dei quali si è dimostrato superiore rispetto agli altri.

Prevenire la toxoplasmosi

Allo stato attuale non esiste un vaccino contro la toxoplasmosi, esistono una serie di comportamenti e di pratiche che possono ridurre notevolmente il rischio di contrarre questa malattia.

Studi recenti indicano tra le principali fonti di infezione il consumo di carne cruda e semicruda: carpaccio, salumi crudi, tartara, salsicce, carne salata ed essiccata, carne di maiale e di agnello poco cotta.

Per evitare questo tipo di contaminazione è necessario evitare di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto acqua corrente dopo averla toccata, e cuocere bene la carne evitando di lasciarla semicruda. Anche il congelamento a temperature inferiori a -20 gradi rende inattivo il Toxoplasma.

Un'altra fonte di contaminazione è la terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato. Chi svolge attività di giardinaggio dovrebbe lavarsi molto bene le mani prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi, mentre bisogna lavare accuratamente gli ortaggi e la frutta fresca prima del consumo.

Il vero serbatoio della toxoplasmosi è rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando il parassita anche per diverse settimane, mentre ultimamente si è ridimensionata l'attenzione nei confronti del gatto domestico come portatore della malattia, alimentato con prodotti in scatola e la cui lettiera è cambiata tutti i giorni.

Altri metodi di prevenzione prevedono di cuocere le uova, non bere latte non pastorizzato, identificare le donne a rischio con test di screening, trattare le donne infette, identificare il feto infetto con ecografia funicolocentesi e amniocentesi, prevenire l'infezione da trasfusione di sangue o da trapianto d'organo.

 

 

 

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