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sabato 3 marzo 2012

Il vostro partner vi tradisce online? Ecco come scoprirlo

Al giorno d’oggi, le relazioni on-line sono diventate una minaccia crescente per i matrimoni e le relazioni stabili. Ma come si può fare a scoprire se il vostro coniuge, fidanzato o convivente vi tradisce via internet?
Quali sono i segnali di una relazione online? Che cosa si deve cercare se si sospetta un tradimento via internet?
3 tipi di comportamento
Chiunque abbia una tresca via Internet potrebbe improvvisamente assumere tre diversi tipo di comportamento:
Comportamento reticente o sospettoso
Comportamento nervoso
Comportamento difensivo
Indizi di un comportamento reticente o sospettoso
Un improvviso aumento della quantità di tempo trascorso al computer.
L’utilizzo del computer in orari strani o non abituali, sia di giorno che di notte.
L’utilizzo del computer in orari che normalmente trascorrete insieme.
Il cambiamento continuo della password del proprio account di posta elettronica.
La cancellazione dell’archivio storico del computer.
L’impostazione di una password di protezione per il suo computer portatile, specialmente se non lo ha mai fatto prima.
Una maggiore attenzione alla privacy durante la navigazione in rete.
Lo spostamento del computer di casa in una stanza chiusa a chiave, o in una zona più riservata della casa.
Il recarsi in un’altra stanza col proprio computer portatile per navigare su Internet
Indizi di un comportamento nervoso
Guardarsi continuamente alle spalle, o dare un’occhiata in giro durante l’utilizzo del computer.
Controllare per vedere dove siete prima di iniziare la navigazione su Internet.
Posizionare lo schermo lontano dalla vista degli altri, o in una posizione dove possa vedere qualcuno arrivare.
Bloccare la visualizzazione dello schermo del computer se qualcuno si avvicina troppo.
Diventare eccessivamente geloso del proprio computer o laptop, o della password del proprio account di posta elettronica, specialmente se in precedenza le si condivideva apertamente.
Indizi di un comportamento difensivo
Arrabbiarsi o criticarvi per la vostra eccessiva gelosia se chiedete lumi sulla sua attività online.
Insistendo sul fatto che la persona con cui è in costante comunicazione con online è solo un’amica.
Aggrapparsi ostinatamente alla convinzione che una conversazione online non à una “vera” infedeltà.
Accusarvi di essere gelosa della sua amicizia online.
Accusarvi di curiosare tra le sue questioni personali.
Questi sono solo alcuni esempi dei tipi di comportamento che possono fungere da “spia” del fatto che il vostro coniuge o convivente possa essere coinvolto in una relazione virtuale.
Un test a prova di bomba per verificare l’infedeltà online
Che cosa fare se si trova una grande varietà di segni rivelatori che potebbero indicare una infedeltà online, o se improvvisamente notate questi tipi di comportamenti, e il vostro coniuge insiste nel dire che non c’è nulla che non va?
Che cosa fare se lui insiste a sostenere che la persona con cui comunica costantemente online è solo una cara amica?
C’è un modo sicuro per scoprirlo. Questo test infallibile vi dirà se il vostro partner sta facendo qualcosa che non va via Internet.
Semplicemente, chiedetegli se potete sedervi accanto a lui ed osservare il contenuto della corrispondenza con questa persona che “è solo un’amica”. Cosa fa, come reagisce?
Se trova delle scuse, inventa dei motivi per cui non potete fare questo, o reagisce con veemenza, allora avrete la vostra risposta su quanto innocente o inoffensiva possa realmente essere la sua “amicizia” via internet.

Violenza privata a Modica. Coniugi vanno assolto

L’accusatrice, Giovanna S., 60 anni, sosteneva che gli imputati l’avevano costretta a rimanere in auto per tre quarti d’ora. Il giudice monocratico, Antongiulio Maggiore, non ha creduto alla sua tesi ed ha assolto perché il fatto non sussiste due coniugi modicani, Pietro C. , 43 anni, e Veronica M., 34 anni, accusati di violenza privata. Il pubblico ministero, Veronica Di Grandi, aveva invocato la condanna a sei mesi di reclusione ciascuno. Il 28 settembre del 2007, la parte offesa, che si era costituita in giudizio attraverso l’avvocato Angelo Iemmolo, sarebbe entrata in un’area privata di condominio di Via Resistenza Partigiana, per parcheggiare la propria autovettura. Nel frattempo sopraggiungeva l’imputata Veronica M. con la bambina a bordo del suo veicolo, che, essendo residente, chiese alla controparte di uscire da quella zona privata. Ne scaturì un battibecco che coinvolse, poi, anche Pietro C. Secondo l’accusa, i due congiunti, che sono stati difesi dall’avvocato Giovanni Favaccio, dopo essersi alterati, non avrebbero consentito alla donna di scendere la veicolo tenendo pressato lo sportello, col fine di non consentire che l’auto venisse lasciata in sosta. Quando alla vicenda si pose fine, Giovanna S. decise di rivolgersi all’autorità giudiziaria. La sentenza, però, ha dato ragione ai due coniugi.

Cassazione: può costituire violenza privata anche l'invio di sms indesiderati Tratto da: Cassazione: può costituire violenza privata anche l'invio di sms indesiderati (Fonte: StudioCataldi.it)

La Cassazione ha detto stop agli sms inesiderati. Ora infatti si rischia anche una condanna per violenza privata se il loro contenuto costituisce una violenza morale. In una sentenza della quinta sezione penale infatti (n. 31758/2009) gli Ermellini hanno sottolineato che alcuni messaggini possono configurare qualcosa di più rispetto a una semplice molestia tanto da potersi parlare appunto di una vera e propria ''violenza morale'' che fa scattare la condanna a norma dell'art. 610 c.p. Il caso affrontato dalla Corte riguarda un uomo di 55 anni condannato per violenza privata per avere inviato degli sms al marito della sua amante cercando di indurlo a tirarsi indietro dal tentativo di riconciliarsi con la moglie. L'uomo era stato anche condannato per minaccia perchè aveva cercato di indurre la sua amante a riprendere la relazione minacciando altrimenti di diffondere video in cui erano ripresi i loro rapporti sessuali. Nel ricorso in Cassazione l'uomo aveva sostenuto che i suoi messaggini non potevano essere motivo per una condanna per violenza privata ma la Corte che ha respinto il ricorso evidenziando che "i messaggi inviati al marito adombrano chiaramente una condotta di violenza privata ai danni del marito di [...] e denotano la conferma solare della violenza morale attuata nei confronti della donna''.
(01/08/2009 09:00 - Autore: Roberto Cataldi) -
Tratto da: Cassazione: può costituire violenza privata anche l'invio di sms indesiderati
(Fonte: StudioCataldi.it)

Il Bullismo nuoce alla società in modi devastanti, sfavorisce lo sviluppo sociale ed economico, alimenta l'aggressività e la criminalità. Un paese moderno non può e non deve tollerare tutto questo. Leggi tutto: http://www.informagiovani-italia.com/bullismo.htm#ixzz1o4A7TrHx

Il Bullismo nuoce alla società in modi devastanti, sfavorisce  lo sviluppo sociale ed economico, alimenta l'aggressività e la criminalità. Un paese moderno non può e non deve tollerare tutto questo.
A cura della redazione sociale di Informagiovani-Italia
In genere il Bullismo è caratterizzato da un insieme di fattori quali:
Colui che agisce come "persecutore" trova piacere nel cercare di "dominare" la vittima senza mostrare alcuna compassione per la sofferenza psichica o anche fisica del "perseguitato".
Il bullismo continua per un lungo periodo di tempo.
La prepotenza del persecutore sul perseguitato è spesso legata alla superiorità dovuta all'età, alla forza fisica, o al sesso (ad es. maschio più forte della femmina).
La vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione.
La vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette.
Cos'è il Bullismo:
Il bullismo è un malessere sociale fortemente diffuso, sinonimo di un disagio relazionale che si manifesta soprattutto tra adolescenti e giovani, ma sicuramente non circoscritto a nessuna categoria né sociale né tanto meno anagrafica.  Il bullismo si evolve con l'età, cambia forma, ed in età adulta lo ritroveremo in tante, troppe prevaricazioni sociali, lavorative e familiari.
Provando a dare una sintetica definizione, in genere, "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus 1996).
Una recente indagine in Italia sul ''bullismo'' nelle scuole superiori ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica e il 33% è una vittima ricorrente di abusi. Dai risultati dell'indagine emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgano rispetto a quelle di tipo fisico: il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30% ha subito delle offese e il 23,4% ha segnalato di aver subito calunnie; nelle violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l'isolamento di cui è stato oggetto, mentre  l'11% dichiara di essere stato minacciato.
Come fa una società civile a tollerare tutto questo e allo stesso tempo sperare che la società stessa cresca e progredisca?
Il cupo fenomeno del Bullismo è incomprensibilmente sottovaluto anche quando esso è una manifestazione di un vero è proprio malessere sociale sia per coloro che commettono il danno che per coloro che lo subiscono, i primi in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto rischiano una eccessiva insicurezza caratteriale che può sfociare in sintomatologie anche di tipo depressivo. Di questi tempi si parla spesso della depressione come nuova grande malattia sociale, ma cosa si fa per combatterla?
Le conseguenze del bullismo sono notevoli, a volte purtroppo irreparabili: il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona a perdere fiducia nelle istituzioni sociali come la scuola ma anche come la famiglia, oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori sui più deboli.
Il bullismo, come detto, non è un problema solo per la vittima, ma va oltre l'individuo oppressore ed oppresso, in quanto il clima di tensione che si instaura va a influenzare la famiglia, la scuola e le altre istituzioni sociali, nonché il futuro stesso della persona e della società nel suo complesso. Cerchiamo di fermare tutto questo, per un futuro dei giovani e dei meno giovani più armonioso e pieno di sogni.
Leggi tutto: http://www.informagiovani-italia.com/bullismo.htm#ixzz1o49nIPkp

martedì 20 settembre 2011

Sarah Scazzi: fratello affida indagini private ad investigatore

BARI - Claudio Scazzi, il fratello di Sarah Scazzi, la ragazzina uccisa un anno fa ad Avetrana (Taranto), avrebbe affidato ad una nota agenzia di investigazione barese l'incarico di indagare su alcuni aspetti ancora poco chiari della vicenda. A riferirlo all'Ansa è stato il titolare dell'agenzia, Aldo Tarricone, che ha precisato che l'incarico gli è stato conferito un mese fa.
"La famiglia - ha detto Tarricone - ritiene che la Procura di Taranto abbia fatto ottime cose, ma siamo tutti convinti che qualcuno sappia altro non ancora emerso". A processo iniziato, la famiglia Scazzi ha fornito a Tarricone documenti utili ai fini delle indagini private. Dell'omicidio sono accusate la cugina di Sarah, Sabrina Misseri e la zia, Cosima Serrano, mentre lo zio, Michele Misseri è ritenuto colpevole di avere aiutato moglie e figlia a nascondere il corpo. "Da ciò che ho letto - prosegue l'investigatore - devo ammettere che il lavoro svolto dalla Procura è ottimo e l'impianto accusatorio, nei confronti delle presunte assassine, validissimo. Ora devo verificare alcune mie ipotesi". Su quali siano le ipotesi in questione, Tarricone non ha voluto aggiungere altro.
CASSAZIONE DECIDE 12 OTTOBRE SE TRASFERIRE PROCESSO - La Corte di Cassazione deciderà il 12 ottobre prossimo se spostare il processo sull'omicidio di Sarah Scazzi da Taranto ad altra sede o lasciarlo nel capoluogo jonico. In quella data sarà discussa la richiesta di rimessione del processo presentata dagli avvocati Franco Coppi e Nicola Marseglia per conto di Sabrina Misseri, in carcere insieme alla madre Cosima Serrano per l'uccisione della cuginetta. I legali sostengono che il processo non può essere celebrato a Taranto per il clamore mediatico che potrebbe condizionare i giudici. Il gup Pompeo Carriere aveva accolto l'istanza della difesa rinviando gli atti alla Cassazione e fissando la nuova udienza preliminare per il 10 ottobre. Udienza destinata, dunque, a slittare in quanto i giudici della prima sezione penale della Cassazione si riuniranno due giorni dopo per decidere sull'eventuale trasferimento del processo.

APRE A GENOVA UNO SPORTELLO ANTI STALKING


Genova .
Apre a Genova uno sportello anti-stalking. La presentazione dell'iniziativa, realizzata dall'Associazione Italiana di  Psicologia e Criminologia (AIPC) - Osservatorio Nazionale sullo Stalking(ONS) ed il sindacato di Polizia COISP, in collaborazione con la Novilinguistic e Tomaso Carminati, ci sarà il 12 giugno 2009, alle ore 11.30, a Genova presso il Centro Civico Buranello, via G. Buranello,1, dove si terrà il convegno Stalking. Quando la relazione diventa molesta.

Stalking tra pensionati, la perseguita per sei anni


Genova - Per sei anni ha costretto la sua vicina di casa a subire ogni tipo di angherie. Le ha orinato sulla porta d’ingresso, si è masturbato sul terrazzo per farsi notare, l’ha tenuta sveglia decine di notti battendo di continuo con forza sul muro in comune. Tutto ciò perché l’amore nei suoi confronti non era ricambiato.
Fosse solo per questo, si tratterebbe di una normale vicenda di stalking e molestie ma l’età dei protagonisti è diversa da quella che normalmente rientra tra i protagonisti di questo tipo di vicende: lui è un pensionato di 62 anni, la vittima 58 anni ed ha impegnato sei anni per trovare il coraggio di denunciare il vicino.
La storia si è svolta in un condominio di via Piacenza in Valbisagno. I carabinieri della compagnia di San Martino hanno avviato le indagini e in breve tempo, grazie anche a una microcamera installata nel portone, hanno arrestato l’anziano. Dovrà rispondere del reato di danneggiamento, stalking ed atti osceni.
Pubblicato da Ligurgenova investigazioni

lunedì 12 settembre 2011

Intercettazioni, Berlusconi avvisa: Stop alle violazioni della Privacy

"Introdurremo una normativa sulle intercettazioni telefoniche che ponga fine agli abusi e alle violazioni della nostra privacy che si verificano anche in danno di chi non è neppure indagato, con l'introduzione di nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti, tutti i Paesi civili, e tra l'altro come avviene negli Stati Uniti, dove chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera, e ci resta per molti anni".
Lo afferma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio ai Promotori della Libertà. "Introdurremo anche procedure pi snelle per invocare la responsabilità civile dei magistrati".
Pubblicato da Ligurgenova Investigazioni e Kelevra web.

Privacy D.P.S. il software GRATUITO

Privacy D.P.S. è stato studiato in conformità alle regole fornite dal Garante per la protezione delle Privacy, semplice e veloce ti permette di creare il Documento Programmatico sulla Sicurezza in tempi relativamente brevi e senza dover programmare tutto il lavoro di stesura del documento.
Tramite semplici interfacce guidate l'inserimento dei dati è stato snellito il più possibile, e grazie al suo Help sempre disponibile ti informa sul contenuto del dato da inserire.
Pubblicato da Ligurgenova Investigazioni e Kelevra web.

Nuove sanzioni per violazioni privacy

Il 27 febbraio 2009 è stato convertito in legge (Legge n.14/2009) il decreto "milleproroghe" (n. 207 dello scorso 30 dicembre 2008: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti) contenente alcune importanti modifiche al decreto legislativo n.196 del 30 giugno 2003 riguardanti le "Disposizioni in materia di tutela della riservatezza" (Art. 44).
La nuova legge agisce su vari fronti:
Inasprimento delle sanzioni pecuniarie relative agli illeciti amministrativi, ad esempio per "omessa o inidonea informativa" e per "omessa collaborazione con il Garante". Le pene vengono quasi sempre raddoppiate rispetto alla 196/2003.
Per "omessa o inidonea informativa" (Art. 13) è ora prevista una sanzione tra i 6.000 e i 36.000 euro, mentre per chi cede dati in violazione di legge (Art.16) la sanzione è ora tra i 10.000 euro e i 60.000 euro. Introduzione di nuove fattispecie di illeciti amministrativi: "violazione delle misure minime di sicurezza e trattamento illecito dei dati" ed "inosservanza dei provvedimenti di prescrizione di misure necessarie o di divieto".
Vengono infatti aggiunti due importanti commi all'articolo 162:
2-bis: In caso di trattamento di dati personali effettuato in violazione delle misure minime di sicurezza o di violazione della normativa in tema di corretto trattamento dei dati viene applicata in sede amministrativa, in ogni caso, la sanzione del pagamento di una somma da 20.000 euro a 120.000 euro.
2-ter: In caso di inosservanza dei provvedimenti di prescrizione di misure necessarie o di divieto viene introdotta una sanzione amministrativa tra 30.000 e 180.000 euro.
Questo significa che le violazioni più frequenti (violazione della privacy e mancata adozione delle misure minime), precedentemente pressochè impunite per via della "sola" sanzione penale, ora prevedono anche una sanzione amministrativa.
Si introduce maggior facoltà di adeguamento delle sanzioni ai singoli casi: da riduzione ai due quinti a maggiorazioni di 4 volte, in funzione dell'entità della violazione e delle possibilità economiche dei soggetti.
Pubblicato da Ligurgenova Investigazioni e Kelevra Web.

lunedì 1 agosto 2011

Colpisce con una mazza il compagno della ex moglie: arrestato 40enne

Finisce nel carcere di Viterbo, con le accuse di rapina, lesioni personali aggravate, violenza privata, danneggiamento e minacce, la folle serata di un muratore 40enne di Tuscania, arrestato dai carabinieri di Montalto di Castro e Canino.
Il tuscanese, separato dai anni dalla moglie, non aveva mai smesso di cercarla, rendendosi responsabile anche di numerosi episodi di violenza e maltrattamenti contro la donna, e ieri sera (27 luglio), ha deciso di prendersela anche con l’attuale compagno dell’ex coniuge, un 35enne marocchino, residente in Canino.
L'uomo, a bordo della propria auto, dopo aver inseguito e raggiunto la vittima sulla strada provinciale Caninese, nei pressi di Tessennano, lo ha tamponato ripetutamente per farlo scendere dalla vettura. Una volta scesi, senza dare al rivale il tempo di rendersi conto di quanto stesse accadendo, ha afferrato una mazza di legno e, con una violenza inaudita, lo ha aggredito procurandogli importanti lesioni, tanto da costringerlo successivamente a ricorrere alle cure dei sanitari presso l’ospedale di Tarquinia, poi gli ha rubato il cellulare e si è dato alla fuga.
Il marocchino, soccorso da un altro automobilista, ha dato subito l’allarme ai carabinieri, che sono rusciti a intercettare e bloccare il 40enne nei pressi di Montalto di Castro.
Soltanto in caserma, prima di essere porttao in carcere, l’aggressore è crollato, rendendosi conto di quanto aveva fatto.

Ligurgenova - Infedeltà Coniugale

I dati circa l'infedeltà coniugale e l'infedeltà sessuale sono sempre più in crescita e sono, a dir poco, impressionanti. Gli studi statistici in questo campo mostrano che, sebbene il 90% delle coppie sposate disapprovino relazioni extraconiugali, il 15% delle mogli e il 25% dei mariti ha sperimentato il sesso extraconiugale. Questi numeri aumentano del 20% in presenza di vicende emotive e relazioni in cui non è coinvolto il sesso. Altre fonti di studio sostengono che, circa il 60% dei mariti e il 40% delle mogli ad un certo punto nel loro matrimonio, avrà una relazione extraconiugale. Un altro termine per definire l'infedeltà coniugale è adulterio. In questo senso, La Nuova Enciclopedia Britannica dice che "l'adulterio sembra essere così universale e comune quanto il matrimonio".
Ciò che è allarmante in queste statistiche, tuttavia, non sono i numeri, bensì, il forte impatto emotivo che l'infedeltà coniugale ha sulla vita delle persone; basti pensare alla ferità che questo tipo di dolore comporta, le notti di insonnia e la confusione mentale, l'ansia e le depressioni coinvolte in queste percentuali. Anche quando tutto è venuto a galla, inoltre, il coniuge può sopravvivere al trauma, ma i danni al matrimonio, probabilmente, non saranno mai del tutto riparati.
Le avventure extraconiugali, sebbene sembrino meno gravi, in realtà possono avere conseguenze a lungo termine su entrambi i coniugi. Prime tra tutte sono:
le malattie sessualmente trasmesse
le gravidanze indesiderate
Perché l'infedeltà coniugale si verifica
Le cause d'infedeltà coniugale sono molteplici. Emily M. Brown, assistente sociale e direttrice del Centro per la Terapia e Mediazione familiare americana, ha classificato i motivi di relazioni extraconiugali così:
evitare conflitti
evitare l'intimità
dipendenza sessuale
fuga dalle responsabilità
E' importante notare come alcuni coniugi, per esempio, sembrano soccombere alle lusinghe di una relazione extra-coniugale a seguito di uno stress particolare come:
un cambiamento nel modo di vivere
diventare un genitore
la sindrome del nido vuoto che si verifica quando i figli vanno via di casa
L'adulterio, pertanto, può verificarsi in matrimoni felici, come in quelli infelici. In alcuni casi, sebbene i membri di un matrimonio possano sembrare soddisfatti della loro vita coniugale, può accadere che uno dei due inizi un'avventura a causa della bassa autostima e dell'insicurezza. In questo modo il coniuge evita il consueto conflitto o la paura di intimità legata, per esempio, a problemi di calo della libido.
Anche se si è lavorato duramente per realizzare un matrimonio felice e duraturo, l'illusione che una nuova relazione possa risolvere le debolezze può prendere il sopravvento.
Altre cause di infedeltà coniugale sono quelle tipiche di un matrimonio in crisi e già fallito. E' il caso della mancanza di affetto tra i coniugi, la dipendenza sessuale di uno o entrambi i coniugi, e la mancanza di comunicazione. In questo caso, l'infedeltà è un mezzo per sfuggire a un matrimonio infelice.
Come reagire nel caso di infedeltà
Comunque la si cataloghi, l'infedeltà coniugale è come una malattia che distrugge le radici di una pianta e alla fine la uccide. L'infedeltà non può mai essere una cura per la malattia. Allo stesso modo, le avventure extraconiugali sono come una malattia non localizzata e sulla quale non si può intervenire: molto presto il matrimonio sarà del tutto infetto e si dovranno prendere misure estreme per salvarlo. Solo una minima percentuale dei matrimoni, infatti, risulta rinvigorita da una relazione extra-coniugale.
Il motto gusto per evitare tutto ciò che l'infedeltà può causare a se stessi e agli altri è proprio "prevenire è meglio che curare". In una visione migliorativa del fenomeno, tuttavia, bisognerebbe mettere in conto che essa può verificarsi e che bisognerà affrontarla col dialogo e con il giusto supporto psicologico, necessario per individuare la causa, eliminare i sensi di colpa e non andare più in contro agli stessi errori.

Ligurgenova - Mobbing

Molto si parla negli ultimi anni di "mobbing", di accanimento di un singolo o di un gruppo contro una vittima designata nell'ambiente lavorativo. Ma quella che cambia è la cornice in cui si svolgono le angherie: da sempre nella storia dell'umanità si è assistito a varie forme di "caccia alle streghe" in cui gruppi umani compatti si sono accaniti contro il capro espiatorio di turno, un nemico reale od immaginario, qualcuno che si discostava dalla logica interna del clan. 
Il Mobbing 
II termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall'etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento di alcune specie animali che circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo al fine di allontanarlo dal branco.   
Il primo a parlare di mobbing quale condizione di persecuzione psicologica nell'ambiente di lavoro è stato alla fine degli anni '80 lo psicologo svedese Heinz Leymann che lo definiva come una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che è progressivamente spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì relegato per mezzo di ripetute e protratte attività mobbizzanti.   
In Italia si inizia a parlare di mobbing solo negli anni '90 grazie allo psicologo del lavoro Haraid Ege che delinea il fenomeno come "una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte dei colleghi o superiori" attuati in modo ripetitivo e protratti nel tempo per un periodo di almeno sei mesi. In seguito a questi attacchi la vittima progressivamente precipita verso una condizione di estremo disagio che cronicizzandosi si ripercuote negativamente sul suo equilibrio psico-fisico.   
Tipi di mobbing 
Si possono descrivere diverse modalità di mobbing: 
verticale: quando è attuato da un superiore nei confronti di un subordinato o viceversa da parte di un gruppo di dipendenti nei confronti di un superiore; 
orizzontale: tra pari grado; 
collettivo: spesso attuato come strategia aziendale mirata a ridurre o razionalizzare gli organici e rivolto a gruppi numerosi di persone; 
doppio mobbing: si realizza, a parere di Ege, quando il mobbizzato carica la famiglia di tutte le sue problematiche. Ad una prima fase di comprensione dei familiari segue una condizione di distacco che, quando la situazione si aggrava, porta ad un ulteriore isolamento dell'individuo dal nucleo familiare; 
esterno: la vittima è il datore di lavoro che subisce pressioni attuate sotto forma di minacce di denuncia per comportamenti mobbizzanti, sia da parte di organizzazioni sindacali che da dipendenti con velleità carrieristiche.   
Fasi del mobbing 
Secondo Leyman il mobbing si attua attraverso fasi ambientali e comportamentali ben codificate:  Segnali premonitori: fase breve e sfumata nella quale si appalesano le "anomalie" dinamico-relazionali tra la vittima e i colleghi o il superiore. Tali screzi si scatenerebbero in seguito a cambiamenti nel normale ritmo lavorativo quali ad esempio per una nuova assunzione oppure in seguito ad una promozione. Iniziano le prime critiche e i primi rimproveri. 
Mobbing e stigmatizzazione: si rende manifesto il comportamento mobbizzante attraverso incalzanti e reiterati attacchi nei confronti della vittima al fine di screditarne la reputazione, isolarla dal contesto lavorativo, dequalificarla professionalmente e, attraverso continue critiche e richiami, demotivarla psicologicamente. 
Ufficializzazione del caso: la vittima denuncia le vessazioni, ma viene colpevolizzata dai suoi "persecutori" che la considerano responsabile, a causa del suo modo di essere, della situazione che si è venuta a creare. Allontanamento: è la fase conclusiva dell'azione mobbizzante che culmina con il completo isolamento della vittima che inizia a manifestare depressione del tono dell'umore e somatizzazioni. Il lavoratore è stremato e, non riuscendo a trovare una soluzione al problema, sceglie la strada delle dimissioni volontarie quale estremo tentativo di salvezza.   
Le cifre del mobbing 
Non esistono casistiche precise, ma il numero di casi di mobbing sembra essere in continuo aumento. 
In Europa tale fenomeno sta assumendo dimensioni sociali di notevole rilievo. In Italia circa il 6 della popolazione attiva (approssimativamente un milione e mezzo di lavoratori) ne sarebbe vittima con conseguenti effetti negativi che ricadono sull'individuo colpito, sul suo nucleo familiare, sulle aziende per le quali il deterioramento delle dinamiche lavorative di gruppo comporta inevitabilmente un aumento dei costi aziendali e sulla collettività con il conseguente incremento dei costi sanitari e previdenziali.   
Secondo alcune stime il costo sociale di ogni lavoratore mobbizzato sarebbe pari a circa il 190 in più del suo salario annuo lordo. Il fenomeno mobbing per le dimensione che sta assumendo, necessita sempre più urgentemente di un corretto inquadramento che comprenda tutte le condizioni che ad esso sottendono. Mentre in Svezia ed in altri paesi europei quali la Norvegia e la Germania il fenomeno è stato da tempo regolamentato, nel nostro sistema giuridico manca una normativa specifica che identifichi e disciplini il mobbing come fenomeno a sé.   
Tuttavia la Costituzione (artt. 2-3-4-32-35-36-41-42) tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore. Molti comportamenti che caratterizzano il mobbing trovano inoltre una precisa connotazione in numerosi articoli del codice penale (abuso d'ufficio, delitto di percosse, delitto di lesione personale volontarie e colposa, ingiuria, diffamazione, minaccia, molestie).

domenica 17 luglio 2011

La bimba che viveva come un cane

Laudati: "Leggendo le carte volevo piangere"
Sarà il procuratore in persona a occuparsi del caso, nel mirino i servizi sociali. "La bimba andava a scuola e aveva un'insegnante di sostegno, gli assistenti sociali visitavano la casa ogni 15 giorni"
Obiettivo degli investigatori sarà quello di verificare non solo il grado di imputabilità dei genitori della minore, ma anche le eventuali omissioni compiute dai Servizi sociali, che seguivano la particolare situazione familiare, e da altri enti pubblici che erano a conoscenza della vicenda. Per il procuratore di Bari ci sono molti aspetti importanti ancora da chiarire: "La bambina andava regolarmente a scuola ed era assistita da un'insegnante di sostegno e i servizi sociali visitavano la casa ogni 15 giorni. Credo che l'ipotesi investigativa da seguire sia l'abbandono del minore e dei maltrattamenti per individuare responsabilità dirette o indirette sotto il profilo dell'omissione di comportamenti".
Laudati ha aggiunto: "Ho preso in mano il fascicolo ieri e devo ringraziare la stampa che ne ha dato notizia" riferendosi al clamore suscitato dalla la richiesta di archiviazione del caso operata dalla pm che ha svolto l'indagine dopo che il caso venne alla luce più di un anno e mezzo fa, ed ha concluso: "Mi pare incredibile che una situazione del genere non sia stata fronteggiata. Una città civile come Bari e una società evoluta come la nostra non possono permettersi casi di questo tipo: dobbiamo dare una soluzione e soprattutto deve servire come monito perché cose simili non si ripetano più".
LEGGI OSSERVATORIO MINORI: "INTERVENGA NAPOLITANO"
Sarà il procuratore in in persona a occuparsi del caso. Laudati infatti ieri mattina ha riassegnato a se stesso il fascicolo. E le verifiche verranno estese a trecentosessanta gradi. "Obiettivo degli investigatori sarà quello di verificare non solo il grado di imputabilità dei genitori della minore ma anche le eventuali omissioni compiute dai servizi sociali, che seguivano la particolare situazione familiare, e da altri enti pubblici che erano a conoscenza della vicenda".
Il fascicolo era stato aperto nell'ottobre 2009 quando la piccola di soli sette anni era stata trovata chiusa nell'armadio a dormire tra i rifiuti. A lanciare l'allarme, per la scomparsa della bambina, erano stati gli stessi genitori. Non trovavano più la figlia e, pensando che fosse scappata, avevano chiamato il 112 e il 113. Poliziotti e carabinieri trovarono la bimba addormentata in un armadio: gambe appoggiate su una mensola e viso sul petto accanto a un cane. Attorno c'erano escrementi, avanzi di rifiuti, materassi sporchi. Una scena di degrado nel cuore della città, in un piccolo appartamento al quartiere Carrassi. I genitori erano entrambi in cura al Servizio di igiene mentale. La famiglia era però affidata ai servizi sociali e, secondo quanto riferirono dal Comune all'epoca dei fatti, gli assistenti sociali facevano visita loro ogni quindici giorni. Ma la situazione era ugualmente drammatica. La piccola si comportava come il suo fedelissimo cagnolino: abbaiava e mangiava da una ciotola per terra. Così fu ricoverata all'ospedale Giovanni XXIII, era malata di scabbia, aveva i pidocchi. Poi è stata affidata a una casa famiglia dove è tuttora ospite.
La bambina adesso ha nove anni ma si esprime ancora a gesti. Sta meglio, va a scuola, mangia a tavola, eppure non sa parlare. E non sa raccontare le presunte violenze sessuali subite. Le indagini infatti, in questo anno e mezzo, si sono concentrate proprio sul reato di violenza sessuale a carico della minore. Ma non c'è stato modo di dimostrare l'ipotesi accusatoria perché la bambina non riesce ancora ad articolare le parole e, in assenza di lesioni sul corpo, non si riesce ad accertare che la violenza sia realmente avvenuta. Era stato questo il motivo che aveva spinto il pm Morea a presentare al gip la richiesta di archiviazione.
Il sindaco Michele Emiliano si chiede come mai, di fronte alla chiara consumazione di un reato, sia stata ritenuta essenziale la testimonianza della minore. Sulla presunta falla nel sistema dei servizi sociali, poi, invita a considerare anche gli aspetti legati alla privacy perché, dice, "neanche il sindaco può guardare nei fascicoli degli assistenti sociali". Fondamentale, a suo giudizio, è la denuncia. "In una città di 340mila abitanti - spiega - se non funziona quel meccanismo di solidarietà e di segnalazione che è basato sui rapporti di vicinato o parentela, andare a trovare i singoli casi all'interno di singole abitazioni è un'operazione molto complicata. Chiunque abbia qualche situazione da segnalare, anche col rischio di eccedere in allarmismo, segnali immediatamente i fatti a propria conoscenza perché questa rete di informazioni nelle grandi città non è fungibile da null'altro".
Sul caso della bambina di Bari che viveva con un cane "le indagini ripartono da zero". Lo dice il procuratore Antonio Laudati che ne ha parlato oggi nella sede della Dia di Bari. "Ieri leggendo le carte dell'inchiesta - dice Laudati visibilmente scosso dalla vicenda - confesso che in certi momenti mi veniva da piangere. La storia di questa bimba che oggi ha 10 anni è partita da un indagine su abusi sessuali che la bambina ha evidentemente ricevuto e che l'indagine non era stata in grado di ricostruire appieno". Nei giorni scorsi l'Ufficio aveva chiesto l'archiviazione della vicenda per la sola ipotesi di violenza sessuale a carico del minore. Da oggi, invece, si procederà per le ipotesi di abbandono di minore e maltrattamenti. A questo scopo il procuratore ha chiesto ed ottenuto che le indagini fossero affidate a un Nucleo specializzato nella tutela dei minori della polizia di Stato.

ABUSI SUI MINORI. INTERESSANTE INIZIATIVA PROMOSSA DALL’U.N.U.C.I. DI NAPOLI

A via Santa Brigida il primo incontro di un progetto divulgativo che sarà portato nelle scuole.
Gli abusi sui minori sono forse il crimine più odioso che l'essere umano possa compiere, un fenomeno sempre più in crescita o di cui oggi, vincendo i tabù ancestrali, si riesce a parlare maggiormente. La legislazione, purtroppo, non prende gli adeguati e drastici provvedimenti nei confronti di chi commette e, spesso reitera, tali reati, per cui adottare una prevenzione di base ed una corretta informazione è essenziale. Gli abusi sui minori possono essere fisici, psicologici e sessuali; in ogni caso producono danni irreversibili all’integrità psicofisica della vittima, che nella vita adulta avrà difficoltà a seguire gli studi, per cui sovente va a lavorare giovanissima, incrementando il lavoro nero e lo sfruttamento.
A questo proposito, da recenti statistiche emerge che nel Mondo i bambini che lavorano sono circa 115 milioni, cioè il 7% della popolazione infantile. Senza contare la piaga dei bambini-soldato, sottoposti ad uno stress psico-somatico irrecuperabile, tale da produrre personalità distorte che sono un peso ed un pericolo per la società. Più in generale, se il danno procurato al bambino abusato in qualsiasi modo non viene individuato, assistito e curato psicologicamente, ha quasi sempre ripercussioni sull’umanità presente e futura, perché, per una forma di rivalsa, da vittima può diventare carnefice.
Emblematico il caso di Al Capone, che da bambino veniva regolarmente frustato dal padre: la violenza insita in lui si sarebbe potuta prevenire con provvedimenti adeguati. Altro esempio è quello delle baby gang, che poi diventano clan della malavita organizzata: hanno una base associazionistica, sono il “branco” in cui ci si sente difesi. Così, nel crimine troviamo feroci delinquenti, che commettono omicidi con estrema cattiveria; spesso viene usato il coltello, perché per loro il taglio è l’atto più offensivo, il “fare a pezzi” è quasi rituale. Molti di loro sono stati oggetto di abusi nell’età formativa.
Per la prima volta si cominciò a parlare di abusi sui minori negli Stati Uniti intorno al 1780; fino ad allora i bambini non avevano nemmeno lo status di esseri umani, ma, piuttosto, venivano considerati bestioline e di nessun interesse per la società. Bisogna attendere il 1906 perché la discussione inizi anche in Italia; solo nel 1936 venne istituito il primo Tribunale dei Minori. Oggi certamente si hanno più strumenti per combattere questo fenomeno abietto e subdolo, perché gli abusi non avvengono solo in famiglia, ma anche nelle scuole, nelle palestre, e, nel nostro villaggio globale, l’adescamento avviene spesso tramite Internet.
La legislazione è stata approfondita dal 1996; prima si veniva considerati minori da 0 a 16 anni; nel 2004 il limite è stato portato a 18 anni; è cambiato anche il sistema interrogatorio della vittima, secondo le linee guida della Carta di Noto del 1996.
Un importante passo avanti è stato fatto nel 2007 con la Convenzione di Lanzarote: in un summit i ministri europei della Giustizia hanno affrontato « sistematicamente le tematiche relative alla protezione dei minori … predisponendo misure preventive e autorità specializzate per la protezione dei minori, nonché specifici programmi di intervento a protezione e assistenza delle vittime» I Governi si sono impegnati anche a «… promuovere la cooperazione”. Sono stati introdotti nuovi reati, come la pedopornografia culturale e l’adescamento via Internet nei confronti di persone di età inferiore ai 18 anni.
Negli incontri sponsorizzati dall’U.N.U.C.I. di Napoli la materia degli abusi sui minori viene trattata sotto il profilo giuridico, psicologico e medico, ed in seguito ci saranno interventi di educatori, che, spesso, sono i primi a ricevere le confidenze dei minori abusati e le richieste d’aiuto silenziose e spesso mascherate.
La difficile individuazione degli abusi sui minori di solito è causata dalla sindrome depressiva post-traumatica: il subconscio non ammette e cerca di rimuovere la violenza subita. Per questo motivo è importante la divulgazione corretta presso gli educatori del CIC, il Centro scolastico d’Ascolto e d’Informazione, oltre che di consulenza e di organizzazione e di attività di raccordo scuola-famiglia.  Bisogna, infatti, tenere conto che infanzia-famiglia-scuola sono strettamente legate, e la prevenzione fondamentale nasce dall’interazione di questo trinomio. Il ciclo di incontri ha, dunque, lo scopo di portare un’informazione capillare e corretta proprio nelle scuole. L’idea del progetto è del dott. Giuseppe D’Anna, un radiologo che nella sua lunga carriera ha riconosciuto e diagnosticato tanti casi d’abuso sui minori. Figlio di uno dei primi Magistrati del Tribunale dei Minori, ha sempre sentito la necessità di combattere quest’infamia che vedeva perpetrarsi quotidianamente sotto i suoi occhi.
In un primo momento doveva essere una singola conferenza, ma poi, col dott. Grimaldi, si è deciso di allargare la cosa inaugurando una serie di riunioni divulgative insieme con un agguerrito gruppo di lavoro che comprende anche la dott.ssa Patrizia Cappiello, Magistrato di Corte di Appello di Napoli, il prof. Antonio Ambrosio, primario emerito di neurochirurgia e l’ing. Alberto Fontanella Solimene, educatore. In futuro questa brillante iniziativa si riserva di trattare più approfonditamente il tema: l’ottima impostazione fa ben sperare che abbia la capacità di offrire uno strumento divulgativo validissimo. Nasce da un motivo molto semplice: non si può restare a guardare e far finta di nulla. Oppure che succeda solo nei Paesi del Terzo Mondo.
 E' un male che invece è vicino a noi, in una scuola, in una Parrocchia o, magari, in una casa-famiglia. Essere intimamente indignati non serve a nulla, se poi si rimane in silenzio e si gira la testa dall’altra parte. Serve, invece, comprendere meglio il fenomeno degli abusi sui minori, quanto sia diffuso, e, soprattutto, cercare di individuare possibili casi che spesso sono causa dei problemi scolastici e di socializzazione di un bambino. Solo così potremo curare e guarire la sua piccola anima ferita.

Violenza e stalking sulle donne: capire quando si va oltre il limite

Il recente episodio di violenza sulle donne da parte dei rispettivi mariti, in una famiglia residente a Rio Marina, fa emergere la realtà di un reato che purtroppo non sempre emerge.
Nel caso di Rio Marina l’intervento dell’Autorità giudiziaria è stato possibile, non attraverso la collaborazione delle donne vittime di violenza, ma attraverso un lungo lavoro da parte dei Carabinieri, in collaborazione con l’Asl e con persone esterne. Si tratta di una situazione che si è protratta nel tempo e che non è stata facile da gestire senza la denuncia da parte delle persone coinvolte direttamente.
Per capire come è stato possibile arrivare a queste misure abbiamo chiesto al Tenente Ezio Mazza, del Comando Compagnia Carabinieri di Portoferraio.
Com’è andata la vicenda di Rio Marina?
«E’ stata determinante anche la collaborazione di persone informate sui fatti altrimenti non saremmo arrivati a questo risultato, cioè l’arresto di un uomo e l’allontanamento dall’isola dell’altro, padre e figlio, che continuavano a esercitare violenza sulle proprie compagne. A questi provvedimenti ha opposto più resistenza une delle vittime che non i colpevoli. Questo perché si tratta di persone che comunque hanno sempre vissuto in una cultura in cui la donna è considerata come un oggetto e la donna stessa si percepisce come tale, accettando anche situazioni di violenza come “normali”. Il nostro lavoro è stato fatto per tutelare queste donne, anche perché le violenze si sono svolte in più episodi, con una certa escalation ».
Quindi la denuncia non è partita dalle vittime?
«No, siamo venuti a conoscenza di varie situazioni, segnalate anche da referti medici, in cui però le vittime nascondevano le vere cause».
Ma all’Elba quanti casi di violenza sulle donne e in famiglia avete accertato nel 2011?
«Per fortuna all’Elba questi casi sono pochi, o almeno quelli che sono venuti allo scoperto nel 2011 sono due. Poi, ovviamente non è detto che non ce ne siano altri che rimangono nascosti nelle mura domestiche, anche se all’Elba i paesi sono talmente piccoli che in molti casi si riesce a venire a conoscenza di queste situazioni».
Per quanto riguarda invece il fenomeno dello stalking, ci sono casi all’Elba?
«Anche in questo caso gli episodi accertati all’Elba sono pochi. C’è però da dire che lo stalking si sta evolvendo. Anche se, come ho constatato altrove, la maggior parte dei casi riguarda situazioni di ex coniugi o ex conviventi, però ora si trovano anche casi di stalking (atti persecutori) messo in atto da conoscenti o vicini di casa per motivazioni diverse. Bisogna però stare attenti perché lo stalking ha delle caratteristiche ben precise: non si tratta di qualche lite fra ex coniugi con magari anche offese verbali, si tratta invece di comportamenti che si verificano nel tempo, con azioni diverse che si intensificano, fino al controllo e alla limitazione della libertà personale, con appostamenti o altre attività».
Chi vuole sapere come riconoscere il reato di stalking come può fare?
«Innanzitutto c’è un iter da seguire e ci sono, per esempio, 10 regole che aiutano a individuare questo tipo di reato, poi le forze dell’ordine, soprattutto Carabinieri e Polizia, sono a disposizione anche per ulteriori chiarimenti. Ci sono leggi efficaci, che se applicate in modo corretto funzionano molto bene. E c’è una buona legge sullo stalking, uno dei pochi reati in cui l’Autorità giudiziaria, sulla base di elementi significativi, può emettere dei provvedimenti immediati. Lo strumento principale che le vittime hanno a disposizione è la denuncia, che nel 98% dei casi fa si che chi esercita questo reato si fermi. La denuncia in questo caso tutela sia la vittima che l’aggressore, impedendogli di andare oltre. Ovviamente dipende anche dalla tipologia di aggressore, se è una persona che può riuscire a capire la gravità del reato o se invece è una persona che non riesca a fermarsi per varie motivazioni sue comportamentali».
Il vostro lavoro prevede anche attività di informazione sul territorio, lavorate anche con le scuole?
«Si, noi siamo competenti per tutto il territorio elbano e abbiamo fatto e faremo incontri con tutti gli istituti scolastici, parlando sia con i ragazzi sia con gli insegnanti, spiegando loro quali sono le tipologie di reato che si possono verificare: abbiamo parlato con loro del bullismo e anche della violenza nelle sue varie forme».
A chiusura dell’intervista con il Tenente Ezio Mazza, pubblichiamo i consigli per difendersi da episodi di Stalking, li troviamo anche sul sito web dell’Arma dei Carabinieri.
Ecco i consigli:
Dal momento che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare facilmente sulle modalità di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori. E’ importante però conoscere le seguenti indicazioni:
tenere presente che prendere consapevolezza del problema è già un primo passo per risolverlo. A volte, invece si tende a sottovalutare il rischio e a non prendere le dovute precauzioni come per esempio, informarsi sull'argomento e adottare dei comportamenti tesi a scoraggiare, fin dall'inizio, comportamenti di molestia assillante;
ricordate che, in alcune circostanze, di fronte ad una relazione indesiderata, è necessario "dire no" in modo chiaro e fermo, evitando improvvisate interpretazioni psicologiche o tentativi di comprensione che potrebbero rinforzare i comportamenti persecutori dello stalker;
la maggior parte delle ricerche ha rilevato che la strategia migliore sembra essere l'indifferenza. Infatti, sebbene per la vittima risulti difficile gestire lo stress senza reagire, è indubbio che lo stalker "rinforza i suoi atti sia dai comportamenti di paura della vittima, sia da quelli reattivi ai sentimenti di rabbia;
cercate di essere prudenti e quando uscite di casa evitate di seguire sempre gli stessi itinerari e di fermarvi in luoghi isolati e appartati;
in caso di molestie telefoniche, tentate di ottenere una seconda linea e utilizzate progressivamente solo quest'ultima. Registrate le chiamate (anche quelle mute). Ricordate che per far questo è necessario, al momento della telefonata, rispondere e mantenere la linea per qualche secondo (senza parlare), in modo da consentire l'attivazione del sistema di registrazione dei tabulati telefonici;
tenete un diario per riportare e poter ricordare gli eventi più importanti che potrebbero risultare utili in caso di denuncia;
raccogliete più dati possibili sui fastidi subiti, per esempio, conservate eventuali lettere o e-mail a contenuto offensivo o intimidatorio;
tenete sempre a portata di mano un cellulare per chiamare in caso di emergenza;
se vi sentite seguiti o in pericolo, chiedete aiuto, chiamate un numero di pronto intervento, come per esempio il "112" o rivolgetevi al più vicino Comando Carabinieri.
Fonte: Sito Carabinieri.it