Tharros

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Tharros
Civiltànuragica, fenicia e romana
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneCabras
Dimensioni
Superficie50 000 
Amministrazione
Visitabile
Sito webwww.tharros.sardegna.it/ e www.penisoladelsinis.it
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 39°52′24.38″N 8°26′27.67″E / 39.873438°N 8.441019°E39.873438; 8.441019
Colonne di restauro fra le rovine di Tharros.

Tharros (in latino Tarrae, in greco antico Thàrras, Θάρρας) è un sito archeologico della provincia di Oristano, situato nel comune di Cabras, in Sardegna.

La città si trova nella parte sud della penisola del Sinis, che termina nella sporgenza montuosa di capo San Marco.

Nel 2016 l'area archeologica ha fatto registrare 105 738 visitatori[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Rovine dell'antica città.
Anfora attica raffigurante Ercole e Anteo
Statua di Leontocefalo da Tharros, VI-V secolo a.C.

Il nome del luogo, di origine protosarda, viene collegato alla radice mediterranea *tarr-[2]. La stessa base si ritrova, ad esempio, nei nomi Tarrài (Galtellì) o, fuori dall'isola, Tarracina (Lazio) o Tarraco (Hispania Citerior)[3].

La città fu fondata dai Fenici nell'VIII secolo a.C. vicino ad un preesistente villaggio nuragico dell'età del bronzo[4][5]. Il villaggio protosardo di Su Muru Mannu, sopra il quale fu creata una costruzione religiosa fenicia, venne abbandonato in maniera pacifica dai suoi abitanti che, stando alle informazioni archeologiche, aiutarono i fenici nella costruzione della nuova città[5].

Successivamente, sotto il governo di Cartagine, la città venne fortificata, ingrandita e conobbe un periodo di ricchezza economica con l'aumento degli scambi commerciali con l'Africa, con la penisola iberica e con Massalia[5]. Tharros in epoca cartaginese fu forse la capitale provinciale.

Conquistata da Roma nel 238 a.C., all'indomani della prima guerra punica, pochi decenni dopo (215 a.C.) fu uno dei luoghi di nascita della rivolta anti-romana guidata da Ampsicora. In età imperiale ci fu un forte rinnovamento della città con la costruzione delle terme, dell'acquedotto e la sistemazione della rete stradale con pavimentazione in lastre di basalto[6]. La città ottenne lo status di comunità di cittadini romani[7].

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, Tharros, governata prima dai Vandali e poi dai Bizantini e tormentata dalle incursioni dei musulmani, entrò progressivamente in una profonda crisi che porto all'abbandono della zona intorno al 1050[6][8].

Prima del suo abbandono Tharros fu anche la capitale del giudicato di Arborea; la regina Nibata o il re (chiamato "Giudice") Orzocco I de Lacon-Zori trasferirono ad Oristano la sede vescovile e l'intera popolazione tarrense. Celebre è il detto (riportato per la prima volta dal Mattei) "e sa cittad'e Tharros, portant sa perda a carros", letteralmente "dalla città di Tharros portano le pietre a carri (in grandi quantità, ndr)", a dimostrazione del fatto che Oristano venne fondata con i resti materiali dell'antica colonia fenicia.

L'area archeologica[modifica | modifica wikitesto]

L'area è attualmente un museo all'aria aperta e gli scavi vanno avanti portando alla luce maggiori notizie sul passato di questa città. Ciò che è possibile vedere risale soprattutto al periodo della dominazione romana o della prima cristianità. Tra le strutture più interessanti vi sono il tophet, le terme, le fondamenta del tempio e una parte dell'area con case e botteghe artigiane.

La maggior parte dei manufatti ritrovati durante gli scavi sono visibili presso:

il villaggio nuragico a Tharros

I resti della città di Tharros sono stati scavati solo parzialmente per cui è spesso difficile una precisa ricostruzione delle diverse epoche.

Fase nuragica[modifica | modifica wikitesto]

La penisola di Capo San Marco, dove è localizzata Tharros, fu abitata in Età Nuragica come testimoniato da tracce di insediamenti risalenti all’Età del Bronzo Medio, fra il 1600 ed il 1300 a.C., nella parte del colle di Su Muru Mannu sono state scavate delle capanne circolari, oggi visibili, e probabilmente utilizzato fino a VIII secolo come testimoniato dai frammenti ceramici rinvenuti.

Thopeth[modifica | modifica wikitesto]

Gli archeologi hanno rinvenuto un tophet, luogo sacro a cielo aperto comune a diversi insediamenti fenici nel Mediterraneo occidentale. A Tharros il tophet era stato edificato sulla sommità di una collina chiamata Su Muru Mannu nei pressi dei resti di un villaggio edificato dai nuragici (1900-730 a.C.). Questo è considerato come un primo segno di colonizzazione e urbanizzazione del sito.

Tempio monumentale[modifica | modifica wikitesto]

Di epoca punica è anche il cosiddetto tempio monumentale di cui rimane visibile un alto basamento nella roccia decorato sui lati da semicolonne doriche.

Fase romana[modifica | modifica wikitesto]

In età romana la città andò incontro a una importante sistemazione urbanistica con la costruzione di strade in basalto e diversi edifici pubblici come le tre strutture termali e il castellum aquae.

Fase paleocristiana[modifica | modifica wikitesto]

Durante questo periodo una delle terme venne trasformata in edificio sacro e fu costruito un battistero.

Archeogenetica[modifica | modifica wikitesto]

Uno studio di Stefania Sarno et al. (2021) sul DNA antico di 14 individui di età punica, inumati nella necropoli meridionale di Tharros, ha dimostrato la presenza di genti provenienti dall'Africa settentrionale e dalla penisola Iberica. Le moderne popolazioni di Cabras e Belvì sono invece geneticamente più vicine alle popolazioni protosarde pre-fenicie e in generale alle altre moderne popolazioni sarde[9].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017..
  2. ^ Enrico Acquaro, Claudio Finzi, p.11.
  3. ^ Tharros Felix 4, Università degli Studi di Sassari, pp.26
  4. ^ Area archeologica di "Tharros", su beniculturali.it. URL consultato il 18 marzo 2024.
  5. ^ a b c Enrico Acquaro, Claudio Finzi, p.18.
  6. ^ a b Enrico Acquaro, Claudio Finzi, p.19.
  7. ^ Enrico Acquaro, Claudio Finzi, p.12.
  8. ^ Cabras, area di Tharros
  9. ^ Insights into Punic genetic signatures in the southern necropolis of Tharros (Sardinia), su tandfonline.com. URL consultato l'8 novembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gennaro Pesce, Tharros. Guida agli scavi, Cagliari 1966
  • Enrico Acquaro e Claudio Finzi, Tharros, collana Archaeological Sardinia. Guide books and itineraries, Sassari, C. Delfino, 1986, ISBN 9788871381381.
  • Rossana Martorelli, Tharros, San Giovanni e le origini del cristianesimo nel Sinis, prefazione di Pier Giorgio Spanu, Ghilarza, Iskra, 2010, ISBN 9788895468198.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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