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Il tesoro di Santa Paola

Apologetica

felice cultrera

Così viene presentato Felice Cultrera dalla casa editrice che ha pubblicato la sua opera.

In nome della verità, è utile precisare che l’infondatezza delle notizie diffuse su internet sul conto di Felice Cultrera è direttamente proporzionale all’assurdità delle misure cautelari emesse dalla Procura di Catania il 5/5/1995 nei suoi confronti e a carico di altri presunti colpevoli. Tanto è vero che, a dispetto dell’ingiustizia, dopo alcuni giorni, l’ordinanza di custodia cautelare venne annullata dal Tribunale del Riesame.

Il rinvio a giudizio da parte del Giudice dell’Udienza Preliminare venne disposta solo il 7/7/2000 (non c’era tanta fretta per appurare fatti così gravi, anche se inesistenti).

Nel corso di quegli anni il signor Felice Cultrera è stato bersagliato da vari organi di stampa, che lo hanno dipinto come trafficante internazionale di armi e riciclatore, a capo di fantomatiche organizzazioni mafiose.

Così hanno voluto alcuni professionisti della diffamazione, nonostante la decisione del Tribunale del Riesame, senza avvertire l’obbligo morale di contrastare le informazioni infondate, propalate dalla Procura di Catania, né di contattare, per una dovuta riabilitazione mediatica, i diretti interessati di quell’assurdo provvedimento, risultato drammatico per uno dei sospettati perché colpito da un infarto, nonché da un rilevante danno economico.

La Procura accusava gli imputati della mancata comunicazione dell’inizio delle trattative fra l’Agusta S.p.A. e l’Arabia Saudita, punita per quell’atto doloso con una semplice ammenda.

Non è dato sapere (e come si potrebbe!) perché la richiesta di rinvio a giudizio da parte del GUP sia arrivata solo dopo cinque anni.

Finalmente, dopo una serie di meri rinvii, per l’incapacità di formare uno stabile collegio giudicante, il procedimento si concludeva con sentenza n. 2203 R.S. (all.6), emessa durante l’udienza del 29/09/2003, in base alla quale, su conforme richiesta del Pubblico Ministero, si pronunciava l’assoluzione del Sig. Felice Cultrera e degli altri ‘coinnocenti’ «perché il fatto non sussiste» (sic!).

La Giustizia, quella vera, ha ritenuto infondato l’apparato di deduzioni che costituivano l’impianto accusatorio formulato dagli inquirenti. «L’ingiustizia li ha accusati; la Giustizia li ha assolti.». Questo l’epilogo della triste vicenda.

Ma tralasciamo, per un attimo, la pagina giudiziaria, che ha ritenuto colpevoli, per reati insussistenti, persone incensurate e dabbene, e indaghiamo circa l’origine della storia surreale del Signor Cultrera Felice, nato, per sua disgrazia, a Catania ma residente all’estero da decenni.

Nei primi giorni di Agosto del 1989, con sua grande sorpresa, un settimanale spagnolo lo segnala come il rappresentante della mafia sulla Costa del Sol… Esterrefatto, si mette in contatto con il giornalista che ha scritto l’articolo, il quale confessa candidamente di aver ricevuto l’informazione dalla commissaria di Marbella, dove Cultrera risiede da ben dieci anni. Al giornalista, invitato a colazione, Cultrera mostra il certificato dei carichi pendenti, con tanto di ‘Nulla’, che nel frattempo si è fatto mandare dall’Italia. Una smentita viene pubblicata sullo stesso giornale la settimana successiva.

Il signor Cultrera chiede spiegazioni al commissario capo della Polizia di Marbella, il quale nega di aver dato quell’informazione; dopo alcuni mesi, un altro giornale pubblica la stessa notizia.

Altra intervista, altra smentita.

Dopo alcuni anni, altri settimanali spagnoli rendono nota la sua appartenenza alla mafia. Denuncie, querele, esposti vengono presentati dal Signor Cultrera nei vari tribunali spagnoli. Nel frattempo, gli viene consigliato di scrivere un curriculum vitae da consegnare ai servizi segreti italiani al fine di illustrare la propria estraneità a quegli ambienti, visto che la sua origine siciliana e il lusso di cui si circondava lo rendono ‘sospetto’.

Finalmente, nel 1994, Cultrera viene in possesso, tramite un suo avvocato di Madrid, di un documento della Interpol Italiana, che comunicava alla consorella spagnola l’appartenenza alla mafia del Sig. Cultrera.

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