Tessuto adiposo

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Adipociti uniloculari del tessuto adiposo bianco

Il tessuto adiposo è un tipo di tessuto connettivo formato da cellule dette adipociti, la cui funzione è sintetizzare, accumulare e cedere lipidi.

Strutturalmente, si distinguono due tipologie di tessuto adiposo: tessuto adiposo bianco o giallo e tessuto adiposo bruno.

Tessuto adiposo bianco o giallo[modifica | modifica wikitesto]

Questo sottotipo di tessuto è costituito dalle cellule adipose uniloculari ed è il tessuto adiposo più diffuso nell'organismo umano. Si presenta giallo o biancastro quando è osservato al microscopio ottico.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Le cellule che lo formano sono grandi 50-100 micron e contengono nel loro citoplasma una grande quantità di trigliceridi e β-carotene che è responsabile del colore giallastro del grasso. Queste cellule si riuniscono in gruppetti (globuli di grasso) che sono separati dal tessuto connettivo lasso. Il tessuto adiposo bianco è presente in larga quantità nell'ipoderma e, in misura minore, nel mesentere e nel mediastino. La membrana citoplasmatica dell'adipocita contiene l'enzima lipoproteinlipasi, mentre nel citoplasma si trova la lipasi ormone dipendente, il cui funzionamento è stimolato o inibito da ormoni.

Funzioni[modifica | modifica wikitesto]

Le funzioni del tessuto adiposo bianco o giallo sono:

  1. funzione meccanica: occupa interstizi, riveste i nervi, i vasi e i muscoli foderandoli. Riempie alcuni interstizi del midollo osseo. Funge da "cuscinetto" protettivo in parti del corpo diverse in base all'età e al sesso;
  2. funzione termoisolante (o coibente): il grasso non conduce il calore, per cui non disperde il calore generato dall'organismo;
  3. funzione di riserva: la membrana citoplasmatica dell'adipocita contiene la lipoproteina lipasi, un enzima che separa i lipidi dalle loro proteine vettrici (lipoproteine epatiche o chilomicroni enterici) e li scinde in glicerina e acidi grassi; questi ultimi attraversano la membrana ed entrano nel citoplasma, dove sono riconvertiti in lipidi. La conversione in lipidi può essere anche fatta partendo dal glucosio. Inoltre, gli adipociti possiedono anche la lipasi ormone-sensibile, che agisce scindendo i trigliceridi in glicerina e acidi grassi, su stimolo di diversi ormoni: ormone della crescita, testosterone, glucagone, adrenalina, tiroxina, triiodotironina (T3) e del neurotrasmettitore noradrenalina. Questo fa sì che i prodotti della lisi fuoriescano dalla cellula e s'attacchino all'albumina ematica per essere portati dove ce n'è bisogno.

Al contrario dell'opinione comune, l'adipe non è una massa inerte o eliminabile di per sé. Si tratta infatti di un tessuto che ha un importante ruolo nell'evoluzione e ha spiccate funzioni endocrine e metaboliche. Infatti:

  • è parte integrante della regolazione dell'appetito;
  • è parte integrante della regolazione del metabolismo;
  • è coinvolto nelle funzioni della fertilità umana;
  • regola in misura rilevante la formazione e la differenziazione di cellule ematiche;
  • è coinvolto nei processi della coagulazione del sangue;
  • gioca un ruolo centrale in diversi meccanismi di difesa immunitaria aspecifici e specifici, cellulari e umorali;
  • in caso d'infezioni, libera dei mediatori immunitari che attivano e stimolano le difese immunitarie;
  • in estremi stati di sottopeso (IMC<18kg/m²) o di sovrappeso (IMC>42kg/m²) può indurre stati infiammatori cronici.

Il cortisolo e gli androgeni lo fanno accumulare prevalentemente nell'addome e in generale nella parte alta del corpo (biotipo androide), mentre gli estrogeni tendono a distribuirlo soprattutto nella zona glutei, cosce e arti inferiori (biotipo ginoide). Un adulto sano ne ha il 10-15% in peso, altrimenti è sottopeso (se ne ha meno), sovrappeso (se ne ha di più) oppure è affetto da obesità (più o meno grave a seconda della quantità di grasso). È impossibile che cellule di questo tipo muoiano spontaneamente, mentre è possibile che si riduca di molto il loro volume, soprattutto con l'esercizio fisico. D'altro canto recenti ricerche hanno dimostrato come una dieta ricca di grassi idrogenati possa favorire la trasformazione degli adipociti in "adipoblasti" che, riproducendosi, provocherebbero l'ispessimento dello strato adiposo.

Tessuto adiposo bruno[modifica | modifica wikitesto]

Dislocazione del tessuto adiposo bruno, visualizzato tramite PET, in una giovane donna

Il tessuto adiposo bruno è costituito dalle cellule adipose multiloculari. Queste ultime, al contrario dei normali adipociti, non hanno un'unica goccia lipidica ma tante piccole gocce che aumentano la superficie esposta al citosol di lipidi rendendoli maggiormente disponibili per il metabolismo cellulare. Risulta essere scarsamente rappresentato nell'uomo adulto e appare brunastro se osservato al microscopio ottico, sia per la presenza massiccia di mitocondri sia per l'elevata vascolarizzazione.

Il tessuto adiposo bruno ha esclusivamente la funzione di produrre calore perché i mitocondri delle cellule adipose multiloculari hanno meno ATP sintetasi, l'enzima che catalizza la sintesi dell'ATP, a partire dall'ADP, da fosforo inorganico e dall'energia derivante dalla respirazione cellulare. Posseggono invece una proteina canale (la termogenina nota anche come UCP1) la quale dissipa il gradiente elettrochimico degli ioni idrogeno che il ciclo di Krebs normalmente produce a cavallo tra la membrana interna e lo spazio intermembrana, all'interno dei mitocondri. Questa peculiarità fa sì che l'energia prodotta dalla scissione dei trigliceridi non venga utilizzata per la produzione di ATP e venga trasformata in calore.

Il grasso bruno è ben rappresentato nei neonati di molte specie (nella specie umana soprattutto a livello della nuca, del collo e delle scapole). Negli adulti è abbondante, invece, quasi esclusivamente nelle specie che vanno in letargo, mentre in altre altre specie, compresa quella umana, esso è scarsamente presente (l'esistenza di due diverse tipologie di lipoma, cioè di neoplasie del tessuto adiposo, mostra però la permanenza di due diverse tipologie di tessuto adiposo anche nell'individuo adulto).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • S. Adamo, P. Carinci, M. Molinaro, G. Siracusa, M. Stefanini, E. Ziparo (a cura di), Istologia di V. Monesi, Piccin Editore, 5ª edizione, ISBN 88-299-1639-0.
  • Don W. Fawcett, Bloom & Fawcett Trattato di Istologia, McGraw-Hill, 12ª edizione, ISBN 88-386-2050-4.
  • B. Young, J. W. Heath, Atlante di istologia e anatomia microscopica del Wheater, Casa Editrice Ambrosiana, 3ª edizione, ISBN 88-408-1171-0.

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