Il fascismo, il nazismo e l’Unione Islamica dei popoli Oppressi (Parte prima)

Il fascismo, il nazismo e l’Unione Islamica dei popoli Oppressi (Parte prima)


di Francisco Soriano

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Non molti sono a conoscenza che nel primo fascismo, quello dell’arditismo e del futurismo avanguardista, soprattutto in seno ai Fasci di combattimento si nutrivano aspirazioni e posizioni filoarabe e antimperialistiche. Il movimento fondato da Benito Mussolini aveva raccolto anime diverse, da quella socialista, all’anarchica e sindacalista rivoluzionaria, caratterizzandosi per essere ideologicamente contro le potenze straniere e presentando l’Italia come nazione proletaria. Certamente dall’esperienza fiumana ben si evincono fatti e accadimenti che confermano lo spirito del fascismo originario, fortemente attento e interessato a ciò che accadeva a Oriente di Roma.

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L’invidia, l’‘altra’ malattia mortale

L’invidia, l’‘altra’ malattia mortale


La malattia mortale è la disperazione. […] disperatamente non voler essere sé stesso; disperatamente voler essere sé stesso” (S. Kierkegaard, La malattia mortale, 1849); “Il ne suffit pas d’être heureux : il faut encore que les autres ne le soient pas” (J. Renard, 16 maggio 1894)

di Stefano Lanuzza

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Ricorrente per accenni in scritti dello slavista Angelo Maria Ripellino (OLEŠA, Jurij Kárlovič, Roma, “Enciclopedia Italiana, II Appendice”, 1949; e, con Einaudi editore, Majakovskij e il teatro russo d’avanguardia, 1959; Il trucco e l’anima. I maestri della regia nel teatro russo del Novecento, 1965), Jurij Kárlovič Oleša (Elizavetgrad, ora Kropyvnyc’kij in Ucraina, provincia di Odessa, 1899 – Mosca, 1969) è da notare soprattutto per il suo romanzo di parodia e satira sociale Zavist’ (L’invidia) pubblicato nel 1927 sulla rivista “Krasnaâ nov” e in volume nel 1928 a echeggiare l’avanguardia futurista del contemporaneo Majakovskij.

Indocile agli obbligati dettami celebrativi del ‘realismo socialista’, frammentato visionario monologante, redatto per immagini e inserzioni digressive, il libro sottende altresì gli influssi della grande letteratura dell’Europa: dei Cervantes Shakespeare Byron Hugo Wells, inobliati numi e miti degli scrittori russi.

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Remainders: Italo Calvino su “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi

Italo Calvino su Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi


di Francesco Sasso

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Scrittore, pittore, giornalista e medico, Carlo Levi nacque a Torino nel 1902 e si formò ideologicamente a contatto con l’ambiente gobettiano e poi col gruppo progressista di «Giustizia e libertà». Per la sua professione di antifascismo, scontò un anno di confino (1935-1936) in un borgo della Lucania, Gagliano, e da questa esperienza ricavò la materia del suo libro più noto, Cristo si è fermato a Eboli (1945).

Quest’opera, in pagine dense di commozione poetica che nella sapiente tessitura di colori e di immagini rivelano la sensibilità pittorica dell’autore, rappresenta il mondo contadino della Basilicata, dove «Cristo non è mai arrivato, né vi è arrivato il tempo, né il legame tra causa ed effetto, la ragione e la storia» e dove «per i contadini lo Stato è più lontano del cielo e più maligno perché sta sempre dall’altra parte».

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ESERCIZI DI LETTURA: La quotidiana mancanza dell’onore. Fabio Bazzani, “La quotidiana mancanza”

Fabio Bazzani, La quotidiana mancanza. Un libro malinconico e obliquo, Clinamen editrice, Firenze, 2021, pp.76, 12,90 €


di Gustavo Micheletti

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La quotidiana mancanza è veramente un libro malinconico e obliquo, forse per certi versi anche tragico, in cui si affrontano, con grande coraggio intellettuale, snodi culturali di portata epocale con leggerezza confidenziale e a tratti diaristica. In questo breve ma denso saggio Fabio Bazzani, che ha insegnato per anni Etica e Storia della filosofia morale presso l’Università di Firenze, si misura infatti con la prevalente liquidità categoriale dell’epoca in corso e con l’omologazione delle élite intellettuali che la caratterizza: se infatti “l’imbecillità dei popoli è dato storico costante, l’imbecillità delle élite è fenomeno relativamente recente, peculiarmente tardo-moderno”.

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Rocco Scotellaro (download gratuito)

Siamo lieti di segnalare che due opere imprescindibili di Rocco Scotellaro sono ora accessibili come eBook gratuito sulla piattaforma Liber Liber, impegnata nella diffusione della cultura e della letteratura.

Le opere, È Fatto Giorno e L’Uva Puttanella, offrono un profondo sguardo sulla vita e le sfide del meridione italiano attraverso gli occhi sensibili e penetranti di Scotellaro.

È Fatto Giorno rappresenta l’impegno politico di Scotellaro nel cercare soluzioni per alleviare la miseria del lavoro agricolo nel sud Italia. Questo libro, più di una semplice raccolta di poesie, testimonia le vittorie e le sconfitte del movimento contadino, fissando nella memoria collettiva le lotte e i trionfi di un’intera comunità.

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Il kibbutz fra realtà e utopia

Il kibbutz fra realtà e utopia


di Francisco Soriano

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Il significato della parola kibbutz, che vuol dire “comunità”, “ritrovo”, “assemblea”, esprime con chiarezza la funzione di un originale progetto sociale, politico ed economico iniziato durante l’immigrazione ebraica in Palestina. Il kibbutz è una fattoria agricola che si regge fondamentalmente sulla autogestione delle risorse e della produzione di beni. Alla base della formazione originaria del kibbutz esisteva un’idea di società laica e socialista che si edificava sui valori dell’eguaglianza nei guadagni, nelle abitazioni, nell’educazione dei bambini, in ogni risorsa esistenziale dal cibo ai vestiti, fino alla gestione comune di macchine, attrezzi e mezzi di trasporto. Nonostante sia passato molto tempo dalla fondazione di questa particolare forma di gestione sociale ed economica, il kibbutz resiste e se ne contano tutt’oggi circa 270, per una popolazione che somma 126 mila persone.

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Resistenza resilienza desistenza. Al Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”

Resistenza resilienza desistenza

Al Caffè Letterario Le Giubbe Rosse


di Stefano Lanuzza

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La città  [Firenze] è buia alle dieci e si dà il naso nei passanti. Lampadine a pila, azzurrate, come lucciole. Ci sono Montale ingrugnato, la Mosca ospitale, il conte Landolfi giocatore pazzo, il Luzi, il Bigongiari, mentre Carlo Bo fa il soldato a Genova, con facoltà di lettura di Malebranche in fureria. Verso sera la solita seduta alle Giubbe Rosse (ora bianche con controspalline rosse) dove il Poeta siede, in tre sedute (mattutina, vespertina e serale) quattro ore al giorno da tredici anni a questa parte, senza essere ancora morto di noia. Poi si mangia riuniti nella bettola di Bruno, col Poeta, col Conte, coi minori, col Rosai enorme, con tutte le gomita sulla tavola, col grifo nel piatto, orrendi intingoli e miserandi pezzi di palombo ed infinita fagioleria.

(C. E. Gadda, Lettera a P.G. Conti, luglio 1940)

Un argomento circa la resistenza, la resilienza e poi la desistenza, ossia la perseveranza, l’adattabilità o, infine, la rinuncia dei poeti a Firenze – città dove sembra concentrarsi tutto il maggiore Primonovecento letterario – può proporsi anche da quando la questione della qualità della poesia diviene un fatto di quantità. Infatti, col proliferare dei libri di versi, stampati, deplorevolmente, quasi sempre a spese degli stessi autori, quanto emerge di più non è la poesia bensì una poltiglia di confluenze forme linguaggi codici autodesignatisi ‘poetici’ e fin dal loro nascere destinati alla disattenzione, alla non-lettura o all’indifferenza.

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UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (CESARE PASCARELLA)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

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CESARE PASCARELLA.

Roma, gennajo del ’95.


Dopo le sue gite trionfali da Roma a Napoli 1 mi par difficile che qualcuno dei lettori miei non conosca Cesare Pascarella, e anche non lo abbia udito declamare i suoi sonetti. In ogni modo io devo per sincerità dire che il Pascarella veduto da quei pubblici plaudenti non è il vero, l’autentico Pascarella che noi per anni abbiamo conosciuto qui a Roma; da qualche anno egli si è venuto modificando mano a mano, si è venuto facendo elegante ed ha perduto in originalità di figura; oggi il cappello, domani la cravatta, dopodomani la sigaretta invece della pipa, dopo ancòra il pastrano invece del famoso scialle a quadri grigi, Pasca (come gli amici lo chiamano nell’intimità) non è più lui. In quell’altro costume più bohémien con la pipa, lo scialle svolazzante, le scarpe basse lunghissime acuminate, la giacca corta e larga, il cappello a cencio un po’ inclinato, io me lo rammento benissimo, sebbene fossi ancora bimbo e studiassi al ginnasio lo Schultz e il Curtius. Lo vedevo spesso al Circolo artistico dove, come a gran festa, accompagnavo mio padre, e dove egli recitava i sonetti; e per anni nella mia fantasia infantile ho tenuto quel gesto con che egli chiude Er morto de campagna

Pe’ la macchia cantanno er miserere,

quel gesto lento, pauroso, largo come l’onde tristamente sonore del cantico dei morti, giù per la macchia umida.

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Un paio di pagine per Sergio Martinatto (1946-2021)

Un paio di pagine per Sergio Martinatto (1946-2021).


di Luciano Curreri (UNIUPO)

A Pompeo Vagliani e a Torino ritrovata.

NOTA: queste due pagine sono state scritte per la giornata in ricordo di Sergio Martinatto che si terrà alla Fondazione Tancredi di Barolo di Torino il 17 aprile 2024; pubblicate sul sito della stessa quale anticipata traccia promozionale di quell’incontro, sono ora pubblicate su «Retroguardia» con lo stesso scopo, in seno ad altra ma non dissimile amicizia.


Walter Benjamin, quando parla di Eduard Fuchs (1870-1940), può esserci utile per mettere a fuoco qualche aspetto del collezionista che fu Sergio Martinatto in relazione al nostro «Carissimo Pinocchio». Ovvio, se non si replica banalmente quello che Benjamin ha saputo dire non banalmente (e più complessamente) di Fuchs nel suo saggio famoso, ma lo si adatta, in seno a una certa libertà.

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Francesco Cazzamini Mussi e Marino Moretti, “Gli Allighieri”

Gli Allighieri, Poema drammatico di Francesco Cazzamini Mussi e Marino Moretti, a cura di Alessandro Merci, postfazione di Alfredo Cottignoli, Giorgio Pozzi Editore (Collana del «Bollettino dantesco». Studi e testi, 8), Ravenna, 2024, 144 pp., 15 euro.


di Luciano Curreri (UNIUPO)

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Marino Moretti (Cesenatico 1885-1979) si cerca, prova gli studi regolari ma si ferma e affronta il 1900 in seno a una scuola di recitazione fiorentina. Non sarà neanche un attore ma incontra Luigi Rasi e Aldo Palazzeschi e comincia a scrivere e a guadagnarsi da vivere con collaborazioni letterarie, magari compilative ma non sterili. Prima di giungere alle famose Poesie scritte col lapis (1910) e alle Poesie di tutti i giorni (1911) e a tutto quello che via via, più notoriamente, seguirà, Moretti punta anche sul poema drammatico, insieme all’amico Francesco Cazzamini Mussi, che sarà pure un fedele sodale in termini critici ma che per ora è l’amico ricco, dotato di un certo talento ma non all’altezza di quello di Moretti. Bref, è l’amico che lo aiuta a dedicarsi alla scrittura e a vivere la sua giovinezza in modo più spensierato e che paga, nel caso, le spese per stampare i loro esperimenti drammatici.

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Cordoglio per la scomparsa di Paola Bonazzi

È con profondo dolore che annunciamo la morte improvvisa di Paola Bonazzi, professoressa ordinaria di Mineralogia presso il Dipartimento di Scienze della Terra all’Università degli Studi di Firenze e stimata collaboratrice della nostra rivista.

Retroguardia tutta si stringe ai famigliari e a coloro che amavano Paola incondizionatamente.

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[Leggi tutti gli articoli di Paola Bonazzi pubblicati su Retroguardia 3.0]

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Se Dio è buono, non è onnipotente. O viceversa. Ovvero l’attualità del marcionismo

Se Dio è buono, non è onnipotente. O viceversa. Ovvero l’attualità del marcionismo.


di Gustavo Micheletti

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Piero Martinetti e Simone Weil sono morti entrambi nel 1943 e si può presumere che ignorassero reciprocamente le loro opere. Ebbero entrambi atteggiamenti pubblici intransigenti verso il fascismo e il nazismo: la Weil tornò appositamente in Europa dagli Stati Uniti per combattere Hitler e Martinetti fu l’unico filosofo tra la dozzina di professori che su 1200 accademici italiani si rifiutò di prestare giuramento al regime. Inoltre, entrambi mostrarono qualche simpatia per il marcionismo.

Marcione di Sinope fu un eretico della metà del secondo secolo che considerava il Vecchio Testamento come il prodotto di un Dio che aveva tutti i pregi e i difetti dell’umanità e la cui legge risultava da una miscellanea di giustizia e di arbitrio, di amore e odio. Il Messia che aveva promesso non era mai giunto sulla terra, mentre un altro Dio, quello che aveva ispirato i primi tre vangeli, aveva mandato suo Figlio, Gesù Cristo, nel mondo per liberare gli uomini dagli effetti della materia e della legge di quel primo Dio.

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L’AI al tempo dei profitti in fiore

Giacomo Cuttone, “Catture geometriche”, acrilico su tela 100×100 (2023)

L’AI al tempo dei profitti in fiore


di Antonino Contiliano

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Abstract

In questa riflessione critica attorno ai volti del potere della rivoluzione informatica “intelligente” del turbocapitalismo cognitivista (la conoscenza trasformata in scienza naturalizzata e metodi esecutivi), senza mezzi termini, posizioniamo la contro-potenzialità dell’uso dell’essere del linguaggio poetico (inaggirabile potenza di rotture e distanze rispetto agli ordini di comando del sistema). Nel suo avviarsi e andare non fa a meno di mettere in vista (seppure schematicamente) la dimensione di controllo delle identità individuali e collettive che il potere egemone esercita, orientando le coscienze comuni e servendosi dell’appropriazione di classe del sapere sociale. Non è in questione l’utilità indiscussa della tecnologia dell’IA né della tecnologia in genere, proprio perché non c’è linguaggio e applicazioni, compreso quello dell’arte e della poesia, che non abbiano una tecnologia specifica.

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Paolo Codazzi, “Lo specchio armeno”

Paolo Codazzi, Lo specchio armeno, Arkadia, 2023, pp.190, € 16,00


di Luigi Preziosi

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Cosimo Armagnati, è un pittore – copista, che intende la sua attività come attività creativa: in ogni opera che riproduce inserisce qualcosa di suo, secondo un indirizzo di pensiero per cui l’individualità creatrice non può annullarsi totalmente in quella di un altro artista. E’ per altro verso fedele alla lezione di alcuni maestri, tra loro distanti per epoca e produzione artistica, ma assai utili allo suo mestiere, come Cennino Cennini e Federico Joni: tende a ripercorrere, tramite minuziosi e faticosi studi, il processo creativo dell’autore con cui si confronta riesumandone le tecniche pittoriche, anche se desuete.

Per il suo nuovo lavoro, Cosimo accetta di riprodurre un ritratto di donna conservato nella Galleria di Palermo. Giunge sul posto, per studiare da vicino lopera da riprodurre. Per una singolare coincidenza, la conosce già da molto tempo, da suoi primi studi in storia dell’arte: fin da allora, è stata per lui la rappresentazione pittorica di ogni pensiero amoroso: una stilnovistica figura di donna che rappresenta la sublimazione dell’amore, un’assoluta astrazione, quell’”amore invertebrato”, che da tanto tempo frequenta i suoi pensieri, causando inibizioni, tenerezze e speranze.

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“La Volonté du roi Krogold” di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura) [Parte 3/3]

La Volonté du roi Krogold di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura)


di Luisa Crismani

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Sequenza VII (p.94-98)

E’ il testo di una lettera che l’indovino Excelras scrive al trovatore Tébaut, invitandolo a raggiungere lui e il Re a Christianie. Dalla lettera, oltre a ripetute attestazioni di affetto, sappiamo che Tébaut sta per raggiungere Rennes in Bretagna, che è un poeta che canta accompagnandosi col liuto, che è abile parlatore e intrattenitore, oltre che svelto nei giochi di mano, e Excelras gli racconta delle guerre che Krogold continua a combattere, non smettendo una che per cominciarne un’altra, che il suo desiderio è partire per una crociata.

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I filosofi dell’‘Inizio’. Sergio Givone, “I presocratici. Ritorno alle origini”

I filosofi dell’‘Inizio’


di Stefano Lanuzza 

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Piemontese a Firenze e qui Assessore alla cultura dal 4 giugno 2012 al 25 maggio 2014, Sergio Givone è filosofo estetologo, saggista e narratore. Fondamentali, tra i suoi libri, Hybris e Malinconia. Studi sulle poetiche del Novecento (1974), Dostoevskij e la filosofia (1984); Storia dell’estetica (1988), Disincanto del mondo e pensiero tragico (1989), La questione romantica (1992), Storia del nulla (1995), Eros/ethos (2000), Il bibliotecario di Leibniz. Filosofia e romanzo (2005), Metafisica della peste. Colpa e destino (2012), Trattato teologico-poetico (2017), Sull’infinito (2018). Con i romanzi Favola delle cose ultime (1998), Nel nome di un dio barbaro (2002) e Non c’è più tempo (2008), ambientato nel sottomondo d’una Firenze tenebrosa e terrifica, vincitore del Premio nazionale Rhegium Julii (2008).

Con il più recente I presocratici. Ritorno alle origini (Bologna, il Mulino, 2022, pp. 142, € 13,00), quasi un frutto della dislocazione dell’autore in un’isola dell’Egeo e del fecondo incontro con quell’Ellade dei precordi d’una philosophia crogiolo di pensatori (nell’insegnamento scolastico, un po’ trasvalutati) che, prima di Socrate e Platone, a partire da Talete inaugurano il pensiero occidentale. Suggerendo, con Anassimandro, “intuizioni che preludono alla fisica moderna” (Givone).

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“La Volonté du roi Krogold” di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura) [Parte 2/3]

La Volonté du roi Krogold di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura)


di Luisa Crismani

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Sequenza IV (p.63-74)

La prima parte descrive la paura nella città di Christianie. Il Re arriverà domani, si pensa, e si cerca di immaginare a quali punizioni tutti e ciascuno saranno sottoposti. La paura li fa pensare al peggio, e c’è una specie di corsa al rialzo sulle pene che si prevedono. Ma, oltre alla descrizione dei terrori, c’è, nell’elenco dei singoli o dei gruppi, il ritratto della vita in una grande città nordica nel medioevo: mestieri, professioni, infermità e malattie, ricchezze e povertà, superstizioni e religiosità, amministrazione della giustizia, pene e strumenti per metterle in atto.

La seconda parte, che è quella con una scrittura molto arcaicizzante, si sposta in un sotterraneo segreto, dove i sindaci del quartiere Arstrom sono riuniti per cercare di trovare un rimedio o magari una soluzione all’angoscia generale che minaccia di per sé di travolgere la città, ben prima dell’arrivo del Re.

Fanno venire, per affidargli in gran segreto una missione, tale Marchowy, facendogli balenare la possibilità di guadagnare cento o magari duecento scudi… Dovrebbe andare dal Re, nel suo accampamento, da solo e molto umilmente, e consegnargli le chiavi della città, implorandolo in ginocchio di perdonare la città e tutti i cittadini, per il loro peccato di ribellione, dovuto all’inganno e, tutto sommato, all’opera del Demonio, che era stato visto trascinare con sé l’anima di Gwendor tra nubi sulfuree, inseguito dagli arcangeli.

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Trame ribelli: Theodore Sturgeon, “Più che umano”. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: Theodore Sturgeon, Più che umano

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

La cura editoriale, la post-produzione e il montaggio sono di Francesco Sasso.


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Matteo Collura, “Luigi Pirandello-Leonardo Sciascia. Una conversazione (im)possibile”

Matteo Collura, Luigi Pirandello-Leonardo Sciascia. Una conversazione (im)possibile, con un testo di Sciascia in occasione del cinquantenario della morte di Pirandello, Soveria Mannelli, Rubbettino (Quaderni di Regalpetra, 4), 2023 (settembre), 72 pp., 10 euro


di Luciano Curreri (UNIUPO)

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Quasi sulla scia delle famose interviste impossibili degli anni Settanta del Novecento e forse sullo sfondo di una conversazione critica ottocentesca in cui Francesco de Sanctis si metteva in scena e dialogava con un amico di Schopenhauer e Leopardi (1858), Matteo Collura (1945), scrittore e cultore delle lettere siciliane, fa incontrare e parlare Luigi Pirandello (1867-1936) e Leonardo Sciascia (1921-1989).

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“La Volonté du roi Krogold” di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura) [Parte 1/3]

La Volonté du roi Krogold di Louis Ferdinand Céline (appunti di lettura)


di Luisa Crismani

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ovvero cronaca dal Medioevo, aggiungeremmo noi, un medioevo da opera, scrive l’autore alla sua segretaria Marie Canavaggia, perché, aggiunge, “che fare della realtà!”. Alla stessa Canavaggia in un’altra lettera, scriverà che l’immaginazione è l’unica virtù che si confà a noi, “specie di morti a metà tra ricordo e delirio, perché il resto è irrespirabile”.

Ma non di Medioevo da opera si tratta. Nessun romanzo di Céline contiene tanta violenza. Fisica. Di un corpo contro un altro corpo, di una folla massacrata, di un cavallo morto di sete e di fatica, di persone sbranate da cani, di torture, di incubi. Due grandi temi giganteggiano in questo romanzo: la violenza e la paura.

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UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (LUIGI CAPUANA)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

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LUIGI CAPUANA.

Roma, ottobre del ’94.

Quelli che lo conoscono da molto tempo mi dicono che venti anni fa egli aveva il medesimo aspetto: calvo, coi baffi bianchi non folti, roseo, un poco obeso, con una espressione dolce di lavoratore serio e solitario. Le molte battaglie anche maligne, contro lui e contro l’opera sua combattute non hanno mutato il suo sorriso e il suo colorito. Egli abita nel cuore della vecchia Roma, a via in Arcione, alle falde del Quirinale, e lavora in una stanza grande, ariosa, con quattro finestre e con molti eleganti scaffali dove molti libri, tutti sotto una bella veste di pergamena candida, sono allineati.

In quella camera egli mi ricevette con la cordialità consueta; le quattro finestre erano aperte sul mite cielo d’ottobre e davano a quella stanza l’ampiezza di una veranda; dall’architrave di una finestra pendeva una gabbia d’uccelli, e nessun romore saliva giù dalla vecchia strada stretta. Una pace grande ottima, propiziatrice al lavoro. Da una porta aperta intravedevo in una stanza contigua tutto un armamentario fotografico: macchine diverse, bacinelle, scatole di lastre, bocce, boccette.

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“Trame ribelli”: Emma Cline, “Le ragazze”. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: Emma Cline, Le ragazze

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

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Daniela Shalom Vagata, “L’Inno alle Grazie di Ugo Foscolo”

Daniela Shalom Vagata, L’Inno alle Grazie di Ugo Foscolo, Firenze, Olschki (Biblioteca dell’«Archivum Romanicum», 523), 2023, 322 pp., € 39


di Luciano Curreri (UNIUPO)

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È un volume ricco di gratitudine quello che Daniela Shalom Vagata dedica a L’Inno alle Grazie di Ugo Foscolo, e di poesia. Non solo perché si prende cura della «non finita» lirica foscoliana dedicata alle tre dee, ma perché, nell’informata e densa Introduzione, nelle diverse Note e nei commenti alla Prima redazione dell’Inno e alla Seconda redazione e nella ricca Bibliografia, tenta un’idea di critica che sposa, se posso permettermi, quell’«idea di Amore» che è anche Armonia e «armonia dissonante» (Neppi), armonia del mondo (Spitzer) e letterario «simbolo dell’intera gamma dei sentimenti umani», immaginario mai ‘domo’ e fugace, metamorfico per definizione, e quindi affrontato, fin dalle prime pagine, con «brevi digressioni», con «alcune considerazioni» e con quella prosa che non si esplicita soltanto nei Ringraziamenti: «Orologi, scrivanie, tavoli e orizzonti. C’è una storia che non è solo la mia, ma che è anche quella dei tavoli e delle scrivanie che mi hanno accompagnata nella stesura di queste pagine, e degli orizzonti sui quali la mia attenzione di tanto in tanto si fermava».

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“Trame ribelli”: Beppe Fenoglio, “Il partigiano Johnny”. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

La cura editoriale, la post-produzione e il montaggio sono di Francesco Sasso.


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Stefano Lanuzza, “Céline pas fasciste”

Stefano Lanuzza, Céline pas fasciste, Strade bianche di StampAlternativa, 2023, pp.151


di Antonio Rapezzi

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L’ho aspettato per una vita e finalmente è uscito un libro che dimostra ciò che ho sempre pensato: Louis-Ferdinand Destouches in arte Céline non è mai stato fascista, anzi. Ciò non toglie che sia stato, oltre ad uno dei più grandi scrittori del Novecento, una figura controversa e innegabilmente oltre che colpevolmente antisemita.

Quando, trent’anni fa, lessi in sequenza, senza rispettarne la cronologia, Morte a Credito e Viaggio al termine della notte (qui chiamato Viaggio in fondo alla notte) pensai che questi due capolavori assoluti fossero stati scritti da un medico dei poveri, ferocemente contrario alla guerra e comunista salvo poi imbattermi in una biografia di tutt’altro significato.

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Daniele Olschki, “Gioverà ricordare. Meminisse iuvabit”

Daniele Olschki, Gioverà ricordare. Meminisse iuvabit, Prefazione di Liliana Segre, Firenze, Leo S. Olschki Editore («particelle elementari», 11), 2024, 40 pp., 10 €


di Luciano Curreri (UNIUPO-ULIEGE)

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Continua l’avventura delle «particelle elementari», collana di piccoli libri tascabili di un editore, Olschki, che si è spesso distinto per volumi e tomi cartacei di ben altra mole. Denominatore comune: l’eleganza, la cura editoriale. Sembra una banalità, ma non lo è. Più il formato si restringe, più l’impresa si fa ardua. Quando poi si tratta di associargli un contenuto asciutto e terso quasi quanto lo è, formalmente, il bianco involucro, il librino è un doppio regalo, che riporta alla luce un intervento, più nascosto, del 2019.

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Il verso inverso n.12: Errore cronologico

Errore cronologico


di Francisco Soriano

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In poesia abiurare in modo assoluto ai segni di interpunzione è pratica coraggiosa e non priva di inesorabili controindicazioni. Irene Sabetta con la sua scelta riesce a evocare uno stato d’animo di permanente e immediata relazione emotiva: inoltre ci consente una lettura senza ripieghi, intensificando i messaggi senza pause e sfidando il lettore in un battente ritmo che scorre su binari mai convenzionali alla forma grammaticale. Il coinvolgimento appare ben coordinato dalla necessità di interpretare ogni rivelazione in termini di parole e in assenza, ulteriore, di maiuscole che possano incasellarle in qualsivoglia categoria morfologica.

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“Trame ribelli”: Patti Smith, “M Train”. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: Patti Smith, M Train (Bompiani, 2021)

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

La cura editoriale, la post-produzione e il montaggio sono di Francesco Sasso.


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Riccardo Ferrazzi, “Modus in rebus”

Riccardo Ferrazzi, Modus in rebus, Morellini Editore, 2023, pp.298, € 19,00


di Luigi Preziosi

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Con Modus in rebus (Morellini, 2023), Riccardo Ferrazzi arricchisce di un tassello assai significativo il mosaico già ampiamente sviluppato della sua produzione letteraria. La vastità di respiro della storia e la molteplicità degli spunti tematici offerti differenziano il romanzo dalle precedenti prove dell’autore. Il libro pare segnare una svolta nel suo percorso: di certo, evidenzia un desiderio di dire di sé più impellente di quanto emerge nei suoi romanzi e racconti passati. Di alcune tracce lasciate nel testo si può immaginare la natura di memoria di vita, anche se trasfigurate in un racconto certo non propriamente autobiografico. E sono segni evidenti, come la doppia ambientazione spagnola (Salamanca) e italiana (Milano), ma anche, e soprattutto, segni non distesamente descritti, ma intuibili nel tessuto narrativo, come si addice a stati d’animo legati a condizioni esistenziali.

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Luciano Curreri, «I’ vo pensando, et nel penser m’assale…»

Luciano Curreri, «I’ vo pensando, et nel penser m’assale…». Piccolo elogio del lutto di sé stessi: sopravvivere con Petrarca, Prefazione di Alessandro Barbero, Roma, Mauvais Livres, 2024, 144 pp., 16 €

Esce in libreria «I’ vo pensando, et nel penser m’assale…». Piccolo elogio del lutto di sé stessi: sopravvivere con Petrarca edito da Mauvais Livres Edizioni, il quarto della collana “l’ornitorinco”. L’autore è Luciano Curreri, mentre la prefazione è firmata da Alessandro Barbero e le illustrazioni sono opera di Giuseppe Palumbo. L’oggetto di questa pubblicazione è Petrarca, ma non il Petrarca del passato, come spesso affrontato nelle scuole e all’università. (f.s.)

 

“Trame ribelli”: Emmanuel Carrère, “L’Avversario”. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: Emmanuel Carrère, “L’Avversario” (Adelphi, 2013).

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

La cura editoriale, la post-produzione e il montaggio sono di Francesco Sasso.


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Marianna de Leyva e il suo Doppio

Alba Avarello, Marianna de Leyva. I segreti tormenti della Monaca di Monza, YouCantPrint, 2023, pp. 92, € 13,00


di Stefano Lanuzza

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Evocate da Alba Avarello in Marianna de Leyva. I segreti tormenti della Monaca di Monza (Lecce, YouCantPrint, 2023, pp. 92, € 13,00) sono come d’un personaggio dostoevskijano le ‘memorie dal sottosuolo’ e della joyciana monologante Molly dell’Ulysses (1920) le ambasce di Marianna de Leyva, personaggio realmente esistito e transustanziato da Alessandro Manzoni nella Monaca di Monza, la suor Virginia figlia del conte di Monza Martin de Leyva dallo scrittore ribattezzata col nome di Gertrude. Lei il personaggio più moderno del romanzo I promessi sposi (1827) ambientato nel Seicento e, nei capitoli IX-X, rivolto all’acuta indagine psicologica di una figura femminile che continua a intrigare lettori e studiosi. Manzoni ne descrive la “bellezza sbattuta” o un po’ sfiorente, il pallore, le labbra esangui, con l’imprevisto segno di civetteria femminile rivelato dalle ciocche di capelli neri che dal velo suorale le spiovono sulle tempie.

C’è questa donna che, dopo la monacazione forzata nel 1591, ritrovatasi fuori del mondo prende a raccontare attingendo alla propria intimità risentita, all’amareza per una condizione non voluta, alla frustrazione e al dolore, al rancore e all’odio per una cenobitica “gabbia di ferro” distruttrice della sua gioia di vivere, alle tenebre in cui è avvolta subendo un’esistenza repressa e senza scampo… Il convento, questo l’unico, dannato posto che suo padre e suo fratello hanno saputo assegnarle fin dalla nascita?

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“Trame ribelli”: “L’Acid Test al Rinfresko Elettriko” di Tom Wolfe. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: “L’Acid Test al Rinfresko Elettriko” di Tom Wolfe.

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

La cura editoriale, la post-produzione e il montaggio sono di Francesco Sasso.


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ESERCIZI DI LETTURA: Il lettore, il narrare e gli elenchi del telefono

Peter Bichsel, Il lettore, il narrare, trad. it. Marcos y Marcos editore, Milano, 1985

Peter Bichsel, Questo mondo di plastica, trad. it. Marcos y Marcos editore, Milano, 1999


di Gustavo Micheletti

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Lo scrittore svizzero Peter Bichsel abitò a Bergen, nelle immediate vicinanze di Francoforte, dopo aver ricevuto il premio “Stadtschreiber von Bergen”. Quando si riceveva questo premio era infatti consuetudine risiedere per un anno in città a spese della comunità, assumendo una funzione pubblica di scrittore. Il lettore, il narrare, raccoglie proprio cinque lezioni tenute da Bichsel nel gennaio e febbraio del 1982, quando abitava a Bergen, nella vicina università di Francoforte.

La convinzione che emerge nell’arco di tutto questo piccolo libro è che la letteratura nasca soltanto nella letteratura, “dove non esistono iniziatori, ma soltanto imitatori che riflettono. E non è la realtà ad essere imitata, bensì la situazione del narrare”. La letteratura è cioè per Bichsel qualcosa di diverso dalla vita ed entrambe non necessariamente hanno bisogno l’una dell’altra, o almeno non ne hanno bisogno in modo simmetrico e proporzionale.

A questo proposito l’autore riporta un suo incontro con un vecchio saggio della tribù degli Houssa, nel Sahara, il quale era solito raccontare storie per impedire a sé e agli altri di parlare: “raccontare storie per non dover parlare: anche questa – secondo Bishsel – può essere una delle ragioni dell’esistenza della letteratura”, che “non è la vita. Si può vivere senza letteratura. La letteratura è qualcosa di accessorio. Nella letteratura la lingua assume un’altra funzione che nel parlare. La letteratura può scaturire dall’assenza di parola”.

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“Trame ribelli”: “Chronicless” di Bob Dylan. A cura di Dianella Bardelli

“Trame ribelli”, dopo gli anni ’60 la scrittura sperimentale nella forma e nelle trame: “Chronicless” di Bob Dylan.

Rubrica a cura di Dianella Bardelli.

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UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (FERDINANDO MARTINI)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

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FERDINANDO MARTINI.


Roma, settembre del ’94.

— La letteratura italiana odierna? E quale? Ma io appena appena credo a una letteratura italiana passata, se per letteratura ella intende non solo le opere somme e sole, ma una sequela di opere maggiori e minori, legate da un vincolo di evoluzione visibile.

Lo studiolo era basso, semplice, fresco in quel caldissimo giorno di settembre; per le imposte socchiuse entrava il romore continuo delle vetture e dei tramways dal corso Vittorio Emanuele. Ferdinando Martini, seduto presso la finestra, al lato della scrivania, aveva il suo abituale sorriso arguto, quasi a dare a quella demolizione preliminare un valore paradossale. E ancor giovine ed elegante; e il colorito smorto cui s’accordano i piccoli baffi castagni e i capelli appena brizzolati, dà al suo volto una espressione di scetticismo galante che il sorriso e la pronuncia toscana acuiscono. Egli che ha diviso i suoi migliori anni tra le lettere e la politica, ha un aspetto di diplomatico fine e pur di artista geniale. Infatti il linguaggio accurato e la dialettica sottile e vivace, essendo e pel politico e per l’artista massimi mezzi al buon successo, sono le sue qualità precipue.

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Vittorino Andreoli, “Il Gesù di tutti. Viaggio nel mistero dell’uomo di Nazareth”

Vittorino Andreoli, Il Gesù di tutti. Viaggio nel mistero dell’uomo di Nazareth, TS Edizioni, 2023, pp.528, € 26,00


di Fabiano D’Arrigo

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Vittorini Andreoli è uno psichiatra che non disdegna scandagliare il mistero: quello della mente umana e quello di Dio.

Nel saggio Il Gesù di tutti. Viaggio nel mistero dell’uomo di Nazarerth, ridato alle stampe in questo 2023 che ormai volge al termine, l’autore intraprende un grandioso viaggio nella vita, nella personalità e nel mistero di Gesù di Nazareth, così si legge nel risvolto di copertina.

Questa riedizione del libro, senza modifiche né al titolo né al testo, viene fatta per soddisfare le richieste dei molti lettori che dal 2013 -anno della prima edizione- al 2023 si sono confrontati con lo scrittore Andreoli nelle conferenze tenute sull’argomento.

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Klaus Wagenbach, “Kafka. Una battaglia per l’esistenza”

Klaus Wagenbach, Kafka. Una battaglia per l’esistenza, trad. Ervino Pocar, il Saggiatore, 2023, pp.257, € 18,00


di Francesco Sasso

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La capacità di Klaus Wagenbach nel dipingere Franz Kafka come una figura viva, immersa nel suo mondo quotidiano di Praga, si manifesta in modo straordinario nel suo libro Kafka. Una battaglia per l’esistenza. Attraverso una ricca raccolta di fonti dirette come lettere, diari e fotografie, l’autore penetra nella solitudine in cui Kafka ha vissuto, permettendo ai lettori di afferrare l’intensità e la complessità di questo genio tormentato.

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“Io celebro la beat generation” a cura di Dianella Bardelli (11 puntate)

Io celebro la beat generation. Podcast a cura di Dianella Bardelli e prodotto da Retroguardia Media.


PODCAST

1) Amore e amicizia nella beat generation

2) Quanto è attuale “Sulla strada” di Jack Kerouac

3) “Visione di Cody” di Jack Kerouac

4) Il romanzo di Jack Kerouac “I sotterranei”

5) Neal Cassady nella Beat generation

6) Bill Morgan, “Io celebro me stesso”. Una biografia di Allen Ginsberg

7) Il poema “Urlo” di Allen Ginsberg

8) Qualche riflessione sul poema “Kaddish” di Allen Ginsberg

9) L’ultimo dei Beat :James Koller

10) Un giovane uomo di 93 anni : Gary Snyder

11) Vita e poesia di Lenore Kandel

 

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Il verso inverso n.11: Se mai c’è stato un giorno. Marina Minet, “Pianure d’obbedienza”

Marina Minet, Pianure d’obbedienza, Macabor Editore, 2023, pp.96, €13,00


di Francisco Soriano

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Se si dovesse dare una immediata definizione alla silloge Pianure d’obbedienza, di Marina Minet, basterebbe forse dire che si tratta di un lungo cammino disseminato di bagliori, appena merlati da lacrime arginate come albe di novembre.

Non è poesia della solitudine, né del dolore, che delle ferite ne contempla la profondità e l’incurabilità. Infatti, la poetessa appare sempre protesa verso slanci spirituali, cristallini, e nella certezza così afferma nell’esordio alla silloge: Se mai c’è stato un giorno in cui non mi eri accanto / Signore io non lo ricordo / vi erano stanze allora, arse come grembi nei deserti.

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Prove OCSE Pisa 2022: preoccupante declino delle competenze degli studenti

Prove OCSE Pisa 2022: preoccupante declino delle competenze degli studenti


di Francesco Sasso

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Il Programme for International Student Assessment (PISA) dell’Ocse ha lanciato un campanello d’allarme evidenziando una tendenza preoccupante nel calo delle competenze di matematica, lettura e scienze tra gli studenti di 15 anni nei paesi membri. L’analisi dei dati del 2022, confrontati con quelli di dieci anni fa, evidenzia una diminuzione significativa nelle abilità degli studenti.

La pandemia COVID-19 ha avuto un impatto devastante sull’istruzione, con la chiusura temporanea delle scuole e la transizione all’apprendimento a distanza, ma non è l’unico fattore in gioco. C’è stata una costante tendenza al declino nelle performance in lettura e scienze, con un picco massimo registrato tra il 2009 e il 2012.

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