mar, 04 giugno 2024

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Le abitazioni stanno diventando veri e propri centri di benessere grazie all'integrazione di tecnologie all'avanguardia. I progetti di residenze di lusso ora includono sistemi che migliorano la salute, come illuminazione diffusa che simula la luce naturale, avanzati filtri per l'acqua e l'aria, e persino cristalli energeticamente caricati inseriti nelle fondamenta delle case per favorire il benessere fisico ed emotivo. L'arte immersiva, alimentata dall'intelligenza artificiale, sta rivoluzionando l'approccio alla salute mentale, offrendo esperienze multisensoriali che promuovono il rilassamento e la serenità. Questi ambienti domestici high-tech sono progettati per supportare un stile di vita sano e bilanciato, creando spazi che non solo sono esteticamente piacevoli, ma anche funzionali per migliorare la qualità della vita degli abitanti​.
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Paolo D'Arpini
Nel libro “La civiltà della Dea” l’autrice Marja Gimbutas utilizzava il termine “matristico” per definire le antiche società neolitiche, Riane Eisler per risolvere il problema ha coniato addirittura un nuovo termine, gilania, unendo la radice greca di femminile (gyn) e maschile (an) con una ‘l’, lettera che evoca il termine link, ‘legame’. Invece Heide Göttner Abendroth, che possiamo definire la fondatrice di questa corrente di studi, considera la parola adeguata da usare matriarcato, e lo spiega dal punto di vista etimologico non come ‘potere delle madri’, bensì come ‘antiche madri’, da cui la semplice evidenza che queste società tengono in alta considerazione la funzione materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui essendo il rapporto d’amore e di cura madre-figlio l’aspetto fondante della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato”. Ma a partire da cinquemila anni or sono, con il formarsi delle civiltà agricole e dell’urbanizzazione, iniziò la trasformazione in chiave patriarcale della società, anche se il patriarcato per legittimarsi adottò degli schemi matriarcali di facciata, che ovviamente dovevano far presa sulla gente cresciuta in quell’ambito. In tal senso quella dei sacrifici rituali maschili, descritti anche nella Bibbia, è stata una trasposizione letterale del rozzo spirito patriarcale dei miti di vita-morte-rinascita legati al ciclo naturale. Ma non tutto nel patriarcato può essere considerato negativo. Infatti la società umana si è adattata alle diverse esigenze di vita e se non vi fosse stata una partecipazione attiva da parte dei maschi, nella cura della famiglia e nella conservazione e produzione dei beni (come pure nel mondo del pensiero e dell’arte) difficilmente sarebbero stati fatti passi avanti nella tecnologia e nella scienza empirica. Questo almeno è il mio pensiero e ricordo di averne discusso con fervore in passato con l’amica bioregionalista Etain Addey (che non era molto d’accordo con questa visione). D’altronde non possiamo cullarci in congetture, tipo “come sarebbe stato se…”, ma dobbiamo basarci su quel che è stato e su quel che conosciamo in seguito alle esperienze vissute, non potendo sfuggire alla realtà dei fatti, e dovremmo cercare di trarne insegnamento, anche aggiustando -ove necessario- la rotta da seguire. Sono dell’idea che è inutile e fuorviante cercare di ricalcare un ipotetico periodo aureo del matriarcato quando sappiamo benissimo che era essenzialmente dovuto all’ignoranza ancestrale del fenomeno riproduttivo. A parte questo mi son trovato spesso in disaccordo con certe “femministe” per la loro mancanza di riconoscimento dello sviluppo della specie umana, nella sua interezza (relativamente all’intelligenza del maschile e del femminile), e ai diversi approcci psichici, comunque entrambi necessari all’evoluzione della specie. Ed in questo senso una considerazione dell’amica Sabine Eck mi sembra necessaria…”ricordare questi eventi del passato matriarcale non significa voler tornare indietro, bensì cercare di integrare i due aspetti del maschile e femminile nella vita di ognuno, vivendoli in armonia e seguendo le reciproche tendenze senza imitazione né antagonismo”. Insomma la nostra specie e la società umana hanno bisogno di riscoprire l’unitarietà della vita che si manifesta nei suoi diversi aspetti. Il Sole e la Luna. Femminile e Maschile, entrambi necessari come i due poli (positivo e negativo) che trasmettono la corrente della vita. Paolo D’Arpini
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Valeria Rendinella
Il 23 maggio del 1892 nasceva a Brittnau Emma Kunz, un'artista, guaritrice e ricercatrice svizzera. È una data che custodisco preziosamente, perché quella donna, dall’aspetto soave e dallo spirito poliedrico, è entrata nella mia vita per indicarmi una nuova possibile Guarigione da percorrere e condividere. A luglio di due anni fa, una gita organizzata velocemente insieme a due compagne di viaggio, mi portava a Würenlos, nella Svizzera tedesca, sulle orme di Emma Kunz. Il centro a lei dedicato, dove sono raccolte parecchie delle sue opere, nasce accanto a una grotta di pietra romana scavata nella roccia, che rappresenta il cuore del centro stesso, un luogo di profonda serenità e potenti vibrazioni spirituali. Lì ho mosso i piccoli e delicati passi, osservato curiosi giochi di luci e sfiorato granelli di terra, quasi a voler onorare e non turbare il parto del "Genius Loci" che abita in quella grotta. Quante orme ha accolto e quante ancora ne accoglierà quell’infinitesimale punto sulla mappa geografica? Lì è possibile raggiungere dimensioni fatte di luce, se ci si immerge nella vibrazione dell'umiltà e della gratitudine. Grazie a Emma Kunz in quel minuscolo paese svizzero esiste ora un centro dove Cultura, Spiritualità e Guarigione si fondono in un'unica eterna vibrazione. Ci torneremo!

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Ricercatrice di tesori spirituali, facilitatrice in percorsi evolutivi. Facilitatrice in Costellazioni Sistemiche, (Familiari, Karmiche,…
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Psicologa e Terapeuta Olistica. Mi caratterizzano l’impegno e la tenacia nella ricerca e pratica applicata del Reiki, le capacità sviluppate…
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Natura e Divinità sono la stessa identica cosa..

Paolo D'Arpini
Ai primordi della cultura umana la differenza fra Natura e “divinità” era impercettibile, la speculazione filosofica non era arrivata a presupporre un creatore separato, in quanto autore della creazione. Infatti nella antica tradizione matristica e panteistica la Natura coincideva con la Madre Universale, la quale da se stessa ed in se stessa produce tutti i fenomeni, manifestando tutte le forme. In questa visione non vi è alcuna separazione o differenza fra la Matrice e le sue emanazioni, viventi o amorfe che siano. Animali, piante, montagne, corsi d’acqua, mari, cielo stellato, luna, esseri umani… tutto compartecipa ed è espressione dell’atto creativo, parte indivisibile di un Unicum. La creazione in questa ottica è vista come qualcosa di spontaneo e naturale, una ricorrenza ciclica che sorge dalla terra, sulla terra insiste ed alla terra ritorna, in un continuo ripetersi senza un “oltre”. Tutto è presente nel Tutto, nell’eterno qui ed ora. Questa beata visione non si è esaurita con il trascorrere delle generazioni, essa è durata a lungo, ed ancora permane nelle menti illuminate. Il suo procedere ellittico conserva il sapore dell’eternità. Eppure qualcosa nel corso del tempo è cambiato, l’eterno è stato virtualizzato e trasferito in un ipotetico aldilà. Un aldilà per il quale occorre guadagnarsi il passaggio, pena l’estinzione o la dannazione. La beatitudine dell’appartenere al Tutto si offuscò nel momento in cui l’uomo cominciò a separare se stesso dal Tutto, allorché in lui nacque il senso dell’io e del mio. Forse corrisponde al momento in cui egli scoprì la sua funzione “seminativa” nella riproduzione. Questo fatto lo rese arrogante, alimentò il concetto della sua “autorità”, nel senso che prese a considerarsi egli stesso “autore” individuale della vita. E per trasposizione virtuale immaginò un ipotetico dio creatore, a sua immagine e somiglianza. La Natura, in quanto femmina, divenne materia passiva, mentre il creatore, sia in veste di dio che di uomo, fu interpretato come “alito” fecondatore e creatore (afferma la bibbia). Avvenuta questa separazione ecco che nella religione apparve il senso del peccato, legato alla vergogna per la promiscuità ed alla opposizione verso la “materia” contrapposta all’astrazione “spirituale”, con il risultato di condurre l’uomo “religioso” a distanziarsi dalle cose del mondo, ivi compresa la sessualità. Ma come è possibile separare la vita dalla vita? Come può sopravvivere un essere vivente senza cibo e senza calore? Non può… Da ciò se ne deduce che, malgrado la caparbia affermazione di un’entità spuria, definita “spirituale”, il processo di separazione dell’io dalla Natura non potrà mai avere compimento, resta solo una pia illusione dettata da una religione. Che prima divide e poi si arroga il diritto di “ri-unire” (religere) . La separazione fra spirito e materia, fra Natura e dio è una falsità, un’inversione nei valori naturali ed è causa di tristezza e di un insoddisfatto desiderio di compensazione. Insomma si rinuncia alla tetta materna per attaccarsi al ciucciotto. Migliaia di anni son trascorsi, varie civiltà sono sorte e crollate, diverse religioni teiste hanno pervicacemente tentato di separare l’uomo dalla Natura, inculcandogli l’idea del “peccato originale”, della necessità di pentirsi, di ricorrere ad un salvatore, ad un messia, di volta in volta diverso, poiché ogni messia che separa l’uomo dal Tutto non può durare, come non può durare un incubo. Perciò la religione che trascura i modi della vita, ovvero la sua capacità di perpetuarsi, non potrà mai avere una definitiva attuazione, resterà un ibrido intellettualismo malato e sofferente. E perciò l’affermazione del modello religioso patriarcale che conosciamo non potrà mai affermarsi, poiché vive di promesse immaginarie, di dogmi reiterati, di continue riaffermazioni di fede. In un certo senso succede così non solo per i teismi ma anche per la scienza e le sue leggi che non durano a lungo ma vengono continuamente sostitute da nuove e più perfezionate “scoperte”. “Natura naturans” e “Natura naturata”. Entrambe coesistono, sono intercambiabili a seconda delle situazioni e dei momenti, pur -a volte- in apparente conflitto. Ma torniamo alla religiosità ed all’erotismo. E scopriamo che in verità queste due proiezioni non possono essere disgiunte, come nel cervello non può essere disgiunta la funzionalità dell’emisfero destro dal sinistro, la ragione dall’intuizione, la fase logica da quella analogica, la sincronicità dalla causa/effetto. La comprensione non è mai “univoca” ma richiede un “abbraccio”, l’intelligenza è una visione avvolgente e compenetrante. Come avviene nel processo riproduttivo fra maschio e femmina. Allora, in tempi in cui la storia non era stata ancora confermata come modello lineare di memoria, la donna e l’uomo, uniti nella consapevole reciproca appartenenza e partecipazione all’evento vitale, vissero la religiosità attraverso l’unione sessuale. Non posso però narravi ora l’intero excursus, passando da un popolo ad un altro popolo, civiltà dopo civiltà. Non ne ho la forza, né il tempo e nemmeno la voglia. Non posso parlare della sacra prostituzione nei templi dedicati alla Dea, delle iniziazioni sessuali nelle comunità dell’Europa antica, delle tendenze promiscue e poliamorose, dei riti pagani della fertilità, del Cantico dei cantici o delle strofe volgari del Risus Paschalis…. Ma, almeno per cominciare, posso aprire una fessura, uno spiraglio minuto su alcuni aspetti dell’induismo, una religione che ha conservato a tutt’oggi molte forme di religiosità erotica. Gli episodi sono tanti, non basterebbe un’intera biblioteca a narrarli tutti. Mi limiterò quindi a descriverne alcune pagine, aperte quasi alla rinfusa. Voglio partire da un racconto mitologico in cui aneddoticamente si lascia intravvedere in che modo erotismo e religione abbiano trovato un punto d’incontro. Si narra che in un tempo lontano in una foresta viveva una comunità di dotti rishi. Questi bramani era adepti in riti sacrificali, attraverso i quali avevano ottenuto grandi poteri psichici. Tutto il giorno essi offrivano sacrifici ed abluzioni agli dei ripetendo mantra vedici, mentre le loro mogli si occupavano delle faccende domestiche. I poteri occulti così ottenuti aveva fatto crescere la loro supponenza ed arroganza facendoli sentire superiori alla natura stessa. A quel punto il signore Shiva (spesso individuato con il nostro Dioniso), in qualità di compensatore e detentore dell’energia naturale, volle impartir loro un insegnamento. In compagnia di Vishnu, conservatore e rifugio di ogni creatura, che prese la forma di una irresistibile donna, Shiva apparve nella foresta in costume adamitico e con attributi sessuali notevoli bene in vista. Egli con la sua prestanza e fascino tentò e sconvolse le spose dei bramani che lo seguirono abbandonando i loro doveri familiari. Allo stesso tempo i bramani furono distratti dai loro riti dalla concupiscente Mohini (Vishnu), che con la sua andatura lasciva li aveva attirati a sé. Così la comunità dei rishi perse la sua determinazione nel perseguire “tapasya” a fini di potere. Ma ad un certo punto, sempre così va a finire, alcuni di quei sacerdoti si avvidero della “caduta nel peccato” e richiamarono all’ordine i colleghi, accusando Shiva di aver ordito un complotto ai loro danni. Essi decisero quindi di vendicarsi e avendo attizzato un grande fuoco sacrificale si posero attorno ad esso declamando mantra e formule magiche, e riuscirono così a materializzare una feroce e possente tigre che immediatamente fu scatenata contro Shiva. Ma egli, per nulla turbato, la uccise senza fatica con il suo tridente e della pelle ne fece una veste che pose attorno ai fianchi. I bramani inviperiti pomparono ancora più ghee (burro fuso) e mantra attorno al fuoco dal quale si levò un nugolo di serpenti velenosi che furono lanciati come frecce contro Shiva. Ma al contatto con il suo santo corpo i serpenti non lo scalfirono affatto, anzi benevolmente gli leccarono la pelle e si disposero come ornamenti e come cinture sul suo collo e sulla veste. I bramani sentendosi umiliati nel loro orgoglio decisero di concentrare tutte le loro facoltà ed evocarono il demone del loro stesso ego, che sorse dal fuoco nella forma di un mostruoso nano nero, dotato di forza diabolica. L’immondo essere si avventò contro Shiva con l’intento di distruggerlo ma egli con un semplice gesto del piede lo atterrò e lo tenne immobile per terra. A quel punto i bramani capirono di aver a che fare con un potere più grande e sentendosi confusi, con l’ego piegato dalla grazia di Shiva, si gettarono ai suoi piedi e l’implorarono di accettarli come suoi devoti e parte di sé. E così, da allora, l’erotismo entrò a far parte integrante della religione. Infatti bisogna tener presente che l’induismo non separa spirito e materia, che sono ritenuti indivisibili, e chiede ai praticanti che tutti i precetti siano presi seriamente anche quando si tratta di rapporti sessuali, come descritti nel Tantra. Così vediamo che alcune celebrazioni si risolvono in orge vere e proprie in cui vengono cantate canzoni ed effettuate danze di grande suggestione erotica. Nel culto shivaita ed in quello della Dea Parvati, sua sposa, esistono numerosi racconti a sfondo religioso (purana) che narrano le loro avventure e piaceri sessuali, con descrizioni da far invidia ai manuali dell’amore (kamasutra). Tra l’altro nell’iconografia classica Shiva è raffigurato con una immagine inequivocabile. Trattasi del Linga-Yoni, una struttura in pietra, od altri materiali, che raffigura un fallo eretto fissato su una piattaforma che rappresenta la vagina della sua sposa Parvati. L’adorazione di questo simbolo è considerata una cosa normalissima. Anche le giovani ragazze venerano Shiva in quanto Linga. Egli rappresenta il maschio ideale, amante ardente ma tenero e premuroso verso la sua sposa, alla quale impartisce anche lezioni di religione, trattandola alla pari. Questa visione non è peculiare del solo shivaismo, è noto che nell’induismo sono contenuti molti elementi erotici. Anche nel Rig Veda vengono descritti particolari molto crudi. Ma è soprattutto nel culto tantrico della Dea Madre Kali o Durga che le relazioni sessuali fra uomini e donne son diventate parte integrante del rituale. La descrizione particolareggiata dei suoi rapporti amorosi avviene pure in alcuni purana dedicati a Krishna. Tra l’altra parecchie figure erotiche, altamente espressive, appaiono in numerosi templi. Queste sculture debbono essere considerate esattamente per quello che sono . Gli antichi indù, infatti, non avevano bisogno di ricorrere a sotterfugi. A dimostrare che l’adorazione della divinità non viene mai disgiunta da quelle che sono le forme normali della vita, in un qualsiasi tempio si seguiva (ed in parte ancora si segue) una routine giornaliera che molto somiglia alla routine di un monarca. La mattina bagno rituale, offerte di cibo, ricevimento dei devoti, e la sera intrattenimento con musica e danze eseguite da “etere” specializzate, chiamate devadasi, che all’occorrenza soddisfacevano anche sessualmente i devoti, come atto traslato dal dio. Gli antichi poeti e narratori epici non hanno mai provato alcun imbarazzo nel combinare le descrizione erotiche con gli insegnamenti religiosi. In una iscrizione apposta in un tempio risalente al IV secolo d.C. Si dice che il tempio era stato costruito “..nella stagione in cui i giovani, ubbidendo al desiderio erotico, abbracciano le prosperose, dritte e lunghe cosce, i seni ed il ventre, delle loro amanti e non si curano del freddo e del gelo..” (L’Induismo – Nirad Caudhuri) Forse questa propensione alla sessualità, come parte del rituale religioso, trova una sua esasperazione in una aspetto ossessivo del tantrismo definito della via sinistra, il cosiddetto Vamachara, che consiste nell’indulgere ritualisticamente ai 5 M., ovvero i Pancha Makara, e precisamente: madya (alcol), mamsa (carne), matsya (pesce), mudra (gesti con le mani) e maithun (coito). Ma basti sapere che gli stessi indù vedono di mal occhio queste attitudini combinate, tant’è che i praticanti, ipocritamente, fanno di tutto per nascondere le loro pratiche. Alcuni studiosi si interrogano sulle origini dell’erotismo tantrico nell’induismo. Talvolta si vuole far risalire questa tendenza ai costumi libertini importati dai greci venuti al seguito di Alessandro Magno. In diverse parti tra l’attuale Afganistan e Pakistan sono state rinvenute antiche statue raffiguranti scene erotiche, come il ratto di Dafne, gli amplessi di Leda con il cigno, nudi di Venere, etc. ma questa opinione convince poco anche perché lo stesso Alessandro restò meravigliato da alcune abitudini osservate negli yogi erranti da lui incontrati in India. C’è poi l’ipotesi di una influenza taoista ma anche questa è difficilmente accettabile considerando che i taoisti avevano quattro norme per i rapporti sessuali: massimo contatto, minima emissione di seme, cambiare la donna di frequente, rapporto con vergini. Queste norme avevano una loro logica, infatti se l’uomo doveva acquistare vitalità nel rapporto sessuale, a discapito della donna, l’avere rapporti con donne esperte o con donne con le quali si era creata una familiarità, portava ad un lasciarsi andare che non era consono ai dettami. Essi dicevano: “Avvertendo prossimo l’orgasmo frenatevi. Risparmiate il vostro seme ed allungherete la vostra vita”. Ma questa attitudine non è certa consona agli indù, per i quali abbandonarsi a una donna durante il rapporto sessuale rappresenta il massimo della felicità. E dopo tutto gli indù sono indoeuropei e si rifiutano di ridurre la donna al ruolo di schiava sessuale, come spesso avviene sia in Cina che presso tutti i popoli semitici. Paolo D'Arpini
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Intelligenza artificiale per l'ambiente

Secondo Deutschland.de, la Germania sta promuovendo l'uso dell'intelligenza artificiale (IA) per la protezione ambientale e il risparmio delle risorse. Questo progetto innovativo mira a sviluppare tecnologie che possano monitorare e ridurre l'impatto ambientale, contribuendo a una gestione più sostenibile delle risorse naturali. L'IA viene impiegata per analizzare grandi quantità di dati ambientali, prevedere fenomeni naturali e ottimizzare l'uso dell'energia e delle risorse idriche. Queste iniziative non solo aiutano a proteggere l'ambiente, ma promuovono anche uno stile di vita più sostenibile e consapevole. Il governo tedesco sostiene attivamente questi progetti, finanziando la ricerca e collaborando con aziende tecnologiche e istituzioni accademiche. Questo sforzo riflette una crescente attenzione verso la sostenibilità e l'innovazione tecnologica, mirando a creare un futuro più verde e sano per le generazioni future. L'integrazione di tecnologia avanzata e benessere olistico rappresenta un passo significativo verso una maggiore armonia tra uomo e ambiente​.


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