mercoledì, marzo 23, 2011

Le piace il cinema espressionista tedesco?




















Paolo Villaggio sulle pagine di Diva e donna parla del personaggio che l'ha reso celebre: il ragionier Ugo Fantozzi. "I film di Fantozzi non mi fanno ridere, non li guardo proprio. - confessa - I libri, quando li sfoglio, mi sembrano scritti da un altro. Le rare volte che li guardo vedo solo gli errori".
"Rifarei tutto quello che ho fatto, film e libri, nel senso che rimetterei le mani su tutto. Con Fantozzi ho guadagnato tanto, ma ho speso tutto. Viaggi ovunque, aerei privati, con ospiti a boro, alberghi di lusso. Tornassi indietro - prosegue Villaggio - farei meno stronzate Ho fatto una serie di film atroci tipo 'I pompieri', 'Scuola di ladri'. Mi davano anche due miliardi a film. Invecchiando, faccio meno stro... - conclude - e guadagno in autorità".

Eccone un altro.
Capisco il desiderio di slegarsi da un personaggio che bene o male è identificato o quasi con l'attore stesso (che sicuramente ha coltivato velleità artistiche ben più elevate), ma se da bambino avessi letto "a Villaggio non piace Fantozzi" probabilmente mi sarei messo a piangere...

Do ut Des














Solo a me questa immagine dà il voltastomaco?
Anche mettendo da parte i problemi giudiziari del personaggio a destra (immagino che trovarne uno senza fosse impossibile...), questa ricevuta della vendita della fiducia degli elettori è certamente un picco di squallore tra quanto è possibile reperire in un ambiente che già di per sé non manca di offrire alcuni fra i più grandi campioni della specialià
Mi si obietterà che la politica è sempre stata così e in Italia ancora di più, ma non riesco a non provare un moto di disgusto quando mi passano sotto gli occhi i volti sorridenti di chi per una poltrona e un guiderdone tradisce gli stessi che pochi anni prima l'avevano mandato a Roma.
Temo proprio che "Responsabile" non avrà troppi problemi a conquistarsi il premio "Eufemismo dell'anno stagione 2010-'11".

lunedì, gennaio 24, 2011

Le parole sono importanti

Prendendo ispirazione dal blog dell'Ammiraglio creo anch'io una rubrica sul blog, per dare sfogo alla mia attitudine moralistico-trombonesca verso gli spregi alla lingua italiana ai quali spesso mi tocca assistere, soprattutto su giornali, telegiornali e giornalismo internettiano. La recente lettura di "Non se ne può più" di Bartezzaghi mi ha fornito lo stimolo per iniziare a mia volta una piccola battaglia contro le frasi fatte del giornalismo, e in questo spazio di volta in volta elencherò quelle che mi infastidiscono di più. Chiaramente non sono le espressioni in sé che trovo repellenti, quanto il loro uso sistematico e acritico, le iperboli se dosate con gusto sono un'ottima aggiunta ad una cronaca giornalistica ma quando diventano automatismi tradiscono semplicemente la scarsa inventiva dello scrittore. Non so come funzioni la produzione di un articolo o di un servizio all'interno delle redazioni di giornale, magari sono scelte stilistiche imposte dall'alto, ciononostante, a prescindere da chi sia il colpevole, sento il dovere di denunciarle da questo mio podio personale.

- Freddo e Temperature Polari: Espressioni tipiche di questi giornate invernali quando effettivamente fa freddo, ma soltanto per i nostri standard. Invece un -2 diventa automaticamente freddo "polare" (o a volte "siberiano", indipendentemente dalla provenienza della perturbazione), sempre e comunque. Con buona pace dei -13 di massima estiva per l'Antartide...
- Anti-: Lo scrittore Tizio dice che Caio non è bravo a fare quello che fa: "Tizio, lo scrittore anticaio", oppure "ecco l'articolo anticaio di Tizio". Un professore vieta i cellulari in classe: ecco a voi il "prof anticellulare". Eccetera eccetera eccetera. Che dire o fare qualcosa contro qualcos'altro trasformi automaticamente in un "anti" è discutibile, io intanto mi dichiaro anti-anti: il giornalismo che sente il bisogno di etichettare ogni cosa con una parolina d'effetto mi è sempre rimasto indigesto.
- Sexy: Così come "anti-", ogni cosa che abbia una vaga attinenza alla sfera sessuale si trasforma in una sexycosa: la sexyprofessoressa, l'infermiera sexy, il sexy scandalo...
- "-gate" o "-poli": Il primo che ha usato queste espressioni per chiamare le inchieste sui grandi scandali pubblici probabilmente era un genio, il secondo uno vispo, dal terzo in poi abbiamo solo tanti pappagalli senza idee.

Sia chiaro, per me la massima "chi è senza peccato scagli la prima pietra" è una minchiata: tutti sbagliamo e cadiamo, inconsciamente o meno, in errori e incoerenze, ma non è che se uno le denuncia ha l'obbligo di essere perfetto. Anche io probabilmente ho le mie espressioni ricorrenti che per qualcun altro possono essere irritanti, ciò non toglie che il diritto di sproloquiare sull'argomento me lo prendo lo stesso.

sabato, gennaio 22, 2011

Uno dei tanti

Col tempo ho imparato ad apprezzare gli schemi predefiniti e a tenere a bada l'ossessione per la personalizzazione a tutti i costi. Un modello già pronto e via: ecco come decoro il mio blog, senza perdere troppo tempo a piazzare mille tasti, colori e link impoponibili.
Forse è un segno di invecchiamento mentale, per anni la sola idea di affidarmi a degli standard mi suscitava solo sdegno, ero uno di quelli che in un gioco nuovo per prima cosa va a vedere le opzioni, anche se magari le impostazioni di base sono le migliori.
Questo per dire cosa? Che tra le molte cose che sono cambiate in questi 4 anni c'è anche questo, ho imparato a comprendere ed apprezzare i miei limiti e che questi non sono necessariamente debolezze. Mi piace pensare di avere più tempo per le cose importanti, ma forse è solo un'illusione.

Back from the Dead

La mia impareggiabilmente vasta cultura mi avrebbe potuto fornire titoli di gran lunga meno tetri di quello che ho scelto per celebrare il mio ritorno al blogging, eppure questo piccolo omaggio agli Obituary trovo che sia comunque un modo consono per riprendere dopo quasi quattro anni questo spazio e provare, di nuovo, a riempirlo dei miei pensieri.
Effettivamente non riesco a tenerli tutti dentro la mia pur ampia testa.

mercoledì, marzo 14, 2007

Giallo spento

Da un po' di tempo a questa parte, a causa del cambio di orari (nuovo semestre di lezione iniziato da poche settimane) ho l'opportunità di tornare a casa per pranzo, cosa che negli scorsi mesi avveniva veramente di rado.
Fino a qualche anno fa avrei commentato così:

stanco da una mattinata di lezione arrivo nella mia bella casetta, mi stravacco sul letto, magari cazzeggio un po' al pc, mangio e poi... poi, finalmente, arriva il momento dei Simpson!

Una successione di azioni rimasta pressoché immutata durante gli anni del liceo, e sono sicuro che uno sterminato numero di ragazzi in tutto il mondo a quell'ora stava facendo le stesse cose. Un rito irrinunciabile.
Ahimè, però, oggidì la musica è cambiata:

stanco da una mattinata di lezione arrivo nella mia bella casetta, mi stravacco sul letto, magari cazzeggio un po' al pc, mangio e poi... poi... poi... oh no! Mio fratello guarda i Simpson! Che strazio!

Perché?

Perché, diciamoci la verità, le nuove stagioni dei Simpson sono qualcosa di osceno.

Ci avevano viziato, è vero, fino a qualche anno fa gli episodi dei Simpson spesso e volentieri erano surrogati di genialità, 20 minuti di puro godimento, umorismo finissimo, storie originali, satira graffiante ecc ecc... magari ogni tanto con un briciolo di morale che se presa nelle giuste dosi non guasta affatto.
Forse sarebbe troppo pretendere 17 stagioni di seguito di quella qualità, dopotutto gli autori sono anche loro esseri umani e, a meno di oscuri patti col diavolo, potrebbero anche avere cali di ispirazione dopo anni ad alti livelli.
Ma uno schifo come gli ultimi episodi è qualcosa che oltrepassa qualsiasi soglia di tolleranza.

Fa male, per noi innamorati della genialità dei Simpson, vedere come si sono ridotti.
Sarà stato il successo? Non credo, sono andati avanti per anni tirando fuori dal cilindro puntate stratosferiche pur essendo sotto gli occhi di tutti i riflettori.

Niente più trame roboanti ai limiti del trip lisergico, che iniziano in un modo, continuano per tutta un'altra strada rispetto a quanto ci saremmo aspettati e magari finiscono come sono iniziate o in un altro modo ancora. No, adesso le puntate sono molto più piatte, banali, scontate. Laddove prima fioccavano battute sferzanti sulle contraddizioni della società americana (e in generale sul mondo occidentale) adesso ci sono soltanto luoghi comuni e battute scontate, degni (e lo dico col cuore gonfio di dolore) del più sguaiato dei film dei Vanzina, robetta che se messa in bocca ai personaggi che fino a qualche anno prima rappresentavano il non plus ultra della comicità televisiva, beh, rischia di provocare crisi di pianto ai fan che ancora conservano un po' di ammirazione per la creazione di Matt Groening.

La puntata tipo del nuovo corso dei Simpson fa ampio utilizzo dei luoghi comuni, specialmente di quelli sui paesi stranieri: roba del tipo "I Simpson in Italia", e giù di pizza mafia mandolino, oppure "I Simpson in Inghilterra", e subito un profluvio di "esilaranti" sketch sull'inglese con la bombetta che prende il tè alle 5, sulla regina in carrozza eccetera eccetera eccetera.

Agghiacciante.

Non si ride praticamente mai, ogni battuta, ogni nuovo personaggio, ogni situazione "comica", tutto è drammaticamente scontato, prevedibile, banale.

E come se tutto ciò non bastasse, ci si mettono in mezzo anche i VIP! I Simpson ormai sono un'istituzione, e oltreoceano i VIP fanno a gara per ritagliarsi una particina che purtroppo spesso e volentieri diventa un ruolo da protagonista. Gli episodi diventano quindi scritti praticamente su misura di questo o di quell'altro VIP, con tutte le tragiche conseguenze. E noi italiani dobbiamo sorbirci i doppiaggi abominevoli dei vip italioti che, come i loro colleghi yankee vogliono a tutti i costi mostrarsi alla moda prestando la propria voce al "cartone animato più irriverente della tivù".

La pianto, anche se potrei andare avanti per ore, tanta è l'amarezza che provo ogni volta che guardo qualcosa di recente dei Simpson. Dovrei smetterla, proibire a mio fratello di accendere la televisione a quell'ora, e attendere la messa in onda delle puntate vecchie. Eppure non ce la faccio, coltivo sempre la speranza (irrazionale) di trovare qualcosa che almeno vagamente ricordi i fasti di un tempo, quando i Simpson erano veramente irriverenti e graffianti.

Mi toccherà rifugiarmi ancora in Futurama, che al contrario dei "cugini" Simpson col tempo migliorava e migliorava, fino a raggiungere nelle ultime puntate un livello stratosferico, culminato nella meravigliosa puntata conclusiva. Talmente bella che quasi mi dispiace che abbiano ricominciato a produrre nuovi episodi della serie.






sabato, dicembre 23, 2006

Buon 2007

Buon Anno a tutti!


(e anche dicembre è andato)

lunedì, novembre 06, 2006

Non più lacrime

E' tanto che non scrivo sul blog , ma ultimamente capita troppo spesso che io mi imbatta in quello di qualcun altro e che legga qualcosa di interessante, o di simpatico, o peggio ancora di interessante e simpatico, quindi devo in qualche modo rimediare...

Potrei obbligare milioni di blogger di tutto il mondo a rinunciare al proprio spazio su internet o (al limite) a ridurlo ad una sequela di link a filmati di youtube e testi di canzoni, ma francamente non ho né il tempo né la voglia necessari a questa mirabolante impresa, ragion per cui mi vedrò costretto a scrivere su http://buricchio.blogspot.com qualche cazzata che almeno dia l'illusione ai passanti che io sia in grado di produrre qualcosa di interessante o simpatico (o addirittura interessante e simpatico).

Vediamo un po', interessante... squisitamente soggettivo come soggetto: conosco persone che "per interesse" scelgono di studiare Analisi Numerica, tanto per capirci. Per non parlare dei milioni di pachidermi che si sono dondolati sopra il filo di una ragnatela, ritenendo la cosa interessante (anche se, sia detto a loro discolpa, al decimo compare penzolante molto spesso si rendono conto che effettivamente è una cosa in realtà un po' pesante. Troppo tardi, comunque, per essere riabilitati ai nostri occhi). No, è troppo difficile scrivere qualcosa di interessante per tutti, e troppo facile trovare qualcosa interessante per pochi, so che alla fine mi ritroverei a buttar giù qualche scemenza su fatti di attualità giusto per rimanere equidistante tra i due estremi, e la cosa è dannatamente poco interessante per me.

Credo che alla fine sarò costretto a rimandare l'impresa alla prossima volta. Nel mentre continuo a contrarre i miei glutei al ritmo di No More Tears di Ozzie, attività che si sta rivelando insospettabilmente divertente.

Sì, lo so, son tempi magri.


P.S.: Se trovate questo post interessante o divertente (e questo è un "o" universitario, come direbbe il mio prof di logica, e significa che se trovate queste righe interessanti E divertenti, beh, allora sto parlando anche con voi), fate finta che qui in fondo ci sia il testo di No More Tears, oppure un link al suo video su youtube, non mi offenderò, ve l'assicuro.


venerdì, settembre 15, 2006

Titula titulorum

Rimetto le mani su questo blog dopo aver appena fatto (bene) un discreto esamino... rieccomi, 'nzomma.

Mi è capitato, oggi, di incappare in una delle solite carrellate di trailer cinematografici su una delle tante emittenti che affollano il nostro etere e mentre mi dilettavo in ciò mi è tornata in mente una riflessione che di tanto in tanto ho l'occasione di fare in questi frangenti: è solo una mia impressione, o i titoli delle versioni italiane dei film stranieri sono veramente orridi?!

Ad esempio, un titolo sobrio ed innocuo come può essere "Click!" è stato trasformato dal geniale traduttore in un terrificante "Cambia la tua vita con un click!", slogan pubblicitario degno delle peggiori televendite da reti locali, un surrogato di banalità strabiliante nonché davvero fuori luogo... mah!

Per non parlare poi di "Ti odio, ti lascio, ti...", nostrana versione di un normalissimo "The Break Up" che si poteva rendere in migliaia di modi decisamente più decenti di questa oscena frasetta sulla falsa riga di "Se scappi ti sposo", titolo che purtroppo si è trascinato dietro un'infame progenie deforme, uno per tutti "Se mi lasci ti cancello" (demenziale traduzione di "Eternal Sunshine of the spotless mind").

Perché svilire in questo modo una bellissima forma d'arte come il cinema appioppando nomi così stupidi alle sue creature?! E' veramente fastidioso vedere questa paradossale rincorsa al titolo più appariscente, più "simpatico", con il "gioco di parole" apparentemente intelligente che puntualmente si rivela la solita patetica banalità da slogan pubblicitario (mi ripeto ma l'accostamento più immediato che mi viene da fare è quello), a questo punto lasciatelo in inglese, cribbio!

Arteriosclerosi incipiente o c'è effettivamente qualcun'altro della mia opinione?







venerdì, agosto 25, 2006

Ballata degli impiccati

Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumar la luce

L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta

Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora

Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono

Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo

Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbie del primo mattino

La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria

Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso



Non preoccupatevi, questa triste e splendida canzone non ha niente a che vedere con la mia vita in questo momento, se non gli ascolti che le sto dedicando da un po' di tempo, assieme a tante altre del grande (sì, adesso posso dirlo anche io) Fabrizio de André.

Mi vergogno quasi ad ammettere che sto scoprendo solo adesso la sua meravigliosa arte, e assieme alla sua quella di molti altri autori miei connazionali che nei precedenti 21 anni della mia vita ho stupidamente ignorato, preda di un'esterofilia che nascondeva solo una scarsa cultura musicale, tanto in senso stretto quanto in senso lato. Mi riferisco a quella cultura profonda che permettere di riconoscere un'opera di valore quando capita d'incontrarla, la capacità di sfrondare i propri giudizi da immondi pre-giudizi che per chissà quale motivo uno si porta dietro. Finalmente sento di essere quasi riuscito a liberarmi...