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E’ il mio primo giorno a Baghdad. Non ho ancora idee precise su cosa ho trovato. Sono frastornato dal gran caldo e dal sonno. Sotto il mio albergo, che sta proprio attaccato al “Palestine”, ci sono due carri armati e i bambini che giocano insieme ai marines. Però i colleghi mi dicono che sparano spesso nella strada accanto e ieri hanno assaltato la casa vicina. Sparano anche ai marines. Dunque, una situazione ancora molto complessa. Davanti alla finestra ho il Tigri e il verde che circonda il fiume e’ gia’ un conforto in una città che, per quel che ho visto finora, di magnificenza ha solo il ricordo. Baghdad, 26 aprile 2003
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La luna di Baghdad è diversa da tutte le altre perchè non è una luna, sono due. Accanto alla solita luna ce n’è un’altra, di colore rosso. E’ il fuoco perenne della raffineria di Al Dhora, un pò simbolica perchè rappresenta forse i motivi della guerra. La seconda luna sta sempre lì, accanto alla luna vera e illumina (e angoscia) le nostri notti. Nei momenti più brutti chiudo le tendine. E’ un gesto istintivo. Non so se lo faccio per nascondermi o per nascondere quello che succede fuori.
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