Il “panaro” solidale, salvavita napoletano in aiuto delle persone in difficoltà durante il Covid

Spesso nelle mie passeggiate tra le strade del centro storico insieme ai turisti stranieri, ci imbattiamo nel caratteristico panaro, che viene riempito con il pane e il latte dal ragazzo del salumiere, oppure un membro della famiglia vi deposita un’intera spesa o al contrario vi ritira qualcosa che aveva dimenticato all’ultimo piano e quel cestino miracoloso risparmia una corsa per tante rampe di scale non fornite da un ascensore. La meraviglia appare sugli occhi di increduli cittadini di altri mondi dove questo appare incredibile….

La paura, l’incertezza del futuro, stare a casa e non poter lavorare…chi più ne ha più ne metta. E il cuore dei napoletani non si chiude mai, ma sempre riconosce il momento di agire, di alzare le mani di fronte l’emergenza, mani che non saranno mai vuote ma subito disposte a dare. Nei mesi avvenire forse questo sarà presto dimenticato, ma ad oggi le immagini sono diventate virali e hanno fatto il giro del mondo, e la filosofia del buon Giuseppe Moscati “chi ha metta, chi non ha prenda”, è diventata una pillola di dolcezza in questi giorni bui.

Auguri Carlo! Trecento anni e non sentirli (o quasi!)

carloiiijpgEra il 20 gennaio 1716 quando a Madrid l’italianissima Elisabetta Farnese dava alla luce il primo dei sette figli che avrà da Filippo V di Spagna. Donna fiera ed energica, Elisabetta Farnese spronò il giovanissimo Carlo ad accaparrarsi un buon regno italiano, fino all’acquisizione nel 1734 del Regno di Napoli e Sicilia. Le vicissitudini politiche furono tante e complicate, come le svariate volte che Carlo fu “fidanzato” (ovviamente per intrighi di potere poi finiti male) fino a trovare in Maria Amalia di Sassonia una degna consorte.
Fisico snello, naso importante (lo stesso che farà guadagnare al più impertinete figlio Ferdinando il nomignolo di re “nasone”), un’istintiva capacità di governare e rinnovare la situazione disastrosa che due secoli di viceregno e una brevissima parentesi austriaca avevano lasciato nel sud Italia.
Carlo fu promotore di grosse novità dal punto di vista legislativo e fiscale, con la creazione del Codice Carolino -seppur pubblicato solo nel 1789- metteva ordine in un caos secolare, e cercò di introdurre nuove modalità per la dostribuzione del carico fiscale -che tuttavia non portò gli esiti sperati e le fasce più deboli comunque rimasero le più tartassate.
Si cercò di sviluppare le attività commerciali con trattati e aperture (si ristabilì a Napoli anche la comunità ebraica). A tutto questo si aggiungono i grandi cantieri che ancora oggi ci fanno ricordare questo grande sovrano.
Dal Teatro San Carlo alla Reggia di Portici e a quella maestosa di Caserta, dal Foro Carolino all’albergo dei Poveri. Senza considerare le campagne di scavi di Pompei ed Ercolano e l’inizio delle raccolte pompeiane. In pochi decenni si accumuleranno enormi collezioni, dalle aree vesuviane ma anche le sculture antiche e i pregiati dipinti, insieme a preziosi oggetti, della collezione Farnese.
Famose le manifatture artistiche fondate dal re, la Real Fabbrica degli Arazzi (1737) e il Real Laboratorio delle Pietre dure (1738), la Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte (1739), costruita dopo il matrimonio con Maria Amalia, in cui lavoravano operai provenienti dall’antica fabbrica di Meissen, che l’elettore di Sassonia, suo suocero, inviò a Napoli, e la Real Fabbrica di Maioliche di Caserta, attiva solo nel triennio 1753-56.
Il Regno delle due Sicilie, nonostante le contraddizioni di grandi ricchezze e larghe fasce della popolazione che arrivavano quasi ad uccidersi per le prelibatezze esposte sulle macchine da festa allestite a largo di Palazzo, brillò come non mai, di musica, di arte, di presepi, di porcellane, di archeologia. Tanto si è scritto, tanti sono stati i critici a favore così come i detrattori. E per ricordarlo si dedicherà il 2016 di manifestazioni e visite guidate.
Buon compleanno Carlo!
A presto con le nostre iniziative!

Il Rione Terra, abbandonato il 2 marzo 1970, oggi è un importante sito archeologico (chiuso!)

rione terraIl Rione Terra, Pozzuoli, i Campi Flegrei, la Solfatara. Luoghi che spesso vengono trascurati ma che sono tra i più antichi insediamenti campani, che ancora oggi conservano parte delle loro antiche vestigia oppure il ricordo della particolare storia geologica. La parola “flegrei” deriva dal greco flègo che significa appunto “brucio”, “ardo”, per quella natura vulcanica già chiaramente evidente quando i primi greci approdarono sulle nostre coste alla ricerca di nuovi luoghi dove fondare le loro colonie.


Alla fenomenologia vulcanica, di cui un interessante esempio è la Solfatara di Pozzuoli, argomento cui prossimamente Conoscinapoli dedicherà un post, è anche il Bradisismo. Di questo fenomeno possiamo leggere una chiara Wiki-spiegazione:

Bradisismo (dal greco βραδύς bradýs, “lento” e σεισμός seismós, “scossa”) è un fenomeno che consiste in un periodico abbassamento (bradisismo negativo) o innalzamento (bradisismo positivo) del livello del suolo, normalmente è nell’ordine di 1 cm per anno. Esso non è avvertibile in se stesso, ma riconoscibile visivamente lungo la riva del mare. Generalmente tale fenomeno è dovuto a variazioni di volume di una camera magmatica vicina alla superficie che si svuota e si riempie, o anche a variazioni di calore che influiscono sul volume dell’acqua contenuta nel sottosuolo molto poroso.




Nel pomeriggio del 2 marzo di 43 anni fa i 3000 abitanti del Rione e di parte di Pozzuoli furono costretti ad abbandonare dopo che il suolo aveva raggiunto uno dei livelli più alti della storia, ben 200 cm, moltissimi di loro torneranno nella cittadina flegrea solo ai primi anni ’80 dopo la costruzione di un nuovo rione. Molto lentamente dagli inizi degli anni ’90 si era iniziato un grande lavoro di ripristino per rendere di nuovo abitabile la zona, per essere poi venuto alla luce un agglomerato urbano legato al più antico insediamento romano.


Purtroppo questo meraviglioso percorso e la stessa Cattedrale di cui Pozzuoli è stata privata e che oggi è l’accesso agli scavi, è chiuso al pubblico per vari motivi, primo tra tutti mancanza di fondi. Noi tutti, napoletani, campani, addetti al turismo speriamo di poter visitare al più presto l’antico Rione Terra. Nel frattempo godetevi una visita guidata accompagnati da Alberto Angela nel video!!!!


Contattatemi per tour nei Campi Flegrei !!!

Il mercato Ittico conserva la sua destinazione d’uso. Niente Moschea ma lavori di adeguamento

mercato_itticoUn paio di mesi fa avevo pubblicato un post sull’ipotesi ventilata dal comune di Napoli di dismettere insieme ad altri beni il Mercato Ittico di piazza Duca Degli Abruzzi e spostare gli operati al mercato agroalimentare di Volla. Avevo scelto l’argomento in quanto non solo l’edificio ha un interesse archiettonico per il suo aspetto razionalista, rappresentando di questo genere il primo esempio nella Napoli degli anni ’30, ma già prima avevo segnalato un’interessante temporanea trasformazione del mercato in location per una grande Performance Art di Vanessa Beercroft.

Mi sembra quindi giusto seguire le vicende di questa struttura, ed è di pochi giorni fa l’ultima riunione del Consiglio comunale in cui si è stabilito che continuerà a svolgere la sua funzione di mercato del pesce. Gli operatori dovranno spostarsi al Caan di Volla solo per i tempi necessari ai lavori di adeguamento alle prescrizioni igienico-sanitarie dell’Asl. Mentre si sottolinea la necessità di svolgere detti lavori nei tempi più brevi, il consorzio degli operatori del settore si è offerto di provvedere ai lavori.

L’assessore comunale al commercio, Marco Esposito, ha riferito che “potrebbe anche essere presa in considerazione la possibilità di vendere la struttura agli operatori” nell’ambito del piano di dismissione dei beni non indispensabili del Comune. Dunque sembra esserci stato un lieto fine per i lavoratori del mercato, che hanno passato mesi di grande agitazione per una situazione che avrebbe fortemento influenzato i loro affari. Niente di fatto per la Moschea; il comune troverà una soluzione anche per quella?

Americano, tu vuò fà ‘o napoletano….

13HOURSIn fondo noi lo sappiamo. Ed anche loro. Gli americani non possono fare a meno di noi, di Napoli, di Sorrento, di Pompei. Della pizza. Esagero? Forse un pò, ma ne ho voglia e in questi giorni non proprio ottimisti ci vuole. E’ bello leggere nella rubrica del New York Times (NYT) un articolo che suggerisce le cose da fare in 36 ore di permanenza a Napoli, ed ancora più bello è scoprire che già nel 2008 la rubrica si era occupata della nostra città e che adesso ha sentito la necessità di aggiornarsi.

Già nel 2008 la rubrica dedicata ai suggerimenti delle cose da fare durante la visita di trentasei ore in una città, si concentrava su Napoli, quando la spazzatura e i regolamenti di conti della Camorra offuscavano ogni prospettiva positiva sulla città, Il NYT allora prometteva “esuberanza e persino un pò di bellezza in tutto quel caos“, poi c’erano il Vesuvio e la pizza, “questa delizia salata che chiama casa questa antica città è un motivo sufficiente per la visita“. Forse un pò stereotipato, ma la tre giorni suggerita andava anche da una camicia sartoriale, a una visita ai coralli di Ascione o al Museo Archeologico, passando ovviamente per pizza e caffè. Confessiamolo: era fatta su misura per il pubblico che lo leggeva. Nel 2013 la rubrica si rinnova (ci voleva….).

36 Hours in Naples, Italy versione 2013, va oltre i luoghi comuni di pizza e Vesuvio, e introduce la città parlando del vento di cambiamento dovuto al nuovo sindaco, del suo impegno per rimuovere la spazzatura e migliorare il traffico della città, nonchè loda la florida scena dell’arte contemporanea. Allora cosa suggerisce al turista americano in una tre giorni napoletana?

Continua a leggere “Americano, tu vuò fà ‘o napoletano….”

Benvenuto 2013 e ad un nuovo anno insieme a Conoscinapoli!!

Anche quest’anno vi proponiamo un video dei fuochi di Capodanno. Per oltre un’ora a Napoli c’è stata una festa di colori, ogni anno i fuochi d’artificio sono sempre più colorati e sembra che per una notte non si sia badato a spese per dimenticare tutti i problemi della crisi per qualche ora.


Potete fare un confronto con un simile video dell’anno scorso che potete guardare qui.


Benvenuto 2013, e voi siete pronti ad un nuovo anno alla scoperta di Napoli??


Gli struffoli, storia e segreti del dolce che a Napoli fa Natale

struffoli collageLa pasta deve essere elastica, ci vuole olio di gomito nel lavorare la massa dorata sul tavolo, la prova del nove è data dalle bollicine che si devono trovare nel momento in cui si taglia la pasta e poi si procede con l’ingegneristico lavoro del serpentello e la pallina. Fino alla creazione finale, e su questa si scatenano faide familiari di lunga tradizione, ognuna vantando la ricetta migliore da cui non ci si distacca mai ed ogni napoletano, avvezzo al sapore dello struffolo fatto dalla nonna o dalla mamma critica quello portato da amici e familiari nelle occasioni di festa e allora si scatena il supremo giudizio. La pallina è troppo grande/piccola, poco friabile, olio o strutto per la frittura, troppo o troppo poco miele, scelta sbagliata dei “corallini” decorativi, canditi si o canditi no…..Un semplice cibo? No, una delizia che sfiora il divino, un’attesa trepidante per il fatidico assaggio alla fine del cenone della vigilia di Natale sempre se si è riusciti a trattenersi dal rubare qualche pallina dal piatto custodito in qualche armadio.

Confesso il mio amore smodato per questo dolce tipico natalizio, insomma non è Natale senza struffoli, e insieme ad altre leccornie tipiche, come rococò e mustaccioli sono il coronamento del cenone insieme a qualche nocellina, fico secco, castagna del prete e mandorla sgranocchiata tanto per gradire. E che sulla mia tavola non compaia mai la pastiera…anatema! Pur essendo napoletana al 100% non amo il dolce pasquale e appunto…si fa a Pasqua, che c’entra a Natale? Ma torniamo a loro, i piccoli e mielosi struffoli. Un pò di storia:Continua a leggere “Gli struffoli, storia e segreti del dolce che a Napoli fa Natale”

Notte d’arte, la cultura sveglia. Programma completo, trasporti e dispositivi di traffico

notte darteSicuramente questa sera migliaia di temerari napoletani e turisti sfideranno il rischio pioggia per addentrarsi nella Notte Bianca voluta dalla seconda municipalità del centro storico che promette di tener svegli con spettacoli e aperture starordinarie lungo i decumani della Napoli greco romana. Una iniziativa decisa per invogliare lo shopping natalizio e anche per dare una serata d’allegria ai cittadini ben poco contenti in questo momento di crisi che ha decisamente ristretto i consumi, in questo periodo un po’ un dovere ma anche un divertimento per tanti.

Che ci si voglia dedicare in questa lunga serata all’acquisto di qualche regalo, o semplicemente andare alla scoperta degli angoli del centro di Napoli addobbati a festa, per una sera potremo cercare di dimenticare tutti i problemi che affliggono la nostra città e godere delle manifestazioni, usare le metro aperte fino alle 3.00, mettere da parte l’auto e alzare gli occhi alle luci d’artista made in Salerno date in prestito al centro storico.

Già dal pomeriggio si può assistere alla sfilata dei carri allegorici che partirà alle ore 17.00 da via Pessina, transiterà per piazza Dante, via Toledo, piazza VII Settembre, piazza Carità, il tratto dell’area pedonale compreso tra via Diaz e piazza Trieste e Trento, concludendo il percorso in piazza del Plebiscito.

Programma

Percorsi d’arte

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Il caffè parte II, aforismi e citazioni

Concludiamo oggi questa piccola “conoscinapoligrafia” dedicata al caffè, di cui ieri avevamo dato una brevissima storia e raccontato dell’iniziativa del 10 dicembre del caffè sospeso. Oggi vi regaliamo delle frasi dedicate alla bevanda, alcune di amici, altre di scrittori e cantanti. Solo alcune delle tantissime che avevo trovato. E in video…il grande Eduardo De Filippo che spiega l’arte della tostatura e della preparazione della caffè alla napoletana. Buona visione e buona lettura, magari sorseggiando il vostro beneamato da una calda tazzulella!!
“Caffeeeee”, per quanti è la prima parola della mattina?
Oppure c’è chi ci racconta di scene come questa: “al café do Brasil … Tra un caffè e l’altro i baristi hanno trovato il tempo di sorseggiare velocemente una tazza di caffè al volo … Si sono fermati un secondo, uno solo sottratto alla confusione del momento … Ma in quel secondo occhi chiusi e una sola parola :”Mammà…”
Più semplicemente “Caffè, sei un mito”, o chi ci racconta il piccolo rito mattutino con “caffè americano ,3 cucchiaini di zucchero di canna, 2 cucchiai di latte,2 biscottini,tovagliolino di ikea e bicchiere di acqua a temperatura ambiente”.
“Se non bevo caffè al mattino mi viene il mal di testa!”
Queste le frasi di alcuni amici di Conoscinapoli.

E gli altri che dicono?
“Bevo quaranta caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare, pensare, pensare a come poter combattereni tiranni e gli imbecilli”
(Voltaire)



A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco.
(Erri De Luca)


Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro.
(Eduardo De Filippo, 1961)


Per prendere un caffè e tradire la moglie c’è sempre tempo.
(Totò, in Sua eccellenza si fermò a mangiare, 1961)


“Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…”(Luciano De Crescenzo)


Un buon caffè dovrebbe essere nero come il diavolo, caldo come l’inferno e dolce come un bacio.
(Proverbio ungherese )


C’è chi della perfetta preparazione del caffè ne fa un’arte da raccontare anche a teatro, come Eduardo De Filippo in “Questi fantasmi”:
“…E gia’ perché il fumo denso del primo caffe’ che scorre, che poi e il piu carico, non si disperde e profuma tutta la stanza…. Caspita, chesto è cafè…È ciucculata. Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina presa tranquillamente qui fuori…”
(Eduardo De Filippo, Questi fantasmi)


E chi lo canta….
“Ah, che bellu ccafè pure ‘n carcere ‘o sanno fà co’ ‘a recetta ch’a Cicirinella compagno di cella ci ha dato mammà”
(Fabrizio De Andrè, Don Raffaè)


“Ah, che bellu cafè, sulo a Napule ‘o sanno fa’ e nisciuno se spiega pecché è ‘na vera specialità! Ah, che bellu cafè sulo a Napule ‘o sanno fa’ e accussì s’è spiegato ‘o pecché ca pe’ tutta a jurnata ‘na tazza, poi ‘n’ata, s’accatta, se scarfa, se beve ‘o cafè.”
(Domenico Modugno. O ccafè)


«Na’ tazzulella e’ cafè e mai niente cè fanno sapè: nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante, e invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè» (Pino Daniele, Nà tazzulella ‘e cafè)

Il caffè, parte I. Breve storia e la giornata del sospeso

caffe_sospesoLungo, corto, macchiato, schiumato, in tazza fredda, in vetro, dec, alla nocciola, con panna, corretto, brasiliano, alla viennese….tanti modi per desiderarlo ma una cosa in comune con tutte: un piccolo piacere che ci concediamo almeno una volta al giorno, che accompagna il nostro risveglio, una pausa dal lavoro o semplicemente una scusa per incontrare un amico (o l’incontro è la scusa per berlo?). Il caffè, questo amato chicco di cui noi napoletani vantiamo un eccelso distillato, quell’espresso che tutta Italia ci invidia.

Ma da dove arriva il caffè?  L’etimologia sembra derivare dall’arabo “qahwa” (قهوة), al turco Kahve poi trasformato in italiano “caffè”) e la bevanda arrivare dallo Yemen (anche se sulla sua origine ci sono molte affascinanti leggende), diffuso poi in Medio Oriente, Europa e America attraverso le rotte commerciali, e toccando come prima località italiana Venezia, intorno al 1570. Da allora il caffè iniziò a farsi conoscere e nel XVIII secolo in ogni città italiana c’era una caffetteria dove soprattutto uomini di cultura potevano riunirsi per assaporare la “bevanda culturale”.  A Napoli se ne sono aperti e chiusi tantissimi, anche se in epoca napoleonica ci fu una crisi dovuta al blocco delle importazioni di zucchero contro l’Inghilterra. Molti Caffè dovettero chiudere bottega perchè nell’impossibilità di offrire la bevanda zuccherata.Continua a leggere “Il caffè, parte I. Breve storia e la giornata del sospeso”