Spagna campione ma onore all'Olanda

Spagna campione del mondo
Eh già, onore all'Olanda. Perchè della Spagna campione del mondo non ci si può meravigliare, basta leggere la formazione per capire che siamo di fronte a tanti campioni riuniti sotto un'unica maglia. Ma quando vedi il capitano di una squadra correre dappertutto per coprire gli errori dei compagni oppure contrastare i più forti attaccanti del mondo e fermarli, dimenticando che ha 35 anni e una carriera passata a macinare chilometri sulla fascia sinistra, allora devi rendere onore. Quello che non hanno fatto i giornalisti nei confronti di Giovanni Van Bronckhorst. Ho visto dei 6 in pagella...sei in pagella si assegna a uno che ti esegue il compitino senza aggiungere nulla. Giovanni invece ha
dato tutto quello che aveva, perchè voleva
Giovanni Van Bronckhorst
chiudere la sua carriera alzando la coppa più prestigiosa, perchè voleva che la sua ultima partita fosse indimenticabile. Onore quindi a
questo guerriero, che proprio di fronte ai suoi amici del Barcellona ha fatto un figurone e ha dato lezioni di diagonale difensiva per i prossimi dieci anni (terzini italiani vi fischieranno le orecchie). Il degno capitano di un Olanda mai doma e che ha dato l'anima fino all'ultimo, calcioni compresi.
Ma veniamo alla partita: Spagna che si impossessa del pallino del gioco subito, come sempre, e un paio di volte fa sbandare completamente la difesa orange. Difesa che tiene botta, non demorde. Poi l'assalto degli spagnoli si fa sempre più pressante, in virtù del fatto che, come nelle partite precedenti, il possesso palla è fine a se stesso e raramente si arriva dalle parti di Stekelenburg con intenzioni pericolose. E proprio nei momenti di assalto delle furie rosse, la difesa si scopre e l'Olanda in contropiede è micidiale con la coppia Sneijder-Robben sempre pronta a infliggere il colpo. Colpo che non arriva solo per la scarsa freddezza di Robben che spreca due occasioni clamorose e, diciamolo, anche per la bravura della saracinesca Casillas che respinge tutto quello che riceve. Tranne una innocente palla restituita che stava per trasformarsi in beffa. E nel mezzo calci, tanti calci, sicuramente troppi soprattutto da parte di Van Bommel e De Jong, due che nessuno vorrebbe mai incontrare la sera quando ci si ritira a casa. In casa roja Xavi illumina, Iniesta è sontuoso quando controlla la palla e magistrale nel dribbling, Piquè e Puyol sono baluardi, Villa invece delude perchè intrappolato da Mathijsen che concede poco o nulla. Del Bosque getta nella mischia Navas, Fabregas e Torres nel finale: questi tre erano in panchina, ciò la dice lunghissima sulla qualità della rosa spagnola, che ha come punto di forza anche l'affiatamento dei giocatori (vedere quelli provenienti da Barcelona e Real Madrid). Van Marwijk invece offrirà una birra a Mourinho, perchè se l'Olanda giocava all'attacco (come da tradizione) non arrivava ai supplementari, invece ha mostrato solidità difensiva e feroci ripartenze a velocità supersonica. Unico neo l'ostinazione di puntare su Van Persie, palesemente fuori forma, tra l'altro pure un po' fuori ruolo. Si poteva rischiare di più il concreto Huntelaar, penalizzato solo dalla non brillantissima stagione nel Milan, ma pur sempre letale cannoniere. Allenatore orange tradito dal troppo nervosismo dei suoi, tanto che Heitinga (già ammonito come del resto quasi tutta la squadra) si fa ammonire per la seconda volta e lascia un vuoto che rimarrà incolmato nel centro della difesa; così ampio che Iniesta ci entra senza troppa fatica e con un diagonale insacca il pur bravo Stekelenburg e dichiara chiusi i giochi a 4 minuti dalla fine. Spagna campione del mondo per la prima volta, con merito e col minimo sforzo se si pensa ai risultati stretti e alla "assenza" di Torres. E se dici Spagna dici anche futuro: Pedro, Busquets, Fabregas, Piquè, Silva, Javi Martinez...Potrebbe non essere finita qui.
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Disastro Italia, perchè?



Era il 4 Dicembre 2009 quando sono stati sorteggiati gli otto gironi iniziali del mondiale sudafricano. L'Italia intera tirava un sospiro di sollievo perchè, era evidente, aveva avuto la buona sorte dalla sua parte. Italia, Paraguay, Nuova Zelanda, Slovacchia: sulla carta era indiscutibilmente il girone più semplice che ci potesse capitare. L'unica incognita era rappresentata dal Paraguay, che ben si era comportato durante il girone di qualificazione, ma comunque di caratura inferiore rispetto ai (ormai ex) campioni del mondo in carica. E invece era solo il preambolo di un disastro sportivo impensabile, soprattutto dopo i proclami iniziali da parte del coach Lippi e dei giocatori, per non parlare della stampa che dava per scontato il passaggio del turno. Senza rivangare le tre pessime partite disputate, proviamo a riassumere in 3 punti i motivi e le cause di questa sfortunata spedizione mondiale:

- La rinomina di Marcello Lippi

La rinomina di Marcello Lippi come mister degli azzurri è stato il primo mattoncino sbagliato. E' vero che al tempo di stabilire il sucessore di Donadoni le alternative erano scarse, ma la storia insegna che le minestre riscaldate non hanno mai portato grandi risultati. E' un doppio errore, sia da parte della federazione che da parte di Lippi stesso: dopo aver vinto la coppa del mondo perchè rischiare di rovinare la propria immagine annebbiando il ricordo trionfale del 2006 che tutti i tifosi italiani avevano stampato negli occhi? Fame di nuovi successi o esaltazione del proprio ego? Sicuramente mossa incauta, nessuna squadra negli ultimi 50 anni ha bissato una vittoria mondiale e, anzi, la squadra campione in carica in molti casi ha fallito clamorosamente l'appuntamento sucessivo. Salire sulla vetta più alta è stato un miracolo nel 2006 e, si sa, i miracoli capitano una volta sola...
La nomina del sucessore di Lippi a pochi giorni dall'inizio del mondiale poi non è stata certamente una buona scelta, è stata inevitabile perchè si è puntato su un allenatore già impegnato con un club ma certamente ha influenzato le già scarse motivazioni del gruppo azzurro.

- Le convocazioni

Eh sì, Cassano o Balotelli, Baggio o Del Piero? Ogni due anni è sempre la solita musica, c'è sempre qualcuno che rimane a casa e c'è sempre qualcuno che contesta le scelte del selezionatore. Marcello Lippi ha detto di non aver lasciato a casa nessun campione: potrebbe anche essere, ma chi ha portato con sé? Senza discutere chi è rimasto a casa, analizziamo chi invece è partito per il Sudafrica. Buffon non era nelle migliori condizioni, perché rischiare con portieri (sicuramente di valore) ma dalla scarsa esperienza internazionale? Marchetti ha fatto un campionato strepitoso, ma giocare in un mondiale è una cosa diversa che giocare con l'Albinoleffe o col Cagliari. Il secondo portiere è un ruolo che deve coprire una persona esperta, che si fa trovare subito pronta nelle emergenze e possibilmente che non si emozioni al cospetto di una coppa del mondo. Morgan De Sanctis poteva essere il secondo e non il terzo, altrimenti Storari poteva essere una alternativa credibile. Cannavaro e Chiellini: è stata la coppia centrale difensiva della Juventus, squadra che ha subito più gol di Atalanta e Bologna; Zambrotta ha dimostrato per tutta la stagione di non reggere ritmi elevati, Gattuso, Camoranesi e Iaquinta hanno giocato poco o nulla nell'ultimo anno per colpa di infortuni e scelte tecniche. Lippi non ha mai parlato dei giocatori rimasti a casa, però ci poteva almeno spiegare il motivo di alcune discutibili convocazioni.

- La tattica

Nonostante la carenza di campioni e di giocatori in forma avevamo comunque un gruppo che poteva passare il turno senza difficoltà vista la pochezza degli avversari. Perchè dunque ci siamo fatti mettere sotto da compagini così deboli? Certamente la squadra è stata messa in campo male, o comunque con molte forzature che hanno finito per ingabbiare il talento di molti dei nostri. Perseverare con il 4-3-3 è stata una scelta cocciuta, perchè per giocare con quel modulo servono giocatori di classe e fantasia, sullo stile orange per intenderci (con Robben, Sneijder, Kuijt) mentre noi avevamo a disposizione calciatori concreti come Di Natale o Quagliarella che hanno bisogno di appoggi per creare l'azione, a differenza dei campioni olandesi che possono inventarsi i gol anche da soli. Un 4-4-2 sarebbe stato il modulo più semplice da attuare e sicuramente più efficace e "comprensibile", evitando di posizionare giocatori fuori ruolo come Marchisio sulla sinistra o trequarti oppure Di Natale esterno, con la possibilità di sfruttare sulle fasce due corridori come Maggio e Pepe. Vediamo due possibili schieramenti (con e senza i mancati convocati da Lippi):

con i selezionati da Lippi

4-4-2 : Buffon (De Sanctis); Zambrotta, Bonucci, Chiellini, Criscito; Maggio, De Rossi, Pirlo (Montolivo), Pepe; Di Natale, Pazzini.

con quelli non selezionati da Lippi

4-3-3 : Buffon (Storari); Cassani, Bonucci, Chiellini, Criscito (Balzaretti); De Rossi, Pirlo (Montolivo), Ambrosini; Cassano, Pazzini, Balotelli (Miccoli).

Giocare a fare il CT è un passatempo divertente, auguriamo invece a Prandelli un successo reale e continuativo, per farci nuovamente sognare.
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Ad un giorno dal mondiale...


Domani prenderà il via il mondiale 2010, un mondiale sicuramente influenzato dagli infortuni di alcuni giocatori importanti delle squadre più rappresentative. Basti pensare a Rio Ferdinand, Pirlo, Nani, Robben, Drogba: tutti giocatori fondamentali nelle loro rappresentative. Ma questo è anche un mondiale dalle tante squadre favorite, dal solito Brasile alla Spagna, dall' Argentina di Maradona all' Inghilterra di Capello, passando per le sempre vive Germania, Italia, Francia e Olanda. Proviamo ad elencare pregi e difetti di questi team, a cominciare dal Brasile: Dunga ha saputo dare compattezza e solidità al gruppo, una squadra che quattro anni fa giocava con quattro attaccanti e adesso punta tutto su una difesa di ferro (Julio Cesar, Maicon, Lucio, Juan, Bastos ma anche Luisao e Thiago Silva) e si affida al solo Luis Fabiano in avanti, terminale offensivo con caratteristiche atipiche per una punta centrale. I verdeoro sono favoriti per tradizione, hanno sempre fatto bene quando si giocava fuori dall'Europa e rimangono sempre la squadra da battere. Quest'anno però la palma di squadra migliore (sulla carta) va sicuramente alla Spagna. Completissima in tutti i reparti e in tutti i ruoli, fa leva sul blocco del Barcellona e aggiunge campioni come Casillas, Sergio Ramos, Torres, Xabi Alonso, Silva, Navas...un vero e proprio "dream team". E non dimentichiamoci che gli spagnoli si presentano come campioni d'europa in carica e reduci da una serie incredibile di risultati positivi. Xavi, Iniesta, Puyol Villa e compagni giocano un calcio spettacolare fatto da una trama infinita di passaggi e possesso palla prolungato. Subito dietro a queste due squadre vi è senza dubbio l'Argentina del funambolico allenatore Diego Armando Maradona e del prodigio Leo Messi. Nessuna nazionale può vantare un attacco così forte e completo: Messi, Milito, Tevez, Higuain e Aguero saranno l'incubo di molti difensori avversari. Peccato aver lasciato a casa Javier Zanetti e Cambiasso, con questi due campioni la selecciòn era sicuramente completa come la Spagna. Invece, attacco a parte, gli altri reparti presentano dei punti deboli quali Demichelis e Heinze in difesa, non sempre affidabili, e Veron e Bolatti a centrocampo, uno sicuramente in età avanzata e con un passo lento rispetto agli altri, l'altro inspiegabilmente convocato al posto del plurititolato Esteban Cambiasso. Un'altra nazionale in prima linea è l'Inghilterra del tecnico friulano Fabio Capello e della stella Wayne Rooney. Tutti sappiamo il valore del tecnico e la sua abilità nel creare un gruppo vincente, qualche dubbio però è legato al rendimento di alcuni elementi titolari della rosa non sempre convincenti. Parlo dei terzini Glen Johnson e Ashley Cole ultimamente in scarse condizioni fisiche e della convivenza tattica sempre difficile tra Lampard e Gerrard, alla fine uno dei due sarà sempre sacrificato a giocare in un ruolo che non gli appartiene. Per non parlare delle scarse alternative in attacco, dove oltre a Rooney l'attaccante più pericoloso è il macchinoso Crouch. Il punto di forza rimane quindi il buon Fabio, capace di vincere ovunque. La Germania per la prima volta si presenta alla rassegna mondiale con una rosa tra le più giovani della competizione, con Ozil, Schweinsteiger e Muller pronti a stupire e portare la squadra tedesca il più avanti possibile come accade poi da mezzo secolo a questa parte. L'Italia e la Francia al contrario si presentano con una squadra avanti con l'età e con tecnici che già sanno di non allenare più la nazionale dopo il Mondiale. Mettiamoci anche che sono state le scorse finaliste, dove possono trovare le motivazioni per lottare fino alla fine? Sono convinto che sarà un miracolo trovare queste due compagini tra le semifinaliste, anche per una questione puramente tecnica, visto il valore sicuramente superiore degli avversari. L'Olanda infine si candida al ruolo (ormai storico) di "mina vagante" del torneo, forte di un attacco esplosivo (Robben, Sneijder, Van Persie, Kuijt) e di una mediana molto "tosta" formata dalla coppia Van Bommel-De Jong. Gli unici dubbi sono legati alla situazione fisica di Robben: se non recupera in tempo, il valore degli orange cala di un bel 50%.
Infine meritano una menzione il giovane e veloce Messico (sono cresciuti i terribili U17 di qualche anno fa...), il Portogallo di Cristiano Ronaldo, la tecnica ed esplosiva Serbia e, tra le africane, la più dotata rimane la Costa D'avorio ma senza Drogba sarà difficile anche solo passare il turno.
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Juve: Del Neri, Diego e il mercato

del neri

Del Neri alla Juventus è ufficiale. Il tecnico friulano protagonista dello storico ritorno in Champions League (terzo turno) della Sampdoria, passa alla Juve che invece disputerà i preliminari di Europa League. La scelta è caduta sul tecnico italiano dopo una lunga ed estenuante trattativa con Rafa Benitez, conclusasi però senza esito positivo sia perchè Rafa e il suo staff costano veramente caro, sia perchè a mio parere il mancato approdo in Champions dei bianconeri ha fatto raffreddare l'interesse del tecnico spagnolo. Che va in direzione Inter dopo l'addio di Mou.
Comunque, c'è curiosità soprattutto su come la Juve sarà schierata in campo da Del Neri. Il 4-4-2 classico è il suo modulo preferito, meglio se ognuno dei giocatori è schierato nel suo ruolo naturale. Viene subito da pensare a Diego che, dopo il suo primo anno (pessimo) in Italia, non ha ancora una collocazione tattica ben precisa perchè non si capisce se è trequartista,seconda punta,esterno e così via. In italia penso di essere l'unico a dire che Diego deve giocare più indietro, nel centro di centrocampo, oppure addirittura alla Pirlo come regista davanti alla difesa (affiancato da un mediano però). Quando era nel Werder mi impressionava perchè era un giocatore tuttocampo, che tornava a prendere il pallone appena fuori dalla sua area di rigore e impostava l'azione. Il suo fisico inoltre non è leggerino, ed è sufficientemente abile nei contrasti: vale la pena provare, perchè da trequartista o mezzapunta non ha fatto bene e non è neanche un grande tiratore da lontano. Del Neri dice che ha sempre fatto giocare Doni nell'Atalanta e quindi non avrà problemi con Diego, ma secondo me sono giocatori diversi.
Sicuramente la vecchia signora necessita di uomini di fascia, sia in difesa che a centrocampo: via Grygera,Zebina,Grosso che non sono giocatori da Juve e dentro almeno due terzini. Cassani può essere un obiettivo percorribile e ideale mentre sono pronto a scommettere che il mondiale sarà vetrina per osservare qualche elemento di fascia interessante. Cannavaro a quanto pare non sarà riconfermato, potrebbe essere competitiva la coppia di difensori centrali Chiellini-Mexes. A centrocampo stessa storia con Camoranesi ormai sul viale del tramonto, manca ancora l'erede di Pavel Nedved che potrebbe essere Krasic anche se andrebbe "educato" meglio sulla fase difensiva. L'attacco è un incognita legata soprattutto al recupero di Amauri, brutta copia di sé stesso in questi ultimi mesi, e alla partenza di Trezeguet che andrebbe sostituito con un attaccante più giovane tipo Pazzini o Cavani oppure se si guarda fuori italia sarebbe un'ottima scelta il francese Gignac.
Di certo il compito più arduo per il nuovo ds Marotta sarà il fronte cessioni: solo il Milan può avere una situazione peggiore, con troppi giocatori senza mercato che difficilmente si possono piazzare soprattutto a causa dell'ingaggio elevatissimo.
Il progetto-Juve è ben avviato, tra dirigenza rinnovata e stadio nuovo sicuramente la Vecchia Signora è una società che guarda al futuro, cercando di costruire un presente dignitoso che possa cancellare la sciagurata stagione 2009-2010.
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Analogie tattiche


Capolavoro Inter, molti quotidiani e trasmissioni sportive hanno definito in questo modo il passaggio del turno dei nerazzurri a scapito del Barcellona. Altri parlano di impresa, altri ancora esaltano le capacità di Mourinho che ha saputo prendere le giuste contromisure alla formazione blaugrana. Eppure il Barcellona visto quest'anno è una squadra diversa rispetto a quella che ha vinto tutti i trofei l'anno scorso, non è un armata invincibile come è stata disegnata dai media. E' passato poco tempo e non ci sono stati molti cambiamenti nella rosa a disposizione di Guardiola, ma quelle poche modifiche sono state molto significative, hanno cambiato il modo di giocare della squadra e ora è vulnerabile sotto gli occhi di tutti. E' andato via Eto'o ed è arrivato Ibrahimovic, Thierry Henry ha perso il posto da titolare a favore dell'emergente Pedro (anche causa infortuni), Iniesta ha passato buona parte della stagione nell' infermeria...piccole e grandi cose che hanno compromesso una stagione.
Lo scambio Eto'o - Ibrahimovic ha tolto velocità e spirito di sacrificio in avanti, aggiungendo tecnica (che non serviva) ma anche problemi causa il difficile carattere dello svedese (vedere la scarsa concentrazione dimostrata nelle partite più importanti). Henry è un altro giocatore dal cambio di passo, dalla progressione devastante, che nonostante l'avanzare dell'età garantisce un' imprevedibilità che può risultare utile anche solo per pochi minuti a partita. Iniesta invece è letale negli inserimenti da dietro, nei tiri da fuori ed è un collante imprescindibile tra centrocampo e attacco, impossibile fare a meno di questo grande campione. Tutto questo per dire che:
nel Barcellona c'è troppa tecnica, troppi palleggiatori che finiscono per imbrigliare il gioco in una fitta trama di passaggi senza poi trovare quello spunto imprevedibile, quel movimento offensivo che scardina le difese più chiuse. Pedro, ottimo giovane calciatore, è però anche lui uno che preferisce la tecnica piuttosto che la corsa. Tutto è nei piedi di Messi e Xavi, due alieni del calcio, che però a volte ritornano sulla Terra perchè sotto sotto sono semplicemente "umani". Il risultato è un possesso di palla impressionante (si viaggia sui 70% di media) ma poche occasioni vere da gol. Tanto che ultimamente il centravanti più pericoloso è Piquè, un difensore dai piedi buoni ma pur sempre un difensore.
E allora ecco spiegato perchè un' Inter in 10 uomini, tutta arroccata in difesa, ha difeso il risultato ottenuto all'andata senza particolari apprensioni, perchè il Barcellona non aveva nessuna chiave magica per aprire una porta superblindata come quella nerazzurra. O perlomeno una l'aveva ma è stata usata troppo tardi, ovvero quel piccolo bomber che risponde al nome di Bojan Krkic, sottovalutato fin troppo dallo stesso Guardiola che lo ha lanciato.
Ma fermare questo Barcellona era un gioco da ragazzi, e non lo dico per presunzione ma perchè una squadra come quella della semifinale di Champions è una squadra già vista e stravista, di cui si conosce ogni minimo dettaglio e ogni contromossa per fermarne l'impeto. Era aprile ma già dalla lettura delle formazioni si respirava un' aria decisamente...natalizia. Torniamo indietro di due-tre anni, Carlo Ancelotti era l'allenatore di un Milan vincente in Europa ma spesso bloccato in campionato, soprattutto quando giocava in casa contro squadre che si chiudevano a riccio. Il modulo era il 4-3-2-1 (appunto rinominato "albero di Natale") e lo stile era proprio quello dei blaugrana di fine aprile 2010: possesso palla, passaggi fitti e semplici, manovra elaboratissima che finiva per essere annulata quando non trovava spazi per affondare il colpo decisivo. E allora possiamo paragonare il regista Xavi a Pirlo, il giovane Pedro all'esperto Seedorf, la luce Messi come Kakà allora, Ibrahimovic che fatica a incidere in Coppa come Gilardino all'epoca. Possiamo continuare: Gattuso come Keita, Ambrosini come Busquets...e l'Inter ha risposto come un Chievo qualsiasi, portando a casa una storica qualificazione giocando al catenaccio come facevano le provinciali col Milan qualche anno fa.
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Il punto su Inter, Milan e Juve


Siamo ormai giunti all'epilogo di questa stagione calcistica anche se nessun verdetto è stato emesso, ad oggi. L'indubbia protagonista di quest'anno è stata l'Inter, ancora in gara in tutte le competizioni e forte del sonoro 3-1 rifilato al Barcellona di Messi & co. . La squadra di Mou ha dimostrato di essere solida in difesa (Lucio acquisto azzeccatissimo) e letale in attacco grazie alle invenzioni di Sneijder e i gol a raffica di Milito. A questo si aggiunge un incredibile e inossidabile campione che risponde al nome di Javier Zanetti, 37 anni e non sentirli, che corre in campo come se fosse un ragazzino ed è immune da infortuni. Iron Man. Discorso a parte per Eto'o e Pandev, il primo è partito titubante e ora è tornato a fornire le prestazioni che offriva in blaugrana, il secondo ha fatto il percorso inverso probabilmente penalizzato dal periodo di inattività maturato con la Lazio. Balotelli no comment, talento sprecato per ora. Mourinho grande regista di questa squadra: ha saputo infondere ai giocatori quel carisma che prima mancava, ha gestito un sacco di situazioni difficili e nonostante le (giuste) critiche riguardo diversi suoi atteggiamenti poco educati (le "manette" di qualche partita fa ad esempio) è riuscito a zittire tutti arrivando fino in fondo in tutte le competizioni. Ora però bisogna vincere, perchè un conto è disputare una grande stagione, un conto è vincere trofei. Grande slam o clamoroso flop? Forse una via di mezzo. Ci si gioca tutto al Camp Nou, chi esce vincitore sarà sicuramente la squadra più forte ma per alzare la coppa bisognerà aspettare l'esito di una finale tutt'altro che scontata...rivedere quelle degli ultimi 10 anni per capire. Il capitolo scudetto invece vede l'Inter seconda a un punto dalla sorprendente Roma di Claudio Ranieri, vera rivelazione del campionato. I giallorossi erano partiti malissimo, sono usciti alla distanza e hanno approfittato delle distrazioni dei nerazzurri portando a termine una clamorosa rimonta a suon di continuità di risultati. Ora per loro viene il difficile, ovvero vincere tutte le quattro partite che rimangono, solo così vinceranno lo scudetto perchè sono convinto che l'Inter mangiatutto non mollerà fino all'ultima giornata.
I cugini del Milan invece non hanno più nulla da dire in termini di ambizioni, anzi si devono guardare le spalle per non perdere il terzo posto che garantisce l'accesso diretto alla Champions league. Disputare il preliminare nella stagione dei mondiali significa non rifiatare mai; considerata l'età avanzata di molti giocatori rossoneri è fondamentale sputare sangue in queste ultime tre giornate. Leonardo ha in mente di lasciare il Milan: questo è quello che si è capito nelle recenti settimane, ed è un peccato perchè secondo me ha disputato una buona stagione. Ha avuto a disposizione una rosa carente in tutti i reparti ed è partito con lo scetticismo generale e l'inesperienza nel ruolo di allenatore, insomma tutte le premesse per un disastro annunciato. E dalle ceneri di un Milan che fu, Leo ha battagliato per il primo posto in campionato, ha inventato un modulo vincente (il 4-2-1-3) che è stato persino copiato da Mourinho, ha parzialmente riesumato Dida e Ronaldinho dal loro stato di perenne sonnolenza, ha avuto il coraggio di far assaggiare la panchina a tutti (vedi Gattuso e Seedorf). E' stato purtroppo tradito dagli infortuni di Nesta e Pato, i due giocatori che hanno fatto la differenza per buona parte del campionato. Logico, ha commesso parecchi errori da principiante (Ambrosini centrale difensivo contro il Manchester giusto per citarne uno), ma da questi errori si costruiscono le basi per la maturazione, il talento c'è. Per essere competitivi l'anno prossimo mancano: due terzini, due centrali difensivi, un vice-Pirlo, due attaccanti esterni e in caso di addio di Leonardo un allenatore. Considerata la politica al ribasso del Milan, ovvero senza spendere un euro per i cartellini dei giocatori, la vedo dura.
La stagione della Juventus invece è da censura, a detta di molti la peggior stagione di sempre. Fuori da tutte le competizioni e col rischio di non raggiungere nemmeno un piazzamento UEFA...roba da pazzi se torniamo indietro di 9 mesi, quando i proclami erano ben altri. "Dirigenza incompetente" è stato il leit motiv delle proteste dei tifosi e non hanno tutti i torti. Sono troppi gli acquisti flop degli ultimi anni, basti pensare a Andrade, Poulsen, Tiago, Almiron, Grosso, Cannavaro, Melo, Diego...
In più si aggiunge la scelta di affidare la squadra ad un allenatore che si è dimostrato acerbo (Ferrara), poi ad un altro allenatore che a mio avviso è un po' arrugginito (Zaccheroni),mettiamoci anche una infermeria costantemente stipata (circa 70 infortuni!) ed ecco che la frittata è servita.
Punto uno: serve un allenatore esperto, Benitez sarebbe una soluzione di lusso forse la migliore. Moggi consiglia Allegri, io non rischierei un altro allenatore giovane, anche se l'ex mister del Cagliari ha già dimostrato molto e vinto riconoscimenti prestigiosi come la panchina d'oro 2009. Prandelli buona alternativa ma non mi ha mai convinto fino in fondo, il ritorno di Lippi sarebbe un harakiri.
Punto due, la rosa: la difesa va svecchiata e rimodellata, si salva solo Chiellini il resto è da rifondare. A centrocampo manca sempre quel regista coi piedi buoni che la Juve cerca da una vita, e degli esterni di centrocampo (Camoranesi sembra sulla via del tramonto, Kuyt sostituto ideale) mentre Krasic potrebbe essere l'agognato erede di Nedved. In attacco ci vuole un volto nuovo, un bomber da almeno 15-20 gol a stagione: Dzeko è pronto, l'investimento è alla portata dei bianconeri. Io darei anche una seconda chanche a Diego e Felipe Melo, più scettico su Amauri.
Punto tre, ultimo ma non meno importante, bisogna aggiungere competenza calcistica nello staff Juve, un direttore sportivo o un team manager che abbia carisma e grande esperienza e possa evitare tutti gli errori di valutazione commessi negli ultimi anni.
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Martin Palermo


Martin Palermo, 36 anni, storico bomber del Boca Juniors, ha da poco festeggiato il record di 220 gol con la maglia del glorioso club argentino diventandone il miglior realizzatore di tutti i tempi. Doveroso quindi un omaggio a questo cannoniere implacabile che ha fatto parlare di sé anche per episodi curiosi, come il fatto di aver sbagliato 3 rigori in una partita oppure di aver segnato un gol di testa da 40 metri. Centravanti mancino potente e fortissimo di testa, in Europa ha vestito le maglie spagnole di Villareal e Betis Siviglia ma con poca fortuna. In patria è invece diventato un vero e proprio idolo e ultimamente sta attraversando un ottimo momento di forma, tanto che si sta giocando le sue carte in vista di una possibile convocazione al mondiale sudafricano. Maradona è un convintissimo sostenitore Xeneize e sta riflettendo sull'opportunità di avere come bomber di scorta dell'Argentina mondiale uno dei più grandi giocatori di sempre del Boca Juniors.















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