Pistoia colpita e affondata – Le foto dell’alluvione

21 Ott

E’ stata una giornata a dir poco intensa a Pistoia e Provincia. Le forti piogge di domenica notte, infatti, hanno causato una vera e propria emergenza maltempo. L’allerta è ancora massima su tutto il territorio, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile sono al lavoro da ore. La conta dei danni sembra un vero e proprio bollettino di guerra: 26 le frane registrate, Isolate le frazioni collinari di Iano e Germinaia, chiusi e allagati i sottopassi di Porta Nuova e quello di Montale, Ombrone, Brana e Bure sui livelli di guardia e già esondati in alcuni punti dove hanno trascinato con sé anche delle auto, numerose zone ancora a rischio tra Agliana e Ferruccia, molte strade e case letteralmente invase dall’acqua, traffico in tilt fino al tardo pomeriggio in alcune zone, disservizi per la fornitura di energia elettrica, esondata la cassa d’espansione del Chiodo.

Si sono inoltre registrati grossi disagi in molte scuole, rimaste aperte nonostante la situazione critica. Secondo noi sarebbe stato più opportuno chiuderle. Invece anche per domani l’Amministrazione ha annunciato che saranno tutte regolarmente funzionanti, tranne l’asilo nido Il Mulino e la scuola per l’infanzia di Badia. Staremo a vedere.

Da parte nostra, abbiamo cercato di tenervi il più informati possibile con aggiornamenti costanti e vi ringraziamo per averci seguito in tanti. Non ce l’aspettavamo proprio.

Quel che è certo è che, al di là della mole di acqua caduta dal cielo (si parla di 200 mm, tanta ma non troppa) , Pistoia è affondata con facilità disarmante in moltissimi punti. Come è successo spesso negli ultimi tempi. E prima o poi qualcuno dovrà risponderne. Si parla di chiedere lo stato di calamità, in realtà ci vorrebbe semplicemente un ben altro grado di prevenzione e manutenzione.

E speriamo che nella notte la situazione non precipiti.

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I COMMENTI PIU’ BELLI E SIGNIFICATIVI SUI SOCIAL NETWORK:

Controllate bene il Liceo Forteguerri e la succursale. Anche negli anni passati ci sono stati diversi problemi dovuti alle alluvioni (per esempio, una parte del soffitto venne giú portandosi dietro la lampada a neon. Per fortuna, nessuno si fece male). Dobbiamo aspettare che succeda una tragedia? [Meikou Y.]

Oltre a pensare alle strisce blu dei parcheggi, pensate alla pulizie dei fossi e dei canali di scolo! [Irene P.]

La Brana, almeno fino alla scorsa settimana, era piena zeppa di piante e sterpaglie che sicuramente facilitano l’innalzamento dell’acqua e lo straripamento [Samantha]

Tutti gli anni succede sempre così. Non si può sempre giustificarsi con il fatto che è stato un evento eccezionale. Porta Nuova non avrebbe mai dovuto allagarsi e invece… Chiusa con quasi un metro di acqua ed è soltanto l’accesso principale per l’ospedale [Emanuele G.]

A lavoro ci vado a piedi? Al sottopasso di Porta Nuova mi ci vuole il canotto! [Anna]

Presso Pistoia Porta Nuova oggi terranno un corso di Snorkeling! [Stefano B.]

Noi stamani al liceo artistico avevamo l’acqua dentro la scuola! [Lucrezia F.]

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ALCUNE FOTO DELL’EMERGENZA MALTEMPO:

Porta nuova - ore 7

Porta nuova – ore 7

Brana esondata

Brana esondata

Il sottopasso di Montale

Il sottopasso di Montale

auto bure

Un auto nella Brana

porta nuova

Porta Nuova nel pomeriggio

 

Ombrone - laghi primavera

Ombrone all’altezza dei Laghi Primavera

brana

Brana all’altezza del Parco della Rana

 

santomoro

Santomoro

Sottopasso della stazione di Pistoia

ombrone ferruccia

Ombrone all’altezza della Ferruccia

 

Incentivi al Fotovoltaico, come stanno davvero le cose?

17 Ott

[Di Luca Francesconi]

In questa breve analisi parleremo del settore del fotovoltaico (molto in voga  in questi anni, rappresentato spesso come la panacea ai cronici problemi energetici italiani) per spiegare come, al di là delle apparenze, l’utilizzo degli incentivi spesso non rappresenti la soluzione migliore per noi consumatori. 

Premetto anche che non sono contro le rinnovabili ma, dal mio punto di vista, trattandosi di un settore recente e in via di sviluppo trovo che sia molto facile scambiare lucciole per lanterne.

Fatta la dovuta premessa partiamo con l’analisi.

Il Settore

Gl incentivi hanno dato la spinta necessaria a farci raggiungere la secondo posizione in Europa (dietro alla Germania) come produttori di energia elettrica derivante da fonti solari. 

Con un totale di 12 GW di capacità installata piano piano lo stato italiano sembra aver introdotto un percorso di indipendenza dalle classiche fonti non rinnovabili (petrolio, gas, carbone e uranio). 

Questo da un certo punto di vista può essere un punto su cui molti possono trovarsi d’accordo. Peccato che, come spesso avviene in Italia, anche se le intenzioni sono buone si finisce con l’utilizzare mezzi che finiscono col creare più danni dei problemi che si tenta di risolvere.

I numeri

I sedici gigawatt menzionati prima (destinati ad aumentare ancora) vanno di pari passo con oltre dieci miliardi di incentivi (anche questi destinati a salire a circa dodici miliardi entro il 2016) concessi dallo stato (quindi da noi) per installare un impianto fotovoltaico: senza questi soldi, probabilmente il settore non avrebbe avuto questo piccolo “boom”.

A queste cifre vanno aggiunte le circa 500.000 imprese che negli ultimi anni si sono affacciate nel settore e hanno iniziato ad operarvi.

Numeri da capogiro, che fanno capire anche come il settore fotovoltaico sia essenzialmente un gigante dai piedi d’argilla tenuto in piedi grazie alla droga-incentivi che lo stato inietta nel sistema.

Chi paga tutto questo?

Sostanzialmente noi: con un costo dell’energia già ai massimi rispetto all’Europa, tutto il sistema degli incentivi al fotovoltaico va ad appesantire la nostra bolletta sia per la natura stessa di questi aiuti (se un qualcosa costa 10 puoi anche farlo pagare 8, ma la differenza qualcuno la deve mettere per forza) sia perchè il fotovoltaico ha dei costi accessori in quanto fonte non continua di energia.

Gli oneri generali in bolletta (nei quali sono considerati gli incentivi) sono aumentati del 260% dal 2004 ad ora: ecco come lo “sconto” rientra.

Per le nostre tasche il fotovoltaico ha avuto un effetto negativo, invece che positivo!

E’ giusto il sistema degli incentivi ed un ricorso così massiccio? No!

Il fatto che uno stato concordi con alcuni settori particolari degli incentivi dal mio punto di vista non è uno stato equo. I soldi degli incentivi potevano essere usati in altro modo, abbassando il cuneo fiscale o la tassazione sulle imprese, invece che andarli ad usare per aiutare un solo settore (per quanto “green”). 

Inoltre è opportuno ricordare che gli incentivi finiscono con il creare dipendenza (un po’ come le droghe, no?), sviluppando un mercato “anormale” tenuto in vita soltanto con gli aiuti pubblici.

Purtroppo gli sgravi e gli incentivi rappresentano per la classe politica una ghiotta occasione per condizionare l’elettorato (pensate che bella pubblicità sia poter affermare che “500.000 imprese lavorano nel settore del fotovoltaico” e che “nel settore del fotovoltaico siamo secondi in europa”). 

Come al solito quindi, dopo le promesse dei burattinai e dopo aver festeggiato tutti insieme, resta il conto da saldare. Che, manco a dirlo, sarà pagato sempre e solo dal povero contribuente…

Luca Francesconi

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incentivi-fotovoltaico

Il caso Alitalia: Un’occasione mancata

30 Set

[di Luca Francesconi]

A seguito degli ultimi sviluppi della vicenda Telecom, come ciclicamente succede ogni volta che una azienda di casa nostra viene messa in vendita, vediamo campeggiare sulle principali testate giornalistiche titoli altisonanti come Italia in svendita, oppure Vendiamo i gioielli di famiglia.

Molti italiani infatti hanno la strana concezione che prima di vendere un’azienda a imprenditori stranieri sarebbe d’obbligo tentare di comprarla con i soldi pubblici, magari tramite C.d.p. (la mano imprenditoriale del ministero dell’economia), oppure di affidarla, anche a condizioni peggiori, a un imprenditore nostrano, al fine di difendere il patrimonio nazionale.

La storia invece ci insegna che quando viene annullato il mercato e di conseguenza protetto qualcuno (spesso raccomandato dalla politica) andiamo incontro al disastro più completo, soprattutto per le tasche dei contribuenti.

Il caso Alitalia, oltre che abbastanza recente, rappresenta a mio parere un esempio lampante di come spesso vendere al miglior offerente, anche se straniero, rappresenterebbe la soluzione migliore.

Alitalia, posta in amministrazione controllata  il 26 agosto 2008, è stata acquisita dalla cosìdetta C.A.I. (Compagnia Aerea Italiana), fortemente voluta dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ricordate?

“Un paese turistico come l’Italia non può restare senza un vettore nazionale. Air France porterebbe i turisti a visitare le bellezze francesi…” 

“Su Alitalia rifarei la stessa scelta: il nostro paese non può non avere una compagnia di bandiera. Fosse caduta nella mani di Air France, conosco bene i francesi, tanti turisti sarebbero finiti a visitare i castelli della Loira invece che la nostre città d’arte…”


Con la scusa di salvaguardare i posti di lavoro e il patrimonio nazionale, la cordata di imprenditori guidata dal sig. Colaninno impedì a Air France (la quale si sarebbe presa tutta Alitalia, debiti compresi!) di acquisire la maggioranza delle azioni, costituendo C.A.I. e prendendo in gestione la compagnia italiana.

Il bello è che i debiti di Alitalia sono stati scaricati sui contribuenti, poiché C.A.I. non ha acquisito totalmente la compagnia ma soltanto le parti più importanti e redditizie, lasciando la patata bollente (debiti ed esuberi) allo stato.

Risultato?

Pochi giorni fa la gestione C.A.I. Ha fatto i conti del quadriennio 2008-2012 e le cifre che sono venute fuori sono spaventose: tutti i bilanci annuali in rosso, erosione di circa 800 milioni di euro di patrimonio netto e una perdita quotidiana di circa 630 mila euro.

Agli italiani l’accollarsi della parte marcia di Alitalia è costato 4 miliardi di euro, l’equivalente di circa quattro manovre sull’IVA.

A conti fatti, non era meglio vendere Alitalia a Air France invece che tenerla in vita in nome di una presunta italianità, sostenendo di fatto una finanza che privatizza gli utili e statalizza le perdite?

Luca Francesconi

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Logo_Alitalia_con_bambino

Costi della politica, non cediamo a facili populismi

11 Apr

[di Luca Francesconi]

Uno dei principali punti di scontro tra le varie forze politiche nonché uno dei cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle è la riduzione dei costi della politica, tema che in tempi di crisi e di ristrettezze economiche non fa che aumentare in una parte del potenziale elettorato il sentimento di rifiuto verso una classe dirigente che sembra incapace di adeguarsi alla realtà e di calarsi nella società vera e propria.

Pur ritenendo l’eccessiva onerosità della macchina pubblica un problema, dal mio punto di vista  non è il caso di scadere nel facile gioco del “tutti a casa”. Occorre invece una approfondita analisi per capire quali sono i costi da tagliare e quali invece rappresentano valori perfettamente in linea con gli altri paesi europei.

In quest’analisi ci viene in aiuto un interessante studio dell’Istituto Bruno Leoni (clicca qui per scaricare il PDF completo), che offre un ottimo focus per capire dove sia necessario intervenire per diminuire la spesa e dove invece i tagli non garantirebbero grossi risparmi.

Partiamo con un dato: l’Italia spende  l’1% in più di PIL (circa 10-15 miliardi) rispetto agli altri paesi europei per la propria classe dirigente.

Tuttavia, questa maggiore spesa non viene da uscite, quali vitalizi, rimborsi e indennità come spesso i media ci fanno credere, bensì dal normale funzionamento dell’organo statale.

Si evince quindi che il problema riguardante i “vari” bonus di cui godono i politici in fin dei conti non crea grossi problemi al bilancio dello stato (è una questione più morale che economica). A crearli invece, fatto che ritengo ancora più grave, è il normale ciclo della funzione pubblica (legislativa, esecutiva e diplomatica).

In Europa si tratta di un caso sostanzialmente unico, poiché a livello di spesa in assoluto siamo secondi a quota 39 Miliardi, superati solo dalla Germania, paese con una ben diversa situazione economica.

IBL poi illustra una serie di voci di spesa che a mio modo di vedere si possono suddividere in due categorie: quelle sulle quali si può facilmente intervenire in tempi stretti e quelle che non è possibile intaccare nel breve periodo con tagli orizzontali fatti senza un preciso programma di azione.

Facciamo qualche esempio: al primo tipo appartengono le spese per il Parlamento e per il Quirinale, costi che appaiono esagerati (e di molto!) rispetto agli altri paesi della zona euro.

Si pensi che lo stipendio medio di un politico italiano vale cinque volte il reddito mensile medio italiano (in Francia invece ne vale tre volte); a questo vanno poi sommati rimborsi, vitalizi e quant’altro, voci che gli sfortunati politici francesi non conoscono.

Continuando il paragone con il paese transalpino troviamo che, a fronte di ben altri poteri, l’Eliseo costa ai nostri cugini circa 112 milioni di euro, mentre noi per il nostro “caro” (è proprio il caso di dirlo) Napolitano ne spendiamo 349, avendo oltretutto anche il doppio del personale.

Al secondo tipo invece appartengono costi come quelli per le auto blu, che costano globalmente circa 1,1 miliardi di euro. Ecco che a questo punto all’italiano medio viene da dire «tagliamo le auto  blu e risolviamo il problema dell’economia!».

Purtroppo non è così semplice, perché in realtà se andiamo ad analizzare le componenti di questo miliardo, scopriamo che circa 800 milioni vengono spesi per i 19.000 dipendenti (tra autisti e personale di servizio) assunti per far circolare i mezzi. Di conseguenza, tagliando di netto le auto blu, si eliminerebbe soltanto una piccola parte del costo.

Concludendo, con questa breve recensione sul focus di IBL intendo dimostrare che spesso in merito ai costi della politica si sentono declamare analisi e sentenze condotte con leggerezza e senza badare troppo ai calcoli, al solo scopo di guadagnarsi facilmente il consenso tra i cittadini.

Il processo di riduzione della spesa pubblica non può essere ricondotto a dei semplici tagli senza obiettivi, ma deve essere fatto innanzitutto con la consapevolezza di quello che andiamo a fare e su dove andiamo a intervenire.

Altrimenti ogni governo finirà col ricadere sempre nella stessa trappola, ossia tagli dei servizi utili senza risparmi netti e mantenimento delle inefficienze di cui, ahimè, è impregnata la macchina pubblica.

Luca Francesconi

 

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autoblu

 

 

Il caso dimenticato di Sandro Esposito – Aiutiamo Lucia Uva

9 Apr

Riportiamo una denuncia e un appello in merito a malapolizia e abusi, un tema che in questo periodo sta finalmente iniziando a superare il tradizionale oscurantismo dei principali media.

SANDRO ESPOSITO. Per pochi casi sotto la luce dei riflettori, ce ne sono molti che di contro non riescono a emergere dall’ombra. Uno di questi è quello di Sandro Esposito, parà ventiseienne ucciso nel 2003 da sette agenti della polizia a Napoli. Sandro, giovane amante della patria e della divisa, era rientrato da poco dalla missione in Kosovo, missione che lo aveva profondamente segnato. Sandro viene fermato una mattina di giugno, era sotto l’effetto di cocaina. Confuso, cerca di scappare dalla volante, un gesto che lo condannerà alla morte. Lo fermano in sette, lo legano, lo fanno stendere, lo calpestano. Lo colpiscono con calci e pugni alla testa, lo colpiscono utilizzando anche un oggetto contundente. Morirà asfissiato, Sandro, a causa dell’eccessiva pressione sulla cassa toracica.

In tribunale sembra poterci essere giustizia, ma così non sarà. In primo grado gli agenti sono dichiarati colpevoli per omicidio preterintenzionale, ma in Appello in reato si trasforma in omicidio colposo. E poi c’è la Cassazione, che riduce i quattro anni di pena a un anno e sei mesi, che con la condizionale significa libertà. Un solo mese di sospensione per i sette, che ben presto sono tornati in servizio.

Finita qui? macchè. C’è anche la beffa:a casa della madre, Anna Rubinacci, arriva il conto del finestrino della volante rotto da Sandro nella fuga.

AIUTIAMO LUCIA. E’ stata attivata una piccola raccolta di fondi per consentire a Lucia Uva di pagare le spese legali per affrontare il processo sulla morte di suo fratello, Giuseppe, anche lui vittima della violenza delle forze dell’ordine. Lucia ha dovuto affrontare spese enormi, aiutiamola in questa lunga battaglia.

Clicca qui per donare.

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luciauva

L’elefante bianco e la manifestazione NO TAV

25 Mar

[di Enrico Guastini]

L’elefante bianco è sacro in India e di conseguenza è un animale che non può esser fatto lavorare. 
In altre parole è un brutto dono per chi lo riceve, poiché lo dovrà accudire 
senza trarne un vantaggio.
Questo è il simbolo scelto per rappresentare le Grandi Opere inutili al Forum 
Sociale Mondiale, che si terrà a Tunisi a fine marzo, il cui striscione avanzava 
alto, in anteprima, sabato pomeriggio tra Susa e Bussoleno.

elefante bianco





 

 

 

 

 

 

 

Cosa porta a marciare sotto la pioggia? La convinzione di avere ragione. 
Prima il trenino dei bimbi, poi i gonfaloni dei comuni (anche quello di 
Napoli, alla faccia del NIMBY), poi i sindaci con fasce tricolori (oltre a quelle rosse, bianche e verdi anche quelle rosse, 
bianche e blu), una banda che suona, dei clown che mimano gli scontri con i 
poliziotti, anziani e famiglie con passeggini, Emergency, sigle sindacali e di 
partito (non si vedevano le bandiere del M5S, bravi a sostenere la 
lotta senza voler mettere un “cappello”), parlamentari, insegnanti arrabbiati e 
pompieri, cattolici NO-TAV e anarchici, striscioni dal Veneto, dalla Sicilia, 
dai NO Dal Molin di Vicenza, dai NO TUNNEL di Firenze e dalla Francia («Lyon-Turin: 
couteux, aberrant, dangereux et inutile»).

notav francia





 

 

 

 

 

 

 

gonfalone napoli

 

   

 

 

 

 

 

 

Già, la Francia, dove l’accordo del gennaio 2012 per l’AV non è stato ancora 
ratificato perché l’investimento non è giustificato da un ritorno economico, in 
termini di posti di lavoro o in nessuna altra maniera. In linea con quanto 
accade in Slovenia, comunque, dove il TAV non è ritenuto una priorità e quindi 
ne riparleranno una volta finita la crisi.



Di fronte a notizie come queste e a dati tecnici illustrati molto bene durante 
un incontro a Bussoleno la mattina del 23 è stato gradevole sentire il commento 
dell’onorevole Laura Puppato (PD): «non ci sono evidenze di vantaggi economici 
derivanti dalla nuova linea, i soldi pubblici andrebbero spesi seguendo altre 
priorità specie in tempi di crisi, una commissione d’inchiesta sarebbe 
opportuna».



Monica Frassoni (presidente dei Verdi Europei) ad Ambiente Italia dice: «si è 
speso 1 mld € per adeguare la linea storica al passaggio di 20 t di merci 
l’anno, oggi ne passano 3,5: il tunnel oggi non serve».



Alla sera, il TG regionale parlava di decine di migliaia di persone in corteo. 
Le riprese fatte al cantiere, con i parlamentari a fare il sopralluogo, 
lasciano l’impressione che i SÌ TAV non abbiano motivazioni da rendere 
pubbliche: l’area del cantiere non è quella di progetto, le recinzioni sono 
illegali, il traffico (merci e passeggeri) è assente. A questo risponde Marco 
Rettingheri, direttore generale LTF: «parlano i fatti: cantiere, 80 persone, 
più il cunicolo».


Già, il cunicolo.


50 metri. 
In 23 anni.


Costo: 1 mld €.






Infine una nota di civiltà: un ragazzo faceva scritte con una bomboletta. Non sui 
muri, ma sui manifesti ormai inutili delle liste che si disputavano le 
politiche di febbraio. 

Qualcuno ha detto che durante la minifestazione stesse piovendo? A me è 
sembrata una splendida giornata.

 

Enrico Guastini

 

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Maltrattamenti all’asilo “Il gatto parlante” di Agliana – Video

20 Mar

Vi propongo un nuovo video servizio, come di consueto realizzato in compagnia di Stefano Carlesi, per analizzare la recente triste vicenda dei maltrattamenti all’asilo “Il gatto parlante” di Agliana.

Intervengono il sindaco di Agliana Eleanna Ciampolini e la psicologa Francesca Bardelli.

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asilo

La piana sott’acqua – Video

19 Mar

Vi propongo un breve reportage video sull’alluvione che ha colpito la piana pistoiese (Agliana, Quarrata, Montale e Bottegone) con i suoi torrenti, Ombrone, Brana e Bure, il 18 marzo 2013. 

Il servizio è stato realizzato dal sottoscritto insieme a Stefano Carlesi. Buona visione.

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alluvione

La magica notte dello Stefano Bollani Danish Trio

7 Mar

Un concerto unico, che ha fatto spellare le mani agli avventori di un teatro Manzoni stracolmo. Che ha regalato note vibranti e sensazioni forti a tutti i presenti. Che ha lasciato il pubblico felice ma non appagato, soddisfatto ma voglioso di respirare ancora per un po’ a pieni polmoni la fantastica atmosfera creata dallo Stefano Bollani Danish Trio, alla “prima”, in esclusiva regionale, del nuovo tour a dieci anni dal loro incontro musicale.

Solitamente quando si ascolta questo genere di musica è lecito socchiudere gli occhi e far viaggiare, libera da costrizioni, la propria mente, ma in questo caso sarebbe un delitto tra i più biechi. Perché guardare Stefano Bollani suonare il suo pianoforte è uno spettacolo nello spettacolo, un prendi due paghi uno da non lasciarsi scappare. Movenze, gestualità, estro, se vogliamo pazzia: il pianista milanese non sta fermo un attimo, in un parallelismo perfetto con gli sbalzi di tonalità e le più disparate sonorità che crea con le sue magiche dita sui tasti.

Inizialmente è sorprendente come la contrapposizione tra il fervore artistico tutto italico di Bollani e la compostezza scandinava del batterista Morten Lund e del contrabbassista Jesper Bodilsen sia ricomposta in un’armonia musicale di tale livello. Così come sorprende il grado di affiatamento di questo strano trio nato, quasi per caso, nel 2002.

Ma presto è chiaro che, sotto i panni tranquilli e ordinati imposti dal luogo comune, i due artisti danesi nascondano un’animo jazzistico di prim’ordine senz’altro affine allo stile di Bollani, nonché una folle genialità se vogliamo buffa e divertente, per quanto inusuale.

I due si lasciano coinvolgere con trasporto dall’istrionico pianista e ne viene fuori uno spettacolo straordinario, dove si allargano a dismisura i confini di ciò che è musica, scoprendo le molteplici vie, non certo ordinarie, per suonare uno strumento, spartiti compresi.

Nasce un’atmosfera dove si annullano le distanze tra brano e improvvisazione, tra virtuosismo e follia. I tre si divertono da matti e non mancano di interagire con il pubblico, parte attiva di un concerto tutto fuorché autoreferenziale. In questo senso, impossibile non ridere di gusto al momento del loro siparietto su un finale mal riuscito.

In un contesto del genere ci vuole un attimo per arrivare ai saluti finali, il tempo è tiranno e tutti vorrebbero poter premere un ideale interruttore per spegnere le luci della sala, accese contro la volontà popolare. Ma la lancette scorrono inesorabili e il magico trio deve ripartire. Bologna, Pavia, Messina, Gorizia, Milano, Torino, Nantes, Hobro, Thisted, Arhus, Espergaerde, Copenaghen: in realtà lo spettacolo è appena cominciato.

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bollani-bodilsen-lund

Il rogo della speranza

5 Mar

La notizia, le immagini e i video dell’incendio al complesso della “Città della Scienza” di Napoli mi hanno lasciato letteralmente di sasso. Soprattutto perchè, quasi sicuramente, si tratta di un gesto di matrice criminale. Di matrice mafiosa, precisiamo. Per dare l’ennesimo colpo alle speranze di tutti i cittadini napoletani onesti, che non vogliono piegare la testa con rassegnata indifferenza di fronte ai loro diktat.

Per questo condivido con fermezza le toccanti parole di Salvatore Borsellino:

Ieri sugli schermi dei telegiornali sono passate delle immagini di un incendio che in tanti hanno guardato distrattamente, come se si trattasse di uno dei soliti incendi che, soprattutto in estate, devastano il nostro paese e ai quali purtroppo ci siamo ormai abituati, come se si trattasse di un evento naturale, quando invece naturali non sono perché quasi sempre causati non da pazzi piromani ma dal lucido calcolo di criminali che cercano di far nascere nuove selve di cemento distruggendo quello che è uno dei pochi tesori del nostro paese, il paesaggio e l’ambiente, o quel poco che ormai ne rimane.
Ma le fiamme di ieri erano diverse, quelle fiamme stavano distruggendo le speranze di una città, di una città che rappresenta la nostra storia, la nostra cultura. Una città, la mia Napoli, che, come la mia Palermo riesce ancora a essere non bella ma bellissima, nonostante la cupidigia degli uomini, la sete di potere della criminalità, l’incuria dello Stato, l’insipienza e la connivenza dei politici, l’indifferenza di tanti, abbiano fatto di tutto per alimentarne il degrado, per deturparla, per distruggerla.
Questo incendio non può essere accidentale, lo dimostrano l’uniformità e la rapidità con cui le fiamme sono divampate, questo è un incendio alimentato da chi vuole distruggere la nostra speranza, ma noi non ci lasceremo piegare.
Ancora una volta ho il cuore pieno di rabbia e la stessa rabbia vorrei che crescesse dentro il cuore, dentro la testa dei miei concittadini napoletani per ricominciare ancora una volta da capo, per ricostruire, più grande e più bello di prima quello che hanno cercato di distruggere. Per dimostrare a tutti, ancora una volta, che la speranza non si può distruggere.

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