01 aprile 2009

Le colonie storiche di Calambrone



Le origini 
All’inizio del Novecento Calambrone (da Caput Labronis) era una vasta area paludosa e disabitata che si estendeva a nord del confine fra il Comune di Pisa e quello di Livorno, segnato dal Fosso omonimo.   A partire dal 1925 Calambrone, che faceva parte della Tenuta Reale di Tombolo, fu oggetto di una vasta opera di bonifica.   Negli anni successivi si realizzò a Calambrone il progetto di città elioterapica fortemente voluto dall’Ospedale di Livorno e che aveva trovato il potente l’appoggio di Costanzo Ciano, Ministro degli Esteri del governo fascista. Calambrone, nell’arco di pochissimi anni, si trasformò un prestigioso Centro di Colonie e Istituti per cure marine, destinato essenzialmente ai bambini. Nacque, così, fra la spiaggia e il Viale XXVIII ottobre, oggi Viale del Tirreno, una piccola Città dell’infanzia, isolata dal tessuto edificato circostante e resa autonoma grazie ad un proprio Centro di Servizi con annessi Chiesa, direzione sanitaria, ambulatori medici, uffici, lavanderia, magazzini, centrale termica e autorimessa.   Dal Telegrafo del 4 agosto 1932: “Sorge la città del Calambrone, come Venere dalle acque, tutta bella, ridente e nuova, e schiere di bimbi la popoleranno”.   
Talassoterapia e Elioterapia 
A Calambrone trovarono realizzazione le idee del medico fiorentino Giuseppe Barellai (1813-84) il quale propugnava la talassoterapie e la elioterapia come le uniche forme a quei tempi disponibili per la cura di rachitismo, scrofola, malattie tubercolari (fra le maggiori cause dell’altissima mortalità infantile): Le sue teorie avevano incentivato la costruzione di Istituti marini terapeutici e ospizi nonché di stabilimenti e centri climatici lungo i litorali toscani, intesi come luoghi ricreativi (villeggiatura), ma anche di cura.   

Il fascismo e le Colonie climatiche 
Queste indicazioni di tipo medico vennero riprese in modo organico dal regime fascista per il quale le Colonie, marine o montane che fossero, assunsero un ruolo rilevante all’interno di un programma di prevenzione sanitaria indispensabile per la difesa e il sano sviluppo della razza e per l’abbattimento della mortalità infantile che nel quinquennio 1921-25 si aggirava ancora intorno al 30%.   Ma il regime fascista attribuiva alle Colonie non solo un ruolo sanitario e terapeutico, ma anche di formazione fisica e spirituale dell’uomo nuovo fascista. Di fatto le Colonie dovevano essere anche un veicolo di indottrinamento e una occasione di addestramento paramilitare delle giovani generazioni.   La capitale di questo piccolo mondo che vide i bambini in fila per due tuffarsi fra le onde e vivere ventiquattr'ore su ventiquattro in comunità rigidamente organizzate fu Calambrone dove migliaia di bambini italiani, nel periodo fra le due guerre, hanno conosciuto per la prima volta il mare.

Alcune date:

1925

Inizio della bonifica nella Tenuta di Tombolo

1932

Ente Autonomo Tirrenia, voluto dai gerarchi Costanzo Ciano di Livorno, Ministro degli Esteri, e Guido Buffarini, Podestà di Pisa, con il compito di coordinare lo sviluppo dell’area compresa fra Marina di Pisa e il Fosso Calambrone (nascita di una nuova località balneare a Tirrenia, Stabilimenti Cinematografici Pisorno, creazione al Calambrone di un centro specializzato di Colonie per l’infanzia). Fu disciolto nel 1982

1932

Istituzione del Consorzio Elioterapico per unificare e coordinare la gestione e lo sfruttamento dell’area, con sede in un Centro Unico di Servizi

Estate 1932

Colonia Firenze

Ottobre 1932

Inaugurazione della Linea Ferroviaria Pisa-Marina-Tirrenia-Livorno (il Trammino)

1933

Colonie Principi di Piemonte, Villa Rosa Maltoni Mussolini

1934

Colonia Regina Elena

1934

Centro Servizi

1934

Stabilimenti Cinematografici Pisorno

1935

Colonia Marina Femminile Figli Fasci Italiani all’Estero

1938

Colonia Vittorio Emanuele III

1939

Colonia Marina Costanzo Ciano

Vita in Colonia

Gli ospiti delle Colonie erano bambini prevalentemente tra i sei e i dodici anni e per lo più appartenevano a famiglie bisognose. Il soggiorno durava generalmente 15 giorni. All’arrivo veniva dato loro un corredo completo di vestiario e venivano divisi in squadre in base all’età e allo sviluppo fisico. La vita in Colonia era molto rigida, scandita da precisi orari e da severa disciplina. Le squadre si spostavano sempre inquadrati in fila per due. I ragazzi erano sottoposti alla continua assistenza dei sorveglianti e delle educatrici, di solida fede fascista e formate attraverso corsi specifici. La giornata iniziava con la cerimonia dell’alzabandiera, seguita da una mezz’ora di esercizi e poi dalla colazione. Nell’ora successiva veniva impartito un po’ di indottrinamento ai valori del regime. Poi si andava in spiaggia per il bagno di sole (un’ora sotto ampi tendoni per fare rilassamento ed esercizi di respirazione), poi seguiva il bagno in acqua (una mezz’oretta). Alle 13 il pranzo, seguito da un breve riposo. Poi un altro indottrinamento, seguito da una marcia lungo la spiaggia, quindi ginnastica e giochi di squadra. Cena, e alle ventuno tutti a letto nelle grandi camerate. L’alimentazione era abbondante e ispirata a norme dietetiche, per un buon sviluppo fisico dei ragazzi. Le due settimane trascorse in Colonia rappresentavano, per i giovani del popolo, un’esperienza memorabile di vita collettiva, lontano dalla famiglia, e costituivano una sorta di preparazione alla vita adulta e alla dedizione allo Stato.

L’architettura: 
Le sette Colonie del Calambrone costruite negli anni Trenta all’interno di un organico disegno politico ed ideologico, rappresentano un episodio di rilevante valore urbanistico e architettonico. Nel loro complesso si ispirano alla città di linee continue, teorizzata nel Manifesto dell’Architettura aerea di F. T. Martinetti, A. Mazzoni e M. Somenzi) con una distribuzione lungo assi paralleli all’arenile e alla pineta. Forte è anche l’influsso dello stile razionalista soprattutto nell’uso di materiali per quei tempi innovativi (vetro, cemento armato, acciaio). La planimetria di molte Colonie è segnata da una evidente simbologia (aereo puntato verso il mare, il logo dell’Organizzazione Maternità e Infanzia, il fascio littorio) a testimonianza della funzione ad esse assegnata di veicolo di propaganda dei valori del fascismo.

Elementi strutturali:
 Le Colonie sono caratterizzate da grandiosità d’impianto, grande altezza dei soffitti e ampiezza degli spazi collettivi: cucina, refettorio, camerate, palestre, aule per l’istruzione, saloni per la ricreazione, terrazze per i bagni di sole e grandi spazi all’aperto per le adunate, l’alzabandiera, le attività sportive, le marce, le esibizioni ginniche. In alcune è presente la Cappella e/o il teatro o il cinema all’aperto. E’ frequente una verticalità nelle enormi aperture finestrate, e, soprattutto nelle facciate, una spiccata monumentalità. Sul piano tecnico, infine, è da ricordare che tali applicazioni furono concretamente rese praticabili dalla comparsa delle possibilità offerte dalla disponibilità di nuovi materiali da costruzione, da poco entrati in diffusione; ci si riferisce all’acciaio, al vetro, e, in modo particolare, al cemento armato, le cui caratteristiche si rivelarono indispensabili alla realizzazione strutturale dei nuovi ampi spazi, alla copertura delle grandi luci, alla soluzione statica delle torri, dei depositi idrici, delle pensiline e dei pilotis, elementi che andarono proliferando come corredo costante delle colonie del fascismo.

Le sette sorelle: le Colonie storiche del Calambrone  
Le Colonie storiche del Calambrone rappresentano un fenomeno sociale, culturale e storico e architettonico di grande rilevanza a livello nazionale.

Colonia Firenze Costruita ad opera della Federazione Fasci di Combattimento di Firenze, inaugurata nel 1932. Ha una struttura particolarmente caratteristica: un lungo corridoio parallelo alla spiaggia su cui si innestano, perpendicolarmente, sette padiglioni disposti a pettine parallelamente. Il corridoio tra un padiglione e l’altro è vetrato. Copertura a capanna, mattoni a vista, motivi decorativi in cotto. È passata in proprietà alla Regione Toscana.   
Colonia Regina Elena Completata nel 1933, di proprietà dell’Ospedale di Livorno, da cui era partito il progetto di Città elioterapica. Progetto dell’arch. Ghino Venturi. E’ costituita da tre corpi legati tra di loro: due simmetrici e disposti parallelamente al mare, il terzo spostato verso la strada. Passò all’Opera Previdenza delle Ferrovie ancora prima della guerra. Vista dall'alto, richiama la forma di un fascio littorio: un edificio (cucine e refettorio) rappresenta la lama, mentre il fusto è costituito dagli edifici destinati ai dormitori, ai locali di svago e per le funzioni direttive.   
Colonia Principi di Piemonte Completata nel 1933, fatta costruire per i figli del personale dell’Aeronautica Militare. È caratterizzata intenti simbolici e propagandistici, a partire dalla planimetria che, pur non percepibile da terra, rappresenta un aeroplano puntato verso il mare: i due blocchi perpendicolari al mare rappresentano rispettivamente la testa e la coda, il corridoio che li unisce, il corpo centrale, costituito da un percorso coperto, completamente finestrato, che ospitava i servizi direttivi, rappresenta la fusoliera dell’immaginario velivolo, mentre la coda ospitava le cucine ed il refettorio, e le ali i dormitori. Gli intenti allegorici si esprimono anche nelle sette colonne che sostengono il pronao verso il mare rappresentano gli ideali pilastri del regime: il Governo, il Gran Consiglio del Fascismo, il Consorzio Nazionale delle Corporazioni, l’Esercito, la Milizia, gli Avanguardisti e Balilla, e le Giovani e Piccole Italiane.   Colonia Rosa Maltoni Mussolini Intitolata alla madre del Duce e inaugurata nell’estate del 1933, su progetto del famoso architetto Angiolo Mazzoni, risalente al 1926. Doveva essere completata agli estremi da due edifici semicircolari di cui fu realizzato solo quello a sud (Esedra, in cui vennero collocati due dormitori e una palestra). La parte Nord del complesso era destinata all’Opera Previdenza delle Ferrovie, la parte Sud a quella delle Poste e Telegrafi. Funzionò anche come Collegio per orfani. La parte Sud, passata nel dopoguerra alla Charitas Tridentina, ha assunto il nome di Regina del Mare. L’impianto planimetrico è mastodontico, e, se visto dall’aeroplano, appare come uno stilizzato fascio littorio.
La Rosa Maltoni è la Colonia più grande del Calambrone (14.000 mq) e insieme alla Colonia Fasci Italiani all’Estero, è la più interessante dal punto di vista architettonico. Presenta una struttura aperta con corpi orizzontali che si levano come parallelepipedi delle lunghe balconate e dalle altissime vetrate curve. Davanti all’edificio, verso il mare, si innalzano due serbatoi per l’acqua che si presentano come torri cilindriche di colore arancione, avvolte da una ripida scala esterna a spirale, di colore grigio piombo. Sorprendente è il colore degli intonaci e degli infissi (arancione vivo, rosso, cinabro), ma anche quello degli interni: il corallo dei letti e il rosa delle porte. L’adesione nel 1933 di Mazzoni al futurismo ha fatto ascrivere questa Colonia alle architetture futuriste.   
Colonia Figli Fasci Italiani all’Estero Realizzata nel 1935 su progetto degli arch. Paniconi e Pedicone. Inaugurata nell’estate del 1936 con un successivo ampliamento nel 1937. Ha una struttura a padiglioni a pianta aperta verso il mare in stile puramente razionalista, con finestre in lunghezza, pilotis, copertura piana. Una particolarità è la torre di comando, che si eleva in prossimità della strada, che evoca la sovrastruttura di una nave militare. Nella pineta sorgeva un grande teatro all’aperto. E’ la più meridionale delle Colonie storiche del Calambrone e insieme alla Rosa Maltoni è la più significativa dal punto di vista architettonico. Fu fatta costruire dall’Ente Figli Fasci Italiani all’Estero e doveva accogliere per il periodo delle loro vacanze estive i figli di italiani residenti all’estero. Nel dopoguerra passò ad una Fondazione dai compiti simili che la gestì fino alla fine degli anni sessanta allorché subentrò la Regione Toscana. Alcune parti sono state utilizzate dal Teatro Verdi come magazzino per le scene e i costumi. Nel padiglione sud per un certo tempo vi furono alloggiate famiglie di senzatetto. La parte costruita al di là della strada nella pineta fu utilizzata nel dopoguerra, fino al 1972, come Ospedale militare dell’esercito americano di stanza a Camp Darby che ne modificò pesantemente la planimetria interna. Successivamente fu utilizzato come deposito materiali della Regione e della Protezione Civile.   
Colonia Vittorio Emanuele III Inaugurata nel 1938, iniziata quattro anni prima per conto del Consorzio Antitubercolare di Pisa. Progettista: ing. Gino Steffanon dell’Amministrazione Provinciale di Pisa. Il fronte strada è contraddistinto da una certa monumentalità. Nella planimetria si può riconoscere la sagoma di un bambino con le braccia levate proteso verso un abbraccio, logo della Campagna Antitubercolare, diffuso dall’O.M.N.I. (Opera Nazionale Maternità e Infanzia). Il lato mare è caratterizzato da due gruppi scala spiraliformi aperti su un angolo, cioè non vetrati. Nel dopoguerra è passata in proprietà della Regione Toscana, utilizzata prima come scuola e successivamente come sede dell’A.N.P.A.S.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze). Venduto a privati nel 2007   
Colonia Marina Costanzo Ciano Ultima ad essere inaugurata (1939), fu costruita per uso dell’Ente Assistenziale dei Vigili del Fuoco per il quale funziona ancora oggi come Casa per le vacanze, con il nome di Santa Barbara.  
Centro Servizi E’ un gruppo di edifici costruito fra il 1932 e il 1934 sul lato interno del Viale del Tirreno (all’epoca Viale XXVIII ottobre), nella pineta, di fronte alla Colonia Regina Elena. Comprendeva una infermeria, la Chiesa, la direzione sanitaria, ambulatori, locali per uffici, una lavanderia centralizzata e una centrale di teleriscaldamento e altri due edifici per alloggi e magazzini.

Altre due peculiarità del Calambrone:



Nell'area adottata é presente un endemismo delle coste della Toscana nord - occidentale: la verga d'oro delle sabbie Solidago litoralis Savi e uno deglle stazioni più settentrionali della camomilla di mare Anthemis maritima L.

Peculiarità delle dune di Calambrone




L’area adottata mostra una caratteristica, purtroppo non comune a molti altri tratti del litorale, dovuta al  divieto in questa zona di pulizia meccanica dell’arenile, ovvero la preziosa presenza della  Posidonia oceanica, di notevole importanza ecologica.Lungo questo tratto di spiaggia, dove non operano ruspe e trattorini, crescono molte specie vegetali tipiche dell’anteduna. Alcuni esempi: Cakile maritima, Salsola Kali, Inula crithmoides ...

31 marzo 2009

Calambrone



Calambrone è una località balneare del comune di Pisa, compresa tra Tirrenia e Livorno. L’intera area adottata è situata all’interno dell’Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Si  trova fra la ex Colonia Regina Elena e la Regina del  Mare e  comprende la spiaggia, la fascia dunale e retrodunale. 

  

Materiali di documentazione


quaderni di lavoro individuali, disegni e testi creativi
opuscoli di documentazione dei percorsi svolti
dossier fotografici
poster, cartelloni, locandine, volantini
prodotti multimediali e video
pagine  web sui siti dei Partner

Con chi collaboriamo?


Il progetto si avvale della collaborazione con l’Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli

 

- Personale esperto del Parco lavora da anni con le scuole del progetto nella coprogettazione,tramite interventi nelle classi ed uscite sul campo;

- Poco dopo la  firma del Protocollo d’Intesa per l’Adozione della Duna sono stati installati tre pannelli illustrativi degli habitat dunali;

- Attualmente dirigenti e tecnici dell’Ente stanno progettando interventi per tutelare l’habitat dunale

- Referente del Parco per il progetto Adozione Didattica di una Duna a Calambrone: Michele Imbrenda.

 

RETE DI COLLABORAZIONE:

Istituto Tecnico Commerciale "A.Pacinotti"

Istituti comprensivi:

“R.Fucini”

“G.Gamerra”

“N.Pisano”

Circolo Legambiente Pisa

WWF Sezione di Pisa

Comune di Pisa

Provincia di Pisa

CNGEI – Sezione di Pisa




Scuole ed Associazioni collaborano


Scuole ed Associazioni collaborano nel
- monitorare e vigilare il più possibile l’area adottata;

- sensibilizzare la popolazione, adulta e non, verso un habitat così in pericolo;

- educare le persone a comportarsi nel rispetto di questo ambiente.

Le attività rivolte ad adulti

Il Progetto di Adozione della Duna prevede anche attività e eventi indirizzati ad un pubblico più ampio, cioè alla popolazione adulta, come:

  • incontri pubblici,
  • visite guidate,
  • mostre, ecc…

allo scopo di promuovere una maggiore e più diffusa consapevolezza dei valori ambientali, paesaggistici e scientifici del territorio locale, e fare opera di sensibilizzazione per una fruizione più consapevole.

Le attività con gli studenti (parte 2)










Esplorazione dell’ambiente accompagnata da momenti di pulizia come le campagne Puliamo il Mondo e Spiagge Pulite

Le attività didattiche con gli studenti












Attività finalizzate alla conoscenza dell’ecosistema del litorale sabbioso, rivolte agli studenti di tutti gli ordini: dalla Scuola dell’Infanzia fino alla Scuola Secondaria di Secondo Grado.

Firma del Protocollo d'Intesa


Alla fine dell’anno scolastico 2005-06 e dopo un lungo percorso, gli studenti e gli insegnanti del Progetto Incontri nel Parco (I.T.C. “Pacinotti” e Istituti Comprensivi “Gamerra” e “Fucini” di Pisa) hanno deciso di adottare una duna a Calambrone. A loro si è unito anche l’Istituto Comprensivo “Niccolò Pisano”.

Dopo un iter laborioso, L’Adozione didattica di una Duna a Calambrone viene stabilita da un Protocollo di Intesa siglato nel giugno 2007 da:

Comune di Pisa

Provincia di Pisa

Parco Migliarino,San Rossore, Massaciuccoli

I.T.C. “A. Pacinotti

Istituti Comprensivi “Gamerra”,

“Fucini” e “Niccolò Pisano”

Circolo Legambiente Pisa

Sezione WWF Pisa

Scopi del progetto

L’Adozione di una Duna a Calambrone fa parte del Progetto Incontri nel  Parco, un Progetto di Educazione Ambientale costruito da una Rete di Scuole, Enti e Associazioni pisane.
Scopi del Progetto:
  1. Diffondere la conoscenza del Parco Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli;
  2. Sensibilizzare i cittadini, a cominciare dalle fasce più giovani, ad apprezzare le bellezze e i valori ambientali e paesaggistici del territorio del Parco;
  3. Diffondere la consapevolezza dei problemi della salvaguardia e della conservazione degli habitat e dei paesaggi tipici del Parco;
  4. Promuovere e organizzare azioni di tutela del patrimonio naturale e paesaggistico.

Come é nato il progetto "Adotta una duna a Calambrone"

La proposta di adottare una duna è stata formulata nel maggio 2006  da un gruppo di studenti del “Pacinotti  come reazione ad una intimidazione compiuta da un ruspista che stava operando alla base di una duna di Calambrone.

Vittima dell’intimidazione: un volontario del WWF che i ragazzi avevano conosciuto e intervistato qualche mese prima in occasione di Puliamo il Mondo.

I ragazzi decisero di invitare Camillo in classe e parlando con lui compresero i pericoli che minacciano le dune. Infatti

lungo le coste italiane la maggior parte dei tratti dunali sono stati sbancati per costruire strade, case, parcheggi e per utilizzare la spiaggia a scopo balneare.

Le poche dune che si sono miracolosamente salvate possono essere considerate un patrimonio naturalistico e paesaggistico in stato di degrado e a rischio. 

Dopo questo incontro gli studenti proposero di fare qualcosa per difendere l’ambiente:

Adottiamo una Duna!

La proposta fu presentata all’Assessore all’Ambiente del Comune di Pisa e al Parco durante la Manifestazione finale del Progetto Incontri nel Parco (maggio 2006).

Ma perché adottare una duna?

… perché vogliamo contribuire alla conoscenza e alla protezione di un lembo del territorio locale di grande valore ambientale, contraddistinto da un equilibrio delicato e fragile,

quindi bisognoso di particolari attenzioni, collocato in un’area in rapida espansione edilizia, con evidente aumento dell’impatto antropico sull’ambiente naturale e sul paesaggio. 

… perché le dune sono un patrimonio in via di estinzione

Lungo le coste italiane,infatti, la maggior parte dei tratti dunali sono stati sbancati per costruire strade, case, parcheggi e per utilizzare la spiaggia a scopo balneare. Le poche dune che si sono miracolosamente salvate possono essere considerate un patrimonio naturalistico a rischio, che deve essere protetto. 

… perché vogliamo proteggere il paesaggio tipico del nostro litorale

Nel litorale del Comune di Pisa sono pochi i tratti dunali che sopravvivono, a parte la Tenuta di San Rossore, dove le dune sono ancora integre, ma minacciate dal fenomeno dell’erosione marina. Nei tre chilometri del Calambrone, dopo l’abbandono delle ex Colonie marine costruite in epoca fascista lungo la spiaggia, le dune si sono ricostituite con grande ricchezza vegetazionale, distinguendo così questa zona da altre località balneari vicine come Tirrenia e Marina di Pisa. 

… perché il tratto che abbiamo adottato è una delle poche aree dunali ancora in libero e spontaneo sviluppo

Sull‘arenile antistante alla duna che abbiamo adottato, non ancora spianato da ruspe e trattorini, crescono, a pochi metri dal mare, numerose piante antedunali che altrove sono state sradicate dalla pratica sistematica della pulizia con mezzi meccanici motorizzati. 

… perché le dune sono ambiente ricco di specie vegetali e animali

A prima vista, a chi non sa guardare, le dune possono apparire come “mucchi di sabbia”, ma non è così. Ospitano, infatti,molte specie vegetali ed animali. 

… perché la conservazione delle dune è necessaria per la protezione delle aree retrostanti

Perché le dune hanno un effetto barriera che difende dai venti e dalle tempeste marine: difendono il litorale dall’azione erosiva del mare e proteggono la vegetazione retrodunale. Senza di esse la sabbia trasportata dal vento finirebbe sulle piante e sarebbe una cosa dannosa, perché la salsedine brucia le piante