La musica è la voce degli Dei
è l’anima dell’Oriente
è l’idea antica che tra due persone
vi sia solo … luce.
La rosa,
l’immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nella notte profonda,
quella di qualundue giardino nella notte profonda,
quella di qualunque giardino e di qualunque sera,
la rosa che risorge dalla tenue
cenere per arte d’alchimia,
la rosa dei persiani e di Ariosto,
quella che è sempre sola,
quella che è sempre la rosa delle rose,
il giovane fiore platonico,
l’ardente e cieca rosa che non canto,
la rosa irraggiungibile.
La Divina. Figlia di un netturbino e di una donna di servizio, a quattordici anni già orfana di padre, costretta a lasciare per questo la scuola ed a lavorare come aiuto di bottega da un barbiere e poi come commessa per poi, attraverso alcune foto pubblicitarie essere chiamata a partecipare ad un provino per un film comico. Da questa inattesa esperienza cinematografica la Garbo deciderà di riprendere gli studi iscrivendosi all’Accademia di Arte Drammatica dove, grazie alla sua eterea bellezza, alla sua innata sensualità, al fascino profondo del suo sguardo, ad uno stile inconfondibile ed alla sua istintiva capacità di unire una sottile e distaccata ironia al talento drammatico verrà notata dal regista Mauritz Stiller che ne diventerà maestro e mentore partendo con lui per Hollywood dove entrerà nel mito.
Dal 1927 al 1937 l’attrice interpreta una ventina di film in cui rappresenta donne seduttrici dalla vita tormentata, destinate tutte ad una tragica fine. L’impatto sul pubblico è immediato grazie alla sua bellezza altera e raffinata e ad una intensissima recitazione che ne definisce il particolarissimo stile sia nei ruoli drammatici che in quelli sentimentali.
La “Divina”. All’origine della sua leggenda sono alcuni atteggiamenti tenuti dall’attrice stessa ed assecondati dal mèntore Stiller. Quando la Garbo recita il set del film è protetto ed inaccessibile tranne che per l’operatore e gli attori che partecipano alla scena. Stiller arriva al punto di recintare il set con una tenda nera giacché l’attrice, per l’estrema riservatezza e timidezza del suo carattere, interrompeva la recitazione nel momento in cui si accorgeva che un estraneo era presente nel set rifugiandosi in camerino. Anche per queste sue caratteristiche la Garbo rifiuterà sempre lo Star System detestando la pubblicità, le interviste e la vita mondana proteggendo con ostinazione la sua vita privata anche dopo il termine della sua carriera di attrice e saranno proprio la sua estrema riservatezza, il mistero che circonda la sua bellezza ed il suo particolarissimo fascino alle origini della sua leggenda. Ricordo alcuni film (che consiglio di vedere a casa mentre fuori nevica): La regina Cristina (1930), Mata Hari (1931), Grand Hotel (1932) Anna Karenina (1935) e Camille (Margherita Gauthier, 1936) di Gorge Cukor.
Link: Tribute to Greta Garbo, Queen Christina, Mata Hari.
Artemide dea greca e la italica Diana dea della caccia, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti è simbolo di una femminilità indipendente ed assertiva il cui valore non dipende dalla presenza dell’altro, ma dalle abilità e da un’identità fondata sull’essere e non sull’apparire. Una femminilità che non si realizza necessariamente nella maternità e nel matrimonio, ma che ama la libertà, il bosco e la natura vibrante di luce e di vita: valli solitarie, alture remote, vite che nascono, crescono, stormiscono, cantano, si muovono, si cercano, si generano, muoiono. Una natura che suscita meraviglia ed insieme inquietudine, senso di estraneità e di mistero. Dea della natura e della luce, sorella gemella di Apollo, dea della fertilità e del parto, delle danze delle fanciulle e della caccia, viveva nell’isola di Delo ed è rappresentata insieme agli animali del bosco, sia nella caccia che per curarli ed ha sempre accanto cani dalle orecchie pendenti ed il cavallo selvatico.
Quanto avrebbero da imparare … non parlo dell’acting out di un povero ragazzo con problemi psichici, ma di quanto accaduto a seguito, parlo di coloro che presi da una euforia di violenza si sono fatti interpreti di un odio feroce contro una persona di settant’anni gravemente ferita. Inquietante. Una persona può piacere o non piacere ma la contestazione deve trovar fondamento sul dialogo, mai sulla violenza. Mai vista una cosa del genere, forse solo durante gli anni di piombo, quando la bramosia di affermazione e di potere passava anche attravero gli assassinii. La politica e di contro la sua contestazione in nessun caso può giustificare il sangue, nè l’intimidazione, nè la prevaricazione, ma deve invece fondarsi sul confronto di contenuti e di proposte. E’ quando mancano sia i contenuti che le proposte che non può che subentrare l’arroganza e la sopraffazione. Inquietante e triste. E’ un tema antico che richiama la natura animale, predatoria, spietata dell’uomo, se ancora chi si comporta violentemente o peggio giustifica in modo delirante la sua violenza, può definirsi Uomo. Per fortuna esistono anche Italiani diversi, e credo siano tanti, che non inneggiano alla violenza ed all’odio ingiustificato, che conoscono il valore di una cultura del bene e che, come direbbe Aristotele, per rispetto alla dignità della coscienza individuale cercano di praticare la virtù dichiarata, che preferiscono ancora subire un torto piuttosto che farlo, ancora degni quindi di questo nome.
Softly into your broken veins
Softly into these broken dreams
Will you ever come home?
Will you ever be found?
Standing on shattered windowpane
softly I whisper your name
concealed in bedclothes of frosting cold
Softly the snowflakes start to fall
fleecing the velvet skin
Suspended in frozen time
Icicles slowly drip outside
to the rhythm of your wounds here inside
I entered your dream, I entered your scheme
Softly to swim inside your veins
Softly in rippling cellophane
to float and glide in time
to the rushing in your brain
I wanted your lips, yes I wanted your kiss
So softly the moment had flown
My body outside yours
softly collects the falling snow
and disappears far away
so softly
Siouxsie And The Banshess