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NON FERMATE IL FOTOVOLTAICO
17 aprile 2012 — pagina 12 sezione: NAPOLI
un settore produttivo che in Italia ha un numero di occupati maggiore della
Fiat viene messoa rischio da un decreto chiaramente punitivo nei confronti
della produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica. A leggere il
decreto del governo ci si chiede perché continuino a chiamarli incentivi e,
invece, più correttamente non diano al decreto il titolo di: limitazione dello
sviluppo del fotovoltaico sul suolo italiano. A leggere la bozza del decreto,
pare che addirittura impianti superiori ai 12 kW, che costituiscono il
fabbisogno di una abitazione media con annesso un negozio o uno studio
professionale, siano già considerati impianti industriali e quindi assoggettati
alle stesse procedure di un grosso impianto. La vicenda è stata fatta detonare
da una delibera dell' Autorità per l' energia elettrica e il gas (Aeeg) nella
quale, in buona sostanza, si dice che gli incentivi dati al fotovoltaico, a
conti fatti, pesano sulla bolletta elettrica circa 100 euro all' anno per
famiglia, che al giorno significa non più di 30 centesimi di euro. Hanno però
dimenticato quanto, ancora, si legge nello stesso comunicato dell' Autorità che
illustra il provvedimento: «Per l' energia elettrica, l' aumento del 5,8 per
cento in vigore da aprile, deriva sostanzialmente dagli incrementi del
petrolio, dai maggiori costi per il mantenimento in equilibrio del sistema e
dall' andamento della borsa elettrica sia per effetto dell' emergenza freddo di
febbraio sia in una visione prospettica. Il petrolio è cresciuto dell' 8,5 per
cento solo nell' ultimo trimestre e del 37,5 rispetto alla fine del 2010 mentre
il contestuale deprezzamento dell' euro ha spinto i prezzi a picchi storici
finora mai raggiunti». Aggiungerei che il petrolio è cresciuto di oltre il 110
per cento dal 2005, ma questo sembra non interessare al governo tecnico, che
per varare un decreto punitivo per il fotovoltaico si fa scudo della
deliberazione dell' Autorità, che si limita a illustrare la composizione del
prezzo dell' energia. Certo l' Autorità avrebbe potuto, con maggiore accortezza
e rimanendo nei limiti della propria funzione, specificare, ad esempio, che il
costo del fotovoltaico non ha variazioni con il variare dei prezzi del petrolio
né con le condizioni geopolitiche. Oppure, che l' energia prodotta dagli
impianti fotovoltaici viene acquistata dai distributori locali (Enel, Acea) a
11 centesimi al kWh e viene rivenduta, Iva compresa, alle famiglie a circa 27
centesimi al kWh. Considerato che ai sensi delle norme vigenti gli impianti di
piccola taglia non possono vendere autonomamente l' energia prodotta, quando
sarà operativo il decreto in discussione, chi si avventurerà a realizzare un
impianto, che sarà, ad esempio, messo in esercizio nel 2013, riceverà quale
corrispettivo il prezzo determinato da una tariffa chiamata onnicomprensiva
(che comprende gli incentivi e il prezzo di vendita) pari a circa 14 centesimi
di euro per ogni kWh immesso in rete, mentre i distributori locali che possono
vendere l' energia, senza aver fatto investimenti e senza sostenere i costi di
gestione di quegli impianti, venderanno alle famiglie italiane la stessa
energia, a circa 27 centesimi al kWh, compresa Iva. Ciò alle quotazioni
odierne, nei prossimi mesi si vedrà. Ma questa è materia di Antitrust! Sì, l'
Autorità garante della concorrenza e del mercato, quella che, leggendo
testualmente dal sito, «è stata istituita in Italia nel 1990. È un' istituzione
indipendente, che prende le sue decisioni sulla base della legge, senza
possibilità di ingerenze da parte del governo né di altri organi della
rappresentanza politica. L' Autorità garantisce il rispetto delle regole che
vietano le intese anticoncorrenziali tra imprese, gli abusi di posizione
dominante e le concentrazioni in grado di creare o rafforzare posizioni
dominanti dannose per la concorrenza, con l' obiettivo di migliorare il
benessere dei cittadini. Dal 2007 è stato affidato all' Antitrust il compito di
tutelare i consumatori (e dal 2012 anche le microimprese) dalle pratiche
commerciali scorrette delle imprese...». Ma certo, è proprio materia di
Antitrust, l' Autorità indipendente della quale era presidente Antonio
Catricalà, prima che entrasse a far parte dell' attuale governo con l' incarico
di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. È bene che le famiglie
italiane sappiano che più si svilupperà il sistema di produzione di energia da
fonti rinnovabili, meno saremo dipendenti dal mercato del petrolio e dalle sue
distorsioni; che l' energia prodotta da fonti rinnovabili attinge a risorse
proprie del nostro territorio, comprese le competenze professionali. E ancora,
che l' unico modo per abbassare il prezzo dell' energia è quello di promuovere
un sistema diffuso di produzione, che proprio la generazione da fonte
rinnovabile realizza, a dispetto dell' attuale produzione che è concentrata
nelle poche mani di chi decide il prezzo dell' energia elettrica. Ma che si
tema proprio questo? Che si tema che una produzione diffusa possa
effettivamente realizzare la liberalizzazione effettiva del mercato dell'
energia della quale, in Italia, si parla fin dal 1991, data di approvazione
della legge 10 dal titolo "Norme per l' attuazione del Piano energetico
nazionale in materia di uso razionale dell' energia, di risparmio energetico e
di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia". Penso di no, un governo
tecnico non lo farebbe mai. Queste cose potremmo aspettarcele da un governo
formato da una parte politica decisa, per legittima scelta di parte, a
patrocinare un modello di sviluppo legato all' uso del petrolio. Un governo
formato da tecnici sa dare ai numeri la esatta interpretazione e quindi sa
distinguere gli oneri legati ai costi generati dall' aumento del petrolio da
quelli che favoriscono le fonti di energia pulita, che sono l' unica strada che
può liberarci dalla morsa dei combustibili fossili e dal suo catastrofico
mercato. Nell' esame della produzione attraverso l' energia solare non si può
non evidenziare che mentre in uno dei Comuni della Germania con la migliore
esposizione ai raggi solari vi sono poco più di 1.000 ore di sole, nel Comune
equivalente nel Mezzogiorno ve ne sono almeno 1.400. Quindi qualsiasi politica
che limita di fatto lo sviluppo delle energie legate alla fonte solare continua
ad adottare modelli di sviluppo contrari alle caratteristiche specifiche del
Sud dell' Italia. Continuando ad applicare schemi che, non tenendo in conto le
caratteristiche dei territori, condannano una parte del Paese al sottosviluppo
e alle diseguaglianze sociali.
- BARTOLOMEO SCIANNIMANICA
- BARTOLOMEO SCIANNIMANICA