Ieri pomeriggio, presso la Fondazione Edoardo Garrone a Genova, si e’ tenuta una tavola rotonda sulle problematiche dell’accesso dei minori alla rete internet, dal titolo eloquente “Minori alla tastiera, minori alla sbarra” organizzata da Telecom Italia.
Il 13% dei minorenni italiani frequenta siti web per adulti, il 33% fa acquisti in rete senza il consenso dei genitori, l’11% afferma che i genitori non sanno minimamente cosa fa in rete, il 36% ammette di comportarsi diversamente sul web se i genitori sono nei paraggi. I genitori che credono di sapere cosa fa il figlio sulla rete e invece ne e’ all’oscuro e non e’, spesso, nemmeno in grado di controllarne l’attivita’.
Un mondo del crimine, che non viene percepito come tale, con implicazioni enorni anche sulle famiglie e per le persone coinvolte. Termini come grooming, il cyberbullismo, sexting, dipendenze tecnologiche entrano sempre piu’ nelle aule dei Tribunali, soprattutto minorili.
Hacker italiani minorenni hanno violato i sistemi informatici di Pentagono, Nasa, Corti di Giustizia Usa, centrali nucleari in Brasile, fino alle più grandi realtà bancarie d’Italia: negli Stati Uniti, dopo l’11 settembre 2001, queste violazioni sono equiparate a terrorismo, reato per cui e’ prevista la pena di morte.
E’ il quadro emerso dalla tavola rotonda ‘Minori alla tastiera, minori alla sbarra‘ organizzata a Genova da Telecom Italia nell’ambito dell’iniziativa ‘Anche io ho qualcosa da dire‘ fortemente voluta dal dottor Umberto Rapetto (ex generale della Guardia di Finanza che ha vissuto in prima persona queste realta’) alla quale è intervenuta anche il procuratore capo del Tribunale dei Minori di Genova Cristina Maggia e il funambolico ed espertissimo professor Andrea Aparo. Grandi assenti le istituzioni cittadine e politiche.
Tanti e preoccupanti i molti casi pratici ricordati, che hanno presentato uno spaccato dei reati compiuti dai minorenni italiani. Si va dal giovanissimo hacker figlio di un docente di Informatica all’Università di Salerno entrato nel sistema web del Pentagono, della Nasa, delle Corti di Giustizia statunitense fino a penetrare nel sistema di controllo di una centrale nucleare in Brasile che si divertiva a spegnere e accendere le luci all’interno della centrale al punto da diffondere su internet la leggenda del fantasma di ‘Pernambuco’.
Giovanissimi italiani hanno colpito siti web causando centinaia di migliaia di euro di danni, le Poste Italiane hanno avuto una banda di ragazzini entrati dentro al loro sito bloccandone l’operatività per giorni, procurando disagi a tutta la comunita’. Un ragazzo minorenne di Barcellona Pozzo di Gotto per protesta dopo un acquisto che non lo ha soddisfatto ha manipolato il sito di una nota marca di calzature danneggiandolo e cambiando tutti i prezzi. Un altro ragazzino della periferia di Roma, poco prima dell’entrata in vigore dell’euro, è entrato nelle più grandi realtà bancarie d’Italia, muovendo miliardi di Lire, senza che i genitori avessero idea di quello che stava facendo.
”Tutti i ragazzi non si rendono minimamente conto di quello che stanno facendo. Di fronte alla contestazione del reato l’atteggiamento generale è quello di cadere dalla nuvole e dire ‘non lo sapevo’ – ha spiegato il procuratore Maggia – sia il minorenne sia spesso i genitori”. Spesso si tratta di situazioni di disagio dei ragazzi, che intendono in questo modo affermare la loro presenza in un mondo dove conta soprattutto l’apparire.
Non per nulla il dott. Rapetto, recatosi presso una scuola genovese per uno degli eventi della manifestazione, e’ stato accolto da un fumogeno che ha provocato l’evacuazione della scuola e, ovviamente, la gara tra i ragazzi per essere tra i primi ad immortalato e diffondere su Facebook l’evento.
Come ben evidenziato dai relatori, la scuola, gia’ alle prese con enormi difficolta’ e responsabilita’, non puo’ sempre intervenire e sopperire alle deficienze relazionali dei giovani. Deficienze in gran parte ereditate da situazioni familiari complicate dove i genitori non sanno tenere un ruolo di guida, o solo di appoggio e vicinanza, perche’ loro stessi vengono da situazioni di disagio o vivono situazioni di difficolta’ economica e/o relazionale. Come ha ricordato la dott.ssa Maggia, in questi ultimi decenni sono venute sempre meno le figure di riferimento istituzionali che erano davvero al servizio della popolazione in generale e della gioventu’ in particolare.
Per il dott. Rapetto pero’ ci deve essere uno sforzo per indirizzare i ragazzi a fruire dei nuovi strumenti tecnologici in maniera costruttiva, in modo che possano ricevere gratificazioni senza delinquere. E’ una sfida che molti insegnanti hanno gia’ colto, tra mille difficolta’.