giovedì 1 marzo 2012

Monti, le imposte e l'iniquità sociale.

DI EUGENIO ORSO
pauperclass.myblog

Ed ecco che il gioco di Monti e del suo esecutivo, al servizio della classe dominante globale, diventa chiarissimo anche sul piano della fiscalità.
In qualità di ministro dell’economia, oltre che di capo di un governo imposto all’Italia dai potentati finanziari, nell’Atto di indirizzo sulla politica fiscale per il triennio 2012-2014, Mario Monti manifesta pubblicamente l’intenzione di spostare gradualmente il peso dalle imposte dirette, sul reddito (IRPEF, IRES, IRAP) ed anche sul patrimonio (ICI), a quelle indirette che colpiscono i consumi (IVA, accise ed altre). [ www.ansa.it]

Perché lo vuole fare e quali sono i veri scopi di questa manovra?

Cerchiamo di capirlo, attraverso una breve ma non inutile analisi.

Sappiamo bene che le imposte indirette, ed in particolare quelle che colpiscono i consumi di massa, sono "regressive", cioè punitive per i bassi livelli di reddito e "premianti" per i redditi più alti, in particolare se la loro manovra in aumento sostituisce progressivamente quella sulle aliquote delle imposte dirette sui redditi personali e delle società.

L'imposizione cosiddetta regressiva è quella che meglio realizza l'iniquità sociale, e ciò può avvenire seguendo due strade:

1) Stabilendo per le imposte dirette, che colpiscono i redditi personali, aliquote decrescenti per scaglioni di reddito crescenti. Ma in tal caso il gioco sarebbe scoperto, e l'iniquità sociale quanto mai palese. La giustificazione di un simile obbrobrio fiscale potrebbe essere: "Premiare chi produce un maggior reddito, e stimolare chi ha redditi bassi a produrre redditi più alti", giustificazione che è falsa, oltre che ipocrita. Questa soluzione, nonostante Monti non abbia necessità di consenso popolare e i suoi padroni hanno preventivamente comprato interi gruppi parlamentari e numerosi capi sindacali, è però irrealistica, non applicabile, perché è troppo “scoperta”, e potrebbe suscitare forti reazioni nel paese. Una via più nascosta per colpire i subalterni e incrementare il tasso di iniquità sociale potrebbe essere quella di ridurre il numero di scaglioni e aliquote, relativi alle imposte sui redditi. Ad esempio, per quanto riguarda l’IRPEF vigente in Italia, dagli attuali cinque a soli tre, o peggio, da cinque a due, che è quello che da sempre avrebbe voluto fare l’estromesso Silvio Berlusconi.

2) Agendo sull'imposizione indiretta che grava sui consumi ed aumentando indiscriminatamente le aliquote, che per quanto riguarda l'IVA sono tre: 4%, 10% e 21%. E' chiaro che l'incidenza dell'aumento, e quindi del peso fiscale sopportato, cresce con il ridursi del reddito disponibile, ed è proprio in ciò che risiede la regressività dell'imposta. Storicamente, durante il seicento francese e il regno di Luigi XIV, il sovrintendente alle finanze del re, il celebre mercantilista Jean-Baptiste Colbert, cercò di colpire l'aristocrazia e recuperare risorse per lo stato ristrutturando il rudimentale sistema d’imposizione fiscale di allora, e cercando di aumentare l'imposizione indiretta sui consumi. In quel mondo protocapitalistico, tardo aristocratico e proto borghese, si verificava una situazione opposta rispetto a quella attuale: i consumi erano privilegio della classe dominante, spesso si trattava di consumi di prestigio (arazzi di Gobelines, sete di Lione, lussuosi candelabri d’argento ed ammennicoli vari), e non erano perciò accessibili alla massa, al vecchio popolo di estrazione medioevale. Quella che ai tempi di Colbert era una politica fiscale tutto sommato "progressiva", che colpiva i ricchi difesi dai privilegi (l'aristocrazia, imbellettata e parassitaria, trasferitasi simbolicamente nella nuova reggia di Versailles, fra i piaceri dell’isola incantata), oggi diventa "regressiva", al punto che penalizza i bassi livelli di reddito nel segno più manifesto dell'iniquità sociale. Una strada, se combinata con una leggera discesa delle aliquote delle imposte dirette (sui redditi personali e d'impresa) per tutti gli scaglioni di reddito, che consente di mantenere o aumentare la pressione fiscale, in modo subdolo e (appunto) indiretto, sulle classi subalterne e sui bassi scaglioni, "defiscalizzando", di fatto, i più ricchi.

E' questa la strada che seguirà il governo fantoccio di Monti, il quale intende spostare progressivamente il peso fiscale dall'imposizione diretta a quella indiretta, in primo luogo gravante sui consumi di massa. Del resto, Monti ha già mostrato la direzione di marcia che intende seguire il suo esecutivo mantenendo l’aumento di un punto percentuale della massima aliquota IVA, entrato in vigore il 17 settembre 2011, ed elevando le accise sui prodotti energetici (in breve, sui carburanti) con il decreto detto ironicamente Salva-Italia, accise che guarda caso sono imposte indirette quanto l’IVA e sulle quali incide la stessa Imposta sul Valore Aggiunto.

Ecco cosa nasconde il famigerato «Atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2012-2014» pubblicato alla fine di febbraio sul sito del ministero dell'Economia e delle Finanze.

Un’ultima considerazione: se l’aumento dell’imposizione fiscale sui consumi avrà, com’è ragionevole aspettarsi, un effetto depressivo sugli stessi, e quindi un riflesso negativo su produzione e occupazione, in che modo ciò potrà conciliarsi con il progetto Cresci-Italia (la Crescita neocapitalistica “salvifica”) tanto sbandierato propagandisticamente da Monti e dalle grancasse mediatico-politiche che lo sostengono?

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/03/01/monti-le-imposte-e-l-iniquita-sociale-di-eugenio-orso.html
1.03.2012

domenica 19 febbraio 2012

Ungheria nel mirino

DI UMBERTO MAZZEI
Página 12

Le banche centrali si definiscono indipendenti se obbediscono ai dettami della banca internazionale. Il caso dell’Ungheria è rivelatore. Nel nuovo parlamento, hanno approvato modifiche alla costituzione ungherese con una maggioranza qualificata. Il cambiamento rilevante è la composizione della Banca Centrale dell’Ungheria, che migliora la supervisione del governo sulla propria moneta, il fiorino.

È scoppiato il pandemonio nell’Unione Europea. Il Primo Ministro, Victor Orban, è stato chiamato despota nazionalista e antidemocratico, tra altri epiteti peggiori. Washington ha parlato di “inquietudine” per la riforma. Parigi, del “problema con l’Ungheria” per la “deriva nazionalista e autoritaria” del governo. I media, del “grande debito pubblico dell’Ungheria” (Le Figaro), che è dell’80 per cento del PIL, come in Germania. Il FMI, la Banca Mondiale e l’UE hanno congelato i prestiti all’Ungheria. Il fiorino è crollato.

Tutta la sera del 18 gennaio l’Ungheria è stata sul banco degli imputati davanti al Parlamento Europeo. È criticata perché menziona Dio nella sua costituzione, come se altri paesi europei, come la Gran Bretagna (Dieu et mon droit, Dio è il mio diritto, ndt) o extraeuropei come gli Stati Uniti (In God we Trust, Crediamo in Dio, ndt) o musulmani (in nome di Allah) non lo menzionassero. È per pura ipocrisia. Quello che dà fastidio è che sia l’Ungheria a controllare la sua Banca Centrale.

In sintesi, si esige che il popolo ungherese, pur non utilizzando l’euro, rinunci a esercitare controlli, attraverso le autorità che ha eletto, sulla sua banca centrale. È stata commovente l’unanimità dei parlamentari della sinistra europea per difendere l’indipendenza delle banche centrali, per dare libertà ai “tecnocrati” imposti dal settore finanziario privato. Nel suo discorso, Daniel Cohn Bendit, è arrivato ad avvertire di possibili derive autoritarie stile Chàvez.

Si è anche sentito l’antico maoista, riciclatosi in liberista atlantista e attuale presidente dell’Unione Europea, Manuel Barroso, spiegando cosa significa rispettare la democrazia, punire con sanzioni finanziarie e altre ancora uno Stato membro dell’UE per una Costituzione votata nel suo Parlamento.

La Commissione Europea ha dato all’Ungheria un mese di tempo per emendare la sua Costituzione. I burocrati di Bruxelles – che nessuno ha eletto – vogliono annullare le riforme approvate da una maggioranza travolgente in un Parlamento eletto con un voto popolare. Il partito Jobbik già prepara un referendum popolare per uscire dall’UE.

In America latina ci sono stati episodi recenti che hanno a che fare con l’indipendenza delle banche centrali. Due anni fa l’Argentina voleva usare le sue riserve per pagare il debito, ma il presidente della Banca Centrale, Martin Redrado, preferì pagare gli interessi alle banche creditrici. Alla fine, nonostante l’appoggio internazionale, dovette rinunciare.

Questi fatti obbligano a ricordare la storia delle banche centrali e della loro funzione. L’emissione del denaro è una prerogativa dello Stato, che si fa secondo le necessità del paese. Parallelamente c’è stata l’attività dei cambiavalute, dai mercanti di shekelper il culto a Gerusalemme (moneta utilizzata dagli ebrei per pagare i sacrifici pubblici, ndt) fino ai banchieri italiani del Medioevo. Questi ultimi diedero alla banca privata la sua prima forma: custodire il denaro altrui ed emettere certificati di un valore riconosciuto, che circolavano a livello internazionale dietro la riscossione di una commissione.

Nel 1694 i due ruoli si fusero con la creazione della Banca d’Inghilterra. Fu una società privata, con azionisti segreti, che utilizzò in grande scala la riserva frazionaria, ossia emettere certificati di credito su un denaro che non si ha e incassare interessi su questi prestiti. È il modello della Federal Reserve degli Stati Uniti, un gruppo di banche private finanzia il governo statunitense con denaro inventato in cambio di Buoni del Tesoro che pagano interessi.

Guadagnare denaro con l’emissione non ha senso: si crea molto denaro per fare bolle e si vende; si ritira denaro perché si abbassino i prezzi e si compra. È il meccanismo attuale della finanza internazionale. I banchieri lucrano con il debito pubblico e la speculazione, a spese della gente.

Il debito pubblico dell’Eurozona, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna (al 2011) vale già 32 trilioni, la metà del Prodotto Mondiale (65 trilioni) e la causa è un aumento repentino provocato dal salvataggio delle banche private, rovinate nelle loro speculazioni, con denaro pubblico.

La causa non è la spesa sociale o il welfare europeo, come sostengono alcuni interessati a demolirlo per precarizzare ancora di più il lavoro e aumentare i profitti con salari bassi. La frode finanziaria continua con l’inflazione di attivi in bolle speculative per migliorare i bilanci. Il traffico con i famosi derivati non diminuisce anzi aumenta: da 601 miliardi nel 2010 a 707 miliardi nel 2011, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea. È facile pronosticare che il 2012 vedrà crescere l’indignazione insieme agli indegni.

* Umberto Mazzei è Professore di Scienze Politiche dell’Università di Firenze e direttore dell’Istituto di Relazioni Economiche Internazionali a Ginevra.

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Fonte: Hungría, en la mira

14.02.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUDO

venerdì 17 febbraio 2012

Il debito pubblico

Mettiamo che oggi si fondi un nuovo stato, e lo fondiamo con pressapoco le leggi vigenti in occidente.

Il nuovo stato, che chiamiamo "Austerity" avrà, come si conviene in occidente una Banca Centrale "indipendente" ossia "indipendente rispetto al controllo pubblico, ma dipendente dal controllo di pochi privati, essendo nella neolingua liberista indipendente e privata due sinonimi".

Austerity non ha soldi, e deve chiedere alla BC di stamparli.
Essa stampa 100.000 "fondi" (il nome della nostra moneta) e, come si conviene in ogni democrazia che si rispetti li PRESTA ad un tasso dell'' 1% alle banche private che compongono il suo azionariato (ma non c'è un minimo di conflitto d'interesse?), le quali poi prestano 50.000 di questi fondi allo stato di Austerity al tasso del 4% e 50.000 ai suoi cittadini al tasso del 7%.
Dopo un anno lo stato di Austerity avrà accumulato un debito di  52.000 ed i suoi cittadini un debito complessivo di 53.500 per un totale di 105.500 "fondi" di debito totale su un circolante di 100.000 "fondi".

Se lo stato ed i cittadini volessero estinguere il debito allora si ritroverebbero senza un "fondo" ma con un debito residuo di 5.500 "fondi", e la perdita di tutto ciò che hanno dato in garanzia per questi fondi per quel che riguarda i cittadini (case, negozi, aziende, auto... tutto) e la privatizzazione forzata dei beni pubblici dello stato a beneficio di chi? Delle Banche naturalmente.

Cari cittadini: stando così il sistema o fallisce lo stato (soluzione argentina), o fallite prima voi e poi lo stato (soluzione greca).

Lo stato greco è tecnicamente già fallito, ma viene tenuto a galla per poter finire prima di rastrellare quel poco che rimane nelle tasche dei cittadini; questa è la politica della UE delle Banche, di cui Papademos e Monti sono degni rappresentanti. Questo è ciò che Monti si appresta a fare all' Italia: svenarci per ripagare un debito truffaldino che si sapeva benissimo fin dall' inizio cosa avrebbe portato.
Si badi bene: NON SI PUO' PAGARE IL DEBITO (non solo in Grecia, ma anche in Italia, in Spagna, in Portogallo... ed udite udite in USA, in UK, in Francia ed in TUTTI gli altri stati occidentali) PERCHE' QUEI SOLDI SEMPLICEMENTE NON ESISTONO, NON SONO MAI STATI STAMPATI ED IL DEBITO E' SUPERIORE, LO E' SEMPRE STATO FIN DALL' INIZIO E LO SARA' SEMPRE, ALLA RICCHEZZA COMPLESSIVA. IL RESTO SONO BALLE.

Qualsiasi altro discorso "politico" si può classificare come "blabla" in quanto questa dinamica  non è evitabile continuando le politiche attuali. Monti è agente di questo furto.
Il debito non si è creato, né qui né altrove, perché le pensioni o perché gli stipendi sono troppo alti, nemmeno perché i costi della politica siano eccessivi, non è perché esiste l'articolo 18, e nemmeno per tutti gli altri luoghi comuni che i politici, di "destra" o di "sinistra", al soldo dei banchieri, sbandierano. Il debito si è prodotto perché il sistema è basato sul debito fin dall' inizio.
SVEGLIA!

Non disperiamoci: la soluzione ci sarebbe:

1)nazionalizzare la banca centrale
2)creare una moneta sovrana, a livello locale, nazionale, europeo o globale poco importa, non importa nemmeno se è fiat o gold, purché sia esente da debito.
3)redistribuzione delle ricchezze ed un programma di spesa pubblica che contempli piena occupazione e la qualità della vita anziché il PIL come obiettivo da far crescere.

La brutta notizia è che chiunque ci abbia provato è morto (JFK docet).
Non si può fare, il sistema è irriformabile.
La cricca al potere, e non mi riferisco ai politici ma ai banchieri, preferisce la linea di "muoia Sansone con tutti i filistei", ma il loro piano sul lungo termine è insostenibile.
Prepariamoci alla notte buia prima che sorga nuovamente il sole.

Tradotto significa: sta per crollare l'intera società occidentale, a meno di una sanguinosissima "svolta autoritaria" che il potere sogna da tempo (ma a questo punto meglio il crollo). Chi non si sarà preparato al peggio, non ha speranze di passare la tempesta, perché l'alternativa del "business as usual" non ha speranze di attuarsi: o crolla o crolla.

mercoledì 15 febbraio 2012

20 ANNI DI SACRIFICI: PAROLA DI MONTI

   20 ANNI DI SACRIFICI: PAROLA DI MONTI*


*Nota di Synthesis: 20 anni di sacrifici per pagare un debito fasullo, contratto sulla base del niente per non si sa quale motivo (non fate retta ai tiggì: non è la spesa pubblica il problema, è la PROPRIETA' DELLA MONETA!!! La spesa pubblica semmai è la soluzione e la ricchezza pubblica dei cittadini!), con delle tipografie usuraie private chiamate "Banche" su ordine di un potere che ha il suo centro direttivo in un altro continente e che nessuno, né qua né là dall'atlantico ha mai realmente votato.


Postato il Mercoledì, 15 febbraio @ 06:02:07 CST di davide       Italia DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com

Abbiamo davanti 20 anni - "come sapete" - di sacrifici. Il governo Monti dice no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020. Il che, francamente, non fa una piega: sono ancora aperte le ferite per le spese folli e inutili degli ultimi Mondiali di nuoto e a dire il vero sono ancora aperte quelle dei Mondiali di calcio di Italia 90. Ridicolo spendere per un baraccone come quello di Roma 2020. Ma la cosa da mettere a fuoco è un'altra. Abbiamo davanti un periodo lunghissimo di ristrettezze e sacrifici.

Queste le parole di Monti. Naturalmente non ce ne importa nulla di commentare il no alle Olimpiadi di Roma quanto di capire il vero punto del giorno. E del futuro. Dunque 20 anni di sacrifici.

Intanto, non lo sapevamo affatto, come invece sembra voler far percepire il premier. O meglio, ancora la cosa non era stata esplicitata, anche se almeno su questo giornale ce lo siamo detti spesso. Invece adesso è ufficiale, se anche il "professore" ha parlato così chiaro.

Ma il punto è che le parole di Monti, sebbene a nostro avviso vadano considerate per "difetto" sulla durata del purgatorio, sono una vera e propria bomba. Perché comunque esplicitano una data, una ipotesi di "fine pena". Sulla quale, come tutti i condannati dopo aver ascoltato la sentenza, vale la pena di ragionare.

Voi quanti anni avrete, tra vent'anni? Siete disposti a vivere vent'anni d'inferno e a ritrovarvi tanto avanti negli anni (già anziani?) il giorno in cui - e sono solo previsioni - si potrà tornare, secondo Monti, semplicemente ai livelli ante-crisi in cui peraltro non è che si stava poi così bene?

Insomma questo è quanto. Ce ne è abbastanza per una rivoluzione, se solo gli italiani capissero cosa significa. Se solo avessero ancora sangue nelle vene.

Ma senza andare troppo in là, ce ne è abbastanza per fermare ogni tipo di investimento, personale o aziendale, per bloccare immediatamente ogni spesa, ogni rata, ogni cosa: per vent'anni, nisba, niente da fare. Nessuna ripresa, nessun miglioramento rispetto ad adesso. Anzi, semmai andrà peggio, proprio per il processo dell'effetto domino innescato dalle misure appena prese e da quelle che presumibilmente saranno prese a breve. Altro che sciopero della Fiom, altro che Camusso e compagnia cianciando.

Valerio Lo Monaco
Fonte: www.ilribelle.com
Link: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2012/2/15/20-anni-di-sacrifici-parola-di-monti.html
15.02.2012        

martedì 14 febbraio 2012

La Grecia di oggi è l' Italia di domani.

Il percorso che il nostro amato (ma non votato) premier sta perseguendo è quello già tracciato in precedenza dalla Grecia: austerità (taglio delle spese sociali) e liberalizzazioni (privatizzazioni) per pagare il debito (truffaldino) prodotto dallo stato (governato dalle banche) con le banche (ovviamente private) sotto il poco vigile controllo della Banca Centrale Europea (di proprietà delle suddette banche private).
In pratica sta succedendo questo: lo stato anziché produrre ed usare una moneta propria e sovrana ha contratto un debito fasullo ed impagabile con delle banche private, non riuscendo, come era ovvio, a ripagarlo, poiché il debito è superiore alla ricchezza complessiva, sta tagliando tutto il tagliabile e svendendo (indovinate a chi) tutto lo svendibile... così facendo distrugge l'economia reale ed il tessuto sociale, e nonostante questo si ritroverà comunque, prima o dopo, a fallire.
Il tutto con la diretta (e in certi casi consapevole) complicità di PD-PDL e Terzo Polo... questo vorrei tanto lo leggessero alcuni amici e parenti sinceramente elettori PD, che oggi accettano di buon grado il governo di Mr. Monti (ci sarà un motivo se lo scrivo all' anglo-americana, o no?), ossia il governo dei banchieri che prima ci hanno fregati da dietro le quinte, e adesso ci governano direttamente senza intermediari.
Mi viene in mente un parallelo: i politici stanno ai banchieri come i preti stanno al loro Dio.
Fortuna che io ho un altro Dio, il quale si sostenta benino anche senza 8x1000...


Tornando a noi: il percorso è già segnato ed è quello che ha intrapreso dalla Grecia, la quale ha, come noi, ceduto alle pressioni dell' Europa (Us-ropa? o ancora meglio: Us-uropa) e ha messo direttamente al governo, anziché i poggiapalle dei banchieri, i banchieri stessi.
Questo è ciò che accede oggi in Grecia:




Questo è ciò che succederà domani in Italia seguendo le ricette di Mr. Monti (quindi delle politiche imposte e gradite dal triangolo USA - UE - Banche; oltre che da chi questo triangolo controlla) continuerà sulla linea delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa sociale. Da notare che questo è anche ciò che accadrà se l'Italia pur non continuando con la linea di Mr. Monti, comunque omettesse di risolvere il problema di fondo della questione: la questione della proprietà della moneta... se lo mettano in testa Vendola e soci di "sinistra"... e se, al contempo, non perseguirà una politica sociale (socialista, statalista... fate vobis) anziché liberista... se lo mettano in testa ad esempio il quotidiano Liber, la Lega o o gli emuli nostrani di Ron Paul e del Tea Party, nonché il sito da cui è preso l'articolo che segue i miei deliri.


Questo è solo l'inizio di ciò che accadrà in Grecia perché le speranze di "ripresa" sono sostanzialmente nulle senza un cambio RADICALE (rivoluzione comunista? reazione fascista? rivoluzione hippie? l'esteriorizzazione della gerarchia? colpo di stato militare? un balzo nel medioevo pre-tecnologico? ritorno al feudalesimo? instaurarsi alla monarchia assoluta? ritorno alle polis greche? invasione straniera? invasione aliena violenta? invasione aliena pacifica? invasione aliena falso-pacifica? caduta di un meteorite? il ritorno del Cristo? il ritorno di Buddha? il ritorno di Krishna? l' arrivo del messia ebraico? l'arrivo dell' Imam Mahdi? l'arrivo dell' anticristo? trasformazione della Grecia in un immenso McDonald's? completa privatizzazione del paese che vedrà un manipolo di persone che possederanno tutto e tutti gli altri schiavi finché non succederà una qualsiasi delle cose precedenti?), quindi la storia non finirà qui, tutto è più probabile rispetto ad un continuo non traumatico dello status quo, persino l'impensabile, essendo lo status quo insostenibile.
E noi faremo lo stesso identico viaggio, e quando la macchina del crollo sistemico sarà avviata, tutto il mondo seguirà a velocità esponenziale.


Preparate la cintura di sicurezza, che poi tradotto significa: fate scorte alimentari, comprate semi biologici che possano rigerminare (non ibridi), iniziate ad "addocchiare" un terreno in montagna o campagna che possa servire per "piano b", comprate tutto il necessario per la sopravvivenza fisica, e soprattutto cercate il vostro "centro di gravità permanente".
Molti di quei pochissimi che mi leggono ora sicuramente penseranno: è pazzo.
Arthur Shopenhauer disse: "La verità attraversa sempre tre fasi: prima viene derisa, poi violentemente combattuta, infine accettata come ovvia".


COSA CI HA GUADAGNATO LA GRECIA?
DI MAURIZIO BLONDET
rischiocalcolato.it


“Non cambiamo posizione, i responsabili greci lo sappiano”, ha detto la Merkel. E’ la sua ultima parola. Se il governo greco non fa’ gli ultimi tagli – e non può farli, perchè ha tagliato la carne dei greci fino all’osso, e la rivolta travolge il governo stesso – la Grecia non avrà l’ultimo pacchetto di “salvataggio” europeo-Fmi, i 130 miliardi in sospeso. Ciò significa che il 20 marzo la Grecia farà bancarotta, non potendo rinnovare i 14,5 miliardi di Buoni del Tesoro in scadenza.
La durezza inflessibile della Merkel ha un motivo: il fallimento greco non è più una minaccia per la zona euro. I tre anni di negoziati e austerità devastanti che il governo greco ha concesso ai suoi creditori, nel vano tentativo di restare nell’euro, ha regalato ai banchieri il tempo per liberarsi dei titoli del debito greco, e divincolarsi dalla stretta del debitore: le banche straniere, si calcola, hanno ridotto la loro esposizione del 60 per cento. Per il resto, hanno già raggiunto un accordo di ristrutturazione tutto sommato a loro favorevole.

Lo ha spiegato al Telegraph William Buiter, capo-economista di Citigroup: “Ai primi di settembre ritenevamo che il costo dell’uscita della Grecia sarebbe stato molto alto per il resto del mondo; oggi pensiamo che il rischio sia molto minore perchè il contagio può essere contenuto”. Anzi, per “il resto del mondo”, è diventato più alto il rischio nel salvare la Grecia: secondo il FMI, il paese avrebbe bisogno di iniezioni di 250 miliardi di dollari per i prossimi 10 anni. E tutto questo, per un paese che rappresenta solo il 2,5% dell’economia dell’area euro. Vale la pena? No, per i banchieri globali.
Ciò significa che i governanti greci si sono privati da sè dell’unica arma (di ricatto) che avevano, ossia di trascinare con sè nella rovina gli altri membri dell’euro-zona. E per nulla: la bancarotta era già nei fatti da tre anni. Basti dire che l’ultimo pacchetto di salvataggio offerto dai poteri forti, quei 130 miliardi, rappresentano il 56% del Pil greco, un Pil che sta collassando. Quando mai quei 130 miliardi (un prestito, mica un regalo) avrebbero potuto essere restituiti?
Adesso la Grecia viene comunque abbandonata a sè stessa e alla bancarotta in catastrofe. E ci arriva, tagli dopo tagli alla spesa pubblica, rigore dopo rigore, con un’economia distrutta, una produzione industriale che è collassata, una popolazione ridotta alla miseria e senza paracadute sociali, una disoccupazione passata dal 18,2 per cento ad ottobre al 20,9 a novembre (un aumento del 14 per cento in un solo mese), capitali fuggiti all’estero per 60 miliardi (il 20% del Pil), le sue banche svuotate dai depositi, un’esazione fiscale atroce che però non riesce più a crescere perchè non c’è più niente da tosare, una gioventù che fugge all’estero perchè il paese è senza prospettive, il caos sociale insieme al caos finanziario.
Conclusione: la Grecia avrebbe fatto meglio a fallire prima. Tre anni fa. Dare un calcio alla “Troika” e alle sue interessate terapie di “risanamento”, rifiutare gli “aiuti” a caro interesse, e cessare i pagmenti alle banche tedesche e francesi – subito, quando ancora aveva un po’ di carne attaccata alle ossa. Avrebbe affrontato la bancarotta, e il ritorno alla dracma, con qualche energia in più da spendere nella stretta di cinghia che avrebbe preparato il rilancio. Rilancio che sarebbe avvenuto sicuramente, dopo due o tre semestri, con la riacquistata competitività: basti pensare che il turismo, che conta per il 16% del Pil, avrebbe avuto una ripresa tumultuosa grazie alla dracma debole. E così i noli navali, l’altro cespite nazionale.
La lezione dovrebbe servire anche per l’Italia, come per Spagna, Portogallo e Irlanda. E’ inutile accettare rigori e austerità per continuare a servire un debito impagabile. Il debito impagabile non va’ pagato. Meglio accettare l’austerità auto-imposta dal default sovrano, ugualmente trragica, ma che prepara al rilancio e alla crescita, che insistere con tagli, svendita (privatizzazioni) e austerità che non danno prospettive, e pagare il prezzo della perdita di sovranità a vantaggio di un comitato di creditori e agenti pignoratori sovrannazionali.
Nel tenebroso caos che la Grecia deve adesso affrontare da sola, c’è un solo raggio di luce, ancorchè paradossale: ed è che la polizia greca sta facendo causa comune con i rivoltosi, la cui protesta è stata mandata a stroncare nella strade. Il maggior sindacato di polizia ha emesso il seguente comunicato: “Rifiutiamo di metterci contro i nostri genitori, fratelli , figli, contro i cittadini che chiedono un cambiamento”.
Questo sì può cambiare le cose. Il popolo tosato e dissanguato, da solo, non ha potere di cambiare le cose. Per un semplice fatto: non ha armi, ha abbandonato le armi al stato che ha il monopolio della violenza, ed è capaci di organizzarla contro i cittadini. Ma pensate se la nostra polizia, pensate se i carabinieri rifiutassero di fare da scorta ai nostri politicanti avidissimi, i colpevoli del nostro immane debito pubblico, a questi parassiti che ci hanno portato alla rovina, e poi hanno ceduto la sovranità che gli avevamo delegato ai “tecnici”, ossia ai maestri della tosatura e del salasso per conto dei banchieri e della Kommissione. Pensateci: chi ha le armi per cacciar via questi parassiti miliardari dal governo e dal sottogoverno, per allontanarli dai posti dove continuano ad intascarsi il maltolto e a succhiarci il sangue? C’è da sognare.
La Grecia sta cominciando a diventare un esempio per noi, proprio adesso.
Maurizio Blondet
Fonte: www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2012/02/cosa-ci-ha-guadagnato-la-grecia-maurizio-blondet.html
13.02.2012

sabato 11 febbraio 2012

Chi sono Papademos e Mario Monti.

Video di Byoblu su Monti e Papademos ed i governi tecnici, oltre ai sempre presenti poteri occulti d'oltre oceano.