30 Marzo. 41° giorno di occupazione. Presidio al Call Center Trenitalia

30 Marzo. Via dello Scalo Prenestino, Portonaccio. Presidio e assemblea con le lavoratrici e i lavoratori del call center Compact/Almaviva/Trenitalia. 130 dipendenti dell’azienda in subappalto, da mesi senza stipendio che rischiano di perdere il lavoro. I lavoratori RSI delle Officine Occupate, insieme alla Rete sociale Casalbertone, hanno partecipato all’assemblea per portare solidarietà e costruire lotte comuni. Difesa del lavoro, del salario e dell’Art. 18 e contrasto alle politiche del governo e di Trenitalia uniscono i lavoratori. A presto altre iniziative comuni.

Presidio all’INPS dei lavoratori RSI: la cassa integrazione è un diritto

Lunedì 26 marzo – 1 mese e una settimana di occupazione

Questa mattina, presidio davanti la sede dell’INPS di Via dell’Amba Aradam per protestare per la mancata erogazione della cassa integrazione straordinaria. Grazie alla mobilitazione, siamo riusciti a ottenere un incontro del nostro rappresentante legale con il dirigente INPS di competenza. Dopo mesi di stallo, finalmente l’INPS ha dovuto certificare nero su bianco le inadempienze dell’azienda! Un primo passo per prenderci ciò che ci è dovuto.

Articolo di Repubblica
Articolo di Paese Sera
Guarda le foto di Simona Granati

Vogliamo i nostri soldi, Ora basta! Siamo da 8 mesi senza cassa integrazione

[Comunicato dei lavoratori in presidio]

Lunedi’26 marzo, noi lavoratori della RSI Italia SpA (Rail Service Italia, ex Wagons Lits), in Cassa Integrazione straordinaria da 8 mesi (dopo 12 di ordinaria) PROTESTIAMO davanti alla sede dell’INPS perché da 8 mesi non percepiamo il reddito che ci è dovuto.

Siamo 59 operai (33 metalmeccanici, 26 dei trasporti), addetti alla manutenzione dei Treni Notte e a settembre, quando scadrà la Cassa Integrazione, perderemo definitivamente il lavoro.

La nuova proprietà (Barletta Srl) ha bloccato la produzione e vuole dismettere la fabbrica per realizzare abitazioni e centri commerciali. Per questo dal 20 febbraio abbiamo deciso di occupare le officine di via Umberto Partini (zona Portonaccio, Casalbertone) a Roma.

Vogliamo i nostri soldi. Siamo stanchi di aspettare! 

Siamo da 8 mesi senza soldi. Nonostante gli accordi sindacali, le denunce e le ingiunzioni di pagamento, Barletta srl non ci ha pagato la Cassa Integrazione ordinaria (da maggio a settembre) e ostacola l’erogazione da parte dell’INPS della Cassa Integrazione straordinaria. Non fornisce la documentazione necessaria (SR 41 e buste paga). Ora l’azienda non deve neanche pagare, ma solo compilare un modulo. Ci vuole affamare!! Questo comportamento è immorale e illegale.

Perché l’INPS non richiede la documentazione? In questo modo l’INPS risparmia sulla nostra pelle? Siamo stanchi di aspettare!

Chiediamo un incontro ai dirigenti dell’INPS per avere spiegazioni e documenti che certifichino questo ritardo. 

Con l’occupazione delle offcine di via Partini abbiamo ottenuto un attenzione che fin’ora non avevamo avuto. Le organizzazioni sindacali e la Provincia di Roma hanno richiesto un incontro urgente al Prefetto per affrontare la nostra situazione e la violazione dei nostri diritti. Anche per questo chiediamo la certificazione della nostra situazione, per poterla mostrare al Prefetto e agli organi competenti. L’INPS dovrebbe favorire la trasparenza. Altrimenti è legittimo il sospetto di una complicità con l’azienda.

Il nostro non è un caso isolato. Sono migliaia i lavoratori che subiscono ritardi di anni nell’erogazione della Cassa Integrazione. Altro che privilegi, in questo modo vengono violati i diritti minimi, incentivando il lavoro nero e illegale.

La Cassa Integrazione è un diritto. Non un privilegio

In questi giorni si discute tanto di ammortizzatori sociali. Il governo e i mezzi di informazione ne hanno spesso parlato come fosse un privilegio. Vogliamo ricordare che la Cassa Integrazione Ordinaria deriva dai contributi dei lavoratori e che solo quella straordinaria è in parte pagata dalla fiscalità generale. Il governo vuole ridurre gli ammortizzatori sociali, invece di estenderli ai precari (come aveva promesso). Per noi questo è inaccettabile.

Nella crisi c’è bisogno di più risorse per chi perde il lavoro o per chi non riesce a trovarlo.

Molte imprese come RSI_italia (del grupo Barletta) stanno sfruttando la crisi per arricchirsi in un modo più facile. Cacciando i lavoratori e facendo speculazione edilizia e finanziaria. Proprio ora è inaccettabile ridurre gli ammortizzatori sociali.

Bisognerebbe estenderli a chi non ne ha diritto (lavoratori precari, a progetto, a partita iva). Serve un reddito minimo per tutti.

Una lotta comune

Questa manifestazione, così come l’occupazione delle Officine è sostenuta anche da altri lavoratori e cittadini, movimenti e associazioni della Rete sociale di Casalbertone e della città. Studenti, precari e operai uniti, perché la solidarietà oggi è fondamentale. La crisi e la disoccupazione dividono e scoraggiano. I governi invece di chiedere serietà alle imprese nella definizione dei piani insustriali, stanno smantellando i sistemi di tutela del lavoro conquistati negli anni (pensioni, ART. 18, Cassa integrazione straordinaria). Oggi dicono che è colpa dei lavoratori se i giovani sono precari e non trovano lavoro. Noi ci uniamo per dimostrare il contrario.

Lavoratori RSI / Treni notte
Officine occupate / Presidio portonaccio

La commissione lavoro della Provincia di Roma si riunisce presso la RSI occupata

Si è tenuta nella mattinata del 15 marzo dentro i locali mensa dello stabilimento RSI, una riunione straordinaria della commissione lavoro della Provincia di Roma. Lo stabilimento è occupato dal 20 febbraio dai lavoratori che oltre a denunciare il mancato pagamento della cassa integrazione, mettono l’accento sulla mancanza di un piano industriale serio e sull’intenzione della Barletta srl, proprietaria dell’azienda, di dismettere il sito produttivo in virtù di una speculazione immobiliare. Sullo sfondo la costruzione della nuova stazione Tiburtina e lo stravolgimento del quartiere di Casal Bertone.

Presenti all’incontro, oltre ai lavoratori dello stabilimento e alle reti sociali che li sostengono, i rappresentanti sindacai delle diverse sigle di categoria, i presidenti dei municipi III, V e VI, i consiglieri provinciali Peciola e Miccoli e il consigliere comunale Alzetta.

Dure prese di posizione da parte dei referenti istituzionali rispetto alla situazione dei lavoratori RSI. Il primo piano da aggredire è quello del reddito di questi lavoratori, sospeso illegittimamente da ben 9 mesi. Poi bisogna rivalutare l’intero progetto sull’area di Casal Bertone, rivisitando gli accordi di programma tra comune e Trenitalia, ma anche il cambio di destinazione d’uso già accordato sull’area dove insiste la RSI. Il cambio di destinazione d’uso sarebbe infatti improponibile perchè il Piano Casa, cui questa operazione fa riferimento, esclude di poter intervenire su aree di interesse strategico e produttivo. In generale, questo in sintesi il piano di ragionamento comune a tutte le realtà presenti, bisogna interrogarsi sul perchè la nuova stazione Tiburtina non rappresenti un fattore di crescita per il territorio ma solo un’opportunità di speculazione e rendita da parte dei proprietari dei terreni e dei costruttori.

L’impegno comune è a produrre un documento comune che veda la firma delle istituzioni presenti, provincia, municipi e comune (nella figura del consigliere Alzetta), per porre in maniera inequivocabile il problema in sede di consiglio comunale.

Intervento Marco Miccoli (Consigliere provinciale Pd)

Intervento Gianluca Peciola (Consigliere provinciale Sel)

Galleria fotografica di Simona Granati

Galleria fotografica dell’agenzia Eidon

 

Lavorare senza padroni

Venerdì 16 marzo h. 20:00 @ Strike SpA
presentazione del libro LAVORARE SENZA PADRONI
Viaggio nelle imprese recuperadas argentine
di Elvira Corona 

——————-

Dieci anni dopo la crisi, il default, i tumulti, l’Argentina parla ancora di noi. Nel 2001 una delle risposte alla crisi fu l’occupazione delle fabbriche da parte dei lavoratori. Le “imprese recuperate dai propri lavoratori” (Ert) sono state una risposta alternativa alla crisi economica. Moltissimi sono stati i casi di autogestione e di cooperative organizzate dagli stessi lavoratori. Oggi si contano oltre 200 casi di imprese “autorecuperate” che sono riuscite a superare la crisi e a costruire un’alternativa economica concreta.
Questo risultato si deve all’enorme rete creata dai lavoratori – esperienze condivise che hanno aiutato chi si trovava nelle stesse situazioni – ma anche alla grande solidarietà della società civile che ha legittimato e sostenuto le lotte. Nei primi tempi il fenomeno ha destato grande curiosità internazionale, ma oggi sembra essere calato il silenzio, forse per paura che l’autogestione venga presa d’esempio in altri paesi e in altri settori. Lavorare senza padroni può diventare contagioso, quando i padroni sono sempre più parassiti di una produzione che è già comune e autogestita.
Il nuovo ciclo di movimenti che sta attraversando il mondo fa invece spesso riferimento all’Argentina dei piquteros, delle asembleas e delle fabbriche autorecuperate. È significativo come in molti paesi si stia passando dall’occupazione delle piazze e dei luoghi simbolo della crisi, all’occupazione produttiva. Il movimento #occupywallstreet ha organizzato #occupyhome (occupazioni di case di proprietà delle banche), o #occupycollege, in Spagna e in Grecia crescono le occupazioni e l’autogestione di ospedali dismessi. In Italia teatri e cinema vengono occupati per autogestire la cultura in dismissione. Davanti alla chiusura delle fabbriche, sempre più spesso i lavoratori e le lavoratrici scelgono di occupare il proprio posto di lavoro, per impedire la dismissione e il licenziamento. In alcuni casi i lavoratori ipotizzano la costituzione in cooperativa e sperimentano la riattivazione della produzione.
A Roma la recente OCCUPAZIONE delle OFFICINE RSI di manutenzione Treni notte ci fa pensare all’Argentina per molti motivi. Per questo nelle assemblee e nelle discussioni comuni tra i lavoratori e il presidio di sostegno si cerca di capire e approfondire meglio tutte le possibilità per resistere alla crisi e conquistarsi un futuro.

Ne discutiamo venerdì 16 marzo con Elvira Corona, giornalista sarda, autrice del libro “Lavorare senza padroni”, frutto di un viaggio/inchiesta in Argentina. “Lavorare senza padroni” racconta tredici storie di autogestione e lotta, felicità e impegno: tredici realtà eterogenee che vanno da industrie vere e proprie ad atelier di moda, a servizi di informazione e grafica. Realtà diverse per posizione geografica, da Buenos Aires alla Terra del Fuoco, ma anche per gestione e composizione.

——–
partecipano:
l’autrice Elvira Corona
Giuliana Visco (ricercatrice, autrice di “Ahora es cuando”)
Lavoratori RSI – officine occupate Portonaccio
———

Presidio Portonaccio
STRIKE
 – Spazio pubblico Autogestito –
Via Umberto Partini 21 (Casalbertone/Portonaccio)

Reportage di Radio Popolare Roma

ASCOLTA LA TRASMISSIONE
Nel giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici della Fiom Cgil l’Officina di Roma da una parte sfila accanto alle tute blu, dall’altra propone uno speciale che proprio dalla visita a un’officina parte: le officine dell’ex Rsi, la fabbrica occupata dal 20 febbraio a Portonaccio. 59 operai da mesi senza neanche la cassa integrazione, un tempo impiegati nella manutenzione delle carrozze notte… i wagon lits smantellati da Mauro Moretti! Lo speciale è un viaggio dentro lo stabilimento accanto agli operai Lorenzo e Massimo e con l’aiuto di Diego della Rete Sociale Casalbertone e conduttore su Radio Popolare Roma della trasmissione Tutta mia la città: c’è il piazzale, il gabbiotto dei badge, i binari, le officine dentro e fuori, la mensa, il giardino un tempo veramente a disposizione degli operai accanto alla storia di un’azienda che andava bene ed è stata svenduta e a una speculazione che si prepara… grazie al nuovo Piano Casa di Renata Polverini. Tutto in un quartiere già attaccato dal mattone intorno alla grande incompiuta: la nuova Stazione Tiburtina.

9 marzo. 19° giorno di occupazione. In piazza con la FIOM

9 marzo 2011. Sciopero generale indetto dalla Fiom, contro il modello Marchionne, per riconquistare il contratto nazionale, per difendere l’art. 18, per conquistare il reddito di cittadinanza. I LAVORATORI RSI delle Officine Occupate di via Partini, insieme alla Rete sociale Casalbertone, al Presidio Portonaccio e al Presidio Prenestina sono scesi in piazza. Per unire le lotte contro i padroni che scappano col malloppo, per il diritto al lavoro e al reddito. Per conquistarsi un futuro!
Centinaia di migliaia di persone che danno forza alle tante lotte isolate.

 

14 giorno. Che belle foto!

26 febbraio. Presidio in Campidoglio

In Campidoglio si svolge il tavolo istituzionale tra le Confederazioni sindacali e l’assessore alla mobilità del Comune di Roma (Aurigemma) per il futuro occupazionale dei lavoratori del trasporto pubblico. I manutentori RSI rivendicano un futuro anche per loro! “Comune di Roma, a via Partini gli speculatori non passeranno!”. Il Comune non può permettere la speculazione di Barletta sull’area di via U. Partini, non può concedere un cambio di destinazione d’uso. Salviamo le officine, salviamo il lavoro dei manutentori!

7° giorno di occupazione: in piazza

Domenica 25. Piazza S.Maria Consolatrice, Casalbertone.
La rete sociale casalbertone ogni mese organizza il mercato contadino terra/terra nella piazza del quartiere. Oggi l’intervento dei lavoratori della RSI attira l’attenzione della piazza, che si stringe intorno ai suoi operai. Interessante il confronto tra Lorenzo (operaio della Rsi) e Cesare (contadino di Terra/terra) sulla difesa del territorio dalla speculazione. Per difendere il lavoro e i beni comuni.

6° giorno di occupazione

Venerdì 24 l’assemblea pubblica, un centinaio di partecipanti hanno portato solidarietà e sostegno. Tre ore di discussione e scambio tra operai, studenti, precari. Due importanti collegamenti con i presidi delle fabbriche Jabil di Milano e Tacconi Sud di Latina.
“Non esistono privilegiati, come sostiene il governo, siamo tutti precari” – “Non ci divideranno mettendoci uno contro l’altro. I diritti vanno estesi, non ridotti” – “Andremo avanti fino a che non avremo risposte” –  “La speculazione qui non passerà, siamo disposti a costituirci in cooperativa e riprendere l’attività!”