Io vengo dalla terra ad addormentare i dolori, schiava di desideri che si sbriciolano.
Io vengo dalla profondità del mare, dove l’eco dei giorni perduti è un coro di silenzi.
Ciò che nell’insolenza non ha voce, nella povertà di indugi si fa sussurro. Lontana è la porta.Lontana è la luce oltre il silenzio dove bianco è il ventre dell’inganno. La mia bocca non ha fame. La tua bocca quieta, non ha tentazioni e le tue ossa sono sottili ghirlande. Mi ricevi come il solco, la luna. Ti ricevo, come se cadessi nella mia stessa vita. Bruceremo di sete infinita mentre qualcuno verrà a gracidare nomi di oceani.
Nella tua unica stagione marina, io proverò le tue sbarre. Scalerò le vette del tuo sterile rifugio.
E morderò le tue dita. Morderò il tuo mento piagato dal pianto e suonerò la campana. Col cuore gorgogliante di neri cavalieri.