Intervista alla D.ssa Annalise Giallonardo
Dott.ssa Giallonardo, da quando Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta, è venuta alla luce quali sono state le tecniche alle quali, come professionista e ricercatrice si è dedicata?
Durante la mia attività professionale cominciata nel 1985, prima al Policlinico Umberto I, poi in diverse strutture private, ho utilizzato svariate tecniche di primo, secondo e terzo livello. All’inizio ho utilizzato la GIFT (anche nelle varianti di ZIFT e TET) che consiste in una variante della FIVET classica e si differenzia da essa in quanto la fecondazione non avviene in vitro ma all'interno delle tube, dove vengono posti ovociti e spermatozoi, tramite laparoscopia. Attualmente la tecnica di fecondazione in vitro a cui mi dedico, è principalmente la FIVET-ICSI, che consiste in una microiniezione dello spermatozoo nell’ovocita e il successivo trasferimento dell’embrione in utero; per le pazienti che non possono sottoporsi a stimolazione ovarica ricorro a questa tecnica ma su Ciclo Spontaneo, che si differenzia da quello stimolato farmacologicamente in quanto si basa sul ciclo naturale della donna. In alcuni casi utilizzo la IMSI, che permette di selezionare gli spermatozoi da inseminare con un microscopio ad alto ingrandimento. Nei casi di sterilità maschile utilizzo invece la Tese (biopsia testicolare) e la FNA con cui è possibile recuperare gli spermatozoi nei casi di azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale) e di aneiaculazione (l'impossibilità patologica di eiaculare).