il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

CULO E CAMICIA
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340118 commenti | 64334 titoli | 25528 Location | 12731 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Stessi battiti (2022)
  • Luogo del film: La strada dove Roberto (Isasca) scatta e va in fuga durante la corsa ciclistica di selezione per il
  • Luogo reale: Via Levone, Rocca Canavese, Torino
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  • Film: Una villa per due (2014)
  • Luogo del film: Il palazzo in cui Marisa Collodi (Finocchiaro) lavora in qualità di assessore
  • Luogo reale: Piazza III Novembre, Arco, Trento
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Giovanni Nuvoletti

    Giovanni Nuvoletti

  • Athena Minglis

    Athena Minglis

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Reeves
La top model Catrinel Marlon esordisce alla regia con un film sorprendente: la ricostruzione di un manicomio, di due donne che sono obbligate a vivere lì dentro e di una dottoressa che cerca di aiutarle contro il sessismo e la violenza di medici e infermieri. Un film che coinvolge e che fa presagire un talento da scoprire in futuro. Veramente eccezionale la presenza di Monica Guerritore, intensa e sofferente.
Commento di: Jena
Specchio specchio delle mie brame... chissà se Flanagan ha visto il Mirror lommeliano ma, per quanto possa stupire, lo sgangherato film di Ulli risulta più piacevole di questo. Forse perché troppo perfettino e costruito a tavolino e in fondo prevedibile, superata la sorpresa iniziale. Non è brutto, anzi: la Gilan ci mette l'anima (meno gli altri), lo specchio, che ricorda proprio quello di Biancaneve, mette i brividi e la costruzione della tensione è molto buona in quanto Flanagan sa girare queste cose. Però non prende più di tanto.
Commento di: Reeves
Ironia e suspense per un film in cui i giovani eredi (alcuni sconosciuti tra loro) devono convivere nel bel castello avito fino a quando non si trova il cadavere del parente defunto. Intanto ci sono strane morti. Franju dirige con mano sicura alcuni giovani promettenti attori tra i quali riconosciamo Trintignant, Leroy e Marianne Koch, poi attrice in Per un pugno di dollari. Semplice ma divertente.
Commento di: Myvincent
Un uomo ricco, potente, magnate dell’editoria, si illude di poter plasmare le menti altrui con la sua personalità geniale e di successo, ma alla fine si ritrova solo nel suo eremo dorato a fare i conti con se stesso. Il ritratto ambiguo di ciascuno di noi in fondo, diviso fra i deliri di onnipotenza e il desiderio di essere amati a tutti i costi. Welles realizza un’opera che esce dal tempo e che è un prodigio sotto molti punti di vista: politico, psicanalitico, fotografico, tecnico.
Commento di: Siska80
Un famoso tenore statunitense arriva a Capri in vacanza e per la prima volta in vita sua si innamora (di una giovane tedesca, nella fattispecie). Pellicola che costituisce il canto del cigno del bravo Lanza (il quale morirà poco dopo) e che vale la visione giusto per le sue innegabili doti canore, mentre la trama esile è in maniera evidente un mero pretesto per inserire noti brani (lirici e non). Bella la fotografia al pari delle location nostrane, ritmo abbastanza regolare, ma nel complesso, tuttavia, si tratta di un musicarello mediocre che si dimentica in fretta.
Commento di: Gabigol
Impostate le coordinate di riferimento (Amenàbar, Bava, Margheriti, Shyamalan), De Feo guida una fiaba gotica che estrae la sua linfa vitale dal rapporto tra una madre autoritaria e il figlio paraplegico all'interno di una magione isolata dal mondo esterno; attorno a loro una schiera di personaggi dai moventi misteriosi. Ottima la fotografia desaturata di Pasquet, con fugaci tagli alla Bava; sorprendente il cast capitanato da una Cavallin con un ruolo ingrato. A tratti il ritmo è compassato e forse lo spettatore mangia velocemente la foglia circa finale, ma il film convince.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Influencer triste in Thailandia. Passa il tempo a ripetere quanto bello sia il suo lavoro e quanto fantastico viaggiare e conoscere nuovi posti, la biondissima Madison (Tennat), ma la verità è che si ritrova in una villona sul mare da sola in un luogo che pare quasi disabitato. Ryan (Saper), il suo ragazzo, non ha voluto seguirla e ora l’unica che pare interessata a lei è una giovane del posto, CW (Naud), attratta dal suo lavoro di influencer e buona conoscitrice dei paradisi locali (le splendide baie che si vedono sono a Krabi, in Thailandia). Insieme trascorrono finalmente...Leggi tutto giorni felici, nonostante qualche scambio di pareri online un po’ teso tra Madison e Ryan.

Quando però le due ragazze decidono di raggiungere insieme in barca un isolotto sperduto che CW dice essere stupendo (e lo è davvero), la povera Madison avrà una brutta sorpresa. Partono qui i titoli di testa (a venticinque minuti dall’inizio!), come se la vera storia cominciasse solo da questo momento. E infatti è un twist importante, quello che cambia tutto e porta la bella CW (facilmente identificabile per una voglia in faccia, autentica e caratteristica dell’attrice) al centro della vicenda, nella quale a sorpresa subentrerà anche il buon Ryan, giunto da casa per rimettere le cose a posto con Madison.

Un thriller dalle buone atmosfere (segnalate anche da oculate scelte in colonna sonora, si veda “Bullitt” degli Elephanz nella scena sulla spiaggia dell’isolotto), impostato come uno dei tanti thriller televisivi ma impreziosito da notevolissime location esotiche, una protagonista ambigua quanto ideale per la parte e un uso meno scriteriato del consueto dell’unico personaggio maschile di peso. In fondo nella storia entrano in modo significativo unicamente in quattro: ai tre già citati si può aggiungere solo Jessica (Canning), una seconda bionda influencer giunta sul posto e alla quale CW si attaccherà come una cozza.

Senza dialoghi inutili e una buona tensione nelle scene più significative, il film di Kurtis David Harder (anche cosceneggiatore con Tesh Guttikonda) si fa seguire con un certo interesse, piazzando flashback non invasivi nei punti giusti e accennando pure a qualche timida scena di sesso (con un nudo in doccia di spalle della Naud). Il fenomeno degli influencer rientra solo lateralmente e si privilegia la componente thriller, anche se poi CW mostra grande dimestichezza nel gestire le diavolerie tecnologiche utili a sottrarre identità altrui passando per i social. Niente di memorabile, ma nel complesso un film che il suo dovere lo fa, intrattenendo il necessario; e con un finale comunque non smaccatamente “happy”, cosa mai facile da trovare…

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Una nuova gioia per gli occhi targata George Miller, che a settantanove anni suonati continua a dirigere la saga che l'ha reso celebre senza perdere un'oncia del talento che ha trasformato ogni capitolo della stessa (e in particolar modo gli ultimi) in un autentico evento. Se in FURY ROAD aveva già quasi soppiantato Mad Max imponendo all'attenzione Furiosa, una nuova eroina con le splendide fattezze di Charlize Theron, truccata ad hoc per farne risaltare i divini lineamenti, in questo prequel racconta l'adolescenza...Leggi tutto di Furiosa (Alyla Browne da bambina ma soprattutto Anya Taylor-Joy da ragazza) facendocene seguire le avventure dal momento in cui viene rapita nel suo Luogo Verde (una vera oasi paradisiaca nelle Terre Desolate del deserto australiano) da una banda di predoni capitanata dal sadico Dementus (Hemsworth). Sua madre insegue i criminali in sella a potenti motociclette, ma il suo progetto di riportare Furiosa con sé fallisce.

La piccola, rimasta sola in mano a quegli orrendi figuri, cresce inevitabilmente con loro covando ovvi propositi di vendetta, adottata da Dementus che la chiama Mini-D (la D è l'iniziale del nome di lui, a scanso di equivoci) e se la porta dietro nelle sue scorribande alla conquista dei pochi luoghi ancora indipendenti lì nei pressi: la Cittadella guidata dall'oscuro Immortan Joe (Hulme), arrampicata sulle rocce, l'industriosa Gastown (di fatto una gigantesca centrale, cattedrale di tubi e condutture) e Bullet Farm, rifugio di armaioli inselvatichiti (come un po’ tutti, da quelle parti).

Conquistata con astuto stratagemma Gastown, Dementus minaccia di bruciarla con tutte le sue scorte di benzina facendo venire Immortan Joe a più miti consigli: gli cederà Furiosa in cambio di un bel po' di viveri e acqua. Diventata membro della Cittadella, Furiosa affiancherà Pretorius Jack (Burke) a bordo di una enorme cisterna in viaggio tra una città e l'altra, vittima dei predoni e di attacchi di ogni sorta in cui Miller può scatenare tutto il suo estro visionario, concretizzato nelle abituali scene da circo itinerante con pazzi che volano appesi a deltaplani, moto che saltano dovunque, aste, lance e chi più ne ha più ne metta in un tripudio di esplosioni, morti ammazzati nei modi più bislacchi (molti triturati sotto le ruote della cisterna) e riprese virtuose che riportano alla luce lo stile unico e riconoscibile di Miller.

Se consideriamo che il deserto - con le sue dune, i colori infuocati, le nuvole di sabbia, gli immensi spazi aperti - offre paesaggi di grande suggestione di nuovo sfruttati al meglio dal regista, avremo la misura delle qualità del film, che ancora una volta lascia sullo sfondo la storia e i dialoghi per concentrarsi sull'impatto spettacolare. La Taylor-Joy ha il giusto sguardo killer, Tom Burke occhi verdi che ugualmente risaltano dietro al trucco che scurisce i volti, Hemsworth il tipico fare da guascone un po' idiota che lo rende comunque simpatico al di là della spregevolezza del personaggio interpretato.

Due ore e mezza sono tante e qualche sforbicata avrebbe indubbiamente giovato, ma la quantità di sequenze di grande suggestione, l’azione vorticosa sottolineata dai rombi dei motori, le imponenti masse che si muovono tra scenografie fatiscenti, gli scassati mezzi rozzamente corazzati, confermano l'unicità della proposta. Miller non fa che ripetere se stesso ancora una volta ma ci riesce benissimo, evidenziando ancora i limiti del suo cinema baracconesco dai tratti semplici eppure conquistando grazie alla grandiosità di scenari unici, campi lunghi che gli occhi abbracciano godendoli e un’estetica fumettistica nei personaggi che ci spinge a osservarli in tutti i loro buffi particolari. Certo, le basi erano già tutte in FURY ROAD e questo prequel non fa che replicarle furbescamente, ma nell’insieme il divertimento è lo stesso e il risultato pure. Indimenticabile il mezzo a ruote enormi sul quale si muove Dementus dopo aver abbandonato la sua comicissima biga trainata da motociclette!

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Prodotto e diretto da Massimo Mazzucco nonché da lui ideato con Luca Barbareschi e scritto con Michelle Reedy, SUMMERTIME gioca col titolo, che indica l’estate in un film in realtà ambientato d’inverno e che ricorda la prima solo nell’incipit, in cui il protagonista Marco (Barbareschi) è a Disneyland sotto il sole della Florida insieme a una sua coetanea, Valerie (Gilder). E’ per ritrovare lei che il giovane giunge a New York e si stabilisce nel seminterrato di un ragazzo (Ferguson) che gentilmente si offre di ospitarlo.

Appena di fronte a un...Leggi tutto telefono Marco chiama, ma a casa di Valerie risponde un uomo; lei non c’è, tocca richiamare. Marco così esce, ne approfitta per esplorare Manhattan e subito viene avvicinato da un assicuratore che vorrebbe rifilargli una delle sue polizze. Lui ci scherza, ci si diverte, anche per entrare quanto più possibile in sintonia con la gente del posto. Non ha un vero progetto e, quando finalmente Valerie lo richiama, dice di esser lì per un errore, che dovrà ripartire a breve. L’importante è rivederla, e dopo una sfilata alla quale la donna partecipa come modella, esce con lei. Si capisce presto, però, che il tempo che potrà dedicargli è poco e Marco resta spiazzato. Prova a divertirsi altrove, accetta i consigli del suo amico americano, frequenta un bar, conosce una ragazza, ma è evidente quanto a interessargli sia solo Valerie… D’altra parte è lì per quello.

Dimostrando bella padronanza dell’inglese, Barbareschi va alla scoperta della Grande Mela senza grande convinzione; proprio come il suo Marco, incerto su come approcciare la città e come riuscire a riconquistare Valerie. Del loro passato nulla ci viene detto, se si esclude il loro incontro felice in Florida, ma non è necessario. Conta di più il modo in cui New York viene descritta agli occhi di un ragazzo semplice, talora utilizzando uno stile quasi documentaristico: i negozi, la frenesia, la gente per le strade, le sale da biliardo, i fast food, i locali (il “G.G.’s Barnum” esisteva veramente, dalle parti di Times Square, simbolo di una certa disco a cavallo tra la fine Settanta e i primi Ottanta).

Marco cerca di assorbire la cultura americana del tempo, vi si pone di fronte col candore tipico del primo Barbareschi, che si era costruito un personaggio di giovane romantico e ingenuo, sempre sorridente, anche quando doveva fronteggiare le ovvie problematiche del quotidiano. Come in questo caso, naturalmente: l’amore di una donna troppo impegnata lavorativamente per dedicarsi a lui lo deprime ma non gli toglie il sorriso, né gli impedisce di capire quanto l’illusione possa scontrarsi col mondo reale riportando tutti sulla terra. Un breve percorso di maturazione compiuto attraverso l’immersione in una realtà cosmopolita. Mazzucco racconta la sua breve storia (appena un’ora e dieci) con leggerezza, disincanto, senza tuttavia troppo incidere e restando in superficie, limitandosi a mostrare angoli caratteristici della città e un italiano che se ne va alla sua scoperta spiegandoci come essa potrebbero apparire agli occhi di chi, alla sua età, s’imbarcasse in una simile avventura.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE