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Leonardo Bloch (Breve storia del casoncello)

breve storia del casoncelloALT

Le ascendenze greco-bizantine del tortello paiono ulteriormente avvalorate dal suo parallelo allignamento nel circondario di Rimini e nelle Marche settentrionali, che dal VI all'VIII secolo furono parte del ducato della Pentapoli sotto l'autorità dell'Esarcato di Ravenna. Più che dalla comparsa dei calisoni, assieme a cialdoni e confetti, tra le imbandigioni del quarto servizio di credenza del banchetto tenuto a Rimini il 24 giugno 1475 per celebrare le nozze di Roberto Malatesta con Elisabetta di Montefeltro, è a tale riguardo emblematico il già citato riferimento cinquecentesco di Costanzio Felici al radicamento del cascioncello/calcioncello nella cucina popolare dell'Urbinate, che assai verosimilmente presupponeva il tramandarsi di consuetudini quantomeno plurisecolari. In area romagnolo-marchigiana la denominazione della vivanda aveva peraltro già virato verso le forme calcione cascione, che in queste ultime varianti si sono tramandate sino ai nostri giorni, ancorché traslate verso fagottini di pasta che si sono ormai ampiamente distanziati dal modello originario.

Almeno sino al Libro de arte coquinaria (1456/67) di Martino da Como e alla sua elevazione umanistica nel De honesta voluptate e valetudine (1474) del Platina, v'è dunque ragione di ritenere che la diffusione della cibaria, oltre che al riminese e all'urbinate, rimanesse principalmente accentrata all'interno del perimetro di irradiazione dell'influenza culturale di Venezia (Veneto, Lombardia centro-orientale, Friuli e Trieste).

L'attenzione riservata al calisone da parte del maestro Martino - di origini ticinesi e milanese per formazione - non poteva del resto essere disgiunta dai natali veneziani del suo più eminente datore di lavoro ( il cardinale camerlengo Ludovico Scarampi Mezzarota, Patriarca di Aquileia).

Prima uscita: 25 ottobre 2121
Editore: Lubrina Bramani
Pagine: 192

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Davide Bregola (Lettera agli amici sulIa bellezza)

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Secondo la filosofia classica noi bramiamo
Bellezza perché la nostra anima ha un vago ricordo della Bellezza che esisteva quando potevamo essere vicini agli dèi. Noi tutti pronunciamo giudizi intorno a “Bello” e “Brutto”, pur intuendo quanto labili e mutevoli siano i criteri su cui poggiano.
Il concetto di “Bello” parte da un'ideale Bellezza
oggettiva per poi disgregarsi progressivamente
secolo dopo secolo. Dal paradigma armonico di
un perfetto ordine cosmico, che collega il bello al
vero e al bene, si giunge in età moderna all'espe-
rienza del molteplice, dell'individuale e dell'inclassificabile e quindi, a partire dal Settecento, a una netta rivincita del “brutto”. Ma è nel Novecento che si rivendica con forza il valore estetico della deformità, della dissonanza e del caos come generatore di ordini sconosciuti. Il bello però continua.

Prima uscita 2008
Editore Liberamente
Pagine 99

davide bregolalibripagina69liberamente editoresocietàerrantedelgusto pagina69libri da leggere

George L.Garly (La mano di Venere)

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La donna non si aspettava questa richiesta, ma accettò senza alcuna esitazione. “Ti ringrazio molto Marco. Con i miei problemi a camminare, non sarei riuscita a prendermi cura di lui come faceva Marcello. Con te potrà sicuramente essere più felice. Promettimi solo che lo tratterai bene. Per mio marito, il suo cane era tutto. Quando perse il figlio e smise di andare al centro disabili, si recò in un canile qua vicino e decise di adottare Billy. Ha sempre nutrito per lui un attaccamento morboso, forse perché li accomunava il fatto di essere stati entrambi abbandonati dai loro legami non di sangue, ma di cuore: il cane dal suo padrone e lui da suo figlio”.

“Le assicuro che lo tratterò con l'affetto e la dedizione che il Cavaliere gli riservava. Inoltre, siamo vicini di casa, quindi le prometto che passerò ogni giorno a farglielo salutare”.

“Grazie mille Marco, sei veramente speciale”. La signora prese il guinzaglio e lo passò a Marco. “Marcello ha sempre avuto un debole per te.

Penso che non avrebbe desiderato di meglio per il suo Billy”.

Si abbracciarono. Il ragazzo si recò in giardino e diede una affettuosa carezza a Billy agganciandogli il guinzaglio. Era solo un cane, ma pareva avesse già capito tutto. Si avvicinò al suo nuovo padrone, nell'attesa che facesse il primo passo, e iniziò a camminare al suo fianco.

Marco lo accompagnò a casa sua e predispose una cuccia improvvisata. Era un arrivo imprevisto e dovette utilizzare quello che riuscì a trovare. Prese una cesta che aveva adibito a contenere dei vecchi giornali, la svuotò e la ricoprì con una coperta a quadri recuperata nell'armadio. Billy apprezzò subito il suo nuovo giaciglio, della misura perfetta per lui, e ci si rannicchiò all'interno frastornato, non essendo abituato a quel luogo.

Prima uscita: 29 giugno 2023

Editore: Indipendente

Pagine: 400

romanzolibri

Luca Bianchini (Il cuore è uno zingaro)

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<<Fiordaliso. La cantante. Si chiama Marina di nome e Fiordaliso di cognome.»>
«Ah, non lo sapevo… quindi vi siete divertiti, bene. E vi siete fermati molto nella stube?»>
«Non so, una mezz'oretta… lui era seduto sul divano e ci raccontava dei suoi grandi successi e di quando non si è filato Mike Bongiorno.>>
«Vabbè, ma mi dica come si comportava Gabriel.>>
<«<Era felice, brindava… anche se aveva un po’ di forfora…>>
<<Ma che c'entra la forfora?»>
«Un personaggio pubblico non può avere la forfora.>>
<<<Vede allora che è un esteta? Vada avanti.>>
Ferrari ebbe un moto di compiacimento.
<<Oggi ci siamo ritrovati a soccorrerlo perché un medico è sempre un medico, ma lei ci fa domande come se c'entrassimo in questa storia…»
<<Questa è la prassi, io non mi sto divertendo. Mi dica se ha notato qualcosa di anomalo, a parte la forfora e questa discussione tra Gabriel e il custode.>>
<<Mi pareva un po’ su di giri… sembrava quasi che sentisse che gli stava per succedere qualcosa.»>
<<Barbara, lei concorda?»>
«Sì, Rudy ha ragione, anche se io ero così felice per la serata che mi sembrava tutto bello. Finalmente tutte le comunità di Brixen riunite nel mio locale! Ma concordo sul fatto che Gabriel è stato generoso con tutti noi, facendoci cantare fino all'ultimo istante. Sembrava una serata d'addio.»
<<Lei conosceva anche le altre persone qui?»>
«A parte l'impresario, che avevo sentito per lavoro, quelli di Bressanone li conoscevo almeno di vista.»>
<Ha notato qualcuno con un atteggiamento particolare?»>
«No, tutti normalissimi. Oddio, ora che ci penso è successa una cosa strana.»
<<Tipo?>>

Prima uscita: 19 marzo 2024
Editore: Mondadori
Pagine: 228

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Mienmiuaif (Gigi prete diocesano gatto)

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C'è stato un periodo in cui Nina, la perpetua gatto di nere femminile e colore bianco, era confusa. Non tanto sul genere femminile e sul colore bianco - anche se alcuni parrocchiani in quello stesso periodo cercavano di convincerla che si sarebbe sentita più felina identificandosi in un genere diverso, poteva scegliere fra tantissimi, e con un colore più vivace, magari maculato, non proprio bianco bianco, e che quel prete, Gigi, la inibiva. Ma non era confusa per questo. Era confusa perché stava leggendo dei libri di un certo Vito Mancuso, un teologo gelato-pizza se condo cui pregare è una cosa imbarazzante, medievale, per dei cristiani moderni. Allora Nina non riusciva più a pregare, perché ogni volta che iniziava, si imbarazzava.

Nello stesso periodo Gigi stava pregando giorno e notte perché aveva bisogno di alcune risposte dai piani alti, quando in sogno gli è apparso un tizio mezzo intellettuale, con la mano sulla stanghetta degli occhialini.
«Sono Vito Mancuso. Nina, la tua perpetua, sta leggendo i miei libri e finalmente sta diventando una cristiana moderna. Faresti bene a leggerli>>.
Gigi, al risveglio, si sentiva malissimo, aveva un diavolo per pelo di gatto. Allora è andato da Nina e le ha chiesto chi fosse Vito Mancuso.
«Perché me lo chiedi?»>,
«Perché stai leggendo i suoi libri>>.
«Come fai a saperlo?».
«Stavo pregando giorno e notte, in questo periodo, quando mi è apparso in sogno un tizio mezzo intellettuale, un certo Vito Mancuso, con la mano sulla stanghetta degli occhialini, e mi ha detto che tu stai leggendo i suoi libri e che farei bene a leggerli anch'io>>.

Prima uscita 15 settembre 2021
Editore Berice Editrice
Pagine 128

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Gabriel Garcia Marquez (Ci vediamo in Agosto)

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«Sono cose che si dicono» replicò, «ma non vanno prese alla lettera.»
«Se ti dico di no, sono sicuro che non ci crederai» disse lui, «e se ti dico di sì non lo sopporterai. Come facciamo?>>
Lei sapeva che un uomo non avrebbe usato
tanti giri di parole per dire di no, e lo anticipò:
<<Chi è stata la fortunata?>>
Lui disse con una fluidità naturale:
<<Una di New York.>>
Lei iniziò ad alzare la voce:
«Ma chi era?»
<<Una cinese» disse lui.
Lei sentì il cuore stringersi come un pugno e
si pentì di essersi provocata quel dolore inutile,
e tuttavia si ostinò a sapere tutto. Per lui, inve-
ce, il peggio era passato e le raccontò ogni cosa
con svogliatezza calcolata.
Era successo una dozzina di anni prima, nell'al-
bergo di New York dove aveva vissuto con la
sua orchestra per un fine settimana durante il
Festival Wagner. La cinese era il primo violino
dell'Orchestra di Pechino, alloggiata sullo stes-
so piano. Quando finì di raccontare, Ana Mag-
dalena aveva i nervi scoperti. Desiderava ucci-
derli entrambi, non con uno sparo indulgente,
ma tagliandoli a poco a poco a fettine trasparen-
ti con un'affettatrice per il prosciutto. Però si la-
sciò sfuggire un'altra domanda che la intrigava.

Prima uscita: 6 marzo 2024
Traduttore: Bruno Arpaia
Editore: Mondadori
Pagine: 120

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Marcello Veneziani (La cappa)

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opere d'arte, distruzioni e profanazioni. Infine, l'idiozia moralista del politically correct nata sull'onda del Sessantotto, oggi imperante, cancella quanto non rientra nei suoi paradigmi su gender, razze, sessi, linguaggi, eventi, regimi e personaggi. Quattro diverse espressioni di un analogo abolizionismo radicale. Che cos'hanno in comune? Elevano un punto di vista - religioso, ideologico, militare, mercantile, politico-morale assoluto e perenne: tutto viene relativizzato rispetto a quel punto di vista e tutto può essere rimosso e cancellato in suo nome. Per dirla con un ossimoro: un soggettivismo dogmatico, un relativismo assoluto. Mutano i riferimenti temporali: i fanatici religiosi sacrificano ogni storia e ogni tradizione altrui sull'altare dell'eternità del loro Unico Dio; i totalitari politici sacrificano ogni altra cultura al sogno della società perfetta e irregimentata nel nome del futuro migliore; i suprematisti compiono il reset della tecnica sulla cultura, della forza sulla civiltà, nel nome della potenza e del primato globale, decretando la fine della storia; infine i fautori del politically correct cancellano ogni passato e ogni tradizione non conforme al catechismo d'oggi. E si potrebbe aprire un ca- pitolo collaterale sul <<reset» nella Chiesa odierna, a partire dalla messa in latino di cui è stata disposta la cancellazione, vista come insubordinazione al corso odierno. Liturgie secolari non sono ammesse nemmeno come varianti secondarie per le minoranze. Nella loro diversità i quattro tipi di censura sono forme dispotiche, assolutiste, intolleranti di cancel culture e tutte sussistono, benché modificate, nel nostro presente; ma l'ultima ci riguarda più da vicino. È forse la meno cruenta ma la più subdola, perché viene praticata nel nome della libertà, del progresso e dei diritti umani. Paradossalmente la salvezza di autori, filoni e tradizioni è assicurata solo dalla loro ignoranza: se davvero si sapesse cosa hanno sostenuto nel corso della loro vita e nelle loro opere tanti pensatori, artisti, scienziati, condottieri, santi e martiri, oggi sarebbe una strage. Verrebbero messi all'indice e cancellati anche autori insospettabili, tutt'altro che reazionari.

Prima uscita 3 febbraio 2022
Editore Marsilio
Pagine 208

marcello venezianilibrilibri da leggeresocietàmarsilio editorepagina69errantedelgusto pagina69

Marco Pagliettini Massimo Poggini (70 Volte Vasco)

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A quel punto il gruppo era nato. Provavano spesso e andavano a suonare ovunque li chiamassero: balere, feste di partito, talvolta usavano come palco il rimorchio di un camion. Però in quel 1980 avrebbero fatto solo una dozzina di concerti, non di più. Inoltre per un po’ di tempo rimasero senza nome. Come è nato è storia nota: un giorno erano a casa di Elmi. Vasco aveva già un discreto seguito femminile, e spesso le fan telefonavano per parlarci insieme. Arrivò l'ennesima telefonata. Elmi rispose facendo un po’ lo scemo e prese in giro la ragazza imitando la voce di Vasco.
Lei lo sgamò e domandò: «Ma tu non sei Vasco. Chi sei?» E lui: <<Io sono Steve. Steve Rogers!>>
Scoppiarono in una fragorosa risata, e subito dopo Vasco disse: «Bellissimo. Il mio gruppo si chiamerà Steve Rogers Band».
Da lì in avanti sui manifesti avrebbero scritto << Vasco Rossi in tour con la Steve Rogers Band»>.
Tornando all'album, resta da dire della copertina. Nella versione originale, c'è una foto in bianco e nero di Vasco ritratto di spalle. Sul retro c'è un suo primo piano con un occhio nero e il volto tumefatto, come se fosse stato picchiato.
Racconta il fotografo Mauro Balletti: «<Non ricordo come sia nata l'idea dell'occhio pesto, forse perché Vasco continuava a ripetere che le canzoni sono come cazzotti. Ancora mi domando come mai alla fine decidemmo di non usare questa foto come copertina… Mentre scattavo, continuavo a dirgli che somigliava a Frank Sinatra. È uno dei lavori che ricordo con più piacere. Vasco era divertente e giocoso, una persona normale nella sua eccezionalità>>.

Prima uscita 9 dicembre 2021
Editore Baldini + Castoldi
Pagine 480

vasco rossilibripagina69baldini & castoldimusicamarco pagliettinimassimo pogginierrantedelgusto pagina69biografia

Andrea Vitali (Almeno il cappello)


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Il Nasazzi non comparve nemmeno quella sera. Aveva mandato a dire che s'era fatto male. Alla notizia, il basso aveva soffiato le due solite note: nessuno ci credeva.
Gli si consumerà, aveva commentato il secondo clarino.
Risate. Ma il maestro Vergottini aveva imposto il silenzio. Non aveva voglia di scherzare. Doveva fare comunicazioni importanti.
Esordì annunciando, come se fosse una novità, che la stagione era ormai finita.
«Domenica prossima», disse, «il Savoia approderà per l'ultima volta, quest'anno, al molo di Bellano scaricando gli ultimi turisti.»>
Dopodiché lo aspettava il lungo inverno del letargo e della manutenzione in attesa di una nuova stagione di corse su e giù per il lago. Chiudeva, quindi, anche la stagione della fanfara. E il maestro Vergottini s'era fatto l'idea di una chiusura con il botto. Magari, dopo l'arrivo del Savoia e la solita accoglienza, un giro per le contrade paese, una sorta di saluto festoso alla bella stagione
che finiva, un messaggio di allegria che permettesse a tutti di affrontare con animo lieve la cupezza dell'inverno.
Ma, senza il bombardino..
del «Non che non lo capisca, anzi.
Capiva che il Nasazzi era infoiato di quella moglie giovane.
Ma, perdio!, non poteva staccarsi per quel paio d'ore.

Prima uscita: 26 febbraio 2009
Editore: Garzanti
Pagine: 405

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