Genealogia dei Puletti di Euro Puletti

A mio padre Ivo,

l’ultima incarnazione del genio “contemplattivo” dei Puletti Villanti

 A mio nipote Alessio,

l’estremo portatore  del nostro nome di famiglia

 

I PULETTI DI VILLA COL DE’ CANALI TRA SETTECENTO E DUEMILA:

I DUE RAMI D’UN ROBUSTO MA ISOLATO CEPPO FAMILIARE

di Euro A. E. Puletti

 

Introduzione

Il cognome Puletti, particolarmente diffuso nell’Umbria nordoccidentale (alta valle del Tevere) e, in specie, da Perugia verso nord, passando per Umbertide e Città di Castello, e giungendo in Toscana fino, almeno, a Sansepolcro,[1] deriva da una variante diminutiva, come Paoletto, Poletto e Pauletto e Puletto, del nome proprio personale Paolo. La forma cognominale Puletti vuol dire, infatti, ‘(figlio di) Paoletto’. Concentratissimo nell’Umbria nordoccidentale, il cognome Puletti diviene, invece, isolatissimo in quella nordorientale, dove, a mia scienza, si rinviene soltanto nel Comune di Costacciaro, all’interno della frazione di Villa Col de’ Canali, ed in pochissime altre zone. Il perché di quest’apparentemente strana disgiunzione resta ancora tutto da indagare… i Puletti di Costacciaro vengono dall’Alto Tevere umbro o non sono, piuttosto, quelli dell’alta Valtiberina a provenire, storicamente, dall’area dell’Alto Chiascio? La prima ipotesi sembra, allo stato attuale delle ricerche, quella di gran lunga più probabile. Puletti noti o famosi sono, o sono stati: il politico e studioso Ruggero Puletti, il militante politico Guido Puletti, il generale Rodolfo Puletti, ecc.

Uomini originari di Costacciaro e piccoli proprietari terrieri, possidenti vari fondi della campagna di Villa Col de’ Canali, fra cui “I Colli”, “I Piani o La Breccia”, “Il Vencaro o I Vencari”, “Le Ghièe”, “I Alberetelli o Gli Arboritelli”, “I Martinelli o Il Martinello”, Le Poledràjje o Le Poledrare”, “Il Chiascio o Il Chiasciòlo”, “Il Poggio de Saléna”, ecc, ecc., i Puletti di Villa sembrano non emergere, dalle carte scritte d’archivio, se non alla fine del XVIII secolo. Questo dato, tuttavia, potrebbe anche derivare, semplicemente, da una scarsezza di dati documentari in mano allo scrivente e non è detto, dunque, che altre, e più approfondite, indagini d’archivio non possano colmare questa mia presumibile lacuna.

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[1] Cfr sito Internet http://www.gens.labo.net.

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Dallo Stato delle Anime della Parrocchia di San Marco Evangelista di Costacciaro nell’anno 1817, documento gentilmente fornitomi, in copia anastatica, dal Reverendo Monsignore Ubaldo Braccini, si possono ricavare nomi, date di nascita e parentele dei Puletti di Villa Col de’ Canali:

 

724 Franco Puletti 14. Aprile 1780 C.
725 Ma. Cata. (Maria Caterina) Moglie 28. febo. 1786 C
726 Paolo figlio 31. Mago. 1813 C. (risultava avere 6 familiari nel 1886)
727 Francesca figlia 8. Giugo. 1816
728 Cata. (Caterina) figlia del fù Gio(vanni): Puletti1 10 Aple. 1799 C
729 Bernardino Puletti 13 Mago. 1800 C

 

Dallo Stato delle anime della parrocchia di S. Marco Evangelista di Costacciaro (anno 1826).

Estratto relativo alle famiglie elencate sotto la denominazione “Villa Collecanali”, documento gentilmente fornitomi, in copia digitale, dal ricercatore d’archivio Fabrizio Cece:

Francesco PULETTI

Catterina                                 moglie

Paolo                          figlio

Francesca                   figlia

Antonia[2]                      figlia

Paola                          figlia

Giovanni                    figlio

Bernardino figlio del fu Giovanni Puletti

19 marzo 1754

23 maggio 1759

13 novembre 1797

3 luglio 1800

5 luglio 1805

3 settembre 1794

31 novembre 1801

10 marzo 1826

14 settembre 1807

Dal primo Stato delle anime si ricava come il capofamiglia Franco (forse diminutivo di Francesco) Puletti, nato il 14 Aprile 1780 a Villa Col de’ Canali di Costacciaro, avesse una moglie di nome Maria Catarina, nata il 28. febbraio 1786, ed un figlio, Paolo, nato il 31 Maggio 1813. Franco Puletti risultava, inoltre, avere 6 membri all’interno del proprio nucleo familiare, fra cui una figlia, Francesca, nata l’8 Giugno1816.

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[1] Questo, registrato, è il primo nome femminile di Antonia, ufficialmente attestato nella famiglia Puletti di Villa. Tuttavia, un’altra Antonia Puletti abitò, fino ai primi decenni del Novecento, in località “Il Castello di Villa” e doveva essere sorella, cugina o nepote di Tommaso Puletti, anch’egli abitante, per un certo tempo, al “Castello”, dove si era costruito una bella casa con i proventi del lavoro negli Stati Uniti d’America. Sposata ad un tale Vincenzo Fiorucci, Antonia Puletti dovette, anch’ella, emigrare, con questi, negli States per lavoro (da Ivo Puletti, in verbis, 12-04-2010). Vincenzo Fiorucci, infatti, nato a Costacciaro nel 1894, risulta ufficialmente sbarcato ad Ellis Island, porto di New York, nel 1913, all’età di diciannove anni.

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A Villa viveva anche una Catarina Puletti, figlia del fu Giovanni Puletti, nata il 10 Aprile 1799 e Bernardino Puletti, venuto al mondo il 13 Maggio del 1800. Franco e Giovanni Puletti dovrebbero essere stati fratelli.

All’interno del recentissimo libro di Silvana Tommasoni, Costacciaro da Napoleone al Congresso di Vienna, storia e mutamenti istituzionali 1796 – 1815 (Provincia di Perugia 2008), nel capitolo IV, riguardante le amministrazioni della Comunità di Costacciaro dal 1796 al 1815, fra gli amministratori dell’epoca si cita anche un tale Giovanni Puletti,[3] elencato nella lista del 2 marzo ed in quella del 2 Aprile 1796. Dev’essere, questi, lo stesso Gio: Puletti cui si accenna, ne Lo Stato delle Anime della Parrocchia di San Marco Evangelista di Costacciaro nell’anno 1817, come padre di Catarina Puletti.

Nel 1786, gli abitanti di Villa Col de’ Canali scrissero al vescovo di Gubbio, Mons. Ottavio Angelelli, per ottenere il permesso di costruire la nuova chiesa di Sant’Apollinare del Capetèllo, demolendo quella vecchia di Valbonosa,; fra i vari firmatari della missiva compaiono anche i nomi di tre Puletti:

 

Paolo Puletti +

Beatrice Puletti +

Gioanni Puletti +

(cfr. AVG, 25/22 fasc. 7)

Il 2 settembre 1851, nel corso d’una visita pastorale del Vescovo di Gubbio Vincenzo Massi alla Chiesa di S. Apollinare, insieme a Paolo Coldagelli risultava priore della medesima anche Paolo Puletti.

(cfr. AVG, 19/47, n. 14, c. 10v).

 

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[1] Nel 1796, per “doversi difendere la Nostra Santa Religione, e ribattere a quelli che temerariamente la vogliono annullata, tutti risolverono, ed approvarono di doversi fare […] l’offerta del soldo per il mantenimento di due soldati, e questa da pagarsi ogni anno durante il presente armamento, per il che fare li Suddetti Signori Congregati ciascheduno di sua deliberata e spontanea volontà offra e si obblighi pagare […]”… fra moltissimi altri offerenti, “Giovanni Puletti offre bajocchi 10 per una sol volta” (cfr. ASP, ASCC, Atti del Consiglio,  reg. n. 6, 1796 ott. 28, cc.119v – 122r).

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Dal Piccolo Statuto riguardante l’amministrazione de’ beni che spettano all’Università degli uomini di Costacciaro, relativo all’anno 1852, sappiamo che, all’epoca, risultavano Condomini i signori Puletti Bernardino e nipoti q.(uali) Francesco.

 

Dall’Elenco delle famiglie di Costacciaro nell’anno 1886, emergono Puletti Paolo di Franco (Franco Puletti, nato il 14 Aprile 1780), venuto al mondo nel 1813, con sei membri di famiglia nel 1886, Puletti Giovanni di Franco, venuto alla luce nel 1824, ed avente, nel 1886, 3 membri di famiglia e Puletti Francesco di Bernardino (Bernardino Puletti, nato il 13 Maggio 1800), venuto al mondo nel 1841, ed avente, nel 1886, 8 membri di famiglia.

 

Da un verbale di adunanza dei capifamiglia di Villa Coldecanali, datato 1° novembre 1898 (cfr. AVG, 25/22 fasc. 7), alcuni dei quali rappresentati dai propri figli, e che votarono per eleggere Ubaldo Morelli, quale amministratore della Compagnia, o Congregazione, dei Capifamiglia di Sant’Antonio Abate, la quale gestiva, in allora, beni ed interessi della Chiesa di Sant’Apollinare di Villa, possiamo desumere tutti i nomi dei membri della detta Compagnia o Congregazione, fra i quali: Puletti Francesco, Puletti Giovanni e Puletti Salvatore (probabile zio, o cugino, di mio nonno Antonio, detto “Dammetempo”).[4]

 

I DUE RAMI VILLANTI DEI PULETTI

 

  1. Puletti appartenenti al “Ramo del Castello”, cioè dei “Fratelli Puletti” (digramma FP sulla chiave di volta del portale di casa al Castello), o “Puletti d’America”:

 

Paolo PULETTI (prima citazione a. 1786???) > Franco o Francesco PULETTI (a. 1780) > Paolo (citazioni aa. 1813, 1851, 1886), Giovanni (a. 1886) e Tommaso[5] figli > Aldo PULETTI, ecc.

 

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[1] Sulla spalletta del Ponte delle Fontanelle di Villa Col de’ Canali era, un tempo, incisa la presente iscrizione: “Puletti Salvatore, hai vòjja a lavorà, ché, tanto, dove tu vòi, l’acqua non te ce vòle andà” (tradizione orale di Ivo Puletti), oppure “Puletti Salvatore, hai vòjja a lavorà, ché, tanto, l’acqua, furiosamente, pel vecchio fosso va”(tradizione orale della defunta signora Clara Morelli, detta “La Nena”, di Villa Col de’ Canali)… Salvatore Puletti, detto “Dammetempo”, possedeva un campo lungo il Fosso delle Fontanelle e, siccome le frequenti piene del torrente gli erodevano i margini del campo, lui si sforzava pervicacemente, ogni volta, di deviare il corso del letto del fosso, a furia di “picconi” e “pedenti”. Nonostante i suoi duri e continuati sforzi, però, il corso d’acqua finiva sempre per ritornare nel suo primitivo alveo.  Da qui il gustoso motteggio da parte di qualche anonimo Villante, divenuto, ben presto, proverbiale.

[1] Nell’anno 1930, Tommaso Puletti fece da testimone, in qualità di parente, nell’occasione della morte del suo congiunto Maresciallo Antonio Puletti. Tommaso, figlio di Francesco PULETTI, nato a Villa Col de’ Canali nel 1889, risultava un possidente, domiciliato in Costacciaro.

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  1. Puletti appartenenti al “Ramo dell’Oppièllo” (digramma BP [Bernardino Puletti 1917] sulla chiave di volta del portale di casa) e a quello degli “Alberetelli” o “Arboritelli”:

 Giovanni PULETTI (prima citazione a. 1786, seconda 1796)> Bernardino PULETTI[6] figlio (citazioni aa. o 1800 o 1826, 1852, 1877) > Francesco (Giovanni e Salvatore [a. 1898]???) PULETTI (a. 1886) > Antonio, Bernardino (“Belardino”) ed Elisabetta (“Betta”) PULETTI.

Dal Maresciallo Antonio PULETTI sono stati generati: Ifigenia, Ivo, Iole, Ivano e Paolo. Da Ivo, sono nati Glauco, Mauro ed Euro PULETTI; da Glauco, Marco e Matilde PULETTI, da Mauro, Mirko e Matteo PULETTI, da Matteo, Alessio PULETTI, da Euro, Chiara PULETTI…

 

 

I PULETTI IN AMERICA

Dal sito web www.ellisisland.org

 

Bernardino Puletti, nato nel 1874, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro, e giunto ad Ellis Island nel 1909 all’età di 35 anni.

Bernardino Puletti (registrato erroneamente come “Bernardo”), nato nel 1874, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro, e giunto, di nuovo, ad Ellis Island nel 1920 all’età di 46 anni.[7]

Tommaso Puletti (registrato erroneamente come “Tommasso”),[8] nato nel 1889, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro, e giunto ad Ellis Island nel 1913, all’età di 24 anni.

 

In questi ultimi tre secoli, i Puletti di Villa si sono imparentati con i Capponi di Ponte d’Azzo di Cantiano, i Lisandrelli di Scheggia, i Lanuti di Campitello, i Rosati di Costa San Savino, i Pace di Villa, i Bucciarelli di Pie’ la Rocca,[9] i Burzacca di Sigillo, ecc.

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[1] Bernardino Puletti senior è citato anche in un documento datato 28 ottobre 1877 e riguardante l’assunzione di una Delibera da parte della congregazione della chiesa di “Villa Colle de’ Canali”, riunitasi nell’occasione della visita pastorale di Monsignor Innocenzo Sannibale, Vescovo di Gubbio. A tale assemblea furono, fra gli altri, presenti: Bartolomeo Morelli, Mariano Rughi, Benedetto Panebianco, Paolo Morelli, Giuseppe Morelli e, per l’appunto, Bernardino Puletti.

[1] Bernardino Puletti, mentre era in America, fu costretto a ritornarsene, in fretta e furia, in Italia, perché suo figlio Vincenzo era molto malato e sul punto di morire (Dante Casagrande, in verbis, 31-07-2011).

[1] Mio padre Ivo Puletti, bambinello di appena sette anni, assistette, nel 1931, al matrimonio di Tommaso Puletti, cugino del padre, con Matilde Magnanelli, la cosiddetta “Metilde de Cantiano”, presso la sua nuova casa del Castello.

[1] Fu Santina PULETTI a sposare Giovanni Bucciarelli di Pie’ la Rocca. Insieme, i due coniugi emigrarono, dalla loro disadorna casina di montagna, negli Stati Uniti d’America agli inizi del ’900. Qui si sistemarono ed ebbero figli. Una nipote di Santina ha sposato John Biondi, originario di Gubbio, il quale ha rivestito l’importantissima carica di vicepresidente dell’American Express.

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ALCUNI FRA I PERSONAGGI DELLA FAMIGLIA

BIAGIO “FILIPPO” PULETTI: “IL SANTO DI FAMIGLIA”

Dal “Libro della cronaca del Convento di San, Marcello di Roma”

 

Dal “Libro della cronaca del Convento di San, Marcello di Roma”, per riguardo agli anni 1944 e 1946, sono raccolte le seguenti notizie su di un religioso di Villa Col de’ Canali, vissuto tra la fine del XIX e la metà del XX secolo. Fra’ Filippo, al secolo Biagio Puletti, nacque (probabilmente da Giovanni Puletti, fratello del mio bisnonno Francesco, detto “Checco”) a Villa Col de’ Canali di Costacciaro, diocesi di Gubbio, il 18 giugno 1859. Trovandosi a Lavorare a Roma, nel 1883 chiese di entrare nell’ordine come postulante, e vi fu accolto l’8 Giugno. Mandato subito a San Marino, là fu rivestito dell’abito monachino’ di probando, o commesso il 15 agosto 1883. Dopo 2 anni, fu assegnato a San Marcello, e gli fu assegnata la mansione di cuoco. Frattanto, gli era già stato, privatamente imposto lo scapolare e il cappuccio. Durante la santificazione dei 7 santi fondatori, avvenuta nel Gennaio del 1888, il converso si trovava a Roma. Passati 6 mesi nel convento di San Marcello in Roma, il 4 febbraio 1894 fu ammesso alla professione, solenne. Rimase sempre di famiglia nella comunità romana. In tutto questo tempo esercitò, con molto impegno, i compiti di guardarobiere; refettoraio e infermiere. Assisté, come infermiere, con molta competenza, carità ed abnegazione, i religiosi della comunità dei Serviti, specialmente alcuni reverendissimi padri generali, dai quali fu assai ben voluto, e amato da tutti i confratelli. E, anche quando, per la sua età, non poté più compiere uffici pesanti; fu sempre innamorato del lavoro e non fu visto mai in ozio. Negli ultimi anni, colpito due volte da polmonite, si rimise sempre in salute. Perduta completamente la vista. da un occhio, e indebolita nell’altro, fu ancora capace di attendere a qualche piccolo lavoro, mostrandosi esemplare nella puntualità, nell’osservanza e nella pietà. Il 4 febbraio 1944, fra’ Filippo Puletti festeggiò il 50esimo anniversario della sua professione solenne, Il Priore, nel porgergli gli auguri, la sera della vigilia di San Filippo, suo onomastico, citò per la bella ricorrenza, ricordando la sua vita esemplare per regolare osservanza, spirito di pietà e di abnegazione, specialmente nell’assistere, per tanti anni, quale infermiere, i religiosi ammalati di questa comunità, fra i quali parecchi Superiori Generali. La morte lo raggiunse, dopo sette mesi di degenza, passati fra lancinanti dolori artritici, il 24 febbraio 1946, alle 13,05 e alla rispettabile età di 87 anni. Durante l’ultimo periodo di vita, tutte le mattine faceva la Comunione, compreso il giorno stesso in cui morì e pregava continuamente Dio. Conservò lucidità di mente fino alla mattina del giorno in cui si spense. Rivestita dell’abito religioso, la salma fu trasferita nella cappella del convento. Il 25, alle 17, il suo feretro fu trasportato in chiesa, uscendo, dal, portone di piazza San Marcello, e dopo il canto del “Subvenite”, fu intonato, in coro, il vespro dei morti, mentre officiava il Priore. Il 26, alle 10, fu cantato l’ufficio da morto, e, alle 11, la messa di Requiem, celebrata dal padre maggiore Raffaele M. Baldini, ex‑generale. Nel pomeriggio, alle 16, i resti mortali, di Fra’ Puletti furono tumulati nella cappella del Verano.

 

ANTONIO PULETTI DI FRANCESCO:

IL MARESCIALLO DAL CUORE D’ORO

Dal Documento Matricolare del Maresciallo Maggiore dei Reali Carabinieri

Antonio Puletti di Villa Col de’ Canali

Conservantesi presso l’Archivio di Stato di Perugia

Dall’atto di morte, presente nell’ufficio anagrafico del Comune di Costacciaro,

E dalle testimonianze orali dei figli, Dottor Ivo Puletti ed Insegnante Ifigenia Puletti

Antonio Puletti, nato (mentre il padre era a falciare per le campagne romane), il 28 dicembre 1882, a Villa Col de’ Canali di Costacciaro (Perugia), Mandamento di Gubbio, Circondario e Distretto Militare di Perugia, numero di matricola 7007, figlio di Francesco e di Clementina Rosati di Costa San Savino, aveva statura di metri 1,69 e mezzo, capelli castani e lisci, dentatura sana, cicatrice alla fronte, e, sufficientemente istruito, svolgeva il mestiere di agricoltore nella piccola proprietà terriera di famiglia. Da ragazzo, Antonio Puletti andò a falciare nelle campagne romane, dove si prendeva, e di sovente, la malaria. Soldato di leva di prima categoria, della classe 1882, presso il Distretto Militare di Perugia, fu lasciato in congedo illimitato, il 28 giugno 1902. Chiamatovi, giunse alle armi, per anticipazione, il 19 novembre 1902. Partendo da Villa Col de’ Canali, andò ad arruolarsi a Perugia, percorrendo ben sessanta chilometri di strada a piedi. Allievo carabiniere a piedi, presso la Legione Allievi di Roma, per la ferma d’anni cinque, il 19 novembre 1902, Antonio Puletti risultava, ancora, carabiniere a piedi il 18 maggio 1903, e tale rimase nella Legione di Bologna, il 26 maggio 1903, e nella Legione di Roma, fino al 19 agosto 1904. A Roma, fu di stanza presso la caserma Garibaldi, sul Gianicolo. Venne, poi, mandato a Ienne, nei pressi di Subiaco. Sui Castelli Romani, vicino ad Albano Laziale, nell’inseguimento di un bandito, Antonio Puletti, dopo avergli intimato l’alt, gli esplose un colpo di fucile, che attinse il brigante ad un braccio. Il carabiniere Puletti riuscì, così, ad ammanettare e consegnare alla giustizia il pericoloso fuorilegge. L’appuntato Puletti fu promosso vicebrigadiere, con decorrenza dal 1° settembre 1913, ed inviato a comandare la stazione dei carabinieri di Monteleone di Spoleto. A Monteleone, conobbe Ifigenia Olivetti (la più bella del paese), e Clemenza, detta “Clementina”, sua sorella. Alla triste notizia che la fidanzata s’era seriamente ammalata d’influenza spagnola, egli la volle raggiungere, andando, a piedi, da Spoleto a Monteleone. Morta Ifigenia di spagnola il 26 ottobre 1918, sposò Clementina. Queste parole fece scrivere, per Ifigenia, su di un cartiglio, a forma di bandiera, con apice a coda di rondine, posto su una corona di fiori finti, nella cappella della famiglia Olivetti, all’interno del camposanto di Monteleone di Spoleto: “A te Ifigenia, che il 26 ottobre 1918, il fiero morbo non risparmiò rapendoti al santo affetto del tuo fidanzato che inconsolabile non le rimane che offrirti fiori e lacrime”.

Riportò una tumefazione al ginocchio destro, per caduta, percorrendo un sentiero “mulattiero”, mentre ritornava da un servizio, a Capranica (Viterbo), il 25 luglio 1914. Giunto in territorio dichiarato “in istato di guerra”, il 22 maggio 1915, ivi risultava, ancora, col grado di brigadiere, il 31 agosto 1915. Partì da territorio dichiarato in stato di guerra, per malattia, il 15 luglio 1916. Venne autorizzato a fregiarsi della croce d’argento per anzianità di servizio, istituita con regio decreto del 28 novembre 1900. Fu, inoltre, legittimato ad aggiungere la corona reale alla croce d’argento, per anzianità di servizio, e, avendo partecipato alle campagne di guerra, del 1915, e del 1916, venne autorizzato a decorarsi con la medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915–1918. Gli fu consentito, inoltre, di esibire, sul petto, la medaglia interalleata della Vittoria. Il 4 febbraio 1921, divenne maresciallo d’alloggio capo, e tale risultava, ancora, nella Legione Ancona. Fu, quindi, trasferito a Venarotta (Ascoli Piceno), nella cui caserma nacquero alcuni suoi figli: Ifigenia, Iole ed Ivo. Durante l’avvento del fascismo, alcuni gruppi di squadristi gli intimarono di esporre la bandiera italiana al loro passaggio, ma egli, pur sapendo di mettere, così, a repentaglio la propria incolumità personale, si rifiutò sempre di farlo, poiché diceva che lui avrebbe ubbidito unicamente ad ordini espressamente impartitigli dai suoi superiori in grado. Avendo compiuto ventuno anni di onorato servizio, gli venne aumentata la paga il 1° ottobre 1922. Fu ammesso a percepire lo stipendio annuo di £ 9.000 e l’indennità militare speciale annua, di £ 1.050, dal 1° dicembre 1923. Il 30 novembre 1925, avendo compiuto 12 anni di anzianità di grado, fu collocato a riposo, in séguito a sua esplicita richiesta scritta, per anzianità di servizio, con decorrenza dal 1° dicembre 1925, con il grado di maresciallo maggiore. Ritiratosi a Villa Col de’ Canali, vi svolgeva attività agricole, e, costruitosi una grande casa, in località Arboritelli, vi trasferì l’intera famiglia, circa l’anno 1926, dall’abitazione natale dell’Oppiello di Villa Col de’ Canali. Antonio Puletti aveva scritto, su un cartoncino, con la penna gotica, una serie di nomi che avrebbe voluto imporre (e, poi, effettivamente impose) ai figli: Ifigenia, Livia, Plinia, Licia; Iole, Edvige, Norma; Ivo, Zeffiro, Piero, Renato. Ebbe, però, lo straziante dolore di vedersi morire, fra le braccia, due bimbe in fasce, nate, rispettivamente, nel 1926 e nel 1929, ed entrambe battezzate con il nome di Ines. Furono ambedue seppellite nel cosiddetto “cimitero dei bambini” del camposanto di Costacciaro. Due dei cinque figli, Ivano[10] e Paolo (“Paolino”), gli nacquero nella nuova casa. Il maresciallo Antonio Puletti lesse e possedette i seguenti libri: una divina commedia in formato tascabile, le rime del Petrarca, i canti di Leopardi, Le ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini e le rime di Giuseppe Giusti. Cessò di vivere nel 1930, forse per tetano, all’età di soli quarantasette anni, lasciando nel dolore la moglie e cinque teneri bambini. Così recita, testualmente, l’atto di morte di Puletti Antonio, segnato al n. 35 del registro degli atti di morte del  Comune di Costacciaro per l’anno 1930.

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[1] Il Cavalier Ivano Puletti, Maresciallo Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, nacque a Costacciaro (PG) il 12 Ottobre 1927 e, già residente a Montegiorgio (AP), in Via Ugolino N°. 14, ivi morì il .

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“L’anno millenovecentotrenta, VIII E.F., addì 22 di Ottobre, a ore dieci e minuti quindici, nella Casa Comunale, Avanti di me Tommasoni Stefano, delegato del Podestà, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Costacciaro, sono comparsi: Bellucci Vincenzo fu Domenico di anni cinquanta, pensionato, domiciliato in Costacciaro e Puletti Tommaso fu Francesco, di anni quarantuno, possidente, domiciliato in Costacciaro, i quali mi hanno dichiarato che a ore cinque di ieri (21 ottobre 1930), nella casa posta in Via Flaminia, presso Villa, è morto Puletti Antonio, di anni quarantasette, pensionato, residente in Costacciaro, nato in Costacciaro, dal fu Francesco, domiciliato in vita in Costacciaro e dalla fu Rosati Clementina, domiciliata in vita in Costacciaro, coniugato con Olivetti Clemenza. A quest’atto sono stati presenti, quali testimoni, Mattrella Guido di Genesio, di anni quarantuno, operaio, e Bartoletti Celso fu Biagio, di anni sessantaquattro, possidente, ambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gl’intervenuti l’hanno meco sottoscritto Bellucci Vincenzo, Puletti Tommaso, Mattrella Guido, e Celso Bartoletti. L’Ufficiale di Stato Civile Tommasoni Stefano”.

Il giorno del funerale, celebratosi nella chiesa di Sant’Apollinare di Villa Col de’ Canali, sulla sua bara, ricoperta dal tricolore, erano stati posti, a formare una croce, il suo berretto e la sciabola da maresciallo. Alla cerimonia funebre parteciparono rappresentanze dell’Arma, convenute da molti centri circonvicini. Il suo feretro, trainato da quattro cavalli neri, fu coralmente accompagnato al cimitero di Costacciaro da una gran folla, partecipe e commossa. L’orazione funebre fu letta, con commozione, dall’appuntato Vincenzo Bellucci di Villa Col de’ Canali, che era stato grande amico del maresciallo Puletti. In paese, Antonio Puletti era stato amatissimo, poiché aveva fatto favori a tutti, scrivendo lettere, e leggendole, ai molti “illetterati”, cioè analfabeti dell’epoca, cui scandiva, ad alta voce, e commentava anche il giornale. Di lui, forse trentenne, si conserva una bella foto in divisa dell’Arma, con tanto di sciabola, e la moglie accanto, scattata, nei primi anni Venti dello scorso secolo, a Firenze, durante il suo viaggio di nozze

IVO PULETTI DI ANTONIO: IL MEDICO DEL POPOLO

Il Dottor Ivo Puletti di Villa Col de’ Canali, orfano a sei anni del Maresciallo dei Reali Carabinieri Antonio, Uomo Originario di Costacciaro, nacque a Venarotta di Ascoli Piceno, località dove il padre prestava servizio quale comandante di stazione, il 9 aprile del 1924. Puletti compì gli studi a Gubbio, presso il locale seminario diocesano, frequentando, poi, con brillante profitto, il liceo-ginnasio “Vincenzo Armanni”, dove fu, tra l’altro, allievo del grande filosofo cattolico Pietro Ubaldi.

Nel 1943, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma, che, ai tempi in cui egli studiava, era una delle pochissime i cui titoli accademici fossero riconosciuti in tutto il mondo. Uomo di vasta e profonda cultura scientifica ed umanistica, grecista e latinista d’eccezione ai tempi del liceo di Gubbio, Puletti fu, all’Università di Roma, brillante allievo di due fra i più insigni medici italiani del Novecento: i luminari Pietro Valdoni e Cesare Frugoni, assistendo, altresì, insieme al Professor Dario Spallone, che diventerà, più tardi, il medico personale di Palmiro Togliatti, illustri neurochirurghi mentre eseguivano delicatissime operazioni al cervello.

A Roma, durante i suoi studi, Ivo Puletti frequentò, facendosi presto apprezzare per la sua vasta e profonda cultura classica, anche personaggi accademici del calibro di Ettore Paratore, Natalino Sapegno e Giuseppe Ungaretti.

Il Dottor Puletti seppe coniugare, con straordinaria sapienza, doti umane e professionali. La sua grande umanità, così come la propria competenza ed abilità nell’arte medica, furono sempre riconosciute tanto dai suoi colleghi quanto dalla stragrande maggioranza dei suoi pazienti, i quali, ancora oggi, continuano a ricordarlo, con affetto e gratitudine.

 

Bibliografia e documenti essenzialmente consultati

 

  1. Congregazione dei SS. Dodici Apostoli, Regola della Congregazione, Preghiere e rituali, Lettera del 1689, Verbali delle adunanze dal 1674 al 1948, Archivio Vergari, per gentile concessione di Carlo Vergari;
  2.  Cece, Fabrizio, Le origini del castello di Costacciaro e le più antiche notizie disponibili sulla chiesa di San Francesco, Gubbio 2006;
  3.  Cece, Fabrizio, Villa Col de’ Canali e le sue chiese: appunti per una storia (ricerca inedita);
  4.  Cece, Fabrizio, Le chiese di Costa San Savino (ricerca inedita);
  5.  Dormi, Ferdinando Maria, Brevi notizie sulla Confraternita della Buona Morte di Costacciaro (dattiloscritto inedito);
  6. Libro della cronaca del Convento di San Marcello di Roma;
  7. Lupini, Ruggero Peppino, Storia di Costacciaro: antica e moderna – tradizioni popolari, Comune di Costacciaro 1999;
  8. Menichetti, Piero Luigi, Storia di Costacciaro (Castrum Costacciarii), Costacciaro 1984;
  9. Sito web http://www.ellisisland.org
  10. Sito web http://www.gens.labo.net

 

Tre documenti ottocenteschi sui Puletti

 gentilmente fornitimi dal valente

ricercatore d’archivio eugubino Fabrizio Cece

 

1853, novembre 12

Ubaldo, Felice e Antonio fratelli Gambucci del fu Tommaso domiciliati alla Villa Coldecanali vendono a Bernardino del fu Giovanni Puletti, possidente, domiciliato a Villa Coldecanali un terreno seminativo posto al vocabolo Fossato per scudi 17.55 SASG, Fondo Notarile, prot. 2484, cc. 241r-242v.

 

1856, ottobre 9

Paolo fu Francesco Puletti della Villa Coldecanali riceve da Bartolomeo e Mario fu Vincenzo Pace il residuo della dote di Francesca fu Vincenzo Pace sua moglie dal 27 aprile 1844.

SASG, Fondo Notarile, prot. 2485, c.

65r.

 

1856, ottobre 9

Paolo e Giovanni fu Francesco Puletti consegnano a Pietro fu Domenico Lanuti di Campitello di Scheggia la dote della sorella Francesca sposata a Pietro dal novembre 1842.

SASG, Fondo

Notarile, prot. 2485.

 

APPENDICE DOCUMENTARIA

 

LETTERA DELLO ZIO FRATE FILIPPO PULETTI AL NEPOTE ANTONIO

Lettera indirizzata, nel 1926, da Frà Filippo Puletti (al secolo Biagio Puletti), religioso della nostra famiglia (Fratello di Francesco e Giovanni Puletti), appartenente all’Ordine dei Servi di Maria (tuttora esistente presso San Marcello al Corso), morto in odore di santità e sepolto nel cimitero di Frascati, a suo nipote (e nostro nonno) Antonio, nella quale egli risponde positivamente ad una proposta dello stesso nepote di acquistare il campo del Martinello, sul quale Antonio stesso aveva intenzione d’impiantare una vignetta (cosa che, poi, effettivamente, farà).

In merito ai dettagli di quest’affare, di carattere economico, Frà Filippo consiglia il nipote di rivolgersi direttamente a suo fratello Bernardino Puletti, padre di Vincenzo Puletti, detto (“L Sèllo”), e nonno di Silvana.

  1. 7.

Roma 23-2-1926

 

Nepote Carissimo,

                     ho ricevute le tue ultime, tanto la lettera che la cartolina, alle quali rispondo come segue: In quanto all’affare in parola, io non sono affatto contrario a fare come tu mi dici, però avrei piacere che prima passaste d’accordo fra di voi perché mi dispiacerebbe sentire, poi, lamenti e brontoli. Nel caso, poi, non fosse possibile un comune accordo, penserò io a tagliare corto, quindi io ti consiglierei di farne parola a Bernardino e fargli conoscere la mia volontà, la quale sarebbe secondo il tuo progetto stabilito.

Se vieni a Roma, sei sempre graditissimo e così parleremo a voce dei nostri affari e faremo le cose con calma e con comune accordo.

Ti avverto che, se devi venire a Roma, vieni non più tardi di domenica prossima, perché io, lunedì o martedì, alla più lunga, vado fuori per qualche tempo.

Ti faccio sapere che il carissimo confratello Fr. Antonio è morto il giorno 10.

Pregoti fare i miei cordialissimi saluti a tutti, baci ai bambini, e tu abbìteli speciali dal tuo Aff mo Zio Fr. Filippo Puletti.